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MESSALE ROMANO &
LITURGIA DELLE ORE

 

 UFFICIO DELLE LETTURE

22 OTTOBRE
XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – MARTEDÌ

BEATO GIOVANNI PAOLO II (m)
Papa
  


Carlo Giuseppe Wojtyła nacque nel 1920 a Wadowice in Polonia. Ordinato sacerdote e compiuti gli studi di teologia a Roma, al ritorno in patria ricoprì vari incarichi pastorali e universitari. Nominato Vescovo ausiliare di Cracovia, di cui nel 1964 divenne Arcivescovo, prese parte al Concilio Ecumenico Vaticano II. Divenuto papa il 16 ottobre 1978 con il nome di Giovanni Paolo II, si contraddistinse per la straordinaria sollecitudine apostolica, in particolare per le famiglie, i giovani e i malati, che lo spinse a compiere innumerevoli visite pastorali in tutto il mondo; i frutti più significativi lasciati in eredità alla Chiesa, tra molti altri, sono il suo ricchissimo Magistero e la promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei Codici di Diritto Canonico per la Chiesa latina e le Chiese Orientali. Morì piamente a Roma il 2 aprile 2005, alla vigilia della II domenica di Pasqua o della divina misericordia.
Dal Comune dei pastori: per un papa.

INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
 
Antifona
Venite, adoriamo il pastore supremo,
Cristo Signore.
 
SALMO 94  Invito a lodare Dio

( Il Salmo 94 può essere sostituito dal salmo 99 o 66 o 23 )
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13).

Si enunzia e si ripete l'antifona.

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).

Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
 
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
 
Inno
Frumento di Cristo noi siamo,
cresciuto nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.

In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.

O Cristo, pastore glorioso,
a te la potenza e l'onore
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
 
1^ Antifona

Il Signore fa giustizia per i poveri.

SALMO 9 B 
  22-32 (I) Preghiera e ringraziamento 
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6, 20).


Perché, Signore, stai lontano, *
nel tempo dell'angoscia ti nascondi? 
Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio *
e cade nelle insidie tramate. 

L'empio si vanta delle sue brame, *
l'avaro maledice, disprezza Dio. 

L'empio insolente disprezza il Signore: †
«Dio non se ne cura: Dio non esiste» ; *
questo è il suo pensiero. 

Le sue imprese riescono sempre. †
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: *
disprezza tutti i suoi avversari. 

Egli pensa: «Non sarò mai scosso, *
vivrò sempre senza sventure». 

Di spergiuri, di frodi e d'inganni 
ha piena la bocca, *
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso. 

Sta in agguato dietro le siepi, *
dai nascondigli uccide l'innocente. 

I suoi occhi spiano l'infelice, *
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo. 
Sta in agguato per ghermire il misero, *
ghermisce il misero attirandolo nella rete. 

Infierisce di colpo sull'oppresso, *
cadono gl'infelici sotto la sua violenza. 
Egli pensa: «Dio dimentica, *
nasconde il volto, non vede più nulla».

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
 
1^ Antifona

Il Signore fa giustizia per i poveri.

2^ Antifona
L'affanno e il dolore degli umili,
tu li vedi, o Signore.

SALMO 9 B  33-39   (II) Preghiera e ringraziamento
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6, 20).

Sorgi, Signore, alza la tua mano, *
non dimenticare i miseri. 
Perché l'empio disprezza Dio *
e pensa: «Non ne chiederà conto» ? 

Eppure tu vedi l'affanno e il dolore, *
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. 
A te si abbandona il misero, *
dell'orfano tu sei il sostegno. 

Spezza il braccio dell'empio e del malvagio; *
punisci il suo peccato e più non lo trovi. 

Il Signore è re in eterno, per sempre: *
dalla sua terra sono scomparse le genti. 

Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, *
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio 
per far giustizia all'orfano e all'oppresso; *
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
 
2^ Antifona
L'affanno e il dolore degli umili,
tu li vedi, o Signore.

3^ Antifona

Le parole del Signore sono pure,
argento raffinato nel fuoco.

SALMO 11   Preghiera nella persecuzione
Dio Padre si è degnato di mandare il suo Figlio per noi, poveri (sant’Agostino).


Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele; *
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo. 
Si dicono menzogne l'uno all'altro, *
labbra bugiarde parlano con cuore doppio. 

Recida il Signore le labbra bugiarde, *
la lingua che dice parole arroganti, 

quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti, †
ci difendiamo con le nostre labbra: *
chi sarà nostro padrone?». 

«Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, †
io sorgerò, dice il Signore, *
metterò in salvo chi è disprezzato». 

I detti del Signore sono puri, †
argento raffinato nel crogiuolo, *
purificato nel fuoco sette volte. 

Tu, o Signore, ci custodirai, *
ci guarderai da questa gente per sempre. 
Mentre gli empi si aggirano intorno, *
emergono i peggiori tra gli uomini.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
 
3^ Antifona

Le parole del Signore sono pure,
argento raffinato nel fuoco.

Versetto

V. Il Signore guida gli umili nella giustizia,
R. ai poveri insegna la sua via.

Prima Lettura
Dal libro di Ester 4, 1-8. 8a. 9-17

Aman ordina lo sterminio di tutti i Giudei

Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida; venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re. In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere. Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò. Allora Ester chiamò Atach, uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così. Atach si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del re. Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Aman aveva promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei; gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo. «Ricordati — le fece dire — dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Aman, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci dalla morte!». Atach ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo. Ester ordinò ad Atach di riferire a Mardocheo: «Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re». Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: «Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia. Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?». Allora Ester fece rispondere a Mardocheo: «Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!». Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.

Responsorio
  Cfr. Est 4, 17t; Tb 13, 2; Gdt 6, 19
R. Non ho altra speranza che in te, Signore, che castighi e usi misericordia: * perdona i peccati del popolo che soffre.
V. Creatore del cielo e della terra, guarda l'umiliazione della nostra stirpe:
R. perdona i peccati del popolo che soffre.
  
Seconda Lettura
Dall’Omelia per l’inizio del pontificato del beato Giovanni Paolo II, papa
(22 ottobre 1978: A.A.S. 70 [1978], pp. 945-947)

Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!

Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesareth, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui! 
Secondo un’antica tradizione, durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: «Quo vadis, Domine?» (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: «Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta». Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione. 
Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergerci in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo. 
Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi «un regno di sacerdoti». 
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote, Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è partecipe di questa triplice missione. E forse in passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua «sacra potestà» in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione. 
La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più elevate aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità. 
Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: «O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi». 
Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! 
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! 
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa «cosa è dentro l’uomo». Solo lui lo sa! 
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.

Responsorio
   1 Ts 2, 4. 3
R. Non abbiate paura: il Redentore dell’uomo ha rivelato il potere della croce e ha dato per noi la vita! * Aprite, spalancate le porte a Cristo.
V. Siamo chiamati nella Chiesa a partecipare alla sua potestà.
R. Aprite, spalancate le porte a Cristo

Orazione

O Dio, ricco di misericordia, che hai chiamato il beato Giovanni Paolo II, papa, a guidare l’intera tua Chiesa, concedi a noi, forti del suo insegnamento, di aprire con fiducia i nostri cuori alla grazia salvifica di Cristo, unico Redentore dell’uomo. Egli è Dio.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.