COSTITUZIONE APOSTOLICA
CON LA QUALE SI PROMULGA
IL MESSALE ROMANO RIFORMATO
A NORMA DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
PAOLO VESCOVO
SERVO DEI
SERVI DI DIO - A PERPETUA MEMORIA
II.
Ufficio e compito del popolo di Dio
62.
Nella celebrazione della Messa i fedeli formano la gente santa, il
popolo che Dio si è acquistato e il sacerdozio regale, per rendere
grazie a Dio, offrire la vittima immacolata non soltanto per le mani del
sacerdote ma anche insieme con lui, e imparare a offrire se stessi50.
Procurino quindi di manifestare tutto ciò con un profondo senso
religioso e con la carità verso i fratelli che partecipano alla stessa
celebrazione. Evitino perciò ogni forma di individualismo e di
divisione, tenendo presente che hanno un unico Padre nei cicli, e che
perciò tutti sono tra loro fratelli.
Formino
invece un solo corpo, sia nell'ascoltare la parola di Dio, sia nel
prendere parte alle preghiere e al canto, sia specialmente nella comune
offerta del sacrificio e nella comune partecipazione alla mensa del
Signore. Questa unità appare molto bene dai gesti e dagli atteggiamenti
del corpo, che i fedeli compiono tutti insieme.
I
fedeli non rifiutino di servire con gioia l'assemblea del popolo di Dio,
ogni volta che sono pregati di prestare qualche servizio particolare
nella celebrazione.
63.
Tra i fedeli esercita un proprio ufficio liturgico la schola
cantorum o "coro", il cui compito è quello di eseguire a
dovere le parti che le son proprie, secondo i vari generi di canto, e
promuovere la partecipazione attiva dei fedeli nel canto51.
Quello che si dice della schola
cantorum vale anche, con gli opportuni adattamenti, per gli altri
musicisti, specialmente per l'organista.
64.
E opportuno che vi sia un cantore o maestro di coro per dirigere e
sostenere il canto del popolo. Anzi, mancando la schola,
è compito del cantore guidare i diversi canti, facendo partecipare
il popolo per la parte che gli spetta52.
______________
50)
Cf SC 48; EM 12.
51)
Cf MS 19.
52)
Cf MS 21
III.
Uffici particolari
65.
L'accolito è istituito per curare il servizio all'altare e aiutare il
sacerdote e il diacono. A lui spetta specialmente preparare l'altare e i
vasi sacri, e, come ministro straordinario, distribuire l'Eucaristia ai
fedeli.
66.
Il lettore è istituito per proclamare le letture della sacra Scrittura,
eccetto il Vangelo; può anche proporre le intenzioni della preghiera
universale e, in mancanza del salmista, recitare il salmo interlezionale.
Il
lettore nella celebrazione eucaristica ha un suo ufficio proprio, che
deve esercitare lui stesso, anche se sono presenti ministri di ordine
superiore.
Perché
i fedeli maturino nel loro cuore, ascoltando le letture divine, un soave
e vivo amore della sacra Scrittura53, è necessario che i
lettori incaricati di tale ufficio, anche se non ne hanno ricevuta
l'istituzione, siano veramente idonei e preparati con impegno.
67.
È compito del salmista proclamare il salmo, o il canto biblico, tra le
letture. Per adempiere convenientemente il suo ufficio, è necessario
che il salmista possegga l'arte del salmodiare e abbia una buona
pronuncia e una buona dizione.
68.
Quanto agli altri ministri, alcuni svolgono determinate funzioni in
presbiterio, altri fuori del presbiterio. Fra i primi si annoverano
coloro ai quali è stato affidato il compito di distribuire, in qualità
di ministri straordinari, la santa comunione54, come pure
coloro che portano il messale, la croce, i ceri, il pane, il vino,
l'acqua e il turibolo. Fra gli altri ci sono:
a)
Il commentatore, che rivolge ai fedeli spiegazioni ed esortazioni per
introdurli nella celebrazione e meglio disporli a comprenderla e
seguirla. Gli interventi del commentatore siano preparati con cura,
siano chiari e sobri. Nel compiere il suo ufficio, il commentatore sta
in un luogo adatto davanti ai fedeli, ma non sale all'ambone.
______________
53)
Cf SC 24.
54)
Cf IC 1.
b)
Coloro che, in alcune regioni, accolgono i fedeli alla porta della
chiesa e li dispongono ai propri posti, e ordinano i movimenti
processionali dei fedeli.
c)
Coloro che raccolgono le offerte in chiesa.
69.
E bene che, soprattutto nelle grandi chiese e nelle comunità
importanti, vi sia qualcuno incaricato di predisporre con cura le
celebrazioni, e di preparare i ministri a compierle con decoro, ordine e
devozione.
70.
Tutti i ministeri inferiori a quelli propri del diacono, possono essere
esercitati da uomini laici, anche se non ne hanno ricevuta
l'istituzione.
Gli
uffici che si compiono fuori del presbiterio, possono essere affidati
anche alle donne, secondo il prudente giudizio del rettore della chiesa.
Tuttavia
la Conferenza Episcopale può permettere che anche una donna ben
preparata proclami le letture che precedono il Vangelo e proponga le
intenzioni della preghiera universale; spetta poi alla stessa Conferenza
precisare il luogo adatto dal quale le donne possono annunciare la
parola di Dio nell'assemblea liturgica55.
71.
Se sono presenti più persone che possono esercitare lo stesso
ministero, nulla impedisce che si distribuiscano tra loro le varie parti
di uno stesso ministero e ciascuno svolga la sua. Per esempio, un
diacono può essere incaricato delle parti in canto, e un altro del
servizio all'altare; se vi sono più letture, converrà distribuirle tra
più lettori, e così via.
72.
Se nella Messa con partecipazione di popolo vi è un solo ministro, egli
può compiere diversi uffici.
73.
La preparazione pratica di ogni celebrazione liturgica si faccia di
comune intesa fra tutti coloro che sono interessati rispettivamente alla
parte rituale, pastorale e musicale, sotto la direzione del rettore
della chiesa, e sentito anche il parere dei fedeli per quelle cose che
li riguardano direttamente.
______________
55)
Cf LI 7.
Capitolo
IV
DIVERSE
FORME DI CELEBRAZIONE DELLA MESSA
74.
Nella Chiesa locale si deve dare il primo posto - lo richiede il suo
significato - alla Messa cui presiede il vescovo circondato dal suo
presbiterio e dai ministri56 con la partecipazione piena e
attiva del popolo santo di Dio. Si ha qui infatti una speciale
manifestazione della Chiesa.
75.
Grande importanza si deve dare anche alla Messa celebrata con una
comunità, specialmente parrocchiale; essa, infatti, soprattutto nella
celebrazione comunitaria della domenica, manifesta la Chiesa universale
in un momento e in un luogo determinato57.
76.
Tra le Messe celebrate da determinate comunità, particolare importanza
ha la Messa conventuale, che è parte dell'Ufficio quotidiano, come pure
la Messa della "comunità". E sebbene queste Messe non
comportino nessuna forma particolare di celebrazione, tuttavia è quanto
mai conveniente che siano celebrate con il canto, e soprattutto con la
piena partecipazione di tutti i membri della comunità, sia di religiosi
che di canonici. In queste Messe perciò ognuno eserciti la sua funzione
secondo l'Ordine o il ministero ricevuto. Anzi, conviene che tutti i
sacerdoti non tenuti a celebrare individualmente per l'utilità
pastorale dei fedeli, per quanto è possibile concelebrino in queste
Messe. Inoltre tutti i sacerdoti membri della comunità, tenuti a
celebrare individualmente per il bene pastorale dei fedeli, possono,
nello stesso giorno, concelebrare anche la Messa conventuale o di
comunità58.
I.
Messa con il popolo
77.
Per «Messa con il popolo» si intende quella celebrata con la
partecipazione dei fedeli. Conviene, per quanto è possibile,
______________
56)
Cf SC 41.
57)
Cf SC 42; EM 26; LG 28; PO 5.
58)
Cf EM 47; S. congr. per
il culto divino, Dich.
In celebratene Missae,7.8.1972:
EV IV, 1742 ss.
che
la celebrazione si svolga con il canto e con un congrue numero di
ministri, soprattutto nelle domeniche e feste di precetto59;
si può fare però anche senza canto e con un solo ministro.
78.
È bene che un accolito, un lettore e un cantore assistano, di solito,
il sacerdote celebrante; è questa la forma «tipica», come verrà
chiamata negli articoli seguenti. Però il rito qui descritto prevede la
possibilità di usare un numero anche maggiore di ministri.
A
qualsiasi forma di celebrazione può prendere parte un diacono, che
svolge l'ufficio a lui proprio.
Cose
da preparare
79.
L'altare sia ricoperto da almeno una tovaglia. Sull'altare, vicino a
esso, si pongano almeno due, anche quattro, o sei candelieri con i ceri
accesi; se celebra il vescovo della diocesi, i candelieri saranno sette.
Inoltre, sull'altare, o vicino a esso, si collochi la croce. I
candelieri e la croce si possono portare nella processione di ingresso.
Sopra l'altare si può collocare il libro dei Vangeli, distinto dal
libro delle altre letture, a meno che non venga portato nella
processione di ingresso.
80.
Si preparino pure:
a)
accanto alla sede del sacerdote: il messale e, se necessario, il libro
dei canti;
b)
sull'ambone: il lezionario;
e)
sopra la credenza: il calice, il corporale, il purificatoio e, secondo
l'opportunità, la palla; la patena e le pissidi, se occorrono, con il
pane per la comunione del sacerdote, dei ministri e del popolo; le
ampolle con il vino e l'acqua, a meno che tutte queste cose non vengano
presentate dai fedeli all'offertorio; il piattello per la comunione dei
fedeli; inoltre il necessario per lavarsi le mani. Il calice sia
ricoperto da un velo, che può essere sempre di colore bianco.
______________
59)
Cf EM 26; MS 16, 27.
81.
In sacrestia, si preparino, secondo le varie forme di celebrazione, le
vesti sacre del sacerdote e dei ministri:
a)
per il sacerdote: camice, stola e casula;
b)
per il diacono: camice, stola e dalmatica; in caso però di necessità o
di minor solennità la dalmatica si può omettere; e) per gli altri
ministri: camice o altre vesti legittimamente approvate.
Tutti
coloro che indossano il camice usino il cingolo e l'amitto, a meno che
non si provveda diversamente.
A)
FORMA TIPICA
Riti
di introduzione
82.
Quando il popolo si è riunito, il sacerdote e i ministri, rivestiti
delle vesti sacre, si avviano all'altare, in quest'ordine:
a)
il ministro con il turibolo fumigante, se si usa l'incenso;
b)
i ministri che, secondo l'opportunità, portano i candelieri con i ceri
accesi; in mezzo a loro, eventualmente, un altro ministro con la croce;
c)
gli accoliti e gli altri ministri;
d)
il lettore, che può portare il libro dei Vangeli;
e)
il sacerdote celebrante.
Se
si usa l'incenso, prima di incamminarsi il sacerdote pone l'incenso nel
turibolo.
83.
Durante la processione all'altare, si esegue il canto d'ingresso (cf nn.
25-26).
84.
Arrivati all'altare, il sacerdote e i ministri fanno la debita
riverenza: inchino profondo oppure, se vi è il tabernacolo con il
Santissimo Sacramento, genuflessione. La croce portata in processione
viene collocata presso l'altare, o in altro luogo adatto; i candelieri
portati dai ministri si depongono accanto all'altare o sopra la
credenza; il libro dei Vangeli viene posto sull'altare.
85.
Il sacerdote sale all'altare e lo bacia in segno di venerazione. Poi,
secondo l'opportunità, lo incensa tutto intorno.
86.
Fatto questo, il sacerdote si reca alla sede. Terminato il canto
d'ingresso, tutti in piedi, sacerdote e fedeli, fanno il segno della
croce. Il sacerdote dice: Nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo (In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti); il popolo
risponde: Amen. Poi, rivolto al popolo, e allargando le braccia, il
sacerdote lo saluta con una delle formule proposte. Egli stesso, o un
altro ministro idoneo può fare una breve introduzione alla Messa del
giorno.
87.
Dopo l'atto penitenziale, si dicono il Kyrie eleison e il Gloria,
secondo le rubriche (nn. 30-31). Il Gloria può essere iniziato o dallo
stesso celebrante, o dai cantori, o anche da tutti insieme.
88.
Quindi il sacerdote invita il popolo alla preghiera, dicendo a mani
giunte: Preghiamo (Oremus). E tutti insieme con il sacerdote pregano,
per breve tempo, in silenzio. Poi il sacerdote, con le braccia
allargate, dice la colletta; al termine di questa, il popolo acclama:
Amen.
Liturgia
della Parola
89.
Terminata l'orazione, il lettore si reca all'ambone e proclama la prima
lettura; tutti l'ascoltano seduti, e alla fine rispondono con
l'acclamazione.
90.
Dopo la lettura, il salmista o il cantore, o lo stesso lettore, canta o
legge il salmo; il popolo vi prende parte con il ritornello (cf n. 36).
91.
Poi, se c'è una seconda lettura prima del Vangelo, il lettore la
proclama all'ambone, come si è detto sopra; tutti siedono e stanno in
ascolto, e alla fine rispondono con l'acclamazione.
92.
Segue l'Alleluia o un altro canto, secondo il tempo liturgico (cf nn.
37-39).
93.
Mentre si canta l'Alleluia o un altro canto, se si usa l'incenso, il
sacerdote lo mette nel turibolo. Quindi, a mani giunte, e inchinato
davanti all'altare, dice sottovoce il Purifica il mio cuore (Munda cor
meum).
94.
Poi se il libro dei Vangeli è sull'altare, lo prende e, preceduto
dai ministri, che possono portare l'incenso e i ceri, si reca
all'ambone.
95.
All'ambone il sacerdote apre il libro e dice: II Signore sia con voi
(Dominus vobiscum), e quindi: Dal Vangelo secondo N., (Lectio sancti
Evangelii secundum N.), tracciando con il pollice il segno di croce sul
libro e sulla propria persona, in fronte, sulla bocca e sul petto. Poi,
se si usa il turibolo, incensa il libro. Dopo l'acclamazione del popolo,
il sacerdote legge ad alta voce il Vangelo. Terminata la lettura, bacia
il libro, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo cancelli i nostri
peccati (Per evangelica dieta deleantur nostra delicta). Al Vangelo
segue l'acclamazione del popolo secondo l'uso della regione.
96.
Quando manca il lettore, il sacerdote stesso proclama tutte le
letture e, se necessario, anche i canti interlezionali, stando
all'ambone. Quivi, se lo si usa, pone l'incenso nel turibolo e dice,
inchinandosi, il Purifica il mio cuore (Munda cor meum).
97.
L'omelia si tiene alla sede o all'ambone.
98.
Il Simbolo (Credo) viene detto dal sacerdote insieme con il popolo (cf
n. 44). Nel dire le parole: E per opera dello Spirito Santo... e si è
fatto uomo (Et incarnatus est de Spiritu Sancto... et homo factus est),
tutti si inchinano; nelle feste dell'Annunciazione (25 marzo) e del
Natale del Signore (25 dicembre) tutti genuflettono.
99.
Poi si dice la preghiera universale o preghiera dei fedeli; il
sacerdote la dirige dalla sede o dall'ambone; il popolo vi partecipa
nella parte che gli spetta (cf nn. 45-47).
Liturgia
eucaristica
100.
Dopo la preghiera dei fedeli, ha inizio il canto di offertorio (cf
n. 50), mentre i ministri collocano sull'altare il corporale, il
purificatoio, il calice e il messale.
101.
Sarà bene che la partecipazione dei fedeli si manifesti con
l'offerta sia del pane e del vino per la celebrazione dell'Eucaristia,
sia di altri doni, per le necessità della Chiesa e dei poveri.
Le
offerte dei fedeli sono opportunamente ricevute dal sacerdote aiutato
dai ministri e deposte in luogo adatto; invece il pane e il vino per
l'Eucaristia si portano all'altare.
102.
All'altare il sacerdote riceve dal ministro la patena con il pane, e
tenendola con entrambe le mani un po' sollevata sull'altare, recita la
formula prescritta; quindi depone la patena con il pane sopra il
corporale.
103.
Poi, stando a lato dell'altare, riceve dal ministro l'ampollina, e
versa il vino e un po' d'acqua nel calice, dicendo sottovoce la formula
prescritta. Ritornato al centro dell'altare, prende il calice e
tenendolo un po' sollevato con entrambe le mani, dice la formula
prescritta; quindi depone il calice sul corporale e, se occorre, lo
copre con la palla.
104.
Infine, inchinandosi, dice sottovoce: Umili e pentiti (In spiritu
humilitatis).
105.
Secondo l'opportunità, il sacerdote incensa quindi le offerte e
l'altare; a sua volta il ministro incensa il celebrante e il popolo.
106.
Dopo la preghiera Umili e pentiti (In spiritu humilitatis) oppure
dopo l'incensazione, il sacerdote, stando a lato dell'altare, si lava le
mani con l'acqua versatagli dal ministro, dicendo sottovoce la formula
prescritta.
107.
Ritornato al centro dell'altare, rivolto al popolo, lo invita, anche
con il gesto delle mani (allargandole e ricongiungendole) a pregare,
dicendo: Pregate, fratelli (Orate fratres). Dopo la risposta del popolo,
dice con le braccia allargate, l'orazione sopra le offerte; al termine
il popolo acclama: Amen.
108.
Quindi il sacerdote inizia la Preghiera eucaristica. Allargando le
braccia dice: II Signore sia con voi (Dominus vobiscum), prosegue
dicendo: In alto i nostri cuori (Sursum corda) e intanto innalza le
mani; poi, con le braccia aperte, soggiunge: Rendiamo grazie al Signore,
nostro Dio (Gratias agamus Domino Deo nostro). Dopo che il popolo ha
risposto: E cosa buona e giusta (Dignum et iustum est), il sacerdote
continua il prefazio; e, al termine di esso, a mani giunte, canta o dice
ad alta voce insieme con i ministri e il popolo: Santo, santo, santo...
(Sanctus...) (cf n. 55 b).
109.
Il sacerdote prosegue la Preghiera eucaristica, secondo le rubriche
indicate in ogni formulario della Preghiera stessa. Se il sacerdote
celebrante è un vescovo, dopo le parole: con il tuo servo il nostro
Papa N. (cum famulo tuo Papa nostro N.) soggiunge: con me, indegno tuo
servo (et me indigno servo tuo). L'Ordinario del luogo si deve nominare
con questa formula: con il tuo servo il nostro Papa N. e il nostro
vescovo (o vicario, prelato, prefetto, abate) (cum famulo tuo Papa
nostro N. et Episcopo nostro vel vicario, prelato, praefecto, abbate).
Si possono nominare nella Preghiera eucaristica anche i vescovi
coadiutori e ausiliari. Quando si dovessero fare più nomi, si dice con
formula generale: e con il nostro vescovo N. e i vescovi suoi
collaboratori (cum Episcopo nostro N. et Episcopis cooperatoribus eius)60.
In ogni Preghiera eucaristica tali formule si devono adattare, secondo
le esigenze grammaticali. Poco prima della consacrazione, il ministro
avverte, se ne è il caso, i fedeli con un segno di campanello. Così
pure suona il campanello alla presentazione al popolo dell'ostia
consacrata e del calice secondo le consuetudini locali.
110.
Dopo la dossologia, che conclude la Preghiera eucaristica, il sacerdote,
a mani giunte, dice la monizione che precede l'orazione del Signore e
recita poi il Padre nostro (Pater noster) a braccia allargate, insieme
con il popolo.
111.
Al termine del Padre nostro (Pater noster) il sacerdote, sempre con le
braccia aperte, dice da solo l'embolismo: Liberaci, o Signore (Libera
nos), dopo il quale il popolo acclama: Tuo è il regno (Quia tuum est
regnum).
112.
Quindi il sacerdote, ad alta voce, dice la preghiera: Signore Gesù
Cristo (Domine Iesu Christe), poi, con il gesto delle mani (allargandole
e ricongiungendole), annuncia la pace, dicendo: La pace del Signore sia
sempre con voi (Pax Domini sit semper vobiscum). Il popolo risponde: E
con il tuo
______________
60)
Cf S. CONGR. PER
IL CULTO DIVINO, Decr. Cum de
nomine Episcopi, 9.10.1972: EV IV, 1794 ss.
spirito
(Et cum spiritu tuo). Poi, secondo l'opportunità, il sacerdote
soggiunge: Scambiatevi un segno di pace (Offerte vobis pacem) e tutti,
secondo le consuetudini del luogo, si scambiano vicendevolmente un segno
di pace e di amore fraterno. Il celebrante può dare il segno di pace ai
ministri.
113.
Il sacerdote prende l'ostia, la spezza sopra la patena e ne mette
una particella nel calice, dicendo sottovoce: II Corpo... uniti in
questo calice (Haec commixtio). Intanto la schola
e il popolo cantano o dicono: Agnello di Dio (Agnus Dei) (cf n. 56e).
114.
Quindi il sacerdote dice sottovoce la preghiera: Signore Gesù
Cristo, Figlio del Dio vivo (Domine Iesu Christe, Fili Dei vivi),
oppure: La comunione con il tuo Corpo (Perceptio Corporis et Sanguinis).
115.
Terminata la preghiera, genuflette, prende l'ostia e, tenendola alquanto
sollevata sopra la patena, rivolto al popolo dice: Beati gli invitati...
Ecco l'Agnello di Dio (Beati... Ecce Agnus Dei), e, insieme con il
popolo, prosegue: O Signore, non sono degno (Domine non sum dignus), una
sola volta.
116.
Poi, rivolto all'altare, il sacerdote dice sottovoce: Il Corpo di
Cristo mi custodisca per la vita eterna (Corpus Christi custodiat me in
vitam aeternam), e con riverenza si ciba del Corpo di Cristo. Quindi
prende il calice, dicendo: Il Sangue di Cristo mi custodisca per la vita
eterna (Sanguis Christi custodiat me in vitam aeternam), e con riverenza
beve il Sangue di Cristo.
117.
Prende poi la patena o la pisside e si porta verso i comunicandi. Se
la comunione si fa sotto la sola specie del pane, eleva alquanto l'ostia
e la presenta a ciascuno di essi dicendo: Il Corpo di Cristo (Corpus
Christi). Questi risponde: Amen, e tenendo il piattello sotto il mento,
riceve il sacramento.
118.
Per la comunione sotto le due specie, si segue il rito descritto più
oltre (cf nn. 240-252).
119.
Mentre il sacerdote si comunica, si inizia il canto di
comunione (cf n. 56i).
120.
Terminata la distribuzione della comunione, il sacerdote ritorna
all'altare e raccoglie i frammenti, se ce ne fossero; poi, stando a lato
dell'altare o alla credenza, purifica la patena o la pisside sopra il
calice, purifica poi il calice dicendo sottovoce: II sacramento ricevuto
(Quod ore sumpsimus), e lo asterge con il purificatoio. Se i vasi sacri
sono stati astersi all'altare, il ministro li porta alla credenza.
I
vasi sacri da purificare, soprattutto se fossero molti, si possono anche
lasciare, opportunamente ricoperti, sull'altare o alla credenza, sopra
il corporale; la purificazione si compie dopo la Messa, una volta
congedato il popolo.
121.
Compiute le purificazioni, il sacerdote può ritornare alla sede. Si può
osservare, per un tempo conveniente, un sacro silenzio oppure eseguire
un canto di lode o un salmo (cf n. 56j).
122.
Poi, alla sede o all'altare, il sacerdote, rivolto al popolo, dice:
Preghiamo (Oremus), e, a braccia allargate, dice l'orazione dopo la
comunione, alla quale può premettere una breve pausa di silenzio, a
meno che sia già stato osservato subito dopo la comunione. Al termine
dell'orazione il popolo acclama: Amen.
Riti
di conclusione
123.
Detta l'orazione dopo la comunione, si possono dare, se occorre, brevi
comunicazioni (o avvisi) al popolo.
124.
Poi il sacerdote, con il suo consueto gesto delle mani, saluta il
popolo, dicendo: Il Signore sia con voi (Dominus vobiscum); a cui si
risponde: E con il tuo spirito (Et cum spiritu tuo). E subito il
sacerdote soggiunge: Vi benedica Dio onnipotente (Benedicat vos
omnipotens Deus), e tracciando con la mano destra il segno della croce
verso i fedeli, prosegue: Padre e Figlio e Spirito Santo (Pater et
Filius et Spiritus Sanctus). Il popolo risponde: Amen.
In
giorni e circostanze particolari, a questa formula di benedizione si
premette, secondo le rubriche, un'altra formula, più solenne, oppure la
«orazione sul popolo».
Subito
dopo la benedizione, il sacerdote, a mani giunte, aggiunge: La Messa è
finita: andate in pace (ite Missa est); e tutti rispondono: Rendiamo
grazie a Dio (Deo gratias).
125.
Infine il sacerdote bacia l'altare in segno di venerazione. Poi, fatta
con i ministri la debita riverenza, si ritira.
126.
Se alla Messa seguisse un'altra azione liturgica, si tralasciano i riti
di conclusione, cioè il saluto, la benedizione e il congedo.
B)
MINISTERI DEL DIACONO
127.
Se vi è un diacono nell'esercizio del suo ministero, Si osservano le
norme indicate nel paragrafo precedente, eccetto quanto segue. In genere
il diacono:
a)
sta accanto al sacerdote e lo aiuta;
b)
all'altare, svolge il suo servizio al calice e al libro;
c)
se non è presente nessun altro ministro, egli stesso compie secondo le
necessità gli uffici degli altri ministri.
Riti
di introduzione
128.
Il diacono, rivestito delle vesti sacre, e portando il libro dei
Vangeli, precede il sacerdote nella processione verso l'altare,
altrimenti sta al suo fianco.
129.
Fatta insieme con il sacerdote la debita riverenza all'altare, il
diacono vi sale con lui. Depone sulla mensa il libro dei Vangeli e
insieme con il sacerdote bacia l'altare in segno di venerazione. Quindi,
se si usa l'incenso, assiste il sacerdote nell'infusione dell'incenso
nel turibolo e nella incensazione dell'altare.
130.
Incensato l'altare, insieme con il sacerdote si reca alla sede; qui
rimane accanto al sacerdote, prestandogli servizio secondo le necessità.
Liturgia
della Parola
131.
Mentre si canta l'Alleluia o un altro canto, se si usa il tuo aiuta il
sacerdote nell'infusione dell'incenso, quindi, inchinandosi dinanzi al
sacerdote, chiede la benedizione dicendo a bassa voce: Benedicimi, o
padre (Iube, domne, benedicere). Il sacerdote lo benedice con la
formula: Il Signore sia nel tuo cuore (Dominus sit in corde tuo). Il
diacono risponde: Amen, Poi, se il libro dei Vangeli si trova
sull'altare, lo prende e va all'ambone: lo precedono, se vi sono, i
ministri con i candelieri, e con l'incenso, secondo l'opportunità. Qui
saluta il popolo, incensa il libro e proclama il Vangelo. Terminata la
lettura, bacia il libro in segno di venerazione, dicendo sottovoce: La
parola del Vangelo (Per evangelica dieta), e ritorna presso il
sacerdote. Se invece non si tiene l'omelia né si dice il Credo, può
rimanere all'ambone per la preghiera dei fedeli, mentre i ministri
ritornano al loro posto.
132.
Alla preghiera dei fedeli, dopo l'introduzione del sacerdote, il diacono
propone le varie intenzioni, stando all'ambone o in altro luogo adatto.
Liturgia
eucaristica
133.
All'offertorio, mentre il sacerdote rimane seduto alla sede, il diacono
prepara l'altare con l'aiuto degli altri ministri; spetta a lui la cura
dei vasi sacri. Sta accanto al sacerdote e lo aiuta nel ricevere i doni
del popolo. Presenta al sacerdote la patena con il pane da consacrare;
versa il vino e un po' d'acqua nel calice dicendo sottovoce: L'acqua
unita al vino (Per huius aquae), e lo presenta poi al sacerdote. Però
la preparazione del calice, cioè l'infusione del vino e dell'acqua, la
può fare alla credenza. Se si usa l'incenso, assiste il sacerdote
nell'incensazione delle offerte e dell'altare, poi lui stesso, o un
altro ministro, incensa il sacerdote e il popolo.
134.
Durante la Preghiera eucaristica, il diacono sta accanto al sacerdote,
ma un po' indietro, per attendere, quando occorre, al calice e al
messale.
135.
Alla dossologia finale della Preghiera eucaristica, stando accanto al
sacerdote, tiene sollevato il calice, mentre il sacerdote eleva la
patena con l'ostia, finché il popolo non abbia acclamato l'Amen.
136.
Dopo che il sacerdote ha detto la preghiera per la pace e rivolto
l'augurio: La pace del Signore sia sempre con voi (Pax Domini sit semper
vobiscum), al quale il popolo risponde: E con il tuo spirito (Et cum
spiritu tuo), il diacono, secondo l'opportunità, invita a darsi
scambievolmente la pace, dicendo: Scambiatevi un segno di pace (Offerte
vobis pacem). Riceve dal sacerdote la pace, e la può dare agli altri
ministri più vicini.
137.
Dopo che il sacerdote si è comunicato, il diacono riceve la comunione
sotto le due specie, quindi aiuta il sacerdote a distribuire la
comunione al popolo. Se la comunione viene data sotto le due specie,
porge il calice ai singoli, e beve al calice per ultimo.
138.
Compiuta la distribuzione della comunione, il diacono con il sacerdote
ritorna all'altare, raccoglie i frammenti, se ve ne fossero, quindi
porta alla credenza il calice e gli altri vasi sacri, che purifica e
riordina, come di norma, mentre il sacerdote ritorna alla sede.
I
vasi sacri da purificare si possono anche lasciare opportunamente
ricoperti alla credenza, sopra il corporale; la purificazione si compie
dopo la Messa, una volta congedato il popolo.
Riti
di conclusione
139.
Detta l'orazione dopo la comunione, il diacono da brevemente al popolo
le eventuali comunicazioni (o avvisi), a meno che il sacerdote
preferisca darli personalmente.
140.
Dopo la benedizione del sacerdote, il diacono congeda il popolo dicendo:
La Messa è finita: andate in pace (Ite, Missa est).
141.
Quindi, insieme con il sacerdote, bacia l'altare in segno di venerazione
e, fatta la debita riverenza, ritorna con lui allo stesso modo come era
venuto.
C)
COMPITI DELL'ACCOLITO
142.
Gli uffici che l'accolito può svolgere sono di vario genere, e molti di
essi si possono presentare insieme. Conviene distribuire i vari compiti
tra più accoliti; se però è presente un solo accolito, svolga lui
stesso gli uffici più importanti, e gli altri vengano distribuiti tra i
vari ministri.
Riti
iniziali
143.
Nel rito d'ingresso, l'accolito può portare la croce, affiancato da due
ministranti con i ceri accesi. Giunto all'altare, depone la croce presso
l'altare stesso e va al suo posto in presbiterio.
144.
Durante la celebrazione, è compito dell'accolito accostarsi,
all'occorrenza, al sacerdote o al diacono per presentar loro il libro o
per aiutarli in tutto ciò che è necessario. Conviene pertanto che, per
quanto possibile, occupi un posto dal quale possa svolgere comodamente
il suo compito, sia alla sede che all'altare.
Liturgia
eucaristica
145.
In assenza del diacono, terminata la preghiera universale, mentre il
sacerdote rimane alla sede, l'accolito dispone sull'altare il corporale,
il purificatoio, il calice e il messale. Quindi aiuta, se necessario, il
sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l'opportunità,
porta all'altare il pane e il vino e li presenta al sacerdote. Se si usa
l'incenso, presenta lui stesso il turibolo al sacerdote, e lo assiste
poi nell'incensazione delle offerte e dell'altare.
146.
Può, come ministro straordinario, aiutare il sacerdote nella
distribuzione della comunione al popolo61. Se si fa la
comunione sotto le due specie, l'accolito presenta il calice ai
comunicandi, o tiene lui stesso il calice, se la comunione si da per
intinzione.
147.
Terminata la distribuzione della comunione, aiuta il sacerdote o il
diacono a purificare e riordinare i vasi sacri. In assenza del diacono,
l'accolito porta i vasi sacri alla credenza e lì stesso li purifica e
li riordina.
______________
61)
Cf MQ VI (cf pp. 487-488).
D)
COMPITI DEL LETTORE
Riti
iniziali
148.
Nel rito d'ingresso, il lettore può, in assenza del diacono, portare il
libro dei Vangeli: in tal caso, procede davanti al sacerdote; se no,
sfila con gli altri ministri.
149.
Giunto all'altare e fatta con il sacerdote la debita riverenza, sale
all'altare, depone su di esso il libro dei Vangeli e va a occupare il
suo posto in presbiterio con gli altri ministri.
Liturgia
della Parola
150.
Proclama all'ambone le letture che precedono il Vangelo. In mancanza del
salmista, può anche proclamare il salmo responsoriale dopo la prima
lettura.
151.
In assenza del diacono, dopo l'introduzione del sacerdote, il lettore può
suggerire le intenzioni della preghiera universale.
152.
Se all'ingresso o alla comunione non si fa un canto, e se le antifone
indicate sul Messale non vengono recitate dai fedeli, le dice il lettore
al tempo dovuto.
II.
Messe concelebrate
Premesse
153.
La concelebrazione, nella quale si manifesta assai bene 1 unità del
sacerdozio, del sacrificio e del popolo di Dio, è prescritta dal rito
stesso nell'ordinazione del vescovo e dei presbiteri, e nella Messa
crismale.
È
raccomandata inoltre, a meno che l'utilità dei fedeli non richieda o
suggerisca diversamente, nelle occasioni seguenti:
a)
il Giovedì della Settimana Santa nella Messa vespertina nella Cena del
Signore;
b)
nelle Messe celebrate in occasione di Concili, di raduni di vescovi e di
Sinodi;
c)
nella Messa per la benedizione di un Abate;
d)
nella Messa conventuale e nella Messa principale nelle chiese e negli
oratori;
e)
nelle Messe in occasione di incontri di sacerdoti, siano essi secolari o
religiosi62. ;
154.
Quando vi è un numero considerevole di sacerdoti, il Superiore
competente può concedere che la concelebrazione abbia luogo più volte
anche nello stesso giorno, ma in tempi successivi, o in luoghi sacri
diversi63.
155.
Spetta al vescovo, a norma del diritto, regolare la disciplina della
concelebrazione nella sua diocesi, anche nelle chiese e negli oratori
dei religiosi esenti64.
156.
Nessuno, mai, venga ammesso a concelebrare a Messa già iniziata65.
157.
Particolare importanza si deve dare a quella concelebrazione, in cui
i sacerdoti di una diocesi concelebrano con il proprio vescovo,
specialmente nella Messa crismale del Giovedì della Settimana Santa, e
in occasione del Sinodo o della visita pastorale. Per lo stesso motivo
si raccomanda la concelebrazione tutte le volte che i sacerdoti si
radunano insieme con il proprio vescovo, sia in occasione di esercizi
spirituali, sia per qualche altro convegno. In tali circostanze viene
manifestato in modo più evidente quel segno dell'unità del sacerdozio,
come pure della Chiesa stessa, che è proprio di ogni concelebrazione66.
158.
Per motivi particolari, suggeriti o dal significato del rito o dalla
solennità della festa, è concesso di celebrare o concelebrare più
volte nello stesso giorno nei seguenti casi: a) al Giovedì della
Settimana Santa, chi ha celebrato o concelebrato la Messa crismale, può
celebrare o concelebrare anche i la Messa vespertina nella Cena del
Signore;
______________
62)
Cf SC 57; CIC, c. 902.
63)
Cf EM 47.
64)
Cf Ritus servandus in concelebratione Missae, n. 3.
65)
Cf ibid., n 8.
66)
Cf s. Congr. dei
Riti, Decr. gen. Ecclesiae
semper, 7.3.1965: EV II, 384-388;
EM 47.
b)
a Pasqua, chi ha celebrato o concelebrato la prima Messa nella notte può
celebrare o concelebrare la seconda Messa di Pasqua;
c)
nel Natale del Signore tutti i sacerdoti possono celebrare o
concelebrare le tre Messe, purché lo facciano nelle ore corrispondenti;
d)
chi in occasione del Sinodo, della visita pastorale o di incontri
sacerdotali concelebra col vescovo o con un suo delegato, può di nuovo
celebrare, a giudizio del vescovo stesso, per l'utilità dei fedeli67.
La stessa possibilità è data, con gli opportuni adattamenti, anche per
le riunioni di religiosi con il proprio Ordinario o con un suo delegato.
159.
La Messa concelebrata, in qualunque forma si svolga, si deve
ordinare secondo il rito della Messa celebrata individualmente, tenute
presenti le norme e le varianti qui sotto indicate.
160.
Se alla Messa concelebrata non prendono parte né il diacono, né gli
altri ministri, i compiti loro propri vengono assolti da alcuni
concelebranti.
Riti
di introduzione
161.
I sacerdoti concelebranti, in sacrestia o in altro luogo adatto,
indossano le vesti sacre che indossano abitualmente nella celebrazione
individuale. Tuttavia per un ragionevole motivo, come a esempio un
numero notevole di concelebranti e la mancanza di paramenti, i
concelebranti, fatta sempre eccezione per il celebrante principale,
possono fare a meno della pianeta o casula, e usare soltanto la stola
sopra il camice.
162.
Preparata a dovere ogni cosa, si fa, come di consueto, la
processione attraverso la chiesa fino all'altare. I sacerdoti
concelebranti precedono il celebrante principale.
163.
Giunti all'altare, i sacerdoti concelebranti e il sacerdote celebrante
principale, fanno la debita riverenza, baciano l'altare in segno di
venerazione, quindi si recano al posto loro assegnato.
______________
67)
Cf Ritus servandus in
concelebratione Missae, n. 9.
Il
sacerdote celebrante principale, secondo l'opportunità, incensa
l'altare; si reca poi alla sede.
Liturgia
della Parola
164.
Durante la liturgia della Parola, i sacerdoti concelebranti stanno al
loro posto, e nel sedere e nell'alzarsi si uniformano al sacerdote
celebrante principale.
165.
L'omelia è tenuta normalmente dal sacerdote celebrante principale o
da uno dei sacerdoti concelebranti.
Liturgia
eucaristica
166.
I riti di offertorio vengono compiuti dal sacerdote celebrante
principale; gli altri sacerdoti concelebranti restano al loro posto.
167.
Al termine dei riti di offertorio, i sacerdoti concelebranti si
avvicinano all'altare disponendosi attorno ad esso, in modo però da non
intralciare lo svolgimento dei riti, e permettere ai fedeli di vedere
bene l'azione sacra, e al diacono di avvicinarsi facilmente all'altare
per svolgere il suo ministero.
Modo
di dire la Preghiera eucaristica
168.
Il prefazio vien detto dal solo sacerdote celebrante principale; il
Santo (Sanctus) viene cantato o recitato da tutti insieme con il popolo
e la schola.
169.
Terminato il Santo (Sanctus), i sacerdoti concelebranti proseguono
la recita della Preghiera eucaristica, nel modo indicato più sotto.
Soltanto il sacerdote celebrante principale compie i gesti, salvo
indicazioni in contrario.
170.
Nella preghiera eucaristica, le parti da recitarsi in comune devono
essere pronunziate dai sacerdoti concelebranti a voce sommessa, in modo
che si distingua chiaramente la voce del sacerdote celebrante
principale. In tal modo la Preghiera è più facilmente intesa dal
popolo.
a)
Preghiera eucaristica I o Canone romano
171.
Il sacerdote celebrante principale da solo, con le braccia allargate,
dice il Padre clementissimo (Te igitur).
172.
Il ricordo dei vivi: Ricordati, Signore (Memento Domine) e il In
comunione con tutta la Chiesa (Communicantes), si possono affidare
all'uno o all'altro dei sacerdoti concelebranti, che recita queste parti
da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.
173.
Di nuovo il sacerdote celebrante principale, da solo, con le braccia
allargate, dice l'Accetta con benevolenza, o Signore (Hanc igitur).
174.
Tutti i sacerdoti concelebranti recitano insieme tutte le formule dal
Santifica, o Dio (Quam oblationem) fino al Ti supplichiamo (Supplices),
con queste modalità:
a)
Santifica, o Dio (Quam oblationem): con le mani stese verso le offerte;
b)
La vigilia della sua passione (Qui pridie) e Dopo la cena (Simili modo):
a mani giunte;
c)
le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il
calice, se ciò sembra opportuno; alla presentazione al popolo
dell'ostia consacrata e del calice i sacerdoti concelebranti sollevano
lo sguardo verso di essi, e poi si inchinano profondamente;
d)
In questo sacrificio (Unde et memores) e Volgi sulla nostra offerta
(Supra quae): con le braccia allargate;
e)
Ti supplichiamo, Dio Onnipotente (Supplices): stando inchinati e a mani
giunte fino alle parole: Perché su tutti noi che partecipiamo di questo
altare (ex hac altaris partecipatione); poi, eretti, i sacerdoti
concelebranti fanno il segno di croce alle parole: scenda la pienezza di
ogni grazia e benedizione del ciclo (omni benedictione cadesti et gratia
repleamur).
175.
Il Memento dei morti e Anche a noi, tuoi ministri, peccatori (Nobis
quoque peccatoribus), si possono affidare all'uno o all'altro dei
sacerdoti concelebranti, che recita queste parti da solo, con le braccia
allargate e ad alta voce.
176.
Alle parole: Anche a noi, tuoi ministri, peccatori (Nobis quoque
peccatoribus), tutti i sacerdoti concelebranti si battono il petto.
177.
Il sacerdote celebrante principale, da solo, dice: Per Cristo, nostro
Signore, tu, o Dio (Per quem haec omnia).
178.
In questa Preghiera eucaristica, i testi dal Santifica, O Dio (Quam
oblationem) al Ti supplichiamo (Supplices, incluso) come pure la
dossologia finale si possono eseguire in canto.
b)
Preghiera eucaristica II
179.
Il sacerdote celebrante principale, da solo, con le braccia allargate
dice il Padre veramente santo (Vere sanctus).
180.
Tutti i sacerdoti concelebranti recitano insieme tutte le formule da
Santifica questi doni (Haec ergo dona) fino a Ti preghiamo umilmente (Et
supplices), come segue:
a)
Santifica questi doni (Haec ergo dona): con le mani stese verso le
offerte;
b)
Egli offrendosi liberamente (Qui cum passioni) e Dopo la cena (Simili
modo): a mani giunte;
c)
le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il
calice, se ciò sembra opportuno; alla presentazione al popolo
dell'ostia consacrata e del calice i sacerdoti concelebranti sollevano
lo sguardo verso di essi, e poi si inchinano profondamente;
d)
Celebrando il memoriale (Memores igitur) e Ti preghiamo umilmente (Et
supplices): con le braccia allargate.
181.
Le intercessioni per i vivi: Ricordati, Padre (Recordare, Domine) e per
i defunti: Ricordati dei nostri fratelli (Memento etiam fratrum
nostrorum), si possono affidare all'uno o all'altro dei sacerdoti
concelebranti, che recita queste parti da solo, con le braccia allargate
e ad alta voce.
182.
I testi: Egli, offrendosi alla sua passione (Qui cum passioni), Allo
stesso modo (Simili modo), Celebrando il memoriale (Memores igitur),
come pure la dossologia finale di questa Preghiera eucaristica si
possono eseguire in canto.
c)
Preghiera eucaristica III
183.
Il sacerdote celebrante principale, da solo, con le braccia allargate,
dice il Padre veramente santo (Vere sanctus).
184.
Tutti i sacerdoti concelebranti recitano insieme tutte le formule: Ora
ti preghiamo umilmente (Supplices ergo te, Domine), fino a Guarda con
amore (Respice, quaesumus), come segue:
a)
Ora ti preghiamo umilmente (Supplices ergo te, Domine): con le mani
stese verso le offerte;
b)
Nella notte in cui fu tradito (Ipse enim in qua nocte tradebatur) e Dopo
la cena (Simili modo): a mani giunte;
c)
le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il
calice, se ciò sembra opportuno; alla presentazione al popolo
dell'ostia consacrata e del calice i sacerdoti concelebranti sollevano
lo sguardo verso di essi e poi si inchinano profondamente;
d)
Celebrando il memoriale (Memores igitur) e Guarda con amore (Respice,
quaesumus): con le braccia allargate.
185.
Le intercessioni: Egli faccia di noi (Ipse nos) e Per questa vittima
della nostra riconciliazione (Haec hostia nostrae reconciliationis) si
possono affidare all'uno o all'altro dei sacerdoti concelebranti, che
recita queste parti da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.
186.
I testi: Nella notte (Ipse enim), Dopo la cena allo stesso modo (Simili
modo) Celebrando il memoriale (Memores igitur), come pure la dossologia
finale di questa Preghiera eucaristica, si possono eseguire in canto.
d)
Preghiera eucaristica IV
187.
Il sacerdote celebrante principale, da solo, con le braccia allargate,
dice: Noi ti lodiamo, Padre santo (Confitemur tibi, Pater sancte), fino
a: E compiere ogni santificazione (Omnem sanctificationem compleret).
188.
Tutti i sacerdoti concelebranti recitano insieme tutte le formule da:
Ora ti preghiamo, Padre (Quaesumus igitur, Domine), fino a Guarda con
amore (Respice, Domine), come segue:
a)
Ora ti preghiamo, Padre (Quaesumus igitur, Domine): con le mani stese
verso le offerte;
b)
Egli, venuta l'ora (Ipse enim, cum bora venisset), Allo stesso modo
(Simili modo): a mani giunte;
c)
le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il
calice, se ciò sembra opportuno; alla presentazione al popolo
dell'ostia consacrata e del calice, i sacerdoti concelebranti sollevano
lo sguardo verso di essi, e poi si inchinano profondamente;
d)
In questo memoriale (Unde et nos) e Guarda con amore (Respice, Domine):
con le braccia allargate.
189.
Le intercessioni: Ora, Padre, ricordati (Nunc ergo, Domine) si
possono affidare a uno dei sacerdoti concelebranti, che recita queste
parti da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.
190.
I testi: Egli, venuta l'ora (Ipse enim), Allo stesso modo (Simili modo),
In questo memoriale (Unde et nos), come pure la dossologia finale di
questa Preghiera eucaristica, si possono eseguire in canto.
Dossologia
finale
191.
La dossologia finale della Preghiera eucaristica viene recitata dal solo
celebrante principale, oppure da tutti i concelebranti insieme con lui.
Riti
di comunione
192.
Quindi il sacerdote celebrante principale dice, a mani giunte, la
monizione prima della preghiera del Signore poi, con le braccia
allargate, recita il Padre nostro (Pater noster) insieme con gli altri
sacerdoti concelebranti e con il popolo.
193.
Il sacerdote celebrante principale, da solo, con le braccia allargate,
prosegue: Liberaci, o Signore, da tutti i mali (Libera, nos). Al
termine, tutti i sacerdoti concelebranti insieme con il popolo
acclamano: Tuo è il regno (Quia tuum est regnum).
194.
Dopo l'invito del diacono o di uno dei sacerdoti concelebranti:
Scambiatevi un segno di pace (Offerte vobis pacem), tutti si scambiano
tra loro la pace. Coloro che sono più vicini al sacerdote celebrante
principale ricevono da lui la pace prima del diacono.
195.
Mentre si canta o si dice l'Agnello di Dio (Agnus Dei), alcuni dei
sacerdoti concelebranti possono aiutare il sacerdote celebrante
principale nello spezzare le ostie per la comunione dei sacerdoti
concelebranti e del popolo.
196.
Compiuta la immixtio, soltanto
il sacerdote celebrante principale recita sottovoce la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo (Domine Iesu Christe, Fili Dei
vivi) oppure La comunione con il tuo Corpo e il tuo Sangue (Perceptio
Corporis et Sanguinis).
197.
Terminata l'orazione prima della comunione il sacerdote celebrante
principale genuflette e si scosta un poco dall'altare. I sacerdoti
concelebranti uno dopo l'altro si accostano all'altare, genuflettono,
prendono con devozione il Corpo di Cristo e, tenendo la mano sinistra
sotto la destra, ritornano al loro posto. I sacerdoti concelebranti
possono anche rimanere al loro posto e prendere il Corpo di Cristo dalla
patena presentata ai singoli dal sacerdote celebrante principale o da
uno o più sacerdoti concelebranti; possono anche passarsi l'un l'altro
la patena.
198.
Poi il sacerdote celebrante principale prende l'ostia e, tenendola un
po' sollevata sopra la patena, rivolto al popolo dice: Beati gli
invitati alla cena del Signore. Ecco l'Agnello di Dio (Beati... Ecce
Agnus Dei) e prosegue insieme con i sacerdoti concelebranti e il popolo,
dicendo: O Signore, non sono degno (Domine, non sum dignus).
199.
Quindi il sacerdote celebrante principale, rivolto verso l'altare,
dice sottovoce: Il Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna
(Corpus Christi custodiat me in vitam aeternam), e devotamente si
comunica al Corpo di Cristo. Allo stesso modo si comunicano i sacerdoti
concelebranti. Dopo di loro il diacono riceve dal sacerdote celebrante
principale il Corpo del Signore.
200.
La comunione al Sangue di Cristo si può fare o bevendo direttamente
dal calice, o con la cannuccia o il cucchiaino, o anche per intinzione.
201.
Se si fa la comunione direttamente al calice, si può fare in uno di
questi modi:
a)
Il sacerdote celebrante principale prende il calice, dicendo sottovoce:
Il Sangue di Cristo mi custodisca per la vita eterna (Sanguis Christi
custodiat me in vitam aeternam) e beve al calice, che consegna poi al
diacono o a un sacerdote concelebrante; quindi distribuisce la comunione
ai fedeli, oppure ritorna alla sede. I sacerdoti concelebranti, uno dopo
l'altro, oppure a due a due, se vi sono due calici, si accostano
all'altare, bevono al calice e ritornano al loro posto. Il diacono o un
sacerdote concelebrante deterge il calice con il purificatoio dopo la
comunione di ognuno dei sacerdoti concelebranti.
b)
Il sacerdote celebrante principale, stando in mezzo all'altare, fa la
comunione al Sangue del Signore nel modo consueto.
I
sacerdoti concelebranti possono rimanere al loro posto, e far la
comunione al Sangue del Signore bevendo al calice che viene loro
presentato dal diacono o da uno dei sacerdoti concelebranti; oppure
anche passandosi il calice l'un l'altro. Il labbro del calice viene
sempre asterso o da chi lo presenta ai singoli, o da colui che beve.
Dopo essersi comunicato, ognuno ritorna al suo posto.
202.
Se la comunione viene fatta con la cannuccia, si svolge in questo
modo:
Il
sacerdote celebrante principale prende la cannuccia, dicendo: Il Sangue
di Cristo mi custodisca per la vita eterna (Sanguis Christi custodiat me
in vitam aeternam), beve il Sangue del Signore e immediatamente purifica
la cannuccia sorseggiando un po' d'acqua da un recipiente a suo tempo
collocato sull'altare, e depone la cannuccia su un'apposita patena.
Quindi il diacono, o uno dei sacerdoti concelebranti, colloca
opportunamente il calice o in mezzo all'altare oppure al lato destro del
medesimo, sopra un altro corporale. Vicino al calice si pone anche un
recipiente con l'acqua per la purificazione delle cannucce, e una patena
sopra la quale vengono deposte le cannucce.
I
sacerdoti concelebranti, uno dopo l'altro, si accostano all'altare,
prendono la cannuccia e bevono il Sangue del Signore, quindi purificano
la cannuccia sorseggiando un po' d'acqua e depongono la cannuccia sopra
l'apposita patena.
203.
Se la comunione al calice viene fatta con un cucchiaino, si svolge
come la comunione con la cannuccia; Si faccia però attenzione a
deporre, dopo la comunione, il cucchiaino in un apposito recipiente con
acqua che, finita la comunione, l'accolito porta a una credenza, per
lavarvi e asciugarvi tutti i cucchiaini.
204.
Per ultimo viene il diacono. Dopo essersi comunicato al Sangue del
Signore, beve il Sangue rimasto; porta poi il calice alla credenza, dove
lui stesso o l'accolito compie la purificazione, asterge il calice e lo
riordina come di consueto.
205.
La comunione dei sacerdoti concelebranti può anche essere ordinata
in modo che la comunione al Corpo e, subito dopo, al Sangue del Signore,
venga fatta dai singoli all'altare. In questo caso, il sacerdote
celebrante principale si comunica sotto le due specie, come quando
celebra la Messa da solo, attenendosi tuttavia al rito scelto nei
singoli casi per la comunione al calice: rito al quale devono
conformarsi tutti gli altri sacerdoti concelebranti.
Dopo
che il sacerdote celebrante principale si è comunicato, il calice viene
deposto verso il lato destro dell'altare, sopra un altro corporale. I
sacerdoti concelebranti, uno dopo l'altro, si portano al centro
dell'altare, genuflettono e si comunicano al Corpo del Signore;
successivamente, al lato destro dell'altare, si comunicano al Sangue del
Signore, secondo il rito adottato per la comunione al calice, come è
detto sopra. La comunione del diacono e la purificazione del calice si
svolgono secondo le modalità sopra indicate.
206.
Se la comunione dei sacerdoti concelebranti si fa per intinzione, il
sacerdote celebrante principale si comunica al Corpo e al Sangue del
Signore nel modo consueto, facendo però attenzione a lasciare nel
calice una quantità sufficiente per la comunione dei sacerdoti
concelebranti. Poi il diacono, oppure uno dei sacerdoti concelebranti,
dispone opportunamente il calice, o in mezzo all'altare o sul lato
destro (sopra un altro corporale) insieme con la patena che contiene le
ostie. I sacerdoti concelebranti, uno dopo l'altro, si accostano
all'altare, genuflettono, prendono l'ostia, la intingono nel calice e,
tenendo la patena sotto il mento, si comunicano; ritornano poi al loro
posto, come all'inizio della Messa. Il diacono riceve la comunione per
intinzione da un sacerdote concelebrante e risponde Amen quando questi
dice: Il Corpo e il Sangue di Cristo (Corpus et Sanguis Christi). Quindi
il diacono, all'altare, beve quanto è rimasto nel calice, poi lo porta
alla credenza dove egli stesso o l'accolito compie la purificazione,
asterge il calice e lo riordina come di consueto.
Riti
di conclusione
207.
Il sacerdote celebrante principale compie i riti di conclusione nel modo
consueto, mentre i sacerdoti concelebranti rimangono al loro posto.
208.
Prima di allontanarsi, i sacerdoti concelebranti fanno all'altare la
debita riverenza. Il sacerdote celebrante principale bacia l'altare in
segno di venerazione.
III.
Messa senza il popolo
Premesse
209.
Si tratta della Messa celebrata dal sacerdote, con la sola presenza di
un ministro, che gli risponde.
210.
Questa Messa segue in generale il Rito della Messa con il popolo; il
ministro pronunzia eventualmente le parti che spettano al popolo.
211.
Non si celebri la Messa senza la partecipazione di almeno qualche fedele
o di un ministro, se non per un motivo giusto e ragionevole; in questo
caso, si tralasciano tutti i saluti e si omette la benedizione al
termine della Messa.
212.
Prima della Messa si prepara il calice sopra la credenza vicino
all'altare, oppure sull'altare; il messale invece viene collocato al
lato sinistro dell'altare.
Riti
di introduzione
213.
Il sacerdote, dopo la debita riverenza all'altare, fa il segno di croce
dicendo: Nel nome del Padre (In nomine Patris); rivolgendosi al
ministro, lo saluta con una delle formule proposte e, sempre ai piedi
dell'altare, compie l'atto penitenziale.
214.
Sale poi all'altare e lo bacia in segno di venerazione; quindi si porta
al messale, al lato sinistro dell'altare, dove rimane sino al termine
della preghiera universale (o preghiera dei fedeli).
215.
Legge l'antifona d'ingresso e dice il Kyrie, e il Gloria secondo le
rubriche.
216.
Poi, a mani giunte, dice Preghiamo (Oremus) e, dopo una conveniente
pausa, recita, con le braccia allargate, la colletta, al termine della
quale il ministro risponde: Amen.
Liturgia
della Parola
217.
Dopo la colletta, il ministro oppure il sacerdote medesimo legge la
prima lettura e il salmo e, quando si deve dire, la seconda lettura e il
versetto alleluiatico, o un altro canto.
218.
Quindi, rimanendo nello stesso posto, il sacerdote, inchinandosi, recita
il Purifica il mio cuore (Munda cor meum) e legge il Vangelo. Alla fine
bacia il libro in segno di venerazione, dicendo sottovoce: La parola del
Vangelo (Per evangelica dieta), e il ministro risponde con
l'acclamazione.
219.
Il sacerdote recita poi, secondo le rubriche, il Simbolo (Credo) insieme
con il ministro.
220.
Segue la preghiera universale, che si può dire anche in questa Messa.
Il sacerdote formula le intenzioni, e il ministro risponde.
Liturgia
eucaristica
221.
Il ministro depone sull'altare il corporale, il purificatoio e il
calice, a meno che non vi siano già stati posti all'inizio della Messa.
222.
Si depongono pane e vino sull'altare, dopo aver fatto l'infusione
dell'acqua, nel modo indicato nella Messa con il popolo, recitando le
formule indicate nel Rito della Messa. Quindi il sacerdote si lava le
mani, stando a lato dell'altare, mentre il ministro versa l'acqua.
223.
Il sacerdote dice l'orazione sulle offerte e la Preghiera eucaristica
attenendosi ai riti descritti nella Messa con il popolo.
224.
La preghiera del Signore Padre nostro (Pater noster) con il suo
embolismo si recita come nella Messa con il popolo.
225.
Dopo l'acclamazione al termine dell'embolismo, il sacerdote dice la
preghiera: Signore Gesù Cristo, che hai detto (Domine Iesu Christe, qui
dixisti); quindi soggiunge: La pace del Signore sia sempre con voi (Pax
Domini sit semper vobiscum), e il ministro risponde: E con il tuo
spirito (Et cum spiritu tuo). Se lo ritiene opportuno, il sacerdote
offre la pace al ministro.
226.
Quindi, mentre dice l'Agnello di Dio (Agnus Dei) insieme con il
ministro, il sacerdote spezza l'ostia sopra la patena. Terminato
l'Agnello di Dio (Agnus Dei), compie l'immixtio
dicendo sottovoce: II Corpo... uniti in questo calice (Haec
commixtio).
227.
Dopo l'immixtio, il sacerdote
dice la preghiera Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo (Domine Iesu
Christe, Fili Dei vivi), oppure La comunione con il tuo Corpo (Perceptio
Corporis et Sanguinis); quindi genuflette, prende l'ostia e, se il
ministro fa la comunione, si volta verso di lui: tenendo l'ostia un po'
sollevata sopra la patena dice: Beati... Ecco l'Agnello di Dio (Beati...
Ecce Agnus Dei) e recita con lui, una sola volta: O Signore, non sono
degno (Domine, non sum dignus). Rivolto poi verso l'altare, si comunica
al Corpo di Cristo. Se invece il ministro non si comunica, il sacerdote
prende l'ostia e, stando rivolto all'altare, dice, una volta sola,
sottovoce: O Signore, non sono degno (Domine, non sum dignus), e si
comunica al Corpo del Signore. La comunione al Sangue di Cristo si fa
nel modo descritto nel Rito della Messa con il popolo.
228.
Prima di dare la comunione al ministro, il sacerdote legge l'antifona
alla comunione.
229.
La purificazione del calice si fa a lato dell'altare. Poi il calice può
essere portato dal ministro sulla credenza o anche lasciato sull'altare,
come all'inizio.
230.
Dopo aver purificato il calice, il sacerdote può fare una pausa di
silenzio; poi dice l'orazione dopo la comunione.
Riti
di conclusione
231.
I riti di conclusione si svolgono come nella Messa con il popolo; si
tralascia però il congedo: La Messa è finita: andate in pace (Ite,
Missa est).
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