PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum

e traduzione italiana delle letture secondo

la traduzione proposta dalle CEI
 

 

21 LUGLIO

 

SAN LORENZO DA BRINDISI

DOTTORE DELLA CHIESA




 

Commemorazione di

SANTA PRASSEDE
VERGINE e MARTIRE
 

 

Lorenzo da Brindisi (al secolo Giulio Cesare Russo; Brindisi, 22 luglio 1559 – Belém, 22 luglio 1619) è stato un presbitero italiano dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Proclamato santo da papa Leone XIII nel 1881, nel 1959 venne annoverato tra i Dottori della Chiesa.

 

Giulio Cesare Russo nacque da Guglielmo Russo ed Elisabetta Masella il 22 luglio 1559. Allorché intraprese gli studi nelle scuole esterne dei Francescani Conventuali di San Paolo Eremita in Brindisi, era già orfano del padre, scomparso dopo il 1561 e prima del 1565. Tra il 1565 e il 1567 prese l'abito dei conventuali e passò dalla scuola esterna a quella per oblati e candidati alla vita religiosa. In questo periodo tradizioni variamente riportate collocano le prime sortite pubbliche del futuro santo; il riferimento è all'uso dei Conventuali di far predicare i fanciulli in determinate solennità.

 

Il futuro santo, orfano ora anche di madre, è in notevoli difficoltà economiche. I parenti, fra questi Giorgio Mezosa suo insegnante presso i Conventuali, non pare se ne prendessero molta cura; è forse per questo che Giulio Cesare, quattordicenne, si trasferisce in Venezia presso uno zio sacerdote che dirigeva una scuola privata e aveva cura dei chierici di San Marco. La scelta, infatti, gli consente di proseguire i suoi studi e maturare la vocazione all'ordine dei Minori Cappuccini. Il 18 febbraio 1575 gli è concesso l'abito francescano e gli è imposto dal vicario provinciale, padre Lorenzo da Bergamo, il suo stesso nome: da quel momento sarà padre Lorenzo da Brindisi. Mandato a Padova a seguire i corsi di logica e filosofia e a Venezia quello di teologia, il 18 dicembre 1582 diviene sacerdote.

 

La sua ascesa nell'ordine è rapida; nel 1589 è vicario generale di Toscana; nel 1594 provinciale di Venezia; nel 1596 secondo Definitore Generale; nel 1598 vicario provinciale di Svizzera; nel 1599 ancora Definitore Generale. In questo stesso anno è posto a capo della schiera di missionari che i cappuccini, su sollecitazione del pontefice, inviano in Germania. Qui, a divulgare e ad accrescere la sua fama di santità contribuì un episodio avvenuto nell'ottobre del 1601; il brindisino volle essere uno dei quattro cappellani necessari per assistere spiritualmente le truppe cattoliche nella campagna in atto contro i turchi ed il 9 ottobre giunse ad Albareale, l'attuale Székeshefer vár in Ungheria, ove era accampato l'esercito imperiale.

Padre Lorenzo, quando il nemico sferrò l'attacco, fu d'esempio sia con la parola che coi comportamenti. I turchi lo ritennero un negromante e un mago, i cristiani un santo. Il 24 maggio 1602, quasi all'unanimità, padre Lorenzo viene eletto vicario generale dell'ordine; con l'alta carica gli è affidato il compito di visitare tutte le province oltre le Alpi.

Nel triennio del generalato, il 1604, può tornare a Brindisi ove decide la costruzione di una chiesa sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli con annesso monastero per le claustrali. Finanziatori dell'opera, che doveva svilupparsi sul luogo stesso in cui era la casa natale del santo, saranno il duca di Baviera, la principessa di Caserta e altre personalità che il cappuccino aveva avuto modo d'incontrare durante le sue missioni in Europa.

Più volte, dopo il 1604, pensa di tornare a Brindisi e nel 1618 vi è ormai diretto quando è costretto a mutare itinerario e fermarsi a Napoli. Qui è convinto dal patriziato napoletano a recarsi in Spagna per esporre al re Filippo III le malversazioni del viceré don Pietro Giron duca di Ossuna. Il 25 maggio 1619, evitati sicari e ostacoli d'ogni genere, padre Lorenzo raggiunge il re a Lisbona; ricevuto il giorno seguente, a conferma delle sue parole soggiunse che era sicuro di ciò che riferiva quanto del fatto che presto sarebbe morto e che il re, se non avesse provveduto al bene dei propri sudditi, lo sarebbe stato entro due anni. Il 22 luglio del 1619, forse avvelenato, il brindisino moriva; il 31 marzo 1621, giusto l'ammonimento, si spegneva Filippo III che aveva continuato a favorire di fatto l'Ossuna.

 

Padre Lorenzo sarà beatificato nel 1783 da Pio VI, canonizzato nel 1881 da Leone XIII, proclamato dottore della chiesa, col titolo di doctor apostolicus, nel 1959 da Giovanni XXIII.

 

Prassede Vergine e Martire del II secolo. Fu vittima con la sorella Pudenziana (festeggiata il 19 maggio) delle persecuzioni. Riposa nella basilica romana che porta il suo nome insieme ad altri martiri. 

 

Il suo nome abbinato a quello di s. Pudenziana martire romana sua sorella, figura negli itinerari del sec. VII dai quali risulta che esse erano venerate dai pellegrini nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria.

Inoltre sono menzionate nel ‘Kalendarium Vaticanum’ della basilica di s. Pietro del XII secolo, Pudenziana al 19 maggio e Prassede sua sorella il 21 luglio.

La loro vita è raccontata nei ‘Leggendari’ o ‘Passionari’ romani, essi furono composti intorno al V-VI sec. ad uso dei chierici e dei monaci per fornire loro le preghiere per gli Uffici religiosi, sia per edificanti e pie letture; i ‘Passionari’ racconti delle vite e delle sofferenze dei santi martiri, si diffusero largamente negli ambienti religiosi dell’Alto e Basso Medioevo.

 

Le ‘Gesta’ delle due sante martiri, raccontano, che Pastore, prete di Roma, scrive a Timoteo discepolo di s. Paolo, che Pudente ‘amico degli Apostoli’, dopo la morte dei suoi genitori e della moglie Savinella, aveva trasformato la sua casa in una chiesa con l’aiuto dello stesso Pastore.

Poi Pudente muore lasciando quattro figli, due maschi Timoteo e Novato e due femmine Pudenziana e Prassede. Le due donne con l’accordo del prete Pastore e del papa Pio I (140-155), costruiscono un battistero nella chiesa fondata dal padre, convertendo e amministrando il battesimo ai numerosi domestici e a molti pagani, il papa visita spesso la chiesa (titulus) e i fedeli, celebrando la Messa per le loro intenzioni.

Pudenziana (Potentiana) muore all’età di sedici anni, forse martire e viene sepolta presso il padre Pudente, nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria. Dopo un certo tempo, anche il fratello Novato si ammala e prima di morire dona i suoi beni a Prassede, a Pastore e al papa Pio I.

Il racconto prosegue con una lettera inviata dai tre suddetti all’altro fratello Timoteo, per chiedergli di approvare la donazione ricevuta. Timoteo, che evidentemente era lontano, risponde affermativamente, lasciandoli liberi di usare i beni di famiglia.

 

Allora Prassede chiede al papa Pio I, di edificare una chiesa nelle terme di Novato (evidentemente di sua proprietà) ‘in vico Patricius’, il papa acconsente intitolandola alla beata vergine Pudenziana (Potentiana), inoltre erige un’altra chiesa ‘in vico Lateranus’ intitolandola alla beata vergine Prassede, probabilmente una santa omonima.

Due anni dopo scoppia un’altra persecuzione e Prassede nasconde nella sua chiesa (titulus) molti cristiani; l’imperatore Antonino Pio (138-161) informato, ne arresta e condanna a morte molti di loro, compreso il prete Semetrius. Prassede durante la notte provvede alla loro sepoltura nel cimitero di Priscilla ma fu arrestata e poi maririzzata perchè devotamente aveva raccolto con una spugna e versato nel Pozzo Sacro della Chiesa di santa Prassede il sangue dei cristiani uccisi. Ancora adesso nella Basilica sul pavimento cosmatesco c’è il disco di porfido al suo centro che copre il pozzo dove S. Prassede ha riversato il sangue dei martiri.

Il suo martirio fu atroce, minacciata da boia da aver il cuore strappato dal corpo qual’ora non avesse rinnegato la sua fede, la forte Prassede disse “il mio cuore e il mio sangue è del mio Signore e Dio Gesù”. Il carnefice come promesso giustiziò la Vergine Prassede. Le venne strappato il cuore.

Il prete Pastore seppellisce anche lei vicino al padre Pudente e alla sorella Pudenziana. La loro esistenza comunque è certa, perché esse sono menzionate in molti antichi codici.

 

Le reliquie di s. Prassede, riposano nella chiesa che porta il suo nome, insieme ad alcune della sorella e di altri martiri, raccolte in quattro antichi sarcofagi nella cripta. La celebrazione liturgica è rimasta divisa: s. Prassede al 21 luglio e s. Pudenziana il 19 maggio.

Una delle più antiche rappresentazioni delle due sante sorelle è un affresco del IX secolo ritrovato nel 1891 nella chiesa Pudenziana, che le raffigura insieme a s. Pietro, inoltre le si vede insieme alla Madonna in una pittura murale in fondo alla cripta della chiesa di santa Prassede, come pure nel grandioso mosaico della conca absidale della stessa chiesa, donato da papa Pasquale I.

Ad ogni modo le due chiese sono un concentrato di opere d’arte a cui si sono dedicati artisti di ogni tempo, per rendere omaggio alle due sante sorelle romane, testimoni dell’eroicità dei cristiani dei primi secoli.

  

MESSALE

 

INTRÓITUS      

Eccli. 15, 5. In médio Ecclésiæ apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum. Ps. 91,2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. Glória Patri.

 

Nel seno della Chiesa il Signore gli ha dischiuso la bocca, lo riempì di sapienza e d’intelligenza ; lo rivestì di un manto di gloria. È buona cosa rendere al tuo nome, o altissimo.

 

ORÁTIO      

Deus, qui ad ardua quæque pro nominis tui gloriam et animarum salute beato Laurentio, Confessori tuo atque Doctori, spiritum sapientiæ et fortitudinis contulisti: da nobis in eodem spiritu et agenda cognoscere, et cognita, eius intercessione, perficere. Per Dominum nostrum.

 

O Dio, che per le imprese più ardue a gloria del tuo nome e per la salvezza delle anime, hai dotato di spirito di sapienza e di fortezza il beato Lorenzo, tuo confessore e dottore, concedi a noi di conoscere con lo stesso spirito ciò che dobbiamo fare; e di attuare con la sua intercessione quanto abbiamo conosciuto. Per il nostro Signore.

 

Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, sicut de beatæ Praxédis Vírginis tuæ festivitáte gaudémus; ita piæ devotiónis erudiámur afféctu. Per Dóminum.

 

Esaudisci o Dio, nostra salvezza, affinché come ci rallegriamo per la festa della beata tua Vergine Prassede, così siamo ammaestrati dal sentimento di una vera pietà. Per il nostro Signore.

 

EPISTOLA      

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timotheum. 2. Tim. 4, 1-8.

 

Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vi vos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: prǽdica verbum, insta opportúne, importune: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria, coacervábunt sibi magistros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístæ, ministérium tuum ímpie. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meæ instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiæ, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus. M. - Deo grátias. 

 

Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. M. - Deo grátias. 

 

GRADUALE      

Ps. 36, 30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

 

Ps. 36, 30-31. Il giusto parla con sapienza, la sua lingua proferisce cose giuste. Egli conserva in cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non vacillano.

 

ALLELÚIA     

Allelúja, allelúja. Ps. 109, 4. Jurávit Dóminus, et non poenitébit eum: Tu es sacérdos in ætérnum, secúndum órdinem Melchísedech.Allelúja.   

 

Allelúja, allelúja. Ps. 109, 4. Il Signore ha giurato e non si pente tu sei sacerdote per sempre alla maniere di Melchisedech. Allelúja.  

 

EVANGÉLIUM      

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum. Matth. 5, 13-19.

 

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, jota unum aut unus apex non præteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solvent unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum. M. - Laus tibi Christe.    

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,  né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. M. - Laus tibi Christe.

 

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM      

Ps. 91, 13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quæ in Líbano est multiplicábitur.

 

Ps. 91, 13. Il giusto crescerà come la palme, si ergerà come il cedro del Libano.

 

SECRÉTA      

Sancti Laurentii Confessoris tui at que Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quæ et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dóminum. 

 

Non ci venga mai meno, Signore, la pia preghiera del tuo Santo Confessore e Dottore, la quale Ti renda accetti i nostri doni e ci ottenga sempre il tuo perdono. Per il nostro Signore.

 

Accépta tibi sit, Dómine, sacrátæ plebis oblátio pro tuórum honóre Sanctórum: quorum se méritis de tribulatióne percepísse cognóscit auxílium. Per Dóminum nostrum.

 

Ti sia gradita, o Signore, l’offerta del tuo popolo fedele in onore dei tuoi Santi, per i meriti dei quali sa di aver ricevuto soccorso nelle prove. Per il nostro Signore.

 

PREFAZIO COMUNE     

 

COMMÚNIO      

Luc. 12, 42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

 

Luc. 12, 42. Egli è il servitore fedele e avvenuto che il Signore ha messo a capo della sua famiglia perchè distribuisca a ciascuno il pane necessario nel tempo opportuno.

 

POSTCOMMÚNIO      

Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Laurentius Confessor tuus et Doctor egrégius, quǽsumus, precátor accédat. Per Dóminum nostrum. 

 

Il tuo Confessore ed insigne Dottore interceda per noi, o Signore, affinché il tuo sacrificio ci procuri la salvezza. Per il nostro Signore

 

Satiásti, Dómine, famíliam tuam munéribus sacris: ejus, quǽsumus, semper interventióne nos réfove, cujus sollémnia celebrámus. Per Dóminum.

 

O Signore, tu che hai saziato la tua famiglia con questi sacri doni, confortaci sempre con l’intercessione della Santa di cui celebriamo la festa. Per il nostro Signore..

 

 

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