La
vigilanza
Nei
vangeli il tema della vigilanza non è né accidentale, né secondario.
Interviene praticamente sempre nei testi — parabole, discorsi — che
richiamano la vicinanza del Regno. Si costata, anzi, un’insistenza su
questo punto, a misura che questa vicinanza è già attualizzata nella
persona di Gesù.
L’avvenimento
costituito dall’intervento storico di Gesù di Nazaret, manifesta
talmente il Signore che viene, che occorre mobilitare, davanti a lui,
tutta la propria attenzione e tutte le proprie energie. La vigilanza
giunge al massimo della sua espressione poiché invita qui ad un impegno
preciso: seguire Gesù, essere presenti quando passa lo sposo,
partecipare al suo corteo...
Modelli
vivi di vigilanza
Gesù
ci ha dato l’esempio. Durante tutta la sua vita terrena egli opera
sotto il segno della vigilanza che richiede anche ai suoi discepoli.
Gesù interroga continuamente gli avvenimenti per leggervi la volontà
del Padre. In intima unione col Padre, Gesù rivela il disegno di Dio e
il suo vero volto, e inoltre l’atteggiamento e la risposta
dell’uomo.
La
Chiesa primitiva ha insistito: bisogna tenersi sempre pronti per il
ritorno del Signore. In questo clima di attesa di una imminente venuta
del Signore vanno letti i temi delle ultime pagine del vangelo di
Matteo. Si tratta dei temi della preparazione alla parusia (dieci
vergini), dell’essere fedeli a Dio anche nelle minime responsabilità
(talenti), della vigilanza attiva, intesa soprattutto come un venire
incontro alle necessità dei fratelli (giudizio). Questi brani si
comprendono con maggiore profondità se si tiene presente la situazione
particolare delle prime comunità, che attendevano la parusia come
imminente (seconda lettura).
Il mondo è in continuo cambiamento
Mentre
nel passato dominava una concezione statica della storia, oggi siamo
entrati in un’epoca di fermento continuo, di movimento e di
evoluzione.
La
storia va continuamente «accelerando». La sua legge sembra essere il
nuovo, il diverso, l’inedito... L’ideale per l’uomo moderno non è
la conservazione dello «status quo», e neppure l’evoluzione
graduale ed omogenea, ma il salto qualitativo, la rivoluzione. Questa
situazione impone un continuo rinnovamento, l’abbandono di abitudini,
una vigilanza nuova, per fare le giuste scelte nei diversi settori della
vita e dell’attività umana. L’atteggiamento con il quale l’uomo
moderno deve guardare la realtà è quello della provvisorietà,
dell’incertezza, del continuo superamento.
E’
un atteggiamento abbastanza simile a quello del cristiano, il quale,
pure impegnandosi nel mondo e nella costruzione della città terrena, sa
che ogni costruzione umana è provvisoria ed incerta e, comunque,
destinata ad essere superata, non solo da altri tentativi e progetti, ma
da una situazione definitiva e certa in cui tutto verrà trasformato nei
cieli nuovi e nei mondi nuovi verso i quali siamo incamminati.
In
un mondo così, l’atteggiamento del cristiano non può essere che
quello della vigilanza.
Il cristiano aspetta
qualcuno
Si
tratta, però, di una attesa attiva, operosa, che non sta con le mani in
mano, ma prepara l’incontro.
Vigilanza
significa lottare contro il torpore e la negligenza per giungere alla mèta
ed essere pronto ad accogliere Gesù quando viene (vangelo). Ma la
vigilanza non è solo attesa della venuta ultima dei Signore: è anche
lotta contro il male e la tentazione. Il cristiano, essendosi convertito
a Dio, è «figlio della luce», rimane sveglio e resiste alle
tenebre, simbolo del male.
Un
altro tipo di vigilanza è quello di saper discernere le «visite»
del Signore, che hanno per la nostra vita una attualità permanente. Dio
viene continuamente, bussa ad ogni istante alla porta di ciascuno.
Essere
vigilanti significa scoprire e discernere queste venute, saper leggere i
segni dei tempi, andare incontro al Signore che viene, che ci passa
accanto nelle persone, negli avvenimenti, nei fatti della storia.
Essere
vigilanti significa, infine, accorgersi della sfida che il mondo pone
continuamente alla Chiesa e ai singoli cristiani ed accettarla. Il
cristiano mette continuamente in crisi i giudizi, i modi di pensare e di
fare del mondo, le sue realizzazioni, i suoi progetti. Lo obbliga a
rivedere continuamente le sue posizioni.
I
cristiani devono essere un po’ come i giovani, che sono la febbre del
mondo: non devono permettere alla società di sedersi e di riposarsi
sulle posizioni conquistate.
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Cristo
volle salvare tutto ciò che andava in rovina
Dall'«Omelia»
di un autore del secondo secolo (Capp. 1, 1 - 2, 7; Funk, 1, 145-149)
Fratelli, ravviviamo la nostra fede in Gesù Cristo, vero Dio, giudice
dei vivi e dei morti, e rendiamoci consapevoli dell'estrema importanza
della nostra salvezza. Se noi svalutiamo queste grandi realtà facciamo
male e scandalizziamo quelli che ci sentono e mostriamo di non conoscere
la nostra vocazione né chi ci abbia chiamati né per qual fine lo abbia
fatto e neppure quante sofferenze Gesù Cristo abbia sostenuto per noi.
E quale contraccambio potremo noi dargli o quale frutto degno di quello
che egli stesso diede a noi? E di quanti benefici non gli siamo noi
debitori? Egli ci ha donato l'esistenza, ci ha chiamati figli proprio
come un padre, ci ha salvati mentre andavamo in rovina. Quale lode
dunque, quale contraccambio potremo dargli per ricompensarlo di quanto
abbiamo ricevuto? Noi eravamo fuorviati di mente, adoravamo pietre e
legno, oro, argento e rame lavorato dall'uomo. Tutta la nostra vita non
era che morte! Ma mentre eravamo avvolti dalle tenebre, pur conservando
in pieno il senso della vista, abbiamo riacquistato l'uso degli occhi,
deponendo, per sua grazia, quel fitto velo che li ricopriva.
In realtà, scorgendo in noi non altro che errori e rovine e l'assenza
di qualunque speranza di salvezza, se non di quella che veniva da lui,
ebbe pietà di noi e, nella sua grande misericordia, ci donò la
salvezza. Ci chiamò all'esistenza mentre non esistevamo, e volle che
dal nulla cominciassimo ad essere.
Esulta, o sterile, tu che non hai partorito; prorompi in grida di
giubilo, tu che non partorisci, perché più numerosi sono i figli
dell'abbandonata dei figli di quella che ha marito (cfr. Is 54, 1).
Dicendo: Esulta, o sterile, tu che non hai partorito, sottolinea la
gioia della Chiesa che prima era priva di figli e poi ha dato noi alla
luce. Con le parole: Prorompi in grida di giubilo..., esorta noi ad
elevare a Dio, sempre festosamente, le voci della nostra preghiera. Con
l'espressione: Perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata dei
figli di quella che ha marito, vuol dire che il nostro popolo sembrava
abbandonato e privo di Dio e che ora, però, mediante la fede, siamo
divenuti più numerosi di coloro che erano guardati come adoratori di
Dio.
Un altro passo della Scrittura dice: «non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 13). Dice così per farci capire che
vuol salvare quelli che vanno in rovina. Importante e difficile è
sostenere non ciò che sta bene in piedi, ma ciò che minaccia di
cadere. Così anche Cristo volle salvare ciò che stava per cadere e
salvò molti, quando venne a chiamare noi che già stavamo per perderci.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
87,3
La mia preghiera giunga fino a te;
tendi, o Signore, l'orecchio
alla mia preghiera.
Intret
orátio mea in conspéctu tuo;
inclína aurem tuam ad precem meam, Dómine.
Colletta
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...
Omnípotens et miséricors Deus, univérsa nobis adversántia propitiátus
exclúde, ut, mente et córpore páriter expedíti, quæ tua sunt líberis
méntibus exsequámur. Per Dóminum...
Oppure:
O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e
fa' che alimentiamo l'olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell'attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sap
6,12-16
La
sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.
Dal libro della
Sapienza
La sapienza è
splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu sei il
mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
Seconda
Lettura 1
Ts 4,13-18 forma breve 4, 3-14
Dio, per mezzo
di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai
Tessalonicesi
[
Non
vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono
morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se
infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di
Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
]
Sulla
parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo
ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su
quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce
dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima
risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora
in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al
Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
Canto
al Vangelo Mt
24,42.44
Alleluia,
alleluia.
Vegliate e
tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
Vangelo
Mt
25,1-13
Ecco
lo sposo! Andategli incontro!
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro
lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e
cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé
l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio
in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si
addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le
nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a
mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le
vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu
chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a
dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi
dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Sulle
Offerte
Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa, e fa' che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Sacrifíciis præséntibus, Dómine, quæsumus, inténde placátus, ut, quod
passiónis Fílii tui mystério gérimus, pio consequámur afféctu. Per
Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
22,1-2
Il Signore è mio pastore,
non manco di nulla;
in pascoli di erbe fresche mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Dóminus regit me, et nihil mihi déerit;
in loco
páscuæ ibi me collocávit,
super aquam refectiónis educávit me.
Oppure: Lc
24,35
I
discepoli riconobbero Gesù, il Signore,
nello spezzare il pane.
Cognovérunt discípuli
Dóminum Iesum in fractióne panis.
Oppure: Cf
Mt 25,13
«Vegliate, perché non sapete
né il giorno né l'ora
in cui verrà il Signore».
Dopo
la Comunione
Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.
Grátias tibi, Dómine, reférimus sacro múnere vegetáti, tuam cleméntiam
implorántes, ut, per infusiónem Spíritus tui, in quibus cæléstis virtus
introívit, sinceritátis grátia persevéret. Per Christum.
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