Liturgia della III Domenica di Avvento - Anno A *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

   

III DOMENICA DI AVVENTO

LETTURE: Is 35,1-6a. 8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11
 

Rallegratevi: la liberazione è vicina

Gioia del ritorno in patria, gioia per il recupero della sanità, gioia per la libertà riconquistata: ecco il frutto dell’intervento di Dio che salva. Annunciato dai profeti (prima lettura) come nuovo esodo, il ritorno dall’esilio è visto come un atto della potenza e dell’amore di Dio per il suo popolo rappresentato da un «piccolo resto» di deportati. L’intervento divino per alcuni, forse, non ha corrisposto del tutto alle aspettative. Ma l’annuncio rimane sempre valido, perché proiettato in un tempo in cui sarà pienamente compiuto. Cristo viene come colui che guida l’umanità smarrita, sfiduciata e stanca, nel ritorno a Dio; egli è il capo dei redenti, sulla strada santa dell’obbedienza e della fedeltà. Ma questo ritorno, di fatto, deve esplicitarsi nel corso delle generazioni; la liberazione esige tempo e fatica, e la gioia è piuttosto quella di un traguardo parziale raggiunto che rimanda, nella speranza, alla mèta finale.

Attesa paziente ed operante

Attuale, allora, il richiamo di Giacomo (seconda lettura) alla pazienza e alla perseveranza. Egli si rivolge ai suoi «fratelli» (v. 7), i poveri, per chiedere loro la pazienza nell’attesa della venuta del Signore (vv. 8-1.1).
L’apostolo Giacomo esige da loro la pazienza; non li spinge alla rivolta. La pazienza non è rassegnazione: è frutto dell’amore, è volontà di scoprire l’altro e di aiutarlo in tutti i modi a liberarsi di ciò che lo aliena — compreso il denaro —. Ciò richiede tempo. La pazienza che Giacomo chiede ai suoi fratelli, i poveri, consiste nel misurare i ricchi con la misura del tempo che l’amore impiega ad amare. Almeno l’amore avesse il tempo di amare, prima che l’autodistruzione in cui si inseriscono i ricchi e i potenti non abbia terminato il suo compito!
E’ la pazienza di chi sa che il regno di Dio si costruisce lentamente, anche se i profeti lo intravedono e lo annunciano prossimo.
E quando, come per Giovanni il Battista (vangelo), viene un momento di scoraggiamento, di oscurità e di sospetto («Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?»), il rimando alla parola di Dio e ai segni che accompagnano la sua presenza efficace basta a restituire fiducia.
Il processo di liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù e dai condizionamenti interni ed esterni, rischia di essere fatto perdendo di vista la speranza ultima, tanto sono urgenti i compiti di rivoluzionare le strutture disumanizzanti, di coscientizzare gli uomini e di restituirli alla dignità e all’autonomia di persone.
D’altra parte troppo spesso l’ignavia e l’egoismo dei cristiani oscura e mortifica l’annuncio della liberazione di Gesù, i cui segni sono, oggi, l’impegno verso i poveri, gli emarginati, le minoranze; la difesa dei diritti della coscienza, il condividere realmente la sorte di chi non ha speranza...
Non c’è evangelizzazione che non porti ad una liberazione. Il gioioso annuncio del Cristo liberatore diventa credibile se i suoi messaggeri sanno pagare di persona ed essere testimoni della gioia.

Dio sorgente di gioia
Dio vuole la felicità degli uomini, la loro riuscita.
I cristiani devono sapere che la Buona Novella della salvezza è un messaggio di gioia e di liberazione. In un mondo ricco di possibilità, ma nello stesso tempo in balìa delle contraddizioni e giudicato assurdo da certuni, i cristiani devono comunicare la gioia di cui vivono: una gioia straordinariamente realista e che esprime la certezza, fondata sulla vittoria di Cristo, che nonostante le difficoltà e le apparenti contraddizioni, l’avvenire dell’umanità si sta edificando. Tale è l’impegno del cristiano che la liturgia esprime con un augurio programmatico: «Dio vi renda saldi nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità» (benedizione solenne).

La gioia più profonda

Le gioie più spontanee nell’uomo sono quelle recate dalle sicurezze della vita quotidiana, percepite come altrettante benedizioni di Dio: le gioie della vendemmia e della mietitura, la gioia del lavoro ben fatto o della meritata distensione, la gioia di un pasto fraterno, la gioia di una famiglia unita, la gioia dell’amore, di una nascita, le gioie rumorose della festa come pure le gioie intime del cuore. Ma esiste una gioia ancora più profonda: quella di coloro che si fanno poveri dinanzi a Dio ed attendono tutto da lui e dalla fedeltà alla sua legge. Nulla può allora diminuire questa gioia, nemmeno la prova. La gioia di Dio è forza. La gioia della Chiesa nella sua condizione terrestre è la gioia dei tempo di costruzione. La celebrazione eucaristica è il momento privilegiato in cui la comunità locale attinge alla sorgente della vera gioia; ed è in questa prospettiva che i fedeli domandano di poter giungere «a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza» (colletta).
  

Giovanni è la voce, Cristo la Parola

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo  (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio.
Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio. 
Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio.
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia.

 

MESSALE

Antifona d'Ingresso   Fil 4,4.5
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino.

 
Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Dóminus enim prope est.

 
Colletta

Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e f
a' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
Deus, qui cónspicis pópulum tuum nativitátis domínicæ festivitátem fidéliter exspectáre, præsta, quæsumus, ut valeámus ad tantæ salútis gáudia perveníre, et ea votis sollémnibus álacri semper lætítia celebráre. Per Dóminum..


Oppure:

Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a colui che viene e f
a' che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 
Is 35,1-6a. 8a. 10
Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.
 

Dal libro del profeta Isaia
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.


Salmo Responsoriale 
Dal Salmo 145
Vieni, Signore, a salvarci.


Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
 

Seconda Lettura  
Gc 5, 7-10

Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
 

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.


Canto al Vangelo
  Is 61,1

Alleluia, alleluia.

Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.

Alleluia.

  


Vangelo
  Mt 11, 2-11

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».


Sulle Offerte

Sempre si rinnovi, Signore, l'offerta di questo sacrificio, che attua il santo mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda efficace in noi l'opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore.

 
Devotiónis nostræ tibi, Dómine, quæsumus, hóstia iúgiter immolétur, quæ et sacri péragat institúta mystérii et salutáre tuum nobis poténter operétur. Per Christum.

  

Prefazio dell'Avvento I  
La duplice venuta del Cristo
 

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana 
egli portò a compimento la promessa antica, 
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria, 
e ci chiamerà a possedere il regno promesso 
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.

E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti, 
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo ....
 

Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre,

nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

per Christum Dóminum nostrum.

 

Qui, primo advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,

dispositiónis antíquæ munus implévit,

nobísque salútis perpétuæ trámitem reserávit:

ut, cum secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,

manifésto demum múnere capiámus,

quod vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.

 

Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

cum Thronis et Dominatiónibus,

cumque omni milítia cæléstis exércitus,

hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

 

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 

Oppure:
Prefazio dell’Avvento I/A
Cristo, Signore e giudice della storia

È veramente giusto renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose.
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,
apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.

In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova.
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.
Nell’attesa del suo ultimo avvento,
insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria:
 

Santo, Santo, Santo ....

Oppure:

Prefazio dell’Avvento II
L’attesa gioiosa del Cristo

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare il suo Natale
ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime
cantiamo l’inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ....

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Quem prædixérunt cunctórum præcónia prophetárum, Virgo Mater ineffábili dilectióne sustínuit, Ioánnes cécinit affutúrum et adésse monstrávit.
Qui suæ nativitátis mystérium tríbuit nos præveníre gaudéntes, ut et in oratióne pervígiles et in suis invéniat láudibus exsultántes. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.


Oppure:
Prefazio dell’Avvento II/A
Maria nuova Eva

È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo ....


Antifona alla Comunione  Is 35,4

Dite agli sfiduciati: «Coraggio non abbiate timore:
ecco, il nostro Dio viene a salvarci».


Dícite: Pusillánimes, confortámini et nolíte timére: ecce Deus noster véniet et salvábit nos.


Oppure: 
Mt 11,4

«Andate e riferite ciò che avete udito e veduto:
ai poveri è annunziata la buona novella».


Dopo la Comunione

O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore.


Tuam, Dómine, cleméntiam implorámus, ut hæc divína subsídia, a vítiis expiátos, ad festa ventúra nos præparent. Per Christum.

 

 

Sommario Liturgia


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