Gesù
risorto testimoniato dai cristiani che si amano
Lo
Spirito continua a rendere attuali, nella Chiesa e nelle singole
comunità, le realtà pasquali. La promessa di Gesù (cf vangelo) non è
solo motivo di fiducia e di consolazione per i discepoli che lo ascoltano
e che egli sta per lasciare; è una realtà che si prolunga nella storia:
lo Spirito è all’opera nel cuore dei credenti e di ogni uomo di buona
volontà, per un cammino di crescita nella via della verità e
dell’amore.
Profeti
dell’amore
Nel
vangelo di questa domenica la promessa dello Spirito è strettamente unita
al tema dell’amore. Di fatto, lo Spirito che il Signore promette e che
viene dal Padre, è Spirito di amore; e di questo i cristiani sono
chiamati a rendere testimonianza.
Una
testimonianza visibile e convincente sarà quell’amore scambievole che
deve (o dovrebbe) caratterizzare le comunità cristiane. «Guardate come
si amano», dicevano i pagani dei primi cristiani. Oggi i nuovi pagani
post-cristiani possono dire altrettanto guardando i cristiani? o il
comportamento dei cristiani è tale da farli diffidare del cristianesimo e
della sua insistenza sull’amore? Con ogni probabilità, parliamo troppo
di amore, ne facciamo quasi un genere letterario; ma non lo viviamo
sinceramente tra noi, divisi come siamo da pregiudizi, settarismi, ghetti
diversi.
Ma
la testimonianza si manifesterà pure attraverso un amore sincero e
disinteressato. In ogni epoca la Chiesa è chiamata a dare prova del suo
amore fattivo. Nei secoli scorsi si è impegnata per la salvaguardia e la
diffusione della cultura, si è data alle opere assistenziali per i poveri
e gli indigenti, ha fondato ospedali, si è presa cura dell’istruzione
del popolo, ha creato i primi servizi sociali. Oggi tutto questo viene
assunto e svolto dallo Stato. Pur liberata da questi compiti immediati,
l’attenzione della Chiesa rimane sempre incentrata sull’uomo. «La
Chiesa — si legge nella Redemptor
hominis — non può abbandonare l’uomo, la cui "sorte", cioè
la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la
perdizione, sono in modo così stretto ed indissolubile unite al Cristo...
L’uomo
— infatti — è la prima e fondamentale via della Chiesa...»(n. 14).
Dove
nasce la Chiesa
Anche
l’evangelizzazione è opera di amore che spinge ad annunciare a tutti la
salvezza di Cristo. Nella prima lettura vediamo attuarsi questo dinamismo
missionario della Chiesa apostolica. L’annuncio del vangelo oltrepassa i
confini della Giudea, giunge in Samaria e si diffonde attraverso la parola
e i «segni» L’intervento degli apostoli, con l’imposizione delle
mani e l’effusione dello Spirito è un chiaro segno dell’unità che si
instaura fra comunità religiose tradizionalmente in conflitto come i
giudei e i samaritani (cf Gv 4,9). Ora
l’unico Spirito ricevuto dagli uni e dagli altri testimonia che tutti
sono di Cristo, in comunione di fede e di amore; così la Chiesa cresce in
espansione e in unità, superando tensioni e contrasti. I segni
esistenziali che testimoniano tale comunione in mezzo e di fronte a un
mondo ostile, vengono ricordati nella lettera di Pietro: la mitezza, la
buona coscienza, il rispetto reciproco, il saper soffrire operando il bene
piuttosto che il male... (cf seconda lettura, da confrontare con Gal
5,22-23a). Sono altrettanti atteggiamenti che traducono in concreto
l’amore di Cristo e mediante i quali i cristiani possono dare ragione
della speranza che è in loro, e rendere credibile la missione
evangelizzatrice. Mentre lo Spirito Santo, sempre presente nella Chiesa,
la guida nella continua ricerca di un adeguamento della missione alla
parola di verità.
L’assemblea
liturgica, epifania dello Spirito
Gesù
ha promesso alla Chiesa il dono dello Spirito come presenza attualizzante
della propria opera ormai compiuta. Tale promessa si realizza in modo
tutto particolare nella celebrazione eucaristica. È
lo Spirito del Signore
risorto che crea la comunione fra tutti i membri dell’assemblea, fra
questa e tutte le altre comunità che celebrano la medesima eucaristia. È
lo Spirito di verità che illumina e attualizza la Parola di Dio
annunciata ai credenti, la fa penetrare nei loro cuori perché diventi
realtà di vita e si traduca in atteggiamenti ispirati all’amore
evangelico. Nella Preghiera eucaristica, lo Spirito Santo viene invocato
per la santificazione del pane e del vino, perché diventino «il corpo e
il sangue di Gesù Cristo», e per la comunione della Chiesa, perché noi
che ci nutriamo del corpo e del sangue dei Signore «diventiamo un solo
corpo e un solo Spirito» (cf Preghiera eucaristica II, III e IV).
Infine, la comunione al corpo glorioso di Cristo rinnova in noi
l’effusione del medesimo Spirito, e fa sì che accresca in noi «l’efficacia dei mistero pasquale» perché, «rinnovati nello spirito,
possiamo rispondere sempre meglio all’opera della... redenzione» del
Signore.
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Dio
ci ha riconciliati per mezzo di Cristo
e ci ha affidato il ministero della riconciliazione
Dal
«Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di
Alessandria, vescovo (Cap.
5, 5 - 6; PG 74, 942-943)
Chi
ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione,
tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione
di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè, fin d'ora
partecipe della condizione del Cristo glorioso. Ciò vale per tutti noi
che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti,
brillando a noi l'Unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che
tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle
catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di
Cristo, ci siamo liberati dall'antico stato di decadenza.
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a
quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l'altro,
la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando
dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora
non lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). In altre parole: «Il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e
per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede
prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto,
ma vivo; vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il
Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi
che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la
morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua
morte egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto
che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6, 8-9).
Pertanto
se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di
vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme,
ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale
della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se
uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate,
ecco ne sono nate di nuove!» (2 Cor 5, 17). Fummo infatti giustificati
in Cristo per mezzo della fede, e la forza della maledizione è venuta
meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i
piedi la potenza della morte, noi
conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto
in spirito e verità, con la mediazione del Figlio, il quale dona al
mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò
molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci
ha riconciliati con sé mediante in Cristo» (2 Cor 5, 18). In realtà
il mistero dell'incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono
al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo
abbiamo acquistato l'accesso al Padre, dal
momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per
mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha
riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della
riconciliazione» (2 Cor 5, 18).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Cf
Is 48,20
Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.
Vocem iucunditátis
annuntiáte,
et audiátur,
annuntiáte usque ad
extrémum terræ: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúia.
Colletta
Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...
Fac nos, omnípotens Deus, hos lætítiæ dies, quos in honórem Dómini
resurgéntis exséquimur, afféctu sédulo celebráre, ut quod recordatióne
percúrrimus semper in ópere teneámus. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati e risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. Per il nostro Signore...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura At 8, 5-8. 14-17
Imponevano
loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Dagli Atti degli Apostoli
In
quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il
Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo,
sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti
indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti
paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto
la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e
pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti
ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel
nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo
Spirito Santo.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 65
Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Seconda
Lettura 1 Pt 3, 15-18
Messo
a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a
rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza,
perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano
svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene
che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i
peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel
corpo, ma reso vivo nello spirito.
Canto
al Vangelo Gv
14,23
Alleluia,
alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola,
dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.
Vangelo
Gv 14, 15-21
Pregherò
il Padre che egli vi darà un altro Consolatore.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i
miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro
Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità,
che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi
lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi
vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel
giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi
ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi
manifesterò a lui».
Sulle
Offerte
Accogli Signore, l'offerta del nostro sacrificio, perché, rinnovati nello Spirito, possiamo rispondere sempre meglio all'opera della tua redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Ascéndant ad te, Dómine, preces nostræ cum oblatiónibus hostiárum, ut, tua
dignatióne mundáti, sacraméntis magnæ pietátis aptémur. Per Christum.
Prefazio Pasquale V
Cristo
sacerdote e vittima
E'
veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e
soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo ...
Vere dignum
et iustum est, æquum et salutáre:
Te quidem,
Dómine,
omni
témpore confitéri,
sed in
hoc potíssimum gloriósius prædicáre,
cum Pascha
nostrum immolátus est Christus.
Qui, oblatióne
córporis sui,
antíqua sacrifícia in
crucis veritáte perfécit,
et, seípsum
tibi pro nostra salúte comméndans,
idem
sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.
Quaprópter,
profúsis paschálibus gáudiis,
totus in
orbe terrárum mundus exsúltat.
Sed et
supérnæ virtútes atque angélicæ
potestátes
hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,
sine fine
dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona
alla Comunione
Gv
14,15-16
«Se mi amate,
osservate i miei comandamenti», dice il Signore.
«Io pregherò il Padre,
ed egli vi darà un'altro Consolatore,
che rimanga con voi in eterno». Alleluia.
Si dilígitis
me,
mandáta mea
serváte,
dicit
Dóminus.
Et ego
rogábo Patrem,
et álium
Paráclitum dabit vobis,
ut máneat
vobíscum in ætérnum, allelúia.
Dopo
la Comunione
Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l'umanità alla speranza eterna, accresci in noi l'efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens
sempitérne Deus, qui ad ætérnam vitam in Christi resurrectióne nos réparas,
fructum in nobis paschális multíplica sacraménti, et fortitúdinem cibi
salutáris nostris infúnde pectóribus. Per Christum.
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