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Messale * |
V
SETTIMANA DI
QUARESIMA -
LUNEDÌ
MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal 55,2
Abbi
pietà di me, Signore, perché mi calpestano;
tutto il giorno mi opprimono i miei nemici.
Miserére mihi,
Dómine, quóniam conculcávit me homo,
tota die bellans tribulávit me.
Colletta
O
Padre, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione,
trasformaci in creature nuove, per essere preparati alla Pasqua gloriosa
del tuo regno. Per il nostro...
Deus, per cuius ineffábilem grátiam omni benedictióne ditámur, præsta
nobis ita in novitátem a vetustáte transíre, ut regni cæléstis glóriæ
præparémur. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura Dn
13, 1-9. 15-17. 19-30. 33-62
Io muoio innocente.
Dal libro del profeta Daniele
In quei giorni, abitava a
Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato una donna
chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio.
I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la
legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a
casa, ed essendo stimato più di ogni altro, i Giudei andavano da lui.
In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano
di quelli di cui il Signore ha detto: «L’iniquità è uscita da Babilonia
per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del
popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che
avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. Quando il popolo,
verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a
passeggiare nel giardino del marito. I due anziani, che ogni giorno la
vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per
lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere
il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al
solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché
faceva caldo. Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani,
nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l’unguento e
i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno».
Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio,
corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse,
nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e
concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane
era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo,
esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me;
se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me
cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!».
Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei e
uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono
dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. Quando gli
anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto
confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo
marito, andarono là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni,
per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si faccia
venire Susanna, figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a
chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti.
Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua
testa. Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di
fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo
passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le
porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da
lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. Noi, che eravamo
in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati
su di loro. Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere
il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito.
Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei
non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine
prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la
condannò a morte.
Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti,
che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il
falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno
tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito
di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono
innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo:
«Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in
mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete
condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la
verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso
contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni,
siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le
prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno
dall’altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel
male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando
davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi,
mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora,
dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti
stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In
verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha
ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e
non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il
cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano
a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra
iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?».
Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua
menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la
spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che
salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani,
ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere
deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato
contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In
quel giorno fu salvato il sangue innocente.
Forma breve: (Dan 13,42-62)
Dal libro del profeta Daniele
In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte. Allora Susanna
ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le
cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di
me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro
di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito
di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono
innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo:
«Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in
mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete
condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la
verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso
contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni,
siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le
prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno
dall’altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel
male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando
davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi,
mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora,
dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti
stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In
verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha
ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e
non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il
cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano
a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra
iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?».
Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua
menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la
spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che
salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani,
ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere
deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato
contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In
quel giorno fu salvato il sangue innocente.
Salmo
Responsoriale
Dal Salmo 22
Con te, Signore, non temo alcun male.
Il Signore è il mio
pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Canto
al Vangelo Gv 8,12
Lode
e onore a te, Signore Gesù!
Io sono la luce del
mondo, dice il Signore,
chi segue me avrà la luce della vita.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
Gv 8, 1-11
Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma
all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed
egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in
adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è
stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha
comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Questo
dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù,
chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano
nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza
peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di
nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per
uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase
solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna,
dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno,
Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi
non peccare più».
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Oppure:
Canto
al Vangelo Gv 8,12
Lode
e onore a te, Signore Gesù!
Io sono la luce del mondo, dice il Signore,
chi segue me, avrà la luce della vita.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
Gv 8, 12-20
Io
sono la luce del mondo.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo,
Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue
me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua
testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do
testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da
dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove
vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se
io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il
Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la
testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me
stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete
né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre
mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel
tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
Sulle
Offerte
Signore,
concedi ai tuoi fedeli, riuniti per celebrare i santi misteri, di offrirti
come frutto della penitenza una coscienza pura e uno spirito rinnovato.
Per Cristo nostro Signore.
Concéde nobis, Dómine, quæsumus, ut, celebratúri sancta mystéria,
tamquam pæniténtiæ corporális fructum, lætam tibi exhibeámus méntium
puritátem. Per Christum..
Prefazio della Passione del Signore I
La potenza
misteriosa della Croce
E' veramente
cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nella passione redentrice del tuo Figlio
tu rinnovi l'universo
e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
nella potenza misteriosa della croce
tu giudichi il mondo
e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.
Per questo mistero di salvezza,
uniti
agli angeli e ai santi,
eleviamo a te un inno di lode ed esultanti cantiamo:
Santo, Santo, Santo ...
Vere dignum et iustum est,
æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
Quia per Fílii tui salutíferam passiónem
sensum confiténdæ tuæ maiestátis
totus mundus accépit,
dum ineffábili crucis poténtia iudícium mundi
et potéstas émicat Crucifíxi.
Unde et nos, Dómine,
cum Angelis et Sanctis univérsis,
tibi confitémur, in exsultatióne dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Comunione
Gv 8,10-11
(Quando è stato letto il vangelo dell'adultera)
«Donna,
nessuno ti ha condannata?».
«Nessuno, Signore». «Neppure io ti condanno:
d'ora in poi non peccare più».
Nemo te condemnávit, múlier?
Nemo, Dómine.
Nec ego te condemnábo: iam ámplius noli peccáre.
Gv
8,12
(Quando
invece è stato letto un altro vangelo)
«Io sono la luce del mondo» dice il Signore.
«Chi segue me, non cammina nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita».
Ego sum lux mundi,
dicit Dóminus: qui séquitur me
non ámbulat in ténebris, sed habébit lumen vitæ.
Dopo
la Comunione
Padre
di infinita misericordia, la forza redentrice dei tuoi sacramenti ci
liberi da ogni male, e ci avvii all'incontro con te come discepoli del
Cristo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Sacramentórum tuórum benedictióne roboráti, quæsumus, Dómine, ut per hæc semper emundémur a vítiis, et per sequélam Christi ad te festinánter gradiámur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.
Oratio super populum
Líbera, Dómine, quæsumus, a peccátis tibi pópulum supplicántem, ut in
sancta conversatióne vivens nullis affligátur advérsis. Per Christum.
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