Praenotanda Libri Liturgici

RITO DELLE ESEQUIE

  

IL RITO DELLE ESEQUIE

Introduzione

1. La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore.

Nelle esequie, la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell'anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel ciclo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la risurrezione dei morti. È per questo che la Chiesa, Madre pietosa, offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, e innalza preghiere e compie suffragi; e poiché tutti i fedeli sono uniti in Cristo, tutti ne risentono vantaggio: aiuto spirituale i defunti, consolazione e speranza quanti ne piangono la scomparsa.

2. Nel celebrare le esequie dei loro fratelli, i cristiani intendono affermare senza reticenze la loro speranza nella vita eterna; non possono però né ignorare né disattendere eventuali diversità di concezioni o di comportamento da parte degli uomini del loro tempo o del loro paese. Si tratti quindi di tradizioni familiari, di consuetudini locali o di onoranze funebri organizzate, accolgano volentieri quanto vi riscontrano di buono; se poi qualche particolare risultasse in contrasto con i principi cristiani, cerchino di trasformarlo, in modo che le esequie celebrate per i cristiani esprimano la fede pasquale e dimostrino uno spirito in piena linea con il Vangelo.

3. Pur senza indulgere a forme di vuoto esibizionismo, è giusto che si dia il dovuto onore al corpo dei defunti, divenuto con il Battesimo tempio dello Spirito Santo; è bene quindi che almeno nei momenti più significativi tra la morte e la sepoltura si riaffermi la fede nella vita eterna e si facciano preghiere di suffragio. Tali momenti, tenuto conto delle consuetudini locali, possono essere: la veglia di preghiere nella casa del defunto, la deposizione del cadavere nella bara, il trasporto in chiesa per la celebrazione della liturgia della Parola e dell'Eucaristia alla presenza dei familiari e, possibilmente, di tutta la comunità, l'ultimo commiato e il trasporto al cimitero.

4. In base alle diverse situazioni ambientali, il rito delle esequie per gli adulti si articola secondo tre "tipi" o schemi.

a) Il primo tipo prevede tre "stazioni" o soste: nella casa del defunto, in chiesa, al cimitero.

b) Il secondo tipo ne prevede due: nella cappella del cimitero e al sepolcro.

c) Il terzo tipo ha una sola "stazione"; nella casa del defunto.

5. Il primo tipo di esequie corrisponde esattamente a quello finora incluso nel Rituale Romano.

Comprende regolarmente, almeno nelle zone di campagna, tre stazioni: nella casa del defunto, in chiesa e al cimitero, con due processioni intermedie. Queste processioni però, specie nelle grandi città, o vanno in disuso o sono per vari motivi sconsigliate; d'altra parte, sia per la mancanza di clero che per la distanza dei cimiteri, raramente i sacerdoti possono compiere le due stazioni nella casa del defunto e al cimitero stesso. Tenuta presente questa situazione di fatto, è bene educare e preparare i fedeli a dire essi stessi, in mancanza del sacerdote o del diacono, le orazioni e i salmi come è indicato nel rito; in caso contrario, queste due stazioni si omettano.

6. Nel primo tipo, la stazione nella chiesa comprende normalmente la celebrazione della Messa esequiale, che è proibita soltanto nel Triduo sacro, nelle solennità di precetto e nelle domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua.

Quando la Messa esequiale non è permessa, si può prendere una lettura tra quelle indicate nel Lezionario dei defunti a meno che non ricorra il Triduo sacro, il Natale del Signore, l'Epifania, l'Ascensione, la Pentecoste, il SS.mo Corpo e Sangue di Cristo o un'altra solennità dì precetto.

(Rescritto della S. Congregazione per il Culto Divino, 18 settembre 1974 - Prot. n. 2036/74).

Può avvenire però che, per motivi pastorali, la celebrazione delle esequie nella chiesa non includa la Messa; in questo caso, rinviata la Messa al giorno ritenuto più opportuno, resta l'obbligo della liturgia della Parola.

La stazione nella chiesa dovrà quindi sempre comprendere la liturgia della Parola, con o senza Sacrificio eucaristico, e il rito detto in passato "assoluzione", e d'ora innanzi "ultima raccomandazione e commiato".

7. Il secondo tipo di esequie comprende due stazioni soltanto, entrambe al cimitero: una nella cappella del cimitero stesso, e l'altra presso la tomba. Non è prevista, in questo tipo di esequie, la celebrazione eucaristica: essa avrà luogo, però, assente il cadavere, prima o dopo le esequie.

 

8. Il terzo tipo di rito esequiale, quello cioè celebrato nella casa del defunto, potrà forse sembrare, in qualche regione, una variante del tutto inutile; eppure se ne riscontra, in altre zone, la necessità.

Data questa diversità di situazioni, non si scende di proposito ai particolari. Tuttavia si è ritenuto opportuno suggerire almeno qualche indicazione, in modo da far rientrare anche in questo tipo gli elementi comuni agli altri due tipi, quali, per esempio, la liturgia della Parola e il rito dell'ultima raccomandazione e del commiato.

D'altra parte, le Conferenze Episcopali potranno dare disposizioni in merito.

9. Quando, sulla base del nuovo Rituale Romano, saranno preparati i singoli Rituali particolari, spetterà alla Conferenza Episcopale stabilire se conservare i tre tipi distinti di esequie, o scambiarne l'ordine, o anche tralasciare l'uno o l'altro schema. Può capitare infatti che in una nazione ci sia l'uso esclusivo di un solo tipo, per esempio del primo con tre stazioni; in tal caso non si dovrebbe lasciar cadere. Altrove invece potrebbero essere necessari tutti e tre i tipi. La Conferenza Episcopale terrà conto delle necessità particolari e prenderà opportunamente le sue decisioni.

10. Dopo la Messa esequiale si compie il rito dell'ultima raccomandazione e del commiato.

E un rito che non va inteso come una purificazione del defunto - implorata con la celebrazione del Sacrificio eucaristico - ma come l'ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana a un suo membro, prima che il corpo sia portato alla sepoltura. È vero che c'è sempre, nella morte, una separazione, ma i cristiani, membri come sono di Cristo e una sola cosa in lui, non possono essere separati neppure dalla morte1. Il rito viene introdotto dalla monizione del sacerdote, che ne spiega il significato; seguono, dopo qualche istante di silenzio, l'aspersione, l'incensazione e il canto di commiato: un canto che si presti, per il testo e la melodia, a essere eseguito da tutti, in modo che tutti lo sentano come un momento culminante del rito.

Anche l'aspersione, ricordo del Battesimo che ha iscritto il cristiano nel libro della vita, e l'incensazione, onore reso al corpo del defunto come tempio dello Spirito Santo, rientrano nei gesti rituali del commiato.

Il rito dell'ultima raccomandazione e del commiato si può compiere soltanto nelle esequie presente il cadavere.

11. In qualsiasi celebrazione per i defunti, sia esequiale che comune, grande importanza vien data, nello svolgimento del rito, alla lettura della parola di Dio; è infatti la parola di Dio che proclama il mistero pasquale, dona la speranza di incontrarci ancora nel regno di Dio, ravviva la pietà verso i defunti ed esorta alla testimonianza di una vita veramente cristiana.

12. Nel compiere i suoi uffici materni verso i defunti, la Chiesa ricorre soprattutto alla preghiera dei salmi: con essi esprime il suo dolore, e attesta insieme la sua fiducia. Procurino quindi i pastori d'anime, non senza un'opportuna e adatta catechesi, di portare a poco a poco le loro comunità a una comprensione sempre più chiara e approfondita di alcuni salmi, prendendo occasione anche da quelli proposti per la liturgia dei defunti.

Quanto agli altri canti, a cui il rito spesso si riferisce, data l'importanza pastorale della loro esecuzione, si cerchi che riecheggino nel testo la vivezza del linguaggio biblico2 e la spiritualità di quello liturgico.

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1) Cf Simeone di tessalonica, De ordine sepulturae: PG 155, 685 B.

2) SC 24.

 

13. Anche nelle orazioni la comunità cristiana professa la sua fede, intercede per i defunti adulti perché raggiungano in Dio la loro beatitudine, e riafferma la sua certezza che i fanciulli defunti, divenuti per il Battesimo figli di adozione, sono già in paradiso. Si prega però per i genitori di questi bambini, come pure per i familiari di tutti i defunti, perché abbiano nel loro dolore la consolazione della fede.

14. Là dove per legge particolare o per fondazione o anche per consuetudine si era soliti dire, o nelle esequie o fuori di esse, l'Ufficio dei defunti, se ne può conservare l'uso, purché lo si celebri con la dovuta dignità e pietà. Date però le attuali condizioni di vita e le esigenze pastorali, in luogo dell'Ufficio dei defunti si può fare una veglia biblica o una celebrazione della parola di Dio.

14 bis. La celebrazione delle esequie si deve fare anche per i catecumeni; si potrà inoltre concedere, a norma del can. 1183 CIC:

a) ai bambini, che i genitori intendevano battezzare, e che sono morti prima del battesimo;

b) ai battezzati, membri di qualche Chiesa o comunità ecclesiale non cattolica, secondo il prudente giudizio dell'Ordinario del luogo, a meno che non consti della volontà contraria del defunto, e purché non sia disponibile il ministro proprio.

15. A coloro che avessero scelto la cremazione del loro cadavere si può concedere il rito delle esequie cristiane, a meno che la loro scelta non risulti dettata da motivazioni contrarie alla dottrina cristiana.

Le esequie siano celebrate secondo il tipo in uso nella regione, in modo però che non ne resti offuscata la preferenza della Chiesa per la sepoltura dei corpi, come il Signore stesso volle essere sepolto, e sia evitato il pericolo di ammirazione o di scandalo da parte dei fedeli.

In questo caso, i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono fare nella stessa sala crematoria, cercando di evitare con la debita prudenza ogni pericolo di scandalo o di indifferentismo religioso.

Uffici e ministeri verso i defunti

16. Ricordino tutti gli appartenenti al popolo di Dio che nella celebrazione delle esequie ognuno ha un suo compito e un ufficio particolare da svolgere: lo hanno i genitori o i familiari, gli addetti alle onoranze funebri, la comunità cristiana e tanto più il sacerdote, educatore della fede e ministro del conforto cristiano, che presiede l'azione liturgica e celebra l'Eucaristia.

17. Ricordino poi tutti, e specialmente i sacerdoti, che quando nella liturgia esequiale raccomandano a Dio i defunti, hanno anche il dovere di rianimare nei presenti la speranza, di ravvivarne la fede nel mistero pasquale e nella risurrezione dei morti; lo facciano però con delicatezza e con tatto, in modo che nell'esprimere la comprensione materna della Chiesa e nel recare il conforto della fede, le loro parole siano di sollievo al cristiano che crede, senza urtare l'uomo che piange.

18. Nel predisporre e nell'ordinare la celebrazione delle esequie, i sacerdoti tengano conto non solo della persona del defunto e delle circostanze della sua morte, ma anche del dolore dei familiari, senza dimenticare il dovere di sostenerli, con delicata carità, nelle necessità della loro vita di cristiani. Particolare interessamento dimostrino poi per coloro che in occasione dei funerali assistono alla celebrazione liturgica delle esequie o ascoltano la proclamazione del Vangelo, siano essi acattolici o anche cattolici che mai o quasi mai partecipano all'Eucaristia, o danno l'impressione di aver perduto la fede: i sacerdoti sono ministri del Vangelo di Cristo, e lo sono per tutti.

19. Le esequie senza la Messa possono essere celebrate dal diacono. Se la necessità pastorale lo esige, la Conferenza Episcopale può, con il consenso della Sede Apostolica, designare anche un laico.

In mancanza del sacerdote o del diacono, è bene che nelle esequie del primo tipo le stazioni nella casa del defunto e al cimitero siano guidate da laici; la stessa cosa, in genere, è bene fare per la veglia nella casa del defunto.

20. Nella celebrazione delle esequie, tranne la distinzione derivante dall'Ufficio liturgico e dall'Ordine sacro e tranne gli onori dovuti alle autorità civili, a norma delle leggi liturgiche, non si faccia nessuna distinzione di persone private o di condizioni sociali, sia nelle cerimonie che nell'apparato esteriore3.

 

Adattamenti che spettano alle Conferenze Episcopali

21. Spetta alle Conferenze Episcopali, in virtù della Costituzione sulla Sacra Liturgia (art. 63 b), preparare nei Rituali particolari un "Titolo" che corrisponda a questo "Titolo" del Rituale Romano, con gli opportuni adattamenti, secondo le necessità delle singole regioni, in modo che, dopo la revisione della Sede Apostolica, se ne possa far uso nelle regioni interessate.

Ecco, a questo riguardo, i diritti e i compiti delle Conferenze Episcopali:

a) Determinare gli adattamenti entro i limiti stabiliti in questo titolo.

b) Ponderare con illuminata prudenza l'eventuale opportunità di accogliere qualche elemento proprio della tradizione e del carattere dei singoli popoli e proporre quindi alla Sede Apostolica altri adattamenti ritenuti utili o necessari, da introdursi con il suo consenso.

c) Conservare eventuali elementi propri già inclusi nei Rituali particolari, purché si possano armonizzare con la Costituzione sulla Sacra Liturgia e con le necessità attuali; oppure predisporre un adattamento di questi elementi propri.

d) Preparare la traduzione dei testi, in modo che essa corrisponda davvero all'indole delle varie lingue e alle diverse culture, aggiungendovi, secondo l'opportunità, le melodie per il canto.

e) Adattare e completare, se ne è il caso, le premesse introduttive del Rituale Romano, per facilitare la partecipazione consapevole e attiva dei fedeli.

f) Distribuire la materia in modo che le edizioni dei libri liturgici curate dalle singole Conferenze Episcopali risultino davvero comode e pratiche per l'uso pastorale; senza però omettere nulla di quanto è contenuto nella edizione tipica latina.

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3) Cf SC 32.
 

Se si ritiene opportuno aggiungere rubriche o testi, questi debbono essere distinti dalle rubriche e dal testo del Rituale Romano con un particolare segno o carattere tipografico.

22. Nel preparare i Rituali particolari delle esequie, alle Conferenze Episcopali spetta:
 

a) Ordinare il rito secondo uno o più tipi, come è indicato sopra al n. 9.
 

b) Sostituire, se si ritiene opportuno, le formule proposte nel rito principale con le altre indicate nel capitolo VI del Rituale Latino.

c) Quando il Rituale Romano presenta più formule a scelta, i Rituali particolari possono aggiungere altre formule simili (a norma del n. 21f).

d) Stabilire se deputare i laici per la celebrazione delle esequie.

e) Qualora ci fosse una ragione pastorale, disporre che l'aspersione e l'incensazione della salma vengano omesse, oppure supplite con altro rito.

f) Stabilire per le esequie il colore liturgico ritenuto più adatto al carattere particolare della popolazione, in modo che, senza offendere il dolore, manifesti la speranza cristiana illuminata dal mistero pasquale.

La Conferenza Episcopale Italiana, per quanto di sua competenza, imparte le seguenti direttive pastorali e stabilisce i seguenti adattamenti liturgici:

1. Ferma restando la possibilità di svolgere le esequie nei diversi modi e luoghi previsti dal Rituale, si raccomanda di introdurre o di conservare come normale consuetudine lo svolgimento dei funerali nella chiesa parrocchiale con la celebrazione della Messa.

2. Le esequie, in quanto è possibile, siano celebrate con il canto e se ne favorisca la partecipazione da parte del popolo.

3. Dopo la monizione introduttiva all'ultima raccomandazione e commiato, secondo le consuetudini locali approvate dall'Ordinario, possono essere aggiunte parole di cristiano commento nei riguardi del defunto.

4. E opportuno che nella celebrazione delle esequie i fedeli siano invitati a professare la propria fede con la recita del Credo, ad esempio dopo la lettura della parola di Dio durante la Veglia nella casa del defunto, o presso la tomba, o anche in altro momento adatto, a giudizio del sacerdote celebrante.

5. I testi aggiunti sono segnati con asterisco.

Compito del sacerdote nel preparare e ordinare la celebrazione

23. Il sacerdote, tenute presenti le circostanze concrete e altre necessità, come pure le eventuali richieste dei familiari e della comunità, si serva volentieri delle varie possibilità proposte dal rito.

24. In tutti gli schemi proposti, il rito si presenta in forma assai semplice. Ricca e varia è la scelta dei testi. Così, ad esempio:

a) È opportuno che tra i testi proposti sia fatta una scelta, con la collaborazione della comunità e della famiglia, perché la celebrazione sia più vera e più intonata alle circostanze.

b) Alcuni elementi non sono obbligatori, ma possono essere aggiunti secondo le circostanze: ad esempio, l'orazione per il conforto dei familiari nella casa del defunto.

c) Secondo la tradizione liturgica c'è grande libertà nella scelta dei testi proposti per le processioni.

d) Quando il salmo indicato o suggerito dalla liturgia presenta una certa difficoltà pastorale, ne viene aggiunto un altro a scelta. Anzi, anche nel corso di un salmo si può ometter qualche versetto che pastoralmente sembri meno opportuno.

e) Il testo delle orazioni è sempre per un defunto. Quindi dovrà essere adattato, nei singoli casi, sia per il genere che per il numero.

f) Nelle orazioni le parole indicate tra parentesi possono essere omesse.

25. Per una degna e appropriata celebrazione delle esequie, come anche per lo svolgimento di tutto il ministero del sacerdote verso i defunti, si suppone una visione d'insieme di tutto il mistero cristiano e dell'ufficio pastorale. Tra le altre cose è compito del sacerdote:

a) Essere presente al capezzale dei malati e dei moribondi, come è detto nella parte del Rituale intitolata "Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi".

b) Fare un'opportuna catechesi sul significato della morte cristiana.

c) Recar sollievo alla famiglia del defunto, confortarla nel dolore e, per quanto possibile, aiutarla con bontà a preparare una conveniente celebrazione delle esequie, usando delle facoltà previste nel rito.

d) Cogliere e presentare la liturgia dei defunti nel contesto della vita liturgica parrocchiale e di tutto il ministero pastorale.
 

 

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