Conservare
o cambiare
Fin
dagli inizi della sua vita pubblica Gesù afferma la propria indipendenza
nei confronti della tradizione giudaica del suo tempo.
Anzi
questo diventa uno dei punti di frizione e di contrasto fra Gesù e il
giudaismo farisaico. Se da una parte Gesù afferma che la Legge e i
Profeti non devono essere aboliti, ma portati a compimento (Mt 5,17),
dall'altra ingaggia una lotta serrata contro certe «tradizioni degli
antichi», che sono risultato di preoccupazioni puramente umane e
minacciano di annullare la Legge (vangelo).
La
Legge sclerotizzata
In
base a questa polemica di Gesù contro il fariseismo gretto si è finito
col dare a questo nome, originariamente sinonimo di pietà e di
perfezione, il significato di ipocrisia, di osservanza esteriore e priva
di convinzioni. Eppure questo è fare un torto a delle persone che nelle
loro intenzioni e alle origini erano sincere.
Cristo ha degli amici tra i farisei. Paolo stesso è uno di loro. Severi
custodi dell'osservanza in un'epoca di fortissima influenza pagana, essi
erano stati i salvatori dell'anima del popolo. Per preservare questa
anima i farisei avevano attenuato notevolmente le aspettative e le
speranze messianiche, ritenute politicamente pericolose; avevano
accentuato, invece, le pratiche cultuali, dando loro la precedenza sui
doveri della fraternità umana e della giustizia sociale.
L'attaccamento
alla Legge, che ha reso grande il giudaismo (1a lettura) e che in più
di un caso è stato motivo della salvezza di Israele, comportava
però gravi pericoli; nel mettere sullo stesso piano tutti i precetti,
religiosi e morali, civili e cultuali, abbandonandoli alle sottigliezze
dei casisti, il culto della Legge finiva per imporre un giogo
impossibile da portare (Mt 23,4; At 15,10). Da segno di alleanza e di
libertà la Legge diventava una catena di schiavitù.
Un
secondo pericolo, ancora più grave e radicale, era quello
di fondare la «giustizia dell'uomo» di fronte a Dio, non sulla
grazia e sulla iniziativa divina, ma sull’obbedienza ai comandamenti e
sulla pratica delle opere buone, come se l'uomo fosse capace di salvarsi
da solo.
Una
tentazione risorgente
Il
fariseismo e il formalismo non sono un atteggiamento che riguarda
solo il passato, ma
una tentazione continuamente risorgente anche presso le persone e
le istituzioni che iniziano
con le intenzioni più pure e più rette.
Un
modo di pensare farisaico ha tentato di bloccare il dinamismo
missionario della Chiesa primitiva. È stata necessaria la rude energia di
Paolo e la convocazione del
primo concilio di Gerusalemme perché la comunità primitiva si
potesse scrollare di dosso
le norme che volevano imporre i giudaizzanti.
Un
modo di agire farisaico può continuare anche oggi, nel seno della
Chiesa: si possono esagerare e assolutizzare la legalità, il precetto,
l'esteriorità; si può anche oggi vivere un
cristianesimo legalista, esteriore, periferico, più preoccupato
di ubbidire passivamente a norme
ricevute, che di dare una risposta personale e responsabile alle
chiamate di Dio e alle
invocazioni dei fratelli.
Si
rischia di essere farisei anche quando non si distingue l'essenziale
dell'evento cristiano nella storia, dalle diverse forme storiche e
culturali in cui esso si manifesta, imbrigliando nelle nostre categorie
l'inafferrabile azione dello Spirito, cercando di mantenere sotto il
giogo della legge coloro che ne sono stati liberati dalla morte di
Cristo. Cadono sotto
questa accusa alcune resistenze
al rinnovamento conciliare,
alcuni ingiustificati
allarmi di fronte agli sforzi di «aggiornamento» in campo liturgico,
pastorale ed ecclesiale. Una malintesa fedeltà alla tradizione, che si
manifesta in una opposizione ad ogni forma di rinnovamento, è indice di
sterilità, di infecondità spirituale. Al contrario, la fedeltà allo
Spirito è una fedeltà dinamica non passiva, conquistatrice non
apologetica, missionaria non chiusa su se stessa.
Tensione
liberatrice dei giovani
Al
di là di ogni mitizzazione e facile idealizzazione, i giovani sono
stati in tutti i tempi un elemento attivo di questa dinamica di
trasformazione di strutture e tradizioni inadeguate. La loro critica
costruttiva ha la funzione di liberare continuamente a un modo
sclerotizzato di vivere i valori, per aderire in profondità ad essi
senza mai assolutizzare ciò che passa. Essi possiedono anche fantasia e
utopia a sufficienza per imprimere un'accelerazione forte al
cambiamento, o alla revisione di usi, costumi e rapporti di dipendenza,
di modi di conduzione della comunità. La forza dei giovani spinge una
comunità verso il futuro.
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Il
Signore ha avuto misericordia di noi
Dai
«Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 23 A, 1-4; CCL 41,
321-323)
Siamo veramente beati se, quello che ascoltiamo, o cantiamo, lo mettiamo
anche in pratica. Infatti il nostro ascoltare rappresenta la semina,
mentre nell'opera abbiamo il frutto del seme. Premesso ciò, vorrei
esortarvi a non andare in chiesa e poi restare senza frutto, ascoltare
cioè tante belle verità, senza poi muovervi ad agire.
Tuttavia non dimentichiamo quanto ci dice l'Apostolo: «Per questa
grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono
di Dio, né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Ef 2,
8-9). Ribadisce: «Per grazia siete stati salvati» (Ef 2, 5).
In realtà non vi era in precedenza nella nostra vita nulla di buono,
che Dio potesse apprezzare e amare, quasi avesse dovuto dire a se
stesso: «Andiamo, soccorriamo questi uomini, perché la loro vita è
buona». Non poteva piacergli la nostra vita col nostro modo di agire,
però non poteva dispiacergli ciò che egli stesso aveva operato in noi.
Pertanto condannerà il nostro operato, ma salverà ciò che egli stesso
ha creato.
Dunque non eravamo davvero buoni. Ciò nonostante, Dio ebbe compassione
di noi e mandò il suo Figlio, perché morisse, non già per i buoni, ma
per i cattivi, non per i giusti, ma per gli empi. Proprio così: «Cristo
morì per gli empi» (Rm 5, 6). E che cosa aggiunge? «Ora a stento si
trova chi sia disposto a morire per un giusto», al massimo «ci può
essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene» (Rm 5, 7).
Può darsi che qualcuno abbia la forza di morire per il giusto. Ma per l'ingiusto,
l'empio, l'iniquo, chi accetterebbe di morire, se non Cristo soltanto,
che è talmente giusto da poter giustificare anche gli ingiusti?
Come vedete, fratelli, non avevamo opere buone, ma tutte erano cattive.
Tuttavia, pur essendo tali le opere degli uomini, la misericordia divina
non li abbandonò. Anzi Dio mandò il suo Figlio a redimerci non con oro
né con argento, ma a prezzo del suo sangue, che egli, quale Agnello
immacolato condotto al sacrificio ha sparso per le pecore macchiate, se
pure solo macchiate e non del tutto corrotte.
Questa è la grazia che abbiamo ricevuto. Viviamo perciò in modo degno
di essa, per non fare oltraggio a un dono sì grande. Ci è venuto
incontro un medico tanto buono e valente da liberarci da tutti i nostri
mali. Se vogliamo di nuovo ricadere nella malattia, non solo recheremo
danno a noi stessi, ma ci dimostreremo anche ingrati verso il nostro
medico.
Seguiamo perciò le ve che egli ci ha mostrato, specialmente la via dell'umiltà,
quella per la quale si è incamminato lui stesso: Infatti ci ha
tracciato la via dell'umiltà con il suo insegnamento e l'ha percorsa
fino in fondo soffrendo per noi.
Perché dunque colui che era immortale potesse morire per noi, «il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). L'immortale
assunse la mortalità, per poter morire per noi e distruggere in tal
modo con la sua morte la nostra morte.
Questo ha compiuto il Signore, in questo ci ha preceduto. Lui che è
grande si è umiliato, umiliato fu ucciso, ucciso risuscitò e fu
esaltato per non lasciare noi nell'inferno, ma per esaltare in sé,
nella risurrezione dai morti, coloro che in questa terra aveva esaltati
soltanto nella fede e nella confessione dei giusti. Dunque ci ha chiesto
di seguire la via dell'umiltà: se lo faremo daremo gloria al Signore e
a ragione potremo cantare: «Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo
grazie, invocando il tuo nome» (Sal 74, 2).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
85,3.5
Abbi pietà di me, Signore,
perché ti invoco tutto il giorno:
tu sei buono e pronto al perdono,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
Miserére mihi, Dómine,
quóniam ad te clamávi
tota die:
quia tu,
Dómine, suávis ac mitis es,
et copiósus in misericórdia ómnibus invocántibus te.
Colletta
O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l'amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...
Deus virtútum, cuius est totum quod est óptimum, ínsere pectóribus nostris
tui nóminis amórem, et præsta, ut in nobis, religiónis augménto, quæ sunt
bona nútrias, ac, vigilánti stúdio, quæ sunt nutríta custódias. Per Dóminum...
Oppure:
Guarda, o Padre, il popolo cristiano radunato nel giorno memoriale della Pasqua,
fa' che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore: la tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Dt 4, 1-2. 6-8
Non aggiungerete
nulla a ciò che io vi comando... osserverete i comandi del Signore.
Dal libro del Deuteronòmio
Mose parlò al popolo dicendo: «Ora,
Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate
in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il
Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò
che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del
Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le
metterete in pratica, perché quella sarà
la vostra
saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo
parlare di tutte queste leggi, diranno: "Questa grande nazione è il solo
popolo saggio e intelligente". Infatti quale grande nazione ha gli dèi così
vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo
invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta
questa legislazione che io oggi vi do?».
Salmo
Responsoriale
Dal Salmo 14
Chi teme il Signore
abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina
senza colpa,
pratica la
giustizia
e dice la
verità che ha nel cuore,
non sparge
calunnie con la sua lingua.
Non fa
danno al suo prossimo
e non
lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi
occhi è spregevole il malvagio,
ma onora
chi teme il Signore.
Non presta
il suo denaro a usura
e non
accetta doni contro l'innocente.
Colui che
agisce in questo modo
resterà
saldo per sempre.
Seconda
Lettura
Gc 1, 17-18.
21b-22.27
Siate di quelli che mettono in pratica la Parola.
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei carissimi, ogni buon
regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre,
creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di
cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di
verità, per essere una primizia delle sue creature.
Accogliete con docilità la Parola
che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli
che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi
stessi.
Religione pura e
senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove
nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
Canto
al Vangelo Gc 1,18
Alleluia,
alleluia.
Per sua
volontà il Padre ci ha generati per mezzo
della parola di verità,
per essere
una primizia delle sue creature.
Alleluia.
Vangelo Mc 7,1-8.14-15.21-23
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli
uomini.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno
a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto
che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non
lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono
lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e,
tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e
osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di
stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo
interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la
tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli
rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini".
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli
uomini».
Chiamata di nuovo
la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene!
Non c'è nulla fuori dell'uomo
che, entrando in lui, possa
renderlo impuro. Ma sono
le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva
[ai suoi discepoli]:
«Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini,
escono i propositi di male: impurità,
furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia,
calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive
vengono fuori dall'interno
e rendono impuro l'uomo».
Sulle
Offerte
Santifica, Signore, l'offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Benedictiónem nobis, Dómine, cónferat salutárem sacra semper oblátio,
ut, quod agit mystério, virtúte perfíciat. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
30,20
Quant'è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per quelli che ti temono.
Ps 30,20
Quam magna
multitúdo dulcédinis tuæ,
Dómine, quam abscondísti timéntibus te.
Oppure:
Mt
5,9-10
Beati
gli operatori di pace:
saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia:
di essi è il regno dei cieli.
Beáti
pacífici, quóniam fílii Dei vocabúntur.
Beáti qui
persecutiónem patiúntur propter iustítiam,
quóniam ipsórum est regnum cælórum.
Oppure:
Cf Mc 7,20
«Il male che esce dal cuore,
contamina l'uomo»,
dice il Signore.
Dopo
la Comunione
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.
Pane mensæ
cæléstis refécti, te, Dómine, deprecámur, ut hoc nutriméntum caritátis corda
nostra confírmet, quátenus ad tibi ministrándum in frátribus excitémur. Per
Christum..
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