Cristo:
luce per le nostre tenebre
Quando nasce un bambino, con felice
espressione si dice che «è venuto alla luce». Solo questo passaggio
permette la continuità della vita. Quando un uomo muore si dice che «si è spento». E’ significativo che il linguaggio comune identifichi
la vita con la luce e la morte con la tenebra. Luce e tenebre esprimono
simbolicamente la condizione umana nelle sue contraddizioni: non solo
vita-morte, ma anche verità-menzogna, giustizia-ingiustizia. Lo stesso
avvicendarsi cosmico del giorno e della notte sta ad indicare la
fondamentale importanza del rapporto luce-tenebra: avvolto nella tenebra
il mondo perde la sua consistenza, le cose non hanno contorno né
colore, l’uomo è cieco, inerte, afferrato da un senso acuto di
solitudine, di smarrimento, di paura. Il primo bagliore risveglia la
vita, la gioia e la speranza.
Dalle tenebre alla luce
Luce e tenebre sono poste di fronte nel
brano evangelico. Un uomo colpito da irrimediabile cecità, ai margini
della considerazione sociale e religiosa: è la personificazione
simbolica della condizione di peccato in cui si trova l’uomo non
ancora «illuminato» da Cristo. Solo l’incontro con Cristo — Luce
del mondo, Luce «che illumina ogni uomo» (Gv
1,9) — toglie il velo dagli occhi, riabilita l’uomo, lo
restituisce alla sua piena dignità, gli permette di cogliere lo
splendore delle cose e il sapore nuovo della vita.
Il racconto evangelico del «cieco nato» è stato sempre interpretato in prospettiva battesimale. Il battesimo
è la nostra piscina di Siloe, il passaggio dalle tenebre alla luce, il
momento dell’illuminazione. Fin dai tempi apostolici il battezzato era
chiamato «illuminato» (cf Eb 6,4;
10,32), appellativo che esprimeva la sua nuova condizione. Aderire a
Cristo-Luce è acquisire la capacità di vedere la realtà di Dio, il
mistero dell’uomo e della storia con occhi nuovi; è acquisire una
mentalità di fede, assumendo come criterio di valutazione e di scelta
la logica del vangelo. Il battezzato è entrato nella zona luminosa di
Cristo-Luce che lo porta «a vedere la storia come Lui, a giudicare la
vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna
Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo» (Il
rinnovamento della catechesi, 38; cf Catechesi
tradendae, 20). Questo obiettivo, però, non è mai totalmente
compiuto. Permangono sempre zone d’ombra, di impermeabilità alla
luce. Lo spessore opaco della storia, gli avvenimenti drammatici in cui
il cristiano è coinvolto, i miraggi del benessere possono ridurre la
luce a lucignolo fumigante.
Tanto più che la fede porta allo
scontro con lo spirito e la logica del mondo. La storia del cieco nato
è eloquente in proposito: i genitori temono l’impatto con i detentori
del potere, sono paralizzati dalla paura dei Giudei e delle loro
sanzioni; il figlio invece diventa audace e provocatorio nei confronti
dei suoi ottusi interlocutori che, nella loro presunzione, diventano i
veri ciechi.
« Comportatevi come i figli della luce
»
Eletti da Dio in modo assolutamente gratuito, i battezzati
ricevono la consacrazione regale dello Spirito che permea tutto
l’essere (cf prima
lettura) e conferisce l’illuminazione della fede. L’assemblea
esprime così la consapevolezza di questa realtà: «Nel mistero
della... incarnazione (Cristo) si è fatto guida dell’uomo che
camminava nelle tenebre, per condurlo alla grande luce della fede»
(prefazio). «Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.
Comportatevi perciò come i figli della luce...» (seconda lettura). Il
passaggio di condizione implica il dovere di rendere visibile nella vita
la novità operata dal battesimo. La stessa celebrazione eucaristica è
nuova illuminazione perché comunione vitale con Colui che è la Luce:
«... sono andato, mi sono lavato, ho acquistato la vista...» (ant.
di comunione). Essere luce nel Signore significa anche essere fonte di
luce, produrre quei frutti che Paolo identifica «in ogni bontà,
giustizia e verità» (seconda lettura).
Quale presenza?
In un mondo in cui violenza, conflitto, rivalità e menzogna
sembrano avere il sopravvento, la presenza dei cristiani pone una forza
di segno contrario che diventa accusa di queste opere di morte. La bontà
è vita di amore, accoglienza, disponibilità, perdono; la giustizia è
onestà, rettitudine, apertura alla volontà del Signore; la verità è
adesione al Vangelo e ai suoi criteri, possibilità di essere liberi
dalla menzogna del peccato e dalla sua schiavitù. Le tenebre sono
incapaci di «produrre», possono soltanto «operare», ma la loro
opera è sterile.
La famiglia e la comunità
cristiana sono davvero luoghi in cui si manifesta la luce, in cui si
educa alla fede e ai suoi valori? Se la Parola del Signore ci accusa,
essa ci aiuta anche a riprendere consapevolezza di ciò che siamo e di
ciò che dovremmo essere.
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Cristo
è via alla luce, alla verità, alla vita
Dai
«Trattati su Giovanni» di sant'Agostino, vescovo
(Tratt. 34, 8-9; CCL 36, 315-316)
Il Signore in maniera concisa ha detto: «Io sono la luce del mondo; chi
segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»
(Gv 8, 12), e con queste parole comanda una cosa e ne promette un'altra.
Cerchiamo, dunque, di eseguire ciò che comanda, perché altrimenti
saremmo impudenti e sfacciati nell'esigere quanto ha promesso, senza
dire che, nel giudizio, ci sentiremmo rinfacciare: Hai fatto ciò che ti
ho comandato, per poter ora chiedere ciò che ti ho promesso? Che cosa,
dunque, hai comandato, o Signore nostro Dio? Ti risponderà: Che tu mi
segua.
Hai domandato un consiglio di vita. Di quale vita, se non di quella di
cui è stato detto: «E' in te la sorgente della vita»? (Sal 35, 10).
Dunque mettiamoci subito all'opera, seguiamo il Signore: spezziamo le
catene che ci impediscono di seguirlo. Ma chi potrà spezzare tali
catene, se non ci aiuta colui al quale fu detto: «Hai spezzato le mie catene»?
(Sal 115, 16). Di lui un altro salmo dice: «Il Signore libera i
prigionieri, il Signore rialza chi è caduto»(Sal 145, 7. 8).
Che cosa seguono quelli che sono stati liberati e rialzati, se non la
luce dalla quale si sentono dire: «Io sono la luce del mondo; chi segue
me non camminerà nelle tenebre»? (Gv 8, 12). Si, perché il Signore
illumina i ciechi. O fratelli, ora i nostri occhi sono curati con il
collirio della fede. Prima, infatti, mescolò la sua saliva con la
terra, per ungere colui che era nato cieco. Anche noi siamo nati ciechi
da Adamo e abbiamo bisogno di essere illuminati da lui. Egli mescolò la
saliva con la terra: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in
mezzo a noi» (Gv 1, 14). Mescolò la saliva con la terra, perché era
già stato predetto: «La verità germoglierà dalla terra» Sal 84, 12)
ed egli dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6).
Godremo
della verità, quando la vedremo faccia a faccia, perché anche questo
ci viene promesso. Chi oserebbe, infatti, sperare ciò che Dio non si
fosse degnato o di promettere o di dare?
Vedremo faccia a faccia. L'Apostolo
dice: Ora conosciamo in modo imperfetto; ora vediamo come in uno
specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia (cfr. 1
Core 13, 12). E l'apostolo Giovanni nella sua lettera aggiunge: «Carissimi,
noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora
rivelato. Sappiamo però che, quando egli si sarà manifestato, noi
saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,
2). Questa è la grande promessa.
Se lo ami, seguilo. Tu dici: Lo amo, ma per quale via devo seguirlo? Se
il Signore tuo Dio ti avesse detto: Io sono la verità e la vita, tu,
desiderando la verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via
per arrivare all'una e all'altra. Diresti a te stesso: gran cosa è la
verità, gran bene è la vita: oh! se fosse possibile all'anima mia
trovare il mezzo per arrivarci!
Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che ti dice in primo luogo: Io sono
la via. Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi
passare: «Io sono», disse «la via»! La via per arrivare dove? Alla
verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine
dove vuoi arrivare. «Io sono la via, Io sono la verità, Io sono la
vita». Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi
della nostra carne, è diventato la via.
Non
ti vien detto: devi affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità
e alla vita; non ti vien detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è
venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati
e cammina!
Forse tu cerchi di camminare, ma non puoi perché ti dolgono i piedi.
Per qual motivo ti dolgono? Perché hanno dovuto percorrere i duri
sentieri imposti dai tuoi tirannici egoismi? Ma il Verbo di Dio ha
guarito anche gli zoppi.
Tu replichi: Si, ho i piedi sani, ma non vedo la strada. Ebbene, sappi
che egli ha illuminato perfino i ciechi.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Cf
Is 66,10-11
Rallégrati, Gerusalemme,
e voi tutti che l'amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell'abbondanza
della vostra consolazione.
Laetáre,
Ierúsalem,
et convéntum
fácite,
omnes qui
dilígitis eam;
gaudéte
cum laetítia, qui in tristítia fuístis,
ut
exsultétis,
et satiémini ab ubéribus consolatiónis vestrae.
Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore...
Deus, qui per Verbum tuum humáni géneris reconciliatiónem mirabíliter
operáris, praesta, quaesumus, ut pópulus christiánus prompta devotióne
et álacri fide ad ventúra sollémnia váleat festináre. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore: non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo, e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore. Egli è Dio...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura 1 Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a
Davide è consacrato con l'unzione re d'Israele.
Dal primo
libro di Samuele
In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno
e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i
suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva
comandato.
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore
sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al
suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta
quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore
vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté
a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a
Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più
piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse:
«Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia
venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli
occhi e bello di aspetto.
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno
dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore
irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 22
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda
Lettura Ef 5, 8-14
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.
Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce
consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle
opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele
apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che
disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose
apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si
manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».
Canto
al Vangelo Cf
Gv 8,12b
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Io sono la luce del mondo, dice il Signore,
chi segue me, avrà la luce della vita.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo
Gv 9, 1-41
(forma breve:
Gv 9,1.6-9.13-17)
Il
cieco andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Dal vangelo secondo Giovanni
[
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita ]
e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i
suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato
né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di
Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché
è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono
nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo,
[
sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli
occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che
significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un
mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere
l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno
che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». ]
Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?».
Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha
spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono
andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è
costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il
giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.
Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la
vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono
lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non
viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano:
«Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era
dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici
di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un
profeta!». ]
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse
acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva
ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che
voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui
risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma
come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi
non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo
dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i
Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il
Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori
dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero:
«Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello
rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e
ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha
aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete
ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche
voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu!
Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma
costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio
questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli
occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora
Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è
mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se
costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
[
Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo
cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse:
«Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore,
perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che
parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a
lui.
]
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo
mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono,
diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste
parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se
foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”,
il vostro peccato rimane».
Sulle
Offerte
Ti offriamo con gioia, Signore, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sincera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.
Remédii sempitérni múnera, Dómine, laetántes offérimus, supplíciter
exorántes, ut éadem nos et fidéliter venerári, et pro salúte mundi
congruénter exhibére perfícias. Per Christum.
Prefazio
Il cieco nato
e Cristo luce del mondo.
È
veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Nel mistero della sua
incarnazione
egli si è fatto guida dell'uomo
che camminava nelle tenebre,
per condurlo alla grande luce della fede.
Con il sacramento della
rinascita
ha liberato gli schiavi dell'antico peccato
per elevarli alla dignità di figli.
Per questo mistero
il cielo e la terra intonano un canto nuovo,
e noi, uniti agli angeli,
proclamiamo con voce incessante la tua lode:
Santo, Santo, Santo il Signore...
Vere dignum et
iustum est,
aequum et
salutáre,
nos tibi semper
et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
per Christum
Dóminum nostrum.
Qui genus humánum,
in ténebris ámbulans,
ad fídei
claritátem per mystérium incarnatiónis addúxit,
et, qui servi
peccáti véteris nascebántur,
per lavácrum
regeneratiónis in fílios adoptiónis assúmpsit.
Propter quod
caeléstia tibi atque terréstria
cánticum novum
cóncinunt adorándo,
et nos,
cum omni exércitu Angelórum, proclamámus,
sine
fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona
alla Comunione Cf
Gv 9,11
«Il Signore ha spalmato un po' di fango
sui miei occhi:
sono andato, mi sono lavato,ho acquistato la vista,
ho creduto in Dio».
Dóminus
linívit óculos meos:
et ábii,
et lavi, et vidi, et crédidi Deo.
Lc
15,32 Opórtet te, fili, gaudére,
quia
frater tuus mórtuus fúerat,
et
revíxit; períerat, et invéntus est.
Oppure: Sal
121,3-4
Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
Ierúsalem, quae
aedificátur ut cívitas,
cuius
participátio eius in idípsum.
Illuc
enim ascendérunt tribus, tribus Dómini,
ad confiténdum nómini tuo, Dómine.
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