La
via della Croce
La
prima lettura è un brano delle «confessioni», amare e dolorose, di
Geremia per le ostilità che il profeta incontra nell’esercizio del
suo ministero. Sono testi caratteristici di Geremia e assai importanti
perché all’origine di una tradizione letteraria sul tema del profeta
perseguitato.
Un
ministero scomodo
Il
ministero profetico, soprattutto, non è una vocazione alla
tranquillità: è scomodo e
scomodante. Geremia vorrebbe sottrarsi all’ingrato compito; ma la
parola di Dio gli brucia dentro con tale urgenza che non può
contenerla. La sua anima è terreno di battaglia dove si scontrano
potenze difficilmente conciliabili fra loro: Dio, il mondo, la ricerca
di se stesso. Al profeta non rimane che una possibilità: lasciarsi
sedurre dal suo Signore.
Diverso
è l’atteggiamento di Gesù. Per lui la sofferenza, la passione e la
morte non solo non sono uno scandalo, ma sono in certo qual modo una
conseguenza della situazione di peccato dell’uomo. La morte è la «sua ora» che si avvicina. E’ necessario
che egli si rechi a Gerusalemme e soffra molto da parte degli
anziani e dei sommi sacerdoti.
Nelle
parole di Gesù la sofferenza e la morte non sono semplici previsioni
di un fatto, fondate sulle circostanze (rifiuto da parte dei capi
del popolo), ma qualcosa che «deve» venire, un momento specifico e
determinante già prefigurato e preannunciato dai profeti nel piano
salvifico di Dio.
Con
queste affermazioni Gesù si stacca completamente dalle comuni
concezioni messianiche del suo tempo, condivise anche dai suoi
discepoli. Non è un messia politico, ma neppure un semplice profeta,
bensì colui che è mandato a dare la sua vita.
E’
sintomatico come reagisce Pietro a questa rivelazione di Gesù:
lui
che, ammaestrato dal Padre, aveva confessato la missione messianica e la
figliolanza divina di Cristo, ora, con incoerenza tipicamente umana,
rifiuta con decisione l’immagine di un messia sofferente, di un
servo crocifisso.
L’unica
via per realizzare il profondo valore dell’uomo
La
rinuncia alla propria vita e la sofferenza non sono però viste dal
vangelo, né come una necessità cui rassegnarsi, né come una eroica ma
disperata oblazione alla morte. Piuttosto sono considerate come la via
per mettere in luce il profondo valore dell’essere umano.
Le
parole di Gesù ci mettono di fronte due diversi modi di concepire la
vita: quello che ragiona secondo la «carne e il sangue» e quello che
vede le cose e gli avvenimenti con gli occhi di Dio. C’è infatti chi
attende la salvezza dal successo terreno, dalle cose, dal «guadagnare
il mondo intero», e quindi organizza la sua vita e la sua attività in
questo senso; e c’è chi aspetta la salvezza dalle mani di Dio e a lui
totalmente si affida, vivendo nella fedeltà alla sua parola e alla sua
chiamata, anche se agli occhi del mondo «perde la sua vita» e va
incontro al fallimento e all’insuccesso. Le due mentalità non
dividono gli uomini su due schieramenti opposti; esse possono convivere
nell’animo dello stesso individuo: nell’animo di Pietro, per
esempio, che è pronto a confessare Gesù, messia e figlio dei Dio
vivente, ma che subito dopo diventa «satana» perché cerca di
allontanare Gesù dalla sua missione e dalla volontà di Dio.
C’è
anche un altro modo di tradire la parola di Gesù: quello di accettarla
sul piano teorico o dell’affermazione verbale per poi smentirla
puntualmente nella prassi e nella vita. Quante volte ascoltiamo e
ripetiamo senza batter ciglio le esigentissime e compromettenti
affermazioni di Gesù: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la
sua croce...», «Chi vuoi salvare la sua vita la perderà...», «A
che serve guadagnare il mondo intero?». Alle esplosive affermazioni
evangeliche opponiamo continuamente le barriere della nostra pigrizia e
mancanza di volontà di conversione, le svuotiamo della loro radicalità,
le riduciamo a slogans, a modi di dire paradossali, ma innocui.
La
tecnica del compromesso
Sono
tipici di certi cristiani alcuni atteggiamenti e comportamenti
individuali, ed anche comunitari, dove la politica prevale sul vangelo,
e il «modo di ragionare secondo gli uomini» la vince sul «modo di
ragionare secondo Dio».
Da
parte di certi cristiani, allenati a scendere a patti con tutti, si può
celebrare l’Eucaristia, annuncio della morte e della risurrezione di
Cristo, senza entrare in comunione con Cristo, con i fratelli; ci si può
confessare (la metánoia, il cambiamento radicale di logica e di
condotta!) senza convertirsi; ci si può credere cristiani e accettare
solo una parte di Cristo...
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Il
Signore ha avuto misericordia di noi
Dai
«Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 23 A, 1-4; CCL 41,
321-323)
Siamo veramente beati se, quello che ascoltiamo, o cantiamo, lo mettiamo
anche in pratica. Infatti il nostro ascoltare rappresenta la semina,
mentre nell'opera abbiamo il frutto del seme. Premesso ciò, vorrei
esortarvi a non andare in chiesa e poi restare senza frutto, ascoltare
cioè tante belle verità, senza poi muovervi ad agire.
Tuttavia non dimentichiamo quanto ci dice l'Apostolo: «Per questa
grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono
di Dio, né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Ef 2,
8-9). Ribadisce: «Per grazia siete stati salvati» (Ef 2, 5).
In realtà non vi era in precedenza nella nostra vita nulla di buono,
che Dio potesse apprezzare e amare, quasi avesse dovuto dire a se
stesso: «Andiamo, soccorriamo questi uomini, perché la loro vita è
buona». Non poteva piacergli la nostra vita col nostro modo di agire,
però non poteva dispiacergli ciò che egli stesso aveva operato in noi.
Pertanto condannerà il nostro operato, ma salverà ciò che egli stesso
ha creato.
Dunque non eravamo davvero buoni. Ciò nonostante, Dio ebbe compassione
di noi e mandò il suo Figlio, perché morisse, non già per i buoni, ma
per i cattivi, non per i giusti, ma per gli empi. Proprio così: «Cristo
morì per gli empi» (Rm 5, 6). E che cosa aggiunge? «Ora a stento si
trova chi sia disposto a morire per un giusto», al massimo «ci può
essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene» (Rm 5, 7).
Può darsi che qualcuno abbia la forza di morire per il giusto. Ma per l'ingiusto,
l'empio, l'iniquo, chi accetterebbe di morire, se non Cristo soltanto,
che è talmente giusto da poter giustificare anche gli ingiusti?
Come vedete, fratelli, non avevamo opere buone, ma tutte erano cattive.
Tuttavia, pur essendo tali le opere degli uomini, la misericordia divina
non li abbandonò. Anzi Dio mandò il suo Figlio a redimerci non con oro
né con argento, ma a prezzo del suo sangue, che egli, quale Agnello
immacolato condotto al sacrificio ha sparso per le pecore macchiate, se
pure solo macchiate e non del tutto corrotte.
Questa è la grazia che abbiamo ricevuto. Viviamo perciò in modo degno
di essa, per non fare oltraggio a un dono sì grande. Ci è venuto
incontro un medico tanto buono e valente da liberarci da tutti i nostri
mali. Se vogliamo di nuovo ricadere nella malattia, non solo recheremo
danno a noi stessi, ma ci dimostreremo anche ingrati verso il nostro
medico.
Seguiamo perciò le ve che egli ci ha mostrato, specialmente la via dell'umiltà,
quella per la quale si è incamminato lui stesso: Infatti ci ha
tracciato la via dell'umiltà con il suo insegnamento e l'ha percorsa
fino in fondo soffrendo per noi.
Perché dunque colui che era immortale potesse morire per noi, «il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). L'immortale
assunse la mortalità, per poter morire per noi e distruggere in tal
modo con la sua morte la nostra morte.
Questo ha compiuto il Signore, in questo ci ha preceduto. Lui che è
grande si è umiliato, umiliato fu ucciso, ucciso risuscitò e fu
esaltato per non lasciare noi nell'inferno, ma per esaltare in sé,
nella risurrezione dai morti, coloro che in questa terra aveva esaltati
soltanto nella fede e nella confessione dei giusti. Dunque ci ha chiesto
di seguire la via dell'umiltà: se lo faremo daremo gloria al Signore e
a ragione potremo cantare: «Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo
grazie, invocando il tuo nome» (Sal 74, 2).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
85,3.5
Abbi pietà di me, Signore,
perché ti invoco tutto il giorno:
tu sei buono e pronto al perdono,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
Miserére mihi, Dómine,
quóniam ad te clamávi
tota die:
quia tu,
Dómine, suávis ac mitis es,
et copiósus in misericórdia ómnibus invocántibus te.
Colletta
O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l'amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...
Deus virtútum, cuius est totum quod est óptimum, ínsere pectóribus nostris
tui nóminis amórem, et præsta, ut in nobis, religiónis augménto, quæ sunt
bona nútrias, ac, vigilánti stúdio, quæ sunt nutríta custódias. Per Dóminum...
Oppure:
Rinnovaci con il tuo Spirito di verità, o Padre, perché non ci lasciamo deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ciò che è buono e a te gradito, per portare ogni giorno la croce sulle orme di Cristo nostra speranza. Egli è Dio...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Ger 20, 7-9
La
parola del Signore è diventata per me causa di vergogna.
Dal libro del profeta Geremia
Mi
hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O
Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.
Seconda
Lettura Rm 12, 1-2
Offrite
i vostri corpi come sacrificio vivente.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi
come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto
spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il
vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è
buono, a lui gradito e perfetto.
Canto
al Vangelo Cf
Ef 1,17-18
Alleluia,
alleluia.
Il
Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
Vangelo
Mt 16, 21-27
Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva
andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi
dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo
giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non
voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse
a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non
pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per
causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma
perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della
propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo,
con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Sulle
Offerte
Santifica, Signore, l'offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Benedictiónem nobis, Dómine, cónferat salutárem sacra semper oblátio,
ut, quod agit mystério, virtúte perfíciat. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
31,20
Quant'è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per quelli che ti temono.
Ps 30,20
Quam magna
multitúdo dulcédinis tuæ,
Dómine, quam abscondísti timéntibus te.
Oppure:
Mt
5,9-10
Beati
gli operatori di pace:
saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia:
di essi è il regno dei cieli.
Beáti
pacífici, quóniam fílii Dei vocabúntur.
Beáti qui
persecutiónem patiúntur propter iustítiam,
quóniam ipsórum est regnum cælórum.
Oppure:
Mt
16,27
«Il Figlio dell'uomo verrà
nella gloria del Padre suo con i suoi angeli
e renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Dopo
la Comunione
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.
Pane mensæ
cæléstis refécti, te, Dómine, deprecámur, ut hoc nutriméntum caritátis corda
nostra confírmet, quátenus ad tibi ministrándum in frátribus excitémur. Per
Christum..
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