Liturgia di San Martino di Tours, vescovo

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

  

   

11 NOVEMBRE
SAN MARTINO DI TOURS, VESCOVO
(317-397)
Memoria

  

LETTURE: Is 61,1-3; Sal 111; Mt 25,31-40

  

Figlio di un tribuno romano, Martino nacque in Pannonia (Ungheria) e si arruolò giovanissimo nell’esercito imperiale. Abbandonata la milizia dopo aver ricevuto il battesimo, si recò in Gallia per divenire discepolo di sant’Ilario di Poitiers. Condusse vita eremitica nell’isola Gallinara (Alassio), poi, per consiglio di Ilario fondò a Ligugé (Vienne, Poiton), il primo monastero di tutto l’Occidente. Di lì mandò i suoi monaci all’opera missionaria in tutto il paese. Nel 373 venne scelto come vescovo di Tours. Contemporaneo di sant’Ambrogio, ne emulò lo zelo, divenendo uno dei fondatori della Chiesa della Gallia. Eresse il monastero di Marmoutier, in cui preparava i giovani al sacerdozio, un primo vero seminario che diede molti vescovi alla nazione. Peregrinava di villaggio in villaggio, svolgendo un efficace apostolato fra pastori e contadini, creando parrocchie rurali: il centro della vita economica si spostava allora dalle città alle campagne. Operò ad eliminare il paganesimo e a stabilire la pace religiosa turbata da errori. Fu uno dei primi santi non martiri ad essere onorato nella liturgia. Il suo culto fu ed è ancora diffusissimo: decine e decine di comuni in Italia portano il suo nome.
 

Martino povero e umile

Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo
(Lett. 3, 6. 9-10. 11. 14-17. 21; Sc 133, 336-343)


Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non andavano d'accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. Pensava infatti che se fosse riuscito a rimettere l'armonia in quella chiesa avrebbe degnamente coronato la sua vita tutta orientata sulla via del bene.
Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa dove si era recato finché la pace non fu ristabilita. Ma quando già pensava di far ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le forze del corpo, lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono allora grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare, dicevano: «Perché, o Padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? Sappiamo bene che tu desideri di essere con Cristo; ma il tuo premio è al sicuro. Se sarà rimandato non diminuirà. Muoviti piuttosto a compassione di coloro che lasci quaggiù».
Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello spirito di Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al loro pianto e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà.
O uomo grande oltre ogni dire, invito nella fatica, invincibile di fronte alla morte! Egli non fece alcuna scelta per sé. Non ebbe paura di morire e non si rifiutò di vivere. Intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l'intensità della sua preghiera. I sacerdoti che erano accorsi intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di Abramo mi accoglie.
Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio. 
Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile entra ricco in paradiso.
 

 

MESSALE


Antifona d'Ingresso 
1 Sam 2,35
Farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele,
che agirà secondo i desideri del mio cuore.


Mt 1 Suscitábo mihi sacerdótem fidélem, qui iuxta cor meum et ánimam meam fáciet, dicit Dóminus.


Colletta

O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e nella morte del vescovo san Martino, rinnova in noi i prodigi della tua grazia, perché né morte né vita ci possano mai separare dal tuo amore. Per il nostro Signore
...


Deus, qui in beáto Martíno epíscopo sive per vitam sive per mortem magnificátus es, ínnova grátiæ tuæ mirabília in córdibus nostris, ut neque mors neque vita separáre nos possit a caritáte tua. Per Dóminum.

 
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
  Is 61,1-3
Il Signore mi ha consacrato e mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri.

Dal libro del profeta Isaia 
Lo spirito del Signore Dio è su di me 
perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; 
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, 
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, 
a proclamare la libertà degli schiavi, 
la scarcerazione dei prigionieri, 
a promulgare l'anno di misericordia del Signore, 
un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, 
per allietare gli afflitti di Sion, 
per dare loro una corona invece della cenere, 
olio di letizia invece dell'abito da lutto, 
canto di lode invece di un cuore mesto.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 111
Sarà benedetto chi ha cura del povero.

Beato l'uomo che teme il Signore 
e trova grande gioia nei suoi comandamenti. 
Potente sulla terra sarà la sua stirpe, 
la discendenza dei giusti sarà benedetta. 

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, 
buono, misericordioso e giusto. 
Felice l'uomo pietoso che dà in prestito, 
amministra i suoi beni con giustizia. 
Egli non vacillerà in eterno: 
il giusto sarà sempre ricordato. 

Non temerà annunzio di sventura, 
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. 
Egli dona largamente ai poveri, 
la sua giustizia rimane per sempre, 
la sua potenza s'innalza nella gloria. 

Canto al Vangelo  Mt 25,40
Alleluia, alleluia.

Tutto quello che avete fatto ai miei fratelli più piccoli,
l'avete fatto a me.

Alleluia.

   

   
Vangelo
  Mt 25,31-40
Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 
Rispondendo, il re dirà loro:  In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 


Sulle Offerte
Santifica, Signore, questi doni che ti offriamo con gioia in onore di san Martino, e in mezzo alla vicende liete e tristi della vita guida i nostri giorni nella tua pace. Per Cristo nostro Signore..


Sanctífica, quæsumus, Dómine Deus, hæc múnera, quæ in honórem sancti Martíni lætánter offérimus, ut per ea vita nostra inter advérsa et próspera semper dirigátur. Per Christum.


Antifona alla Comunione
  Mt 25,40
Dice il Signore: «In verità vi dico:
ciò che avete fatto a uno
dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».


Amen dico vobis, quámdiu fecístis uni ex his frátribus meis mínimis, mihi fecístis, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione

Signore, che hai nutrito la tua Chiesa con l'Eucaristia, sacramento dell'unità, concedi a noi tuoi fedeli di vivere in perfetto accordo con te, perché obbedendo alla tua volontà sull'esempio di san Martino, gustiamo la gioia di essere veramente tuoi. Per Cristo nostro Signore.


Da nobis, Dómine, unitátis sacraménto reféctis, perféctam in ómnibus cum tua voluntáte concórdiam, ut, sicut beátus Martínus totum se tibi subiécit, ita et nos esse tui veráciter gloriémur. Per Christum.

  

 

Sommario Liturgia


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