La
persecuzione
Il
popolo di Dio ha sperimentato, durante tutta la sua storia, la violenta
opposizione dei popoli vicini. Il mistero della persecuzione, pur
essendo connesso al mistero della sofferenza in genere, ne è distinto.
La sofferenza costituisce un tormentoso problema, perché tocca tutti
gli uomini anche i giusti e gli innocenti. La persecuzione colpisce i
giusti proprio perché giusti; raggiunge
specialmente i profeti a causa del loro amore a Dio e della loro
fedeltà alla sua parola. Geremia occupa fra i perseguitati un posto
speciale: egli ha espresso meglio degli altri lo stretto legame che
esiste tra la persecuzione e la missione profetica.
Una
figura profetica: il Servo
sofferente
Il
Servo sofferente compie il
piano di Dio con l’accettazione dei maltrattamenti che il popolo gli
infligge. La ragione profonda che spiega il dramma del giusto
perseguitato è messa in luce dal libro della Sapienza: il giusto è
diventato per l’empio «insopportabile solo al vederlo» (Sap 2,14); è «di imbarazzo» (Sap
2,12), un testimone del Dio vivente che si preferisce misconoscere.
Condannando
Gesù al supplizio della croce, gli Ebrei continuano l’ingiustizia dei
loro antenati che hanno perseguitato i profeti, e così tentano di
opporsi al piano di Dio. Ma il calcolo dell’uomo peccatore si rivela
sbagliato. I «principi di questo mondo», crocifiggendo il «Signore
della gloria», diventano, in realtà, gli strumenti della Sapienza
divina (1 Cor 2,8), perché la
morte di Cristo diventa salvezza del mondo e gloria di Dio.
La
persecuzione: una beatitudine
Nell’insegnamento
di Gesù, la persecuzione diventa
oggetto di beatitudine: «Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno...» (Mt 5,11).
Essa è inevitabile: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se
hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». Impegnarsi a vivere
seguendo la via di Dio significa
incontrare nel proprio cammino difficoltà sempre nuove e sempre più
grandi.
In un mondo che è dominato
dall’egoismo e dalla ricerca del proprio interesse, chi predica
l’amore, là povertà e il perdono sarà inevitabilmente perseguitato,
perché il peccato è profondamente radicato nel cuore dell’uomo. Ma
il perseguitato non teme. Egli ha fiducia nel Signore. I persecutori
possono uccidere solo il corpo, ma non hanno il potere di mandare in
rovina l’anima.
Il
cristiano affronta la persecuzione con gioia: gli apostoli «se ne
andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del
nome di Gesù» (At 5,41); e
san Paolo: «Sono pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione» (2
Cor 7,4).
Vera
e falsa persecuzione
Il
Concilio ha chiesto alla Chiesa di cambiare il suo atteggiamento nei
confronti del mondo: essa non è più la roccaforte isolata, ma il
lievito che vuole animare e permeare con il vangelo la massa. Non
dobbiamo pensare che questa riconciliazione sia facile e che dopo di
essa gli uomini possano con facilità tendersi la mano. Nella misura in
cui alcuni metteranno veramente in pratica le beatitudini evangeliche,
per una autentica promozione umana, costoro conosceranno la
persecuzione. L’opposizione tra la sapienza del mondo e la sapienza di
Cristo è inevitabile e irriducibile.
Non
tutte le volte, però, che la Chiesa sperimenta la persecuzione, è per
la sua fedeltà al vangelo e per l’imitazione di Cristo sulla via
della croce; qualche volta è stata perseguitata e osteggiata perché in
ritardo sulla storia, per pigrizia o per mancanza di fiducia o di
coraggio. E’ doloroso costatare come idee cristiane ed evangeliche
quali: libertà, uguaglianza, diritti della persona, democrazia, abbiano
trovato in alcuni settori della Chiesa resistenze, sospetti e talora
anche opposizione. Talvolta la ostilità contro la Chiesa è nata da un amore
deluso verso di essa. I limiti umani della Chiesa cioè dei
cristiani, le connivenze inconsapevoli, forse, ma reali con situazioni
di ingiustizia e di potere, le paure e le esitazioni, i silenzi, la
mancanza di coraggio... le hanno fatto rivoltare contro persino uomini
onesti e di buona volontà.
In
più di un caso le persecuzioni contro la Chiesa trovano la loro origine
in una concezione errata della religione che sembra conculcare la libertà
e l’autonomia dell’uomo.
Ma
c’è infine anche una persecuzione che possiamo chiamare « satanica
». E’ il lievito nero del mondo che si diffonde e ramifica come un cancro che
corrode i tessuti dell’umanità; è come un corpo mistico del male, col quale, nonostante ogni gesto di buona
volontà, la Chiesa non può entrare in dialogo, perché si tratta del
nemico irriducibile, dell’avversario che lotta contro Cristo e il suo
regno. E questo, nonostante tanto scetticismo, è un male che esiste ed
è molto attivo.
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Cristo re e sacerdote in eterno
Dal trattato «Sulla Trinità» di Faustino
Luciferiano, sacerdote
(Nn. 30-40; CCL 69, 340-341)
Il nostro Salvatore divenne veramente «Cristo» secondo la carne e nello stesso tempo vero re e vero sacerdote. Egli è
l'una e l'altra cosa insieme, perché nulla manchi al Salvatore di quanto aveva come Dio.
Egli stesso afferma la sua dignità regale, quando dice: Io sono stato consacrato re da lui sul suo santo monte Sion (cfr. Sal 2, 6). Il Padre inoltre attesta la dignità sacerdotale del Figlio con le parole: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek» (Sal 109, 4).
Nell'antica legge il primo ad essere consacrato sacerdote col crisma
dell'unzione fu Aronne. Non si dice però «secondo l'ordine di Aronne», perché non si creda che anche il sacerdozio del Salvatore gli sia stato conferito per successione. Il sacerdozio di Aronne si trasmetteva per via ereditaria, non così invece quello del Cristo, perché egli stesso resta eternamente sacerdote. Si dice infatti: «Tu sei sacerdote in eterno secondo
l'ordine di Melchisedek».
Il Salvatore dunque, secondo la carne, è re e sacerdote. L'unzione però da lui ricevuta non è materiale, ma spirituale. Infatti coloro che presso gli Israeliti erano consacrati re e sacerdoti con
l'unzione materiale dell'olio, diventavano re e sacerdoti, non però tutte e due le cose insieme, ma ciascuno di loro era o re o sacerdote. Solo a Cristo compete la perfezione e la pienezza in tutto, poiché era venuto ad adempiere la legge. Quantunque tuttavia nessuno di loro fosse re e sacerdote insieme, quelli che erano consacrati con
l'unzione materiale, o re o sacerdoti, erano chiamati «cristi». Il Salvatore però, che è il vero Cristo, fu
unto dallo Spirito santo, perché si adempisse quanto era stato scritto di lui: Per questo «Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 8).
La sua unzione eccelle al di sopra di quella di tutti i suoi compagni perché egli è stato unto con
l'olio di
letizia, che altro non significa se non lo Spirito Santo.
Che questo sia vero lo sappiamo dallo stesso Salvatore, il quale, preso il libro di Isaia e avendovi letto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con
l'unzione» (Lc 4, 18), proclamò davanti a quelli che lo ascoltavano che la profezia si era adempiuta allora nella sua persona. Anche Pietro, principe degli apostoli, dichiara che quel crisma, da cui il Salvatore è stato manifestato, è lo Spirito Santo, cioè la stessa potenza di Dio, quando negli Atti degli Apostoli tra le altre cose dice al centurione Cornelio,
uomo pieno di fede e di misericordia: «Incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni, Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo» (At 10, 37-38).
Anche Pietro, dunque, come hai potuto renderti conto, afferma che Gesù uomo è stato unto di Spirito Santo e di potenza.
E' vero perciò che lo stesso Gesù è diventato «Cristo» in quanto uomo, perché con
l'unzione dello Spirito Santo è stato consacrato re e sacerdote in eterno.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
27,8-9
Il Signore è la forza del suo popolo
e rifugio di salvezza per il suo Cristo.
Salva il tuo popolo, Signore,
benedici la tua eredità,
e sii la sua guida per sempre.
Dóminus
fortitúdo plebis suæ,
et
protéctor salutárium Christi sui est.
Salvum
fac pópulum tuum, Dómine,
et
bénedic hereditáti tuæ,
et rege
eos usque in sæculum.
Colletta
Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell'amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore...
Sancti
nóminis tui, Dómine, timórem páriter et amórem fac nos habére perpétuum,
quia numquam tua gubernatióne destítuis, quos in soliditáte tuæ
dilectiónis instítuis. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, che affidi alla nostra debolezza l'annunzio profetico della tua parola, sostienici con la forza del tuo Spirito,
perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta. Per il nostro Signore...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Ger 20, 10-13
Ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.
Dal libro del profeta Geremia
Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 68
Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brùlica in essi.
Seconda
Lettura Rm 5, 12-15
Il
dono di grazia non è come la caduta.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e,
con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la
morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il
peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da
Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza
della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva
venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di
uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono
concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in
abbondanza su tutti.
Canto
al Vangelo
Cf
Gv 15,26b.27a
Alleluia,
alleluia.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me,
dice il Signore,
e anche voi date testimonianza.
Alleluia.
Vangelo
Mt 10, 26-33
Non
abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non
sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi
dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate
all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere
di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere
di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di
essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli
del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete
più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo
riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi
rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre
mio che è nei cieli».
Sulle
Offerte
Accogli, Signore, la nostra offerta: questo sacrificio di espiazione e di lode ci purifichi e ci rinnovi, perché tutta la nostra vita sia bene accetta alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe, Dómine, sacrifícium placatiónis et laudis, et præsta, ut, huius
operatióne mundáti, beneplácitum tibi nostræ mentis offerámus afféctum.
Per Christum..
Antifona
alla Comunione
Sal
144,15
Gli occhi di tutti, Signore, si volgono a te fiduciosi,
e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.
Oculi ómnium in
te sperant, Dómine,
et tu
das illis escam in témpore opportúno.
Oppure: Gv
10,11.5
Dice
il Signore: «Io sono il buon pastore,
e do' la mia vita per le mie pecore».
Ego sum pastor
bonus,
et ánimam meam
pono pro óvibus meis,
dicit Dóminus.
Oppure: Mt
10,30-31
«Perfino i capelli del vostro capo
sono contati;
non abbiate timore:
voi valete di più di molti passeri!», dice il Signore.
Dopo
la Comunione
O Dio, che ci hai rinnovati con il corpo e sangue del tuo Figlio, fa' che la partecipazione ai santi misteri ci ottenga la pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Sacri Córporis et
Sánguinis pretiósi alimónia renováti, quæsumus, Dómine, cleméntiam tuam,
ut, quod gérimus devotióne frequénti, certa redemptióne capiámus. Per
Christum.
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