375. L'ordine della
preghiera segue l'ordine della carità
Il
Maestro e Signore di tutti ha insegnato e prescritto che cosa dobbiamo
chiedere a Dio, e quale deve essere l'ordine da seguire. Se infatti la
preghiera deve esprimere e interpretare il nostro amore e i nostri
desideri, allora solo sarà conveniente e ragionevole quando l'ordine
delle nostre domande seguirà l'ordine medesimo delle cose che dobbiamo
chiedere. Ora, la carità ci insegna che dobbiamo rivolgere a Dio tutto
lo slancio del cuore. Dio, unico sommo bene per se stesso, si deve amare
di un amore del tutto particolare, superiore a qualunque altro. Ma non
si amerà Dio con tutta l'anima e in maniera unica, se alle cose e a
tutti i beni naturali non si antepongano l'onore e la gloria sua; i
beni, nostri o altrui e tutte le cose che siamo soliti designare col
nome di beni, cedono davanti al sommo Bene, siccome derivanti da lui.
Dunque, perché la preghiera proceda con ordine, il Salvatore ha disposto
che la richiesta del sommo Bene sia la prima e la principale delle
nostre domande, insegnandoci come noi, prima di chiedere il necessario
per noi o per il prossimo, dobbiamo domandare le cose richieste dalla
gloria di Dio, e manifestare a Dio medesimo il nostro ardente desiderio
di esse. In questo modo restiamo nell'esercizio della carità, la quale
ci ammaestra ad amare Dio più di noi stessi, a chiedere prima ciò che
desideriamo per Dio, e soltanto dopo quello che vogliamo per noi.
376. A Dio non
possiamo desiderare altro
che beni esteriori a Lui
È certo che non si può desiderare e domandare se non ciò di cui
siamo privi; ma d'altra parte niente si può aggiungere a Dio, cioè alla
sua essenza, o aumentare in modo alcuno la sostanza divina, che in sé
racchiude tutte le perfezioni in modo ineffabile; è chiaro quindi che si
trovano fuori di lui quelle cose che per Dio chiediamo a Dio medesimo, e
non riguardano che la sua gloria esteriore. Cosi chiediamo e desideriamo
che il nome di Dio si diffonda sempre più tra le genti, si estenda il
suo regno, e che si moltiplichino ogni giorno quanti si sottomettano
alla sua volontà.
Ora, queste tre cose: il nome, il regno, l'obbedienza,
non costituiscono l'essenza di Dio, ma le convengono estrinsecamente. A
far meglio comprendere tutta la forza e l'efficacia di queste preghiere,
sarà compito del Pastore spiegare al popolo fedele che le parole: " Cosi
in cielo come in terra ", si possano riferire a ognuna delle tre prime
domande: Sia santificato il nome tuo come in cielo cosi in terra; -
Venga il regno tuo come in cielo cosi in terra; - Sia fatta la tua
volontà come in cielo cosi in terra.
Quando chiediamo che sia santificato il nome di Dio, intendiamo che
venga esaltata la santità e la gloria del nome divino. E qui il Parroco
farà osservare e spiegherà ai pii ascoltatori che il Salvatore disse ciò
non perché Dio sia santificato allo stesso modo in cielo e sulla terra,
quasi cioè, che la santificazione terrestre eguagli in ampiezza quella
celeste, cosa che non può affatto avvenire; ma intese dire che la
santificazione si compia con la carità e con intimo impulso dell'animo,
per quanto sia vero, com'è realmente, che il nome divino non ha per se
stesso bisogno di essere santificato, essendo di per sé santo e
terribile (Ps 110,9) com'è santo per sua essenza Dio medesimo, si
che nessuna santità gli può venire attribuita, che egli non abbia già
avuto da tutta l'eternità. Tuttavia, noi desideriamo e facciamo domande
per l'onore che gli viene tributato sulla terra, minore spesso di quello
che gli spetta, per gli oltraggi a lui fatti, non di rado, con parole
blasfeme e ingiuriose, e che la sua gloria venga esaltata con lodi e con
onore, sull'esempio delle lodi, dell'onore e della gloria tributatigli
in cielo. Si faccia in modo, insomma, che onore e culto siano nel
pensiero nostro, nel cuore e sulle labbra, sicché l'onoriamo con
venerazione interiore ed esterna; e cosi circondiamo di eccelsa lode,
seguendo l'esempio degli abitanti dei cieli, il nostro Dio, sublime,
puro, glorioso.
Come i celesti, con magnifico consenso di lodi, esaltano Dio nella sua
gloria, cosi preghiamo che lo stesso avvenga su tutta la terra, e che
tutti riconoscano Dio, lo adorino, lo servano; né si trovi più alcuno
tra i mortali che non abbia abbracciato la religione cristiana; ma
tutti, dedicandosi a Dio, riconoscano che solo da lui si alimenta ogni
fonte di santità, perché nulla vi è di puro e di santo che non provenga
dalla santità del nome divino.
L'Apostolo, infatti, afferma che la Chiesa si è purificata col lavacro
dell'acqua, nella parola della vita (Ep 5,26), che è il nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito santo, nel quale noi fummo battezzati
e santificati. Poiché dunque non può esserci né espiazione, né purezza,
né santità per colui sul quale non sia stato invocato il nome di Dio,
noi desideriamo e invochiamo da Lui che tutto il genere umano,
sottraendosi alle tenebre della impura infedeltà e illuminandosi dei
raggi della luce divina, conosca la forza di questo nome, si che in esso
ricerchi la vera santità, e nel nome della santa e individua Trinità,
prendendo il sacramento del battesimo, ottenga la pienezza della santità
dalla mano di Dio medesimo.
Nei nostri desideri e nelle nostre preghiere pensiamo anche a coloro
che, macchiati di disordini e delitti, hanno perduto la pura santità del
battesimo e la veste dell'innocenza; onde avviene che in questi miseri
ha di nuovo posto la sua sede lo spirito impuro. Desideriamo, adunque, e
invochiamo da Dio, che anche in loro venga santificato il suo nome, si
che tornando in sé stessi, riscattino col sacramento della penitenza la
loro purezza primitiva, e si presentino a Dio quali templi e sede di
santità e d'innocenza.
Noi preghiamo ancora che Dio infonda la sua luce in tutte le menti,
sicché tutti possano vedere che ogni ottimo bene, ogni perfetto dono
viene dal Padre della luce (Jc 1,17) ed è a noi dato per volontà
divina; cosicché tutto (cioè la temperanza, la giustizia, la vita, la
salute) tutti i beni dell'anima e del corpo, quelli esterni, quelli
riguardanti la vita e quelli che riguardano la salute, si riferisca a
Colui, dal quale tutti provengono, come insegna la Chiesa. Se servono in
qualche modo agli uomini il sole con la sua luce, le altre stelle col
loro movimento e le loro rivoluzioni; se l'aria circostante ci mantiene
in vita e la terra ci sostiene con la sua fecondità col produrre biade e
frutti; se noi, per l'opera dei magistrati, godiamo quiete e
tranquillità: ebbene, tutti questi e innumerevoli altri doni sono dovuti
all'immensa bontà di Dio che ce li elargisce. Quelle cause stesse che i
filosofi chiamano seconde, noi dobbiamo intenderle quali mani
mirabilmente create da Dio e fatte servire alle nostre necessità; mani
per le quali egli ci distribuisce i suoi beni e li profonde ovunque
abbondantemente.
Di somma importanza in questa preghiera è che tutti riconoscano e
venerino la santissima sposa di Gesù Cristo, la Chiesa madre nostra;
poiché, per lavare ed espiare tutte le sozzure dei nostri peccati, solo
in essa troviamo la fonte abbondantissima ed inesauribile, dalla quale
scaturiscono tutti i sacramenti della salute e della santificazione. Da
questi sacramenti, come per altrettanti canali, Dio fa scorrere su noi
la rugiada e l'acqua dell'innocenza; inoltre, essa soltanto, con quanti
abbraccia al suo seno, può implorare il suo nome divino, il solo dato
agli uomini sotto il cielo, nel quale possiamo salvarci (Ac 4,12).
377. Il nome di Dio
deve essere santificato
con la vita santa dei Cristiani
I
Parroci devono insistere molto su questo punto: che il figlio buono non
prega Dio soltanto a parole; ma con la condotta, e con la propria azione
fa si che in se stesso risplenda la santificazione del nome di Dio.
Volesse Iddio che non ci fossero di quelli i quali, mentre chiedono
continuamente con preghiere questa santificazione del nome divino, poi
la violano con le loro azioni e la insozzano quanto più possono, si che
per colpa loro, qualche volta, perfino Dio è maledetto.
Contro tali uomini disse l'Apostolo: Per colpa vostra si bestemmia il
nome di Dio tra le genti (Rm 2,24). E in Ezechiele si legge: Sono
entrati tra le genti, e hanno profanato il mio santo nome, facendo dire
di sé: Questi sono il popolo del Signore, e sono usciti dalla sua terra
(Ez 36,20). Poiché dalla vita e dai costumi di quelli che
professano una religione, le folle ignoranti giudicano della religione
medesima e dell'Autore di essa.
Ma quelli che vivono secondo la religione di Cristo, da essi
abbracciata, e conformano alla sua regola la preghiera e le azioni,
offrono agli altri grande argomento di render lode al nome santo del
Padre celeste e di celebrarlo con ogni onore e gloria. Poiché a noi il
Signore ha imposto di eccitare gli uomini con splendide azioni di virtù,
alla lode e alla celebrazione del nome divino. Per noi è stato detto
dall'evangelista: Risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini perché
vedano le vostre opere buone e glorifichino il vostro Padre che è nei
cieli (Mt 5,17). E il Principe degli apostoli scrive: Conducete
una vita onesta tra i Gentili, sicché essi, giudicandovi dalle vostre
opere, rendano gloria a Dio (1P 2,12).
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