Gesù
toglie i peccati del mondo
L’espressione «Agnello di Dio»
(vangelo) evoca negli ascoltatori ebrei due immagini distinte, ma in fondo convergenti: l’immagine
del Servo di Iahvè che appare
«come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai
suoi tosatori » (Is 53,7), e
l’immagine dell’agnello del
sacrificio pasquale.
Gesù, agnello liberatore
Stando alla cronologia giovannea, Gesù
fu messo a morte la vigilia della festa degli azzimi, vale a dire della
Pasqua, nel pomeriggio, nell’ora stessa in cui, secondo le
prescrizioni della legge si immolavano nel tempio gli agnelli. Dopo la
morte non gli furono spezzate le gambe come agli altri condannati, ed in
questo fatto l’evangelista vede la realizzazione di una prescrizione
rituale concernente l’agnello pasquale (Gv
19,36; cf Es 12,46). In
altre parole Gesù, il Cristo, è l’agnello della
Nuova Pasqua che, con la sua morte, inaugura e suggella la liberazione
del popolo di Dio. In questa luce va letta la prima lettura, che
parla della missione del Servo di Iahvè. Molto presto la Chiesa
primitiva ritroverà in Cristo i lineamenti di questo profeta descritto
dal Secondo-Isaia. Il testo è un brano del secondo dei quattro carmi di
Isaia che parlano del «Servo di Iahvè».
Il Servo
è una figura simbolica che incorpora in sé tutto il destino di un
popolo, e che, mediante il suo compito storico, rivela Dio come
salvatore e come liberatore. Il compito del Servo di Iahvè non riguarda
solo il ritorno e la liberazione dei profughi ebrei da Babilonia, ma
acquista una dimensione ecumenica, universale. La stessa liberazione
storica di Israele diventa anticipazione e pegno di una salvezza e di
una liberazione definitiva dalle dimensioni cosmiche «fino
all’estremità della terra». Riconoscendo il Servo di Iahvè in
Gesù «agnello di Dio che toglie il peccato dei mondo», la comunità
primitiva esprime la propria fede in Cristo liberatore e salvatore del
mondo.
La salvezza oggi
L’uomo moderno sembra davvero convinto
di essere padrone del suo destino. Oggi c’è un nuovo modo di porre e
di vivere il problema della salvezza.
All’uomo di oggi arride una nuova
speranza terrena. Da teocentrica la visione dell’uomo diventa geocentrica
e antropocentrica:
si è operato un radicale spostamento di interessi, un’autentica
rivoluzione copernicana nell’universo spirituale dell’uomo. Egli non
appare più ai propri occhi come pellegrino che percorre frettolosamente la valle di lacrime di
questo mondo, tutto teso verso la terra promessa dell’aldilà. Egli
diventa sempre più un sedentario;
alla mobile tenda ha sostituito la solida casa di pietra. Le uniche
frontiere che conosce sono quelle terrestri e temporali. Alla speranza
teologale ha sostituito una speranza umana e terrena.
Una nuova
missione e una nuova azione danno un senso nuovo alla sua vita: quello della
conquista graduale e inarrestabile del mondo. La fedeltà alla terra e la
preoccupazione della costruzione della città terrena hanno avuto
ragione sulle speranze e sulle preoccupazioni escatologiche. Una nuova fiducia nell’uomo sta alla base di questa lotta
gigantesca. L’uomo non attende più la salvezza dall’esterno, ma se
la costruisce con le sue stesse mani.
Ambiguità e squilibri
del nostro mondo
Ma forse, oggi, l’uomo si accorge di
avere avuto troppa fretta nel proclamare la sua completa autonomia e nel
gridare che Dio non c’è, o è inutile. La ubriacatura del progresso
ha reso l’uomo, soltanto per poco, cieco di fronte ai permanenti squilibri che esistono nel mondo e ai fenomeni nuovi,
preoccupanti nella loro stessa novità. Il mondo si presenta ancora
pieno di problemi insoluti. Risolti alcuni problemi, altri ne rimangono
la cui soluzione sembra lontana o addirittura impossibile, mentre sempre
nuovi problemi insorgono, creati dallo stesso progresso, dalla scienza e
dalla tecnica. La scienza e l’attività tecnica d’altronde, pur
tendendo alla salvezza dell’uomo, sono solo uno dei modi per tendervi,
anzi rappresentano solo l’aspetto più primitivo, più rudimentale e
superficiale della soluzione dei problemi umani; altri problemi
permangono sui quali la tecnica e la scienza positiva non hanno nulla o
poco da dire. Inoltre l’uomo si è accorto che il progresso tecnico è fondamentalmente
ambiguo, aperto, cioè, sia al bene come al male, alla salvezza come
alla perdizione dell’uomo. L’esperienza scottante di due guerre
mondiali, i campi di sterminio, le paurose devastazioni delle bombe
atomiche, lo squilibrio prodotto nell’ecologia, l’inquinamento
atmosferico, le fosche e apocalittiche visioni dei futurologi, gli
ripropongono il problema di una «salvezza»
che ha dimensioni più vaste e
più profonde.
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La perfetta armonia frutto della concordia
Dalla «Lettera agli Efesini» di
sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 2, 2 - 5, 2; Funk 1, 175-177)
E' vostro dovere rendere gloria in tutto a Gesù Cristo, che vi ha glorificati; così uniti in
un'unica obbedienza, sottomessi al vescovo e al collegio dei presbiteri, conseguirete una perfetta santità.
Non vi do ordini, come se fossi un personaggio importante. Sono incatenato per il suo nome, ma non sono ancora perfetto in Gesù Cristo. Appena ora incomincio ad essere un suo discepolo e parlo a voi come a miei condiscepoli. Avevo proprio bisogno di essere preparato alla lotta da voi, dalla vostra fede, dalle vostre esortazioni, dalla vostra pazienza e mansuetudine. Ma, poiché la carità non mi permette di tacere con voi, vi ho prevenuti esortandovi a camminare insieme secondo la volontà di Dio. Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, opera secondo la volontà del Padre, come i vescovi, costituiti in tutti i luoghi, sino ai confini della terra, agiscono secondo la volontà di Gesù Cristo.
Perciò procurate di operare in perfetta armonia con il volere del vostro vescovo, come già fate. Infatti il
vostro venerabile collegio dei presbiteri, degno di Dio, è così armonicamente unito al vescovo, come le corde alla cetra. In tal modo
nell'accordo dei vostri sentimenti e nella perfetta armonia del vostro amore fraterno,
s'innalzerà un concerto di lodi a Gesù Cristo. Ciascuno di voi si studi di far coro.
Nell'armonia della concordia e all'unisono con il tono di Dio per mezzo di Gesù Cristo, ad una voce inneggiate al Padre, ed egli vi ascolterà e vi riconoscerà, dalle vostre buone opere, membra del Figlio suo. Rimanete in
un'unità irreprensibile, per essere sempre partecipi di Dio. Se io in poco tempo ho contratto con il vostro vescovo una così intima familiarità, che non è umana, ma spirituale, quanto più dovrò stimare felici voi che siete a lui strettamente congiunti come la Chiesa a Gesù
Cristo e come Gesù Cristo al Padre nell'armonia di una totale unità! Nessuno
s'inganni: chi non è all'interno del santuario, resta privo del pane di Dio.
E se la preghiera fatta da due persone insieme ha tanta efficacia, quanto più non ne avrà quella del
vescovo e di tutta la Chiesa?
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
65,4
Tutta la terra ti adori, o Dio,
e inneggi a te:
inneggi al tuo nome, o Altissimo.
Omnis terra
adóret te, Deus, et psallat tibi;
psalmum dicat nómini tuo, Altíssime.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Omnípotens
sempitérne Deus, qui cæléstia simul et terréna moderáris, supplicatiónes
pópuli tui cleménter exáudi, et pacem tuam nostris concéde tempóribus. Per
Dóminum.
Oppure:
O Padre, che in Cristo, agnello pasquale e luce delle genti, chiami tutti gli uomini a formare il popolo della nuova alleanza, conferma in noi la grazia del Battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Is 49, 3. 5-6
Ti
renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza.
Dal libro del
profeta
Isaia
Il
Signore mi ha detto:
«Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 39
Ecco,
Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho
sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.
Seconda
Lettura
1 Cor 1, 1-3
Grazia
a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
Dalla
prima
lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il
fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono
stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli
che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore
nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù
Cristo!
Canto
al Vangelo
Gv
1,14a.12a
Alleluia,
alleluia.
Il
Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
a quanti lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio.
Alleluia.
Vangelo
Gv 1, 29-34
Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In
quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco
l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del
quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era
prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua,
perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una
colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio
colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale
vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito
Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Sulle
Offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri
perché, ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio, si compie l'opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Concéde nobis, quæsumus, Dómine, hæc digne frequentáre mystéria, quia,
quóties huius hóstiæ commemorátio celebrátur, opus nostræ redemptiónis
exercétur. Per Christum.
Antifona
alla Comunione
Sal
22,5
Dinnanzi a me hai preparato una mensa
e il mio calice trabocca.
Parásti in
conspéctu meo mensam,
et calix meus inébrians quam præclárus est!
Oppure:
1
Gv 4,16
Abbiamo
conosciuto l'amore che Dio ha per noi
e
vi abbiamo creduto.
Nos cognóvimus et credídimus caritáti,
quam Deus habet in nobis.
Oppure:
Gv
1,29
«Ecco
l'Agnello di Dio,
che toglie il peccato del mondo!».
Dopo
la Comunione
Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nutriti con l'unico pane di vita formiamo un cuor solo e un'anima sola. Per
Cristo nostro Signore.
Spíritum
nobis, Dómine, tuæ caritátis infúnde, ut, quos uno cælésti pane satiásti,
una fácias pietáte concórdes. Per Christum.
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