«Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!»: sono le parole —
accompagnate dai segni di una manifestazione gloriosa (il cambiamento
d'aspetto, lo splendore delle vesti, la nube della Presenza divina) —
con cui il Padre conferma in Gesù la rivelazione fatta al battesimo (cf
Mc 1,11). Lo splendore della trasfigurazione lascia trasparire, dietro
le umili sembianze della condizione umana, l'identità più profonda di
Gesù e quello che egli sarà in modo definitivo quando il Padre lo
assumerà nella gloria. Tuttavia dietro l'appellativo «prediletto»
si nasconde il misterioso dramma del sacrificio e della croce. Il Figlio
unico, la realtà più cara del Padre, l'unico oggetto del suo amore,
non è garantito contro la sofferenza; deve anzi accoglierla perché si
manifesti la sua risposta filiale e si realizzi il progetto di salvezza
per tutti gli uomini.
La gloria finale, dunque, ha questa inquietante premessa; l'amore del
Padre comporta questo terribile risvolto. Incomprensibile per gli
apostoli che rifiutano la prospettiva dello scacco e del fallimento
(sarebbe il naufragio delle loro speranze ed attese orientate al
rinnovamento della situazione religioso-politica); come ugualmente
incomprensibile appare per Abramo la richiesta divina di offrire in
sacrificio il figlio unico, Isacco, il figlio della promessa (prima
lettura). Abramo ha dovuto separarsi da tutto il suo passato (cf Gn
12,1), ma ora si tratta di rinunciare totalmente all'avvenire! È dunque
questo il volto di Dio? È questo il senso della sua paternità?
La
fede al vaglio
Molte
volte la vita ci ha impietosamente messi di fronte a interrogativi
angosciosi. La morte di persone care, il sacrificio di tanti innocenti,
vittime di imprevedibili catastrofi naturali o di violenza fratricida,
la soppressione di chi parla in difesa della giustizia e della verità...
strappano al cuore umano l'inquietante domanda Perché? Dio, dove sei?
Il non credente risponde ricorrendo alla «fatalità» o al «tragico
destino» nei casi in cui non sia in gioco la malvagità o la
prepotenza omicida dell'uomo. Il credente di fronte al mistero del
dolore e del male prova un comprensibile smarrimento perché molte delle
sue domande non trovano risposte o spiegazioni razionali. In certi casi
sembra che tutto crolli, che Dio sia lontano e assente dalle vicende
umane, che ciò che viene domandato sia sproporzionato alla capacità di
sopportazione umana.
«...pellegrini
sulla terra»
Nella
liturgia di oggi, il Signore ci offre la sua risposta, senza togliere
nulla alla problematicità dell'esistenza umana. La sapienza popolare
afferma genericamente che « nel buio della vita c'è un momento di luce
per tutti ». A questa speranza però, la fede aggiunge qualcosa di più
profondo. Il credente sa che un Amore misterioso dirige la storia, anche
quando gli eventi sembrano parlare in senso contrario. I nostri occhi
miopi purtroppo, non hanno la lucidità necessaria per vedere il disegno
divino nella sua interezza. Esso ci supera e solo la fede sa
intravederlo.
Nella luce sfolgorante della trasfigurazione Dio da una risposta
rassicurante a Cristo e ai suoi discepoli: la croce è solo una fase del
progetto che sfocia nella gloria. Lo stesso Abramo, pur lacerato da una
sofferenza disumana, alla fine ritrova il Dio della Vita e della
promessa che stringe con lui un'alleanza nuova e lo apre a un futuro di
benedizione. Per questo egli non è solo modello dei credenti, ma anche
loro padre: nella prova ha fermamente creduto che Dio si interessa alla
sorte dei suoi fedeli e che la loro vita gli è estremamente cara.
Ha
dato il suo Figlio per noi
Cristo,
come vero Servo del Signore, adempie in piena consapevolezza
l'atteggiamento obbediente di Abramo e la figura sacrificale di Isacco.
E in lui il Padre ha rivelato il suo volto, la dimensione di quella che
Paolo definisce la «follia» di Dio (cf 1 Cor 1,18-22). Per noi egli
non ha risparmiato il Figlio unico, il Prediletto, ma lo ha consegnato
alla morte (seconda lettura) come segno di amore supremo. Questo evento
diventa per noi fonte di ogni dono. Perciò i cristiani sono autorizzati
a eclissare ogni timore e a fondare saldamente la loro speranza perché
nessun nemico è abbastanza potente da prevalere contro l'amore di Dio
per loro. Né morte, né dolore, né angoscia, né tenebra possono avere
la parola definitiva, tanto che Paolo può esclamare con giustificata
fierezza: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (seconda
lettura). Misteriosamente, ma con ragione, «noi sappiamo che tutto
concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati
secondo il suo disegno» (Rm 8,28). Nell'immagine del Cristo
trasfigurato la Chiesa intravede la direzione del proprio cammino e
riceve la sua «confermazione» per affrontare con fiducia il
difficile impatto con la croce.
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La
legge fu data per mezzo di Mosè,
la
grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo
Dai
«Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 51, 3-4. 8; PL 54,
310-311. 313)
Il Signore manifesta la sua gloria alla presenza di molti testimoni e fa
risplendere quel corpo, che gli è comune con tutti gli uomini, di tanto
splendore, che la sua faccia diventa simile al fulgore del sole e le sue
vesti uguagliano il candore della neve.
Questa trasfigurazione, senza dubbio, mirava soprattutto a rimuovere
dall'animo dei discepoli lo scandalo della croce, perché l'umiliazione
della Passione, volontariamente accettata, non scuotesse la loro fede,
dal momento che era stata rivelata loro la grandezza sublime della
dignità nascosta del Cristo.
Ma, secondo un disegno non meno previdente, egli dava un fondamento
solido alla speranza della santa Chiesa, perché tutto il Corpo di
Cristo prendesse coscienza di quale trasformazione sarebbe stato soggetto, e
perché anche le membra si ripromettessero la partecipazione a quella
gloria, che era brillata nel Capo.
Di questa gloria lo stesso Signore, parlando della maestà della sua
seconda venuta, aveva detto: «Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro» (Mt 13, 43). La stessa cosa affermava anche l'apostolo
Paolo dicendo: «Io ritengo che le sofferenze del momento presente non
sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi»
(Rm 8, 18). In un altro passo dice ancora: «Voi infatti siete morti e
la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà
Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui
nella gloria» (Col 3, 3. 4).
Ma, per confermare gli apostoli nella fede e per portarli ad una
conoscenza perfetta, si ebbe in quel miracolo un altro insegnamento.
Infatti Mosè ed Elia, cioè la legge e i profeti, apparvero a parlare
con il Signore, perché in quella presenza di cinque persone di
adempisse esattamente quanto è detto: «Ogni cosa sia risolta sulla
parola di due o tre testimoni» (Mt 18, 16).
Che cosa c'è di più stabile, di più saldo di questa parola, alla cui
proclamazione si uniscono in perfetto accordo le voci dell'Antico e del
Nuovo Testamento e, con la dottrina evangelica, concorrono i documenti
delle antiche testimonianze?
Le pagine dell'uno e dell'altro Testamento si trovano vicendevolmente
concordi, e colui che gli antichi simboli avevano promesso sotto il velo
viene rivelato dallo splendore della gloria presente. Perché, come dice
san Giovanni: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la
verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1, 17). In lui si sono
compiute le promesse delle figure profetiche e ha trovato attuazione il
senso dei precetti legali: la sua presenza dimostra vere le profezie e
la grazia rende possibile l'osservanza dei comandamenti.
All'annunzio del Vangelo si rinvigorisca dunque la fede di voi tutti, e
nessuno si vergogni della croce di Cristo, per mezzo della quale è
stato redento il mondo.
Nessuno esiti a soffrire per la giustizia, nessuno dubiti di ricevere la
ricompensa promessa, perché attraverso la fatica si passa al riposo e
attraverso la morte si giunge alla vita. Avendo egli assunto le
debolezze della nostra condizione, anche noi, se persevereremo nella
confessione e nell'amore di lui, riporteremo la sua stessa vittoria e
conseguiremo il premio promesso.
Quindi, sia per osservare i comandamenti, sia per sopportare le
contrarietà, risuoni sempre alle nostre orecchie la voce del Padre, che
dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
26, 8-9
Di te dice il mio cuore: «Cercate il suo volto».
Il tuo volto io cerco, o Signore.
Non nascondermi il tuo volto.
Tibi
dixit cor meum quaesívi vultum tuum,
vultum
tuum, Dómine, requíram.
Ne avértas fáciem tuam a me.
Oppure: Sal
24,6.3-22
Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà,
le tue misericordie che sono da sempre.
Non trionfino su di noi i nostri nemici;
libera il tuo popolo, Signore,
da tutte le sue angosce.
Reminíscere miseratiónum tuárum,
Dómine,
et misericórdiae tuae,
quae a
saeculo sunt.
Ne
umquam dominéntur nobis inimíci nostri;
líbera
nos, Deus Israel, ex ómnibus angústiis nostris.
Colletta
O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito perché possiamo godere la visione della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...
Deus,
qui nobis diléctum Fílium tuum audíre praecepísti, verbo tuo intérius
nos páscere dignéris, ut, spiritáli purificáto intúitu, glóriae tuae
laetémur aspéctu. Per Dóminum.
Oppure:
O
Dio, Padre buono, che non hai risparmiato il tuo Figlio unigenito, ma lo
hai dato per noi peccatori; rafforzaci nell'obbedienza della fede, perché
seguiamo in tutto le sue orme e siamo con lui trasfigurati nella luce
della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18
Il
sacrificio del nostro padre Abramo
Dal libro della Gènesi
In quei
giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose:
«Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami,
Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un
monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì
l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello
per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e
gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non
stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu
temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna
in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto
invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e
disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò
di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le
stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua
discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette
nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai
obbedito alla mia voce».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 115
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Seconda Lettura Rm 8,31b-34
Dio non ha risparmiato il proprio Figlio
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci
donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che
giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta
alla destra di Dio e intercede per noi!
Canto al Vangelo Cf
Mc 9,7
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Vangelo
Mc
9,2-10
Questi
è il Figlio mio, l'amato
Dal
vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li
condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,
bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così
bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo
la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui;
facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non
sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube
che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il
Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi
attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò
che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai
morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse
dire risorgere dai morti.
Sulle
Offerte
Questa
offerta, Signore misericordioso, ci ottenga il perdono dei nostri peccati
e ci santifichi nel corpo e nello spirito, perché possiamo celebrare
degnamente le feste pasquali. Per Cristo nostro Signore.
Haec
hóstia, Dómine, quaesumus, emúndet nostra delícta, et ad celebránda
festa paschália fidélium tuórum córpora mentésque sanctíficet. Per
Christum.
Prefazio
La
trasfigurazione annunzio della beata passione.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, dopo aver dato ai discepoli
l’annunzio della sua morte,
sul santo monte manifestò la sua gloria
e chiamando a testimoni la legge e i profeti
indicò agli apostoli che solo attraverso la passione
possiamo giungere al trionfo della risurrezione.
E noi, uniti agli angeli del cielo,
acclamiamo senza fine la tua santità,
cantando l’inno di lode:
Santo,
Santo, Santo il Signore...
Vere dignum et
iustum est, aequum et salutáre,
nos tibi semper
et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
per Christum
Dóminum nostrum.
Qui, própria
morte praenuntiáta discípulis,
in
monte sancto suam eis apéruit claritátem,
ut
per passiónem, étiam lege prophetísque testántibus,
ad
glóriam resurrectiónis perveníri constáret.
Et
ídeo cum caelórum virtútibus in terris te iúgiter celebrámus,
maiestáti tuae sine fine clamántes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona
alla Comunione
Mt
17,5
«Questo è il mio Figlio prediletto
nel quale mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo».
Hic est Fílius
meus diléctus,
in quo mihi bene
complácui; ipsum audíte.
Dopo
la Comunione
Per la
partecipazione ai tuoi gloriosi misteri ti rendiamo fervide grazie,
Signore, perché a noi ancora pellegrini sulla terra fai pregustare i beni
del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Percipiéntes, Dómine, gloriósa mystéria, grátias tibi reférre satágimus,
quod, in terra pósitos, iam caeléstium praestas esse partícipes. Per
Christum.
Oratio
super populum
Bénedic,
Dómine, fidéles tuos benedictióne perpétua, et fac eos Unigéniti tui
Evangélio sic adhaerére, ut ad illam glóriam, cuius in se spéciem
Apóstolis osténdit, et suspiráre iúgiter et felíciter váleant perveníre.
Per Christum.
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