Gioia
del ritorno in patria, gioia per il recupero della sanità, gioia per la
libertà riconquistata: ecco il frutto dell’intervento di Dio che
salva. Annunciato dai profeti (prima lettura) come nuovo esodo, il
ritorno dall’esilio è visto come un atto della potenza e dell’amore
di Dio per il suo popolo rappresentato da un «piccolo resto» di
deportati. L’intervento divino per alcuni, forse, non ha corrisposto
del tutto alle aspettative. Ma l’annuncio rimane sempre valido, perché
proiettato in un tempo in cui sarà pienamente compiuto. Cristo viene
come colui che guida l’umanità smarrita, sfiduciata e stanca, nel
ritorno a Dio; egli è il capo dei redenti, sulla strada santa
dell’obbedienza e della fedeltà. Ma questo ritorno, di fatto, deve
esplicitarsi nel corso delle generazioni; la liberazione esige tempo e
fatica, e la gioia è piuttosto quella di un traguardo parziale
raggiunto che rimanda, nella speranza, alla mèta finale.
Attesa
paziente ed operante
Attuale,
allora, il richiamo di Giacomo (seconda lettura) alla pazienza e alla
perseveranza. Egli si rivolge ai suoi «fratelli» (v. 7), i poveri,
per chiedere loro la pazienza nell’attesa della venuta del Signore (vv.
8-1.1).
L’apostolo
Giacomo esige da loro la pazienza; non li spinge alla rivolta. La
pazienza non è rassegnazione: è frutto dell’amore, è volontà di
scoprire l’altro e di aiutarlo in tutti i modi a liberarsi di ciò che
lo aliena — compreso il denaro —. Ciò richiede tempo. La pazienza
che Giacomo chiede ai suoi fratelli, i poveri, consiste nel misurare i
ricchi con la misura del tempo che l’amore impiega ad amare. Almeno
l’amore avesse il tempo di amare, prima che l’autodistruzione in cui
si inseriscono i ricchi e i potenti non abbia terminato il suo compito!
E’
la pazienza di chi sa che il regno di Dio si costruisce lentamente,
anche se i profeti lo intravedono e lo annunciano prossimo.
E
quando, come per Giovanni il Battista (vangelo), viene un momento di
scoraggiamento, di oscurità e di sospetto («Sei tu colui che deve
venire, o dobbiamo attenderne un altro?»), il
rimando
alla parola di Dio e ai segni che accompagnano la sua presenza efficace
basta a restituire fiducia.
Il
processo di liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù e dai
condizionamenti interni ed esterni, rischia di essere fatto perdendo di
vista la speranza ultima, tanto sono urgenti i compiti di rivoluzionare
le strutture disumanizzanti, di coscientizzare gli uomini e di
restituirli alla dignità e all’autonomia di persone.
D’altra
parte troppo spesso l’ignavia e l’egoismo dei cristiani oscura e
mortifica l’annuncio della liberazione di Gesù, i cui segni sono,
oggi, l’impegno verso i poveri, gli emarginati, le minoranze; la
difesa dei diritti della coscienza, il condividere realmente la sorte di
chi non ha speranza...
Non
c’è evangelizzazione che non porti ad una liberazione. Il gioioso
annuncio del Cristo liberatore diventa credibile se i suoi messaggeri
sanno pagare di persona ed essere testimoni della gioia.
Dio
sorgente di gioia
Dio
vuole la felicità degli uomini, la loro riuscita.
I
cristiani devono sapere che la Buona Novella della salvezza è un
messaggio di gioia e di liberazione. In un mondo ricco di possibilità,
ma nello stesso tempo in balìa delle contraddizioni e giudicato assurdo
da certuni, i cristiani devono comunicare la gioia di cui vivono: una
gioia straordinariamente realista e che esprime la certezza, fondata
sulla vittoria di Cristo, che nonostante le difficoltà e le apparenti
contraddizioni, l’avvenire dell’umanità si sta edificando. Tale è
l’impegno del cristiano che la liturgia esprime con un augurio
programmatico: «Dio vi renda saldi nella fede, gioiosi nella speranza,
operosi nella carità» (benedizione solenne).
La
gioia più profonda
Le gioie più spontanee nell’uomo sono quelle recate dalle sicurezze
della vita quotidiana, percepite come altrettante benedizioni di Dio: le
gioie della vendemmia e della mietitura, la gioia del lavoro ben fatto o
della meritata distensione, la gioia di un pasto fraterno, la gioia di
una famiglia unita, la gioia dell’amore, di una nascita, le gioie
rumorose della festa come pure le gioie intime del cuore. Ma esiste una
gioia ancora più profonda: quella di coloro che si fanno poveri dinanzi
a Dio ed attendono tutto da lui e dalla fedeltà alla sua legge. Nulla
può allora diminuire questa gioia, nemmeno la prova. La gioia di Dio è
forza. La gioia della Chiesa nella sua condizione terrestre è la gioia
dei tempo di costruzione. La celebrazione eucaristica è il momento
privilegiato in cui la comunità locale attinge alla sorgente della vera
gioia; ed è in questa prospettiva che i fedeli domandano di poter
giungere «a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della
salvezza» (colletta).
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Giovanni è la voce, Cristo la Parola
Dai «Discorsi» di
sant'Agostino, vescovo (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio.
Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è
semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella
parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio.
Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il
suono della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se
n'è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io,
disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio.
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma
Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda
bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne
nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Fil
4,4.5
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino.
Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Dóminus enim prope est.
Colletta
Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e
fa' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Deus, qui cónspicis pópulum tuum nativitátis domínicæ festivitátem
fidéliter exspectáre, præsta, quæsumus, ut valeámus ad tantæ salútis
gáudia perveníre, et ea votis sollémnibus álacri semper lætítia
celebráre. Per Dóminum..
Oppure:
Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a colui che viene e
fa' che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura Is 35,1-6a. 8a.
10
Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.
Dal
libro
del profeta Isaia
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 145
Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda
Lettura Gc 5, 7-10
Rinfrancate
i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Dalla
lettera di san Giacomo apostolo
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate
l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra
finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche
voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere
giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello
di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del
Signore.
Canto
al Vangelo Is
61,1
Alleluia,
alleluia.
Lo
Spirito del Signore è sopra di me,
mi
ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Alleluia.
Vangelo
Mt 11, 2-11
Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
Dal
vangelo secondo Matteo
In
quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere
del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che
deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e
riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista,
gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti
risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non
trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso?
Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene,
che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un
profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il
mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di
Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di
lui».
Sulle
Offerte
Sempre si rinnovi, Signore, l'offerta di questo sacrificio, che attua il santo mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda efficace in noi l'opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Devotiónis nostræ tibi, Dómine, quæsumus, hóstia iúgiter immolétur, quæ et
sacri péragat institúta mystérii et salutáre tuum nobis poténter operétur.
Per Christum.
Prefazio
dell'Avvento I
La
duplice venuta del Cristo
È
veramente cosa buona e giusta,
nostro
dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre e in ogni luogo
a
te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per
Cristo nostro Signore.
Al
suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e
ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà
di nuovo nello splendore della gloria,
e
ci chiamerà a possedere il regno promesso
che
ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
E
noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo
....
Vere dignum
et iustum est,
æquum et
salutáre,
nos tibi
semper et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per
Christum Dóminum nostrum.
Qui, primo
advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,
dispositiónis antíquæ munus implévit,
nobísque
salútis perpétuæ trámitem reserávit:
ut, cum
secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,
manifésto
demum múnere capiámus,
quod
vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.
Et ídeo cum
Angelis et Archángelis,
cum Thronis
et Dominatiónibus,
cumque omni
milítia cæléstis exércitus,
hymnum
glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Oppure:
Prefazio dell’Avvento I/A
Cristo, Signore e giudice della storia
È veramente giusto renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose.
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,
apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.
In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova.
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.
Nell’attesa del suo ultimo avvento,
insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo
....
Oppure:
Prefazio dell’Avvento
II
L’attesa gioiosa del Cristo
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare il suo Natale
ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime
cantiamo l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo
....
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque
grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per
Christum Dóminum nostrum. Quem prædixérunt cunctórum præcónia
prophetárum, Virgo Mater ineffábili dilectióne sustínuit, Ioánnes
cécinit affutúrum et adésse monstrávit.
Qui suæ nativitátis mystérium tríbuit nos præveníre gaudéntes, ut et in
oratióne pervígiles et in suis invéniat láudibus exsultántes. Et ídeo
cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni
milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Oppure:
Prefazio dell’Avvento II/A
Maria nuova Eva
È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo
....
Antifona
alla Comunione Is
35,4
Dite agli sfiduciati:
«Coraggio non abbiate timore:
ecco, il nostro Dio viene a salvarci».
Dícite: Pusillánimes, confortámini et nolíte timére: ecce Deus noster véniet
et salvábit nos.
Oppure:
Mt
11,4
«Andate e riferite ciò che avete udito e veduto:
ai
poveri è annunziata la buona novella».
Dopo
la Comunione
O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore.
Tuam, Dómine, cleméntiam implorámus, ut hæc divína subsídia, a vítiis
expiátos, ad festa ventúra nos præparent. Per Christum.
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