I
due saranno uno
L'uomo non esaurisce la propria
vocazione nel dominio della materia e nello sforzo di migliorare le
condizioni della sua vita; egli porta in sé anche l'esigenza all'incontro
con un essere capace di comunione con lui.
Di fatto, è un altro se stesso che egli scopre nella donna: «Questa
volta essa è carne alla mia carne e osso dalle mie ossa» (1a lettura).
La struttura sessuale dell'uomo e della donna, come tutta la loro
esistenza corporea, deve essere compresa come presenza, linguaggio,
riconoscimento dell'altro. Il mistero dell'uomo e della donna non sono
nell'uomo e nella donna separatamente, ma nella comunione di tutta la
persona fino ad un vero dialogo fecondo e aperto.
Mistero di comunione
Il profondo legame che
unisce l'uomo e la donna ha nel testo della Genesi due note essenziali:
è superiore a qualsiasi altro legame, compreso quello coi
genitori, che nei comandamenti viene subito dopo i rapporti con Dio; è
così intimo e profondo sul piano del corpo e dello spirito, da
formare un solo essere.
A questo pensa Gesù, quando riafferma la indissolubilità del vincolo
matrimoniale, che era stata allentata dalla concessione del libello di
divorzio. Gesù ha ribadito
l'indissolubilità del vincolo matrimoniale. Una creatura umana si da ad
un'altra creatura umana.
Tanto serio è l'impegno reciproco!
E Gesù non intende il matrimonio soltanto come istituzione
esteriore: va in profondità. Tutta la persona deve mantenersi libera
per l'altro. Per Gesù si tratta di dare
all'amore la sua occasione più grande e duratura.
L'indissolubilità è dono più che legge
Analizzando la storia del matrimonio attraverso i secoli si nota come
l'evoluzione dei costumi ha favorito, presso quasi tutti i popoli, il
passaggio dalla poligamia alla concezione monogamica del matrimonio, e
questo ha portato due notevoli conseguenze parallele: la liberazione
della condizione della donna, che da uno stato di inferiorità e di
quasi schiavitù è passata gradualmente alla parità giuridica e
sociale; e la scelta del «partner» nel matrimonio, come atto
libero, personale, non più regolato dall'esterno.
L'attrattiva sempre più forte verso il matrimonio fondato sul libero
consenso dei coniugi non si accompagna però affatto ad una adesione
volontaria alla legge dell'indissolubilità, dove essa figura nel
codice religioso o anche civile. Questo perché dell'indissolubilità si
è fatta una legge e non un dono e una conquista
del matrimonio. Il dono del matrimonio, che Dio nella creazione ha fatto
all'uomo, traduce qualcosa dell'insondabile profondità del dare,
dell'amare, del consumarsi nell'altro che è proprietà dell'essere di
Dio.
L'amore non muore mai
Attraverso i fatti e le traversie della vita l'amore tra due sposi è
chiamato a trasformarsi e a rinnovarsi. Diventerà più concreto, più
autentico. Non più vecchio, ma più maturo. Cioè sempre
più adulto. Diversamente dalle altre realtà viventi, l'amore dell'uomo
e della donna non va verso la morte. Perché l'amore dell'uomo è parte
dell'amore di Dio, che è l'Eterno. I cristiani usano una parola per
indicare che il rapporto d'amore fra due sposi è chiamato a non morire
mai: «indissolubile». Ma non si deve pensare ad un legame imposto
dall'esterno, da una legge. Pensiamo, invece, che Dio, che ha chiamato
gli sposi all'amore, li chiama a vivere un amore che non muore, perché
cresce sempre e si rinnova. Concretamente, questo significa che l'amore
sponsale è chiamato a superare ogni difficoltà presente e futura.
Un amore più forte delle difficoltà. Un amore che ha la forza
stessa di Dio.
Significa, inoltre, che l'assoluta indissolubilità del matrimonio —
anche quando, in casi umanamente disperati, sembra priva di significato
— mantiene, tuttavia, il suo senso profondo di partecipazione
all'amore di Cristo fino alla crocifissione. Come il Cristo non ha
abbandonato né l'umanità né la Chiesa, quando lo inchiodavano sulla
croce, così ogni matrimonio contratto «nel Signore», conserva
l'indissolubilità del legame fra Cristo e la Chiesa, anche quando è
divenuto una crocifissione. La presenza di Cristo nel matrimonio del
credente non esclude, quindi, a priori, incompatibilità di carattere,
errori nella scelta matrimoniale, difficoltà con i figli, nervosità,
malattia, noia. ma significa che, per i credenti, il Terzo, cioè
Cristo, è sempre presente; Gesù Cristo da forza, conforto, speranza,
mentre fa osservare come sia sempre meglio dare che ricevere (cf At
20,35). Chi si impregna di questo spirito nei giorni felici, potrà
continuare a vivere di questa speranza nelle ore difficili.
|
Il
pastore sia accorto nel tacere, tempestivo nel parlare
Dalla
«Regola pastorale» di san Gregorio Magno, papa (Lib. 2, 4 PL 77,
30-31)
Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire
ciò ch'è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve
essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell'errore, così un
silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano
evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore
degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch'è giusto e, al dire di
Cristo ch`è la verità, non attendono più alla custodia del gregge con
amore di pastori, ma come mercenari. Fuggono all'arrivo del lupo,
nascondendosi nel silenzio.
Il Signore li rimprovera per mezzo del Profeta, dicendo: «Sono tutti
cani muti, incapaci di abbaiare» (Is 56, 10), e fa udire ancora il suo
lamento: «Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun
baluardo in difesa degli Israeliti, perché potessero resistere al
combattimento nel giorno del Signore» (Ez 13, 5). Salire sulle brecce
significa opporsi ai potenti di questo mondo con libertà di parola per
la difesa del gregge. Resistere al combattimento nel giorno del Signore
vuol dire far fronte, per amor di giustizia, alla guerra dei malvagi.
Cos'è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un
voltar le spalle al nemico con il suo silenzio? Se invece si batte per
la difesa del gregge, costruisce contro i nemici un baluardo per la casa
d'Israele. Per questo al popolo che ricadeva nuovamente nell'infedeltà
fu detto: «I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e
insulse, non hanno svelato le tue iniquità, per cambiare la tua sorte»
(Lam 2, 14). Nella Sacra Scrittura col nome di profeti son chiamati
talvolta quei maestri che, mentre fanno vedere la caducità delle cose
presenti, manifestano quelle future.
La parola di Dio li rimprovera di vedere cose false, perché, per timore
di riprendere le colpe, lusingano invano i colpevoli con le promesse di
sicurezza, e non svelano l'iniquità dei peccatori, ai quali mai
rivolgono una parola di riprensione.
Il rimprovero è una chiave. Apre infatti la coscienza a vedere la
colpa, che spesso è ignorata anche da quello che l'ha commessa. Per
questo Paolo dice: «Perché sia in grado di esortare con la sua sana
dottrina e di confutare coloro che contraddicono» (Tt 1, 9). E anche il
profeta Malachia asserisce: «Le labbra del sacerdote devono custodire
la scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, perché egli è
messaggero del Signore degli eserciti» (Ml 2, 7).
Per questo il Signore ammonisce per bocca di Isaia: «Grida a
squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce» (Is 58,
1).
Chiunque accede al sacerdozio si assume l'incarico di araldo, e avanza
gridando prima dell'arrivo del giudice, che lo seguirà con aspetto
terribile. Ma se il sacerdote non sa compiere il ministero della
predicazione, egli, araldo muto qual'è, come farà sentire la sua
voce? Per questo lo Spirito Santo si posò sui primi pastori sotto forma
di lingue, e rese subito capaci di annunziarlo coloro che egli aveva
riempito.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Est
13,9.10-11
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l'universo.
Est 4,17
In
voluntáte tua, Dómine,
univérsa
sunt pósita,
et non est
qui possit resístere voluntáti tuæ.
Tu enim
fecísti ómnia, cælum et terram,
et univérsa
quæ cæli ámbitu continéntur;
Dóminus universórum tu es.
Colletta
O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore...
Omnípotens sempitérne Deus, qui abundántia pietátis tuæ et mérita súpplicum
excédis et vota, effúnde super nos misericórdiam tuam, ut dimíttas quæ
consciéntia métuit, et adícias quod orátio non præsúmit. Per Dóminum...
Oppure:
Dio, che hai creato l'uomo e la donna, perché i due siano una vita sola, principio dell'armonia libera e necessaria che si realizza nell'amore; per opera del tuo Spirito riporta i figli di Adamo alla santità delle prime origini, e dona loro un cuore fedele perché nessun potere umano osi dividere ciò che tu stesso hai unito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn 2, 18-24
I
due saranno un'unica carne.
Dal libro della Genesi
Il Signore Dio
disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli
corrisponda».
Allora il
Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli
uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe
chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri
viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto
il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici,
ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il
Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse
una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con
la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.
Allora
l'uomo disse:
«Questa
volta è osso dalle mie ossa,
carne
dalla mia carne.
La si
chiamerà donna,
perché
dall'uomo è stata tolta».
Per questo
l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due
saranno un'unica carne.
Salmo
Responsoriale
Sal 127
Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Beato chi teme il
Signore
e cammina
nelle sue vie.
Della
fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai
felice e avrai ogni bene.
La tua
sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi
figli come virgulti d'ulivo
intorno
alla tua mensa.
Ecco com'è
benedetto
l'uomo che
teme il Signore.
Ti
benedica il Signore da Sion.
Possa tu
vedere il bene di Gerusalemme
tutti i
giorni della tua vita!
Possa tu
vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su
Israele!
Seconda
Lettura
Eb 2, 9-11
Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da
una stessa origine.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, quel
Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di
gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia
di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva
infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose,
lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse
perfetto per mezzo delle sofferenze
il capo che guida alla salvezza.
Infatti,
colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una
stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.
Canto
al Vangelo 1 Gv
4,12
Alleluia,
alleluia.
Se ci
amiamo gli uni gli
altri,
Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in
noi.
Alleluia.
Vangelo Mc 10, 2-16,
forma breve 10, 2-12
L'uomo non divida
quello che Dio ha congiunto.
Dal vangelo secondo Marco
[In quel tempo,
alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a
Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose
loro: «Che cosa vi ha ordinato
Mosè?».
Dissero:
«Mosè
ha
permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi
questa norma. Ma dall'inizio della creazione (Dio) li fece maschio e
femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una
sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A
casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse
loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio
verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette
adulterio».]
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li
rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate
che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti
appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno
di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra
le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Sulle
Offerte
Accogli, Signore, il sacrificio che tu stesso ci hai comandato d'offrirti e,mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale, compi in noi la tua opera di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe,
quæsumus, Dómine, sacrifícia tuis institúta præcéptis, et sacris mystériis,
quæ débitæ servitútis celebrámus offício, sanctificatiónem tuæ nobis
redemptiónis dignánter adímple. Per Christum..
Antifona
alla Comunione Lam
3,25
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
Bonus est
Dóminus sperántibus in eum,
ánimæ quærénti illum.
Oppure:
Cf
1 Cor 10,17
Un
solo è il pane,
e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo,
perché partecipiamo tutti
dell'unico
pane e dell'unico calice.
Unus panis
et unum corpus multi sumus,
omnes qui
de uno pane et de uno cálice participámus.
Oppure:
Mc
10,15
«Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino
non vi entrerà» , dice il Signore.
Dopo
la Comunione
La comunione a questo sacramento sazi la nostra fame e sete di te, o Padre, e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna, nei secoli dei secoli.
Concéde
nobis, omnípotens Deus, ut de percéptis sacraméntis inebriémur atque
pascámur, quátenus in id quod súmimus transeámus. Per Christum..
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