Questa
prima domenica del «ciclo battesimale» celebra lo scontro vittorioso
di Cristo sul maligno e il suo fedele «sì» alla volontà del Padre.
Gesù che nel battesimo al Giordano è stato manifestato dal Padre come
«Figlio dilettissimo» (cf Mt 3,17),
subito dopo viene condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato.
Esistenza
tentata
L’episodio
è sconcertante per certa «pietà» che legge nella tentazione un
disordine e che trasferisce sulla vita terrena di Gesù la gloria del
Figlio di Dio. Non si tratta neppure di una narrazione a scopo
edificante, ma di un racconto-chiave che presenta la condizione
pienamente umana nella quale Gesù vive la sua relazione con il Padre.
Si hanno qui le prime avvisaglie di una prova che attraverserà tutta la
vita di Gesù fino al momento culminante della croce. Tra il battesimo
del Giordano e il battesimo della croce si apre e si snoda così un
cammino di progressiva fedeltà alla vocazione ricevuta.
La
triplice insinuazione diabolica: «Se sei Figlio di Dio...» (vangelo)
fa da contrappunto alla dichiarazione del Padre al battesimo di Gesù.
La tentazione dunque va alla radice della condizione filiale di Gesù.
Se Cristo avesse eluso la «povertà» della condizione umana e avesse
percorso la «scorciatoia» del successo facile, non sarebbe stato
autenticamente uomo, né Figlio di Dio. In fondo questa è la tentazione
di ogni uomo, e il cristiano deve fare i conti con una simile realtà
che diventa il banco di prova della sua fede e della sua esistenza
filiale.
La
risposta di Cristo, nuovo Israele
e nuovo Adamo
Teatro
dell’azione è il deserto, tradizionale luogo della prova e
dell’intimità con Dio. Nel deserto, al tempo dell’esodo, il popolo
d’Israele conobbe la tentazione e risultò sconfitto. Nello stesso
luogo Cristo, come nuovo Israele, esce vincitore di Satana.
Il
tentatore, con raffinata abilità, fa balenare a Cristo il
miraggio di un facile messianismo: le suggestioni del potere, del
prestigio, della ricchezza. Ma la scelta di Cristo è inequivocabile.
Con un triplice: «Sta scritto...» mostra come la sua vita scorra
all’ombra della divina Parola. Suo cibo è la volontà del Padre: «Non
di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di
Dio» (Mt
4,4; cf Dt 8,3). Questo inciso, che risulta centrale nella liturgia odierna
(accl. al vangelo; ant. di comun.; oraz. dopo la com.), sta ad indicare
quale sia l’unica scelta che promuove l’uomo e che lo costituisce
nella libertà. L’altra scelta possibile è l’autonomia da Dio, la
sfiducia in Lui, nell’illusoria presunzione di raggiungere la propria
pienezza (prima lettura). Le indicazioni del Signore, anziché un dono e
una garanzia di vita, vengono interpretate da Adamo, per insinuazione
diabolica, come un segno di difesa da parte di Dio delle sue prerogative
divine. L’errore di valutazione manifesta subito un effetto
devastante: il senso di vergogna, annotato dallo scrittore sacro, indica
una disarmonia, una lacerazione dell’uomo in se stesso che non sa più
guardare la realtà con occhi limpidi e innocenti. E il peccato porterà
con sé la divisione profonda della prima coppia, la frantumazione
dell’armonia umana e cosmica.
Con
la scomparsa dell’illusione appare la drammatica verità dell’uomo
orgoglioso e peccatore. La sua scelta negativa non può che condurre
alla morte. Cristo, con la risposta positiva al progetto del Padre,
appare come nuovo Adamo che rettifica lo scacco subito dal primo uomo (seconda
lettura) e dà inizio a una umanità nuova.
Una
vocazione da verificare
La
quaresima è il tempo in cui si fa memoria viva del proprio battesimo.
Ciò implica una consapevolezza sempre più chiara della vocazione
divina, della nostra condizione di figli. Nessuno però ha ricevuto una
fedeltà irreversibile. La nostra vista miope rischia di ingigantire la
consistenza delle cose; i nostri desideri sono sollecitati da
suggestioni che falsano le prospettive. Gli idoli di sempre si
propongono come pienezza e realizzazione dell’uomo. L’avere,
il potere, il valere quando
impongono la loro logica generano solo chiusura, delusione, vuoto,
conflitti. La storia dell’umanità documenta in modo drammatico la
potenza devastatrice degli idoli dei mondo. Su scala minore, nel nostro
ambiente e nella nostra vita, siamo testimoni degli effetti prodotti
dalla sete di denaro, dall’ambizione e dal potere: ingiustizia,
menzogna, odio, violenza, incomprensione tra coniugi o tra genitori e
figli.
Il
credente, come Cristo, affidandosi alla Parola di Dio testimonia e
conferma la fecondità della sua scelta. Suo unico Signore è Dio e a
Lui solo presta il suo culto filiale. Scegliere Dio è certamente
scomodo e lo scontro può fare paura; ma la vittoria di Cristo pervade
di ottimismo chi ha aderito a Lui.
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In
Cristo siamo stati tentati e in lui abbiamo vinto il diavolo
Dal
«Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo
(Sal 60, 2-3; CCL 39, 766)
«Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Sal
60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva
bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: «Dai
confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato»
(Sal 60, 2).
Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno,
in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona
sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai
confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al
Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio
i confini della terra» (Sal 2, 8).
Dunque, è questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo
corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, quest'unità, che noi
tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido,
sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco».
Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra:
ossia da ogni luogo.
Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia.
Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande
gloria, ma in mezzo a grandi prove.
Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente
da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione.
Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere
coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il
combattimento suppone un nemico, una prova.
Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra,
ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare
noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale,
nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le
membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato
da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato
dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma
in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne,
ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione,
da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la
tua vittoria.
Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il
diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato;
perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere
tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli
avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse
lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei
tentato.
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MESSALE
Antifona d'Ingresso
Sal 90,15-16
Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita.
Cf. Ps
90,15-16
Invocábit me, et ego exáudiam eum;
erípiam eum,
et glorificábo eum,
longitúdine
diérum adimplébo eum.
Colletta
O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno
sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere
nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna
condotta di vita. Per il nostro Signore...
Concéde nobis, omnípotens Deus, ut, per ánnua quadragesimális exercítia
sacraménti, et ad intellegéndum Christi proficiámus arcánum, et efféctus
eius digna conversatióne sectémur. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato, concedi al tuo popolo di intraprendere con la forza della tua parola il cammino quaresimale, per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio, che è Dio, e vive e regna...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Gn 2, 7-9; 3, 1-7
La
creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della
Gènesi
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue
narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò
l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo
ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero
della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e
del male.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio
aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete
mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente:
«Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del
frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non
dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il
serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il
giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste
come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli
occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne
mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne
mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di
essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 50
Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Seconda
Lettura
Rm 5, 12-19
(forma breve: Rm 5, 12.17-19)
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
[
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e,
con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la
morte, poiché tutti hanno peccato....
]
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il
peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da
Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza
della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva
venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di
uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono
concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in
abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel
solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la
condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la
giustificazione.
[
Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel
solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e
del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù
Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini
la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su
tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la
disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori,
così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
]
Canto
al Vangelo
Mt
4,4b
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vive l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Mt 4, 1-11
Gesù
digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere
tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta
notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse:
«Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli
rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto
del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta
scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti
porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una
pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova
il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti
i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti
darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli
rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo,
adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e
lo servivano.
Sulle Offerte
Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto si ispiri, sempre più al
sacrificio, che santifica l'inizio della Quaresima, tempo favorevole per la
nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Fac nos,
quaesumus, Dómine, his munéribus offeréndis conveniénter aptári, quibus
ipsíus venerábilis sacraménti celebrámus exórdium. Per Christum.
Prefazio
Gesù vittorioso sulla tentazione del maligno.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli consacrò l'istituzione del tempo penitenziale
con il digiuno di quaranta giorni,
e vincendo le insidie dell'antico tentatore
ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato,
perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale
possiamo giungere alla Pasqua eterna.
E noi, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine l'inno della tua lode:
Santo, Santo, Santo il Signore...
Vere dignum et iustum
est,
aequum et salutáre,
nos tibi semper et
ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
per Christum Dóminum
nostrum.
Qui quadragínta
diébus, terrénis ábstinens aliméntis,
formam huius
observántiae ieiúnio dedicávit,
et, omnes evértens
antíqui serpéntis insídias,
ferméntum malítiae
nos dócuit superáre,
ut, paschále
mystérium dignis méntibus celebrántes,
ad pascha demum
perpétuum transeámus.
Et ídeo cum Angelórum
atque Sanctórum
turba hymnum laudis
tibi cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona alla Comunione
Mt 4,4
«Non di solo pane vive l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Non in solo pane
vivit homo,
sed in omni verbo
quod procédit de ore Dei.
Oppure: Sal 90,4
Il Signore ti coprirà con la sua protezione
sotto le sue ali troverai rifugio.
Cf. Ps 90,4
Scápulis
suis obumbrábit tibi Dóminus,
et sub
pennis eius sperábis.
Dopo la
Comunione
Il pane del cielo che ci hai dato, o
Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e
ci insegni ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni
parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore.
Caelésti pane refécti, quo fides álitur, spes provéhitur et
cáritas roborátur, quaesumus, Dómine, ut ipsum, qui est panis vivus et verus,
esuríre discámus, et in omni verbo, quod procédit de ore tuo, vívere
valeámus. Per Christum.
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