La
ricchezza che aliena dai beni del regno
Povertà
e ricchezza sono situazioni antiche quanto il mondo. Ma hanno fatto e
continuano sempre a fare problema. Le interpretazioni e le soluzioni
sono molte. C’è chi collega povertà e ricchezza alla «fortuna»
e al
caso. Chi vede nella povertà il segno della incapacità e del
disordine morale e nella ricchezza il segno e il premio
dell’intelligenza e della virtù. Per altri è proprio il contrario:
chi è onesto non si arricchisce, perché per diventare ricchi non
bisogna avere troppi scrupoli di coscienza. Ricchezza coincide con
sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo: il ricco è un ladro,
disposto a tutto per difendere il suo privilegio. Nasce il disordine
costituito, la società violenta. E nasce il problema: come fare
giustizia? Come dividere giustamente i beni della terra e i frutti del
lavoro dell’uomo? Come cambiare l’ordine delle cose?
Beati
i ricchi, guai ai ricchi
Anche
nella Bibbia troviamo una duplice «lettura»
della
povertà e della ricchezza. Da una parte la povertà è scandalo, un
male da togliere, un male che è quasi la cristallizzazione del
peccato, mentre nella ricchezza c’è il segno della benedizione di
Dio. L’amico di Dio è l’uomo dotato di ogni bene. Il povero è
colui nel quale si specchia il disordine del mondo.
Però
c’è’ anche tutta una linea profetica che termina nel «guai a
voi, o ricchi!»
di Gesù
e che vede nella ricchezza il pericolo più grave di autosufficienza e
di allontanamento da Dio e di insensibilità verso il prossimo. E
contrapposto al «guai a
voi, o ricchi!»,
c’è
il «beati
i poveri»:
la
povertà diventa una specie di zona privilegiata per l’esperienza
religiosa. Il povero è l’amato da Iahvè; a lui è annunciato il
Regno. Il povero è il primo destinatario della Buona Novella. La
povertà non è più disgrazia o scandalo, ma beatitudine. La
beatitudine del povero sarà pienamente rivelata dopo la morte, con un
rovesciamento delle situazioni (vangelo).
Il
vangelo è denuncia profetica di ogni ordine ingiusto…
La
parabola del ricco epulone va considerata allora come l’accettazione
fatalistica di un disordine costituito in cui i ricchi diventano sempre
più ricchi e i poveri sempre più poveri, in cui il ricco opprime il
povero? E come consolazione alienante per i poveri di questo mondo? La
religione è l’oppio che addormenta e tiene buoni i poveri? Questo
modo di leggere la parabola non è vangelo, ma una caricatura dei
vangelo.
Il vangelo è denuncia profetica di ogni ordinamento ingiusto e
rivelazione delle cause profonde dell’ingiustizia. Anche il povero può
essere un ricco potenziale e lottare non per la giustizia ma per
prendere il posto dei padroni. Il vangelo è appello alla conversione
radicale per tutti, poveri e ricchi, conversione da realizzare subito. «Anche tra
i ricchi Gesù annunzia il Regno che viene. Ma condanna i mali che la
ricchezza trascina con sé: vede il ricco prigioniero dei suoi beni
portato a escludere ogni altro valore, a considerare i suoi simili
strumento della sua avidità.
Il ricco epulone della parabola evangelica che banchetta lautamente
e non si dà pena di Lazzaro, un povero mendicante affamato e coperto di
piaghe, non ne è ancora l’immagine più completa. Lo sono ancor più
i suoi cinque fratelli che continuano spensierati a gozzovigliare,
insensibili fino al punto che nemmeno un morto risuscitato potrebbe
scuoterli»
(CdA, pag,
31).
…
e forza di trasformazione del mondo
Nella
parabola viene mostrato come la prospettiva del futuro abbia peso
sull’oggi e come il rapporto dell’uomo con l’uomo abbia un
riflesso con il suo definitivo essere innanzi a Dio. Il vangelo è una
forza dinamica di trasformazione e di cambiamento «continuo».
L’avventura
dell’amore, inaugurata da Cristo e proseguita dopo di lui, invitando
l’uomo ad acconsentire attivamente alla legge della libertà, ha di
fatto causato una progressiva trasformazione dei rapporti tra gli
uomini... Non è però un manifesto rivoluzionario e neppure un
programma di riforma in materia sociale. E’ qualcosa di più e di più
essenziale. Il vangelo non ci insegna nulla sulla rivoluzione. Tentare
di costruire una teologia della rivoluzione partendo dal vangelo è
illudersi e non cogliere l’essenziale. Sul piano degli obiettivi e dei
mezzi, i cristiani e i non cristiani devono fare appello alle risorse
della razionalità umana, scientifica e morale; gli uni e gli altri
devono ricercare le soluzioni efficaci, anche se i comportamenti
concreti possono divergere. Ma i cristiani, presi nell’avventura
dell’amore e nella sola misura in cui accettano di viverla come Cristo
e alla sua sequela, saranno più attenti a fare in modo che essa non
degeneri in nuove oppressioni e in nuovo legalismo.
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Foste
salvati gratuitamente
Dalla
«Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 1, 1 - 2, 3; Funk 1, 267-269)
Policarpo e i presbiteri, che sono con lui, alla chiesa di Dio che
risiede come pellegrina in Filippi: la misericordia e la pace di Dio
onnipotente e di Gesù Cristo nostro salvatore siano in abbondanza su di
voi.
Prendo parte vivamente alla vostra gioia nel Signore nostro Gesù Cristo
perché avete praticato la parola della carità più autentica. Infatti
avete aiutato nel loro cammino i santi avvinti da catene, catene che
sono veri monili e gioielli per coloro che furono scelti da Dio e dal
Signore nostro. Gioisco perché la salda radice della vostra fede, che
vi fu annunziata fin dal principio, sussiste fino al presente e porta
frutti in Gesù Cristo nostro Signore. Egli per i nostri peccati accettò
di giungere fino alla morte, ma «Dio lo ha risuscitato sciogliendolo
dalle angosce della morte» (At 2, 24), e in lui, senza vederlo, credete
con una gioia indicibile e gloriosa( cfr. 1 Pt 1, 8), alla quale molti
vorrebbero partecipare; e sapete bene che siete stati salvati per
grazia, non per le vostre opere, ma per la volontà di Dio mediante Gesù
Cristo (cfr. Ef 2, 8-9).
«Perciò dopo aver preparato la vostra mente all'azione» (1 Pt 1, 13),
«servite Dio con timore» (Sal 2, 11) e nella verità, lasciando da
parte le chiacchiere inutili e gli errori grossolani e «credendo in
colui che ha risuscitato nostro Signore Gesù Cristo dai morti e gli ha
dato gloria» (1 Pt 1, 21), facendolo sedere alla propria destra. A lui
sono sottomesse tutte le cose nei cieli e sulla terra, a lui obbedisce
ogni vivente. Egli verrà a giudicare i vivi e i morti e Dio chiederà
conto del suo sangue a quanti rifiutano di credergli.
Colui che lo ha risuscitato dai morti, risusciterà anche noi, se
compiremo la sua volontà, se cammineremo secondo i suoi comandi e
ameremo ciò che egli amò, astenendoci da ogni specie di ingiustizia,
inganno, avarizia, calunnia, falsa testimonianza, «non rendendo mala
per male, né ingiuria per ingiuria» (1 Pt 3, 9), colpo per colpo,
maledizione per maledizione, memori dell'insegnamento del Signore che
disse: Non giudicate per non esser giudicati; perdonate e vi sarà
perdonato; siate misericordiosi per ricevere misericordia; con la misura
con cui misurate, sarà misurato a voi (cfr. Mt 7, 1); Lc 6, 36-38) e:
Beati i poveri e i perseguitati per causa della giustizia, perché di
essi è il regno dei cieli (cfr. Mt 5, 3. 10).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Dn
3,31.29.30.43.42
Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi
l'hai fatto con retto giudizio;
abbiamo peccato contro di te,
non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti;
ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi
secondo la grandezza della tua misericordia.
Omnia, quæ fecísti nobis,
Dómine, in vero
iudício fecísti,
quia peccávimus tibi,
et mandátis tuis non obodívimus;
sed da glóriam nómini
tuo,
et
fac nobíscum secúndum multitúdinem misericórdiæ tuæ.
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore.
Deus, qui omnipoténtiam tuam parcéndo máxime et miserándo maniféstas,
multíplica super nos grátiam tuam, ut, ad tua promíssa curréntes, cæléstium
bonórum fácias esse consórtes. Per Dominum.
Oppure:
O Dio, tu chiami per nome i tuoi poveri, mentre non ha nome il ricco epulone; stabilisci con giustizia la sorte di tutti gli oppressi, poni fine all'orgia degli spensierati, e
fa' che aderiamo in tempo alla tua
Parola, per credere che il tuo Cristo è risorto dai morti e ci
accoglierà nel tuo regno. Per il nostro Signore.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Am 6,
1.4-7
Ora
cesserà l’orgia dei dissoluti.
Dal libro del profeta Amos
Guai agli
spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore
rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda
Lettura 1 Tm 6, 11-16
Conserva
il comandamento fino alla manifestazione del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a
Timòteo
Tu, uomo di Dio,
evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede,
alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia
della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato
chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede
davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato
la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di
conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino
alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Canto
al Vangelo 2
Cor 8,9
Alleluia,
alleluia.
Gesù Cristo da
ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Alleluia.
Vangelo
Lc 16, 19-31
Nella
vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è
consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino
finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome
Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi
con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che
venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo.
Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti,
alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora
gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a
intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché
soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i
tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato,
tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato
fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non
possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di
mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché
non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose:
“Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre
Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.
Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi
neanche se uno risorgesse dai morti”».
Sulle
Offerte
Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest'offerta della tua Chiesa
fa' scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore.
Concéde
nobis, miséricors Deus, ut hæc nostra oblátio tibi sit accépta, et per eam
nobis fons omnis benedictiónis aperiátur. Per Christum..
Antifona
alla Comunione
Sal
118,49-50
Ricorda, Signore,
la promessa fatta al tuo servo:
in essa mi hai dato speranza
nella mia miseria essa mi conforta.
Meménto
verbi tui servo tuo, Dómine,
in quo mihi
spem dedísti;
hæc me
consoláta est in humilitáte mea.
Oppure:
1
Gv 3,16
Da
questo abbiamo conosciuto l'amore di Dio:
egli ha dato la sua vita per noi,
e anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.
In hoc
cognóvimus caritátem Dei:
quóniam ille
ánimam suam pro nobis pósuit;
et
nos debémus pro frátribus ánimas pónere.
Oppure:
Lc 16,22-23
«Il povero fu portato dagli angeli
nel seno di Abramo,
il ricco nell'inferno tra i tormenti».
Dopo
la Comunione
Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell'anima e nel corpo, perché, comunicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventiamo eredi con lui nella gloria. Per Cristo nostro Signore.
Sit nobis, Dómine, reparátio mentis et córporis cæléste mystérium, ut simus
eius in glória coherédes, cui, mortem ipsíus annuntiándo, compátimur. Qui
vivit et regnat in sæcula sæculórum..
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