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Liturgia della XXXIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno C * |
Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA |
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XXXIV
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO Anno C - Solennità MISSALE ROMANUM VETUS ORDO |
LETTURE:
2 Sam 5, 1-3;
Sal 121;
Col 1, 12-20;
Lc 23, 35-43 |
Cristo, Signore della pace e dell'unità
Cristo è chiamato a guidare il popolo di Dio, ad esserne
condottiero (cf prima lettura); la sua
regalità è di origine divina ed ha il primato su tutto, perché in lui
il Padre ha posto la pienezza di tutte le cose (seconda lettura). Eppure
il vangelo di Luca presenta la regalità di Gesù riportando la parodia
della sua investitura a re dei Giudei sulla croce, che richiama
fortemente l’altra parodia avvenuta nel pretorio di Pilato e riportata
dagli altri evangelisti. L’investitura regale di Gesù si svolge
attorno alla croce, trono improvvisato del nuovo Messia. Per rendere più
evidente questo accostamento, Luca ricorda l’iscrizione che domina la
croce (v. 38), ma senza dire che si tratta di un motivo di condanna (cf Mt
27,37). Così l’iscrizione tiene il posto della parola di
investitura, simile a quella del Padre che investì il proprio Figlio al
battesimo (Lc 3,22). Luca,
inoltre, introduce qui un episodio riportato altrove (v. 36a; cf Mt
27,48) e vi aggiunge una frase (v. 37b) con la quale la folla
attende di conoscere i titoli di Gesù alla regalità, titoli esteriori
che Gesù si rifiuta di fornire: egli non vuole che la sua regalità gli
venga dallo sfuggire alla sua sorte, ma dalla sua fedeltà alla
medesima! |
Venga il tuo regno Dall'opuscolo
«La preghiera» di Origène, sacerdote (Cap. 25; PG 11, 495-499) |
MESSALE Antifona
d'Ingresso Ap
5,12; 1,6 Dignus est Agnus, qui occísus est, accípere virtútem et divinitátem et sapiéntiam et fortitúdinem et honórem. Ipsi glória et impérium in sæcula sæculórum.
In quei giorni, vennero tutte le tribù d'Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: "Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d'Israele"». Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un'alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d'Israele.
Quale gioia, quando mi dissero:
È
là che salgono le tribù,
Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di
partecipare alla sorte dei santi nella luce. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».
Anche
i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e
dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era
anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
E
disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose:
«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui Unigénitum Fílium tuum, Dóminum nostrum Iesum Christum, Sacerdótem ætérnum et universórum Regem, óleo exsultatiónis unxísti: ut, seípsum in ara crucis hóstiam immaculátam et pacíficam ófferens, redemptiónis humánæ sacraménta perágeret: et, suo subiéctis império ómnibus creatúris, ætérnum et universále regnum imménsæ tuæ tráderet maiestáti: regnum veritátis et vitæ; regnum sanctitátis et grátiæ; regnum iustítiæ, amóris et pacis.
Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Sedébit Dóminus Rex in ætérnum; Dóminus benedícet pópulo suo in pace.
Dopo
la Comunione Immortalitátis alimóniam consecúti, quæsumus, Dómine, ut, qui Christi Regis universórum gloriámur obodíre mandátis, cum ipso in cælésti regno sine fine vívere valeámus. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.
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