RITUALE ROMANUM
DE SACRAMENTO EXTREMÆ UNCTIONIS
 

 

 
             De Sacramento Extremæ Unctionis
               Ordo Commendationis Animæ
               In Exspirationes
               Ritus Benedictionis Apostolicæ cum Indulgentia
               
Plenaria in Articulo Mortis

 

De Sacramento Extremæ Unctionis
Ordo Ministrandi Sacramentum Extremæ Unctionis


a



RITUALE ROMANUM

PAULI V PONTIFICIS MAXIMI

JUSSU EDITUM
 

 

ALIORUMQUE PONTIFICUM CURA RECOGNITUM
 

ATQUE AD NORMAM C. J.
CANONICI ACCOMODATUM

 

SS.MI D. N. PII PAPÆ XII

AUCTORITATE ORDINATUM ET AUCTUM


 

 EDITIO NONA
JUXTA PRIMAM VATICANAM POST TYPICAM

 1952

 ***

 

DE SACRAMENTO EXTREMÆ UNCTIONIS

 


1.
Tutti i malati che sono in pericolo di morte sono obbligati a ricevere questo Sacramento e si deve fare in modo che lo ricevano, finche sono pienamente in sé.

 

2. Il diritto e il dovere di amministrare questo Sacramento spetta al Parroco ma ogni Sacerdote può amministrarlo validamente.

 

3. Si può amministrare solo a chi, dopo avere avuto l'uso della ragione, si trova in pericolo di morte o per malattia o per vecchiaia. Nella stessa malattia non si può amministrare più di una volta; invece si può amministrare di nuovo a chi, una volta ristabilito, viene a trovarsi nuovamente in pericolo di morte.

 

4. Si amministra sotto condizione, quando si dubita se il malato:

 

a) abbia avuto l'uso di ragione;

b) o si trovi veramente in pericolo di morte;

c) o sia ancora vivo;

d) o sia pentito di qualche evidente peccato grave.

 

In ogni altro caso si absolute, anche se l'infermo è fuori dei sensi.

 

 

Unzioni

 

1. Sono 6 e si compiono in forma di croce nel modo seguente:

 

a) agli occhi, sulla palpebra superiore, restando gli occhi chiusi;

b) agli orecchi, sul lobo inferiore del padiglione;

c) al naso, sull'estremità superiore, in modo che il braccio orizzontale della croce tocchi ambedue i lati;

d) alla bocca, sopra le due labbra chiuse; se l'ammalato non può chiudere le labbra, si compie sul labbro inferiore;

e) alle mani, sul dorso per i Sacerdoti, sulla palma per gli altri;

f) ai piedi sul dorso: questa unzione però si può omettere per qualsiasi causa ragionevole.

 

A chi mancasse qualche membro o fosse fasciato e non si potesse scoprire, si unge la parte più vicina.

 

2. Le unzioni si compiono pronunciando la formula Per istam; la I, la II, la IV, la VI si devono compiere su ambedue i membri, prima sul destro poi sul sinistro; in queste unzioni le parole vanno pronunciate parte durante l'unzione del membro destro e parte durante l'unzione del membro sinistro".

 

3. L'unzione dev’essere compiuta col pollice destro e non con uno strumento, eccetto in caso di grave necessità, come sarebbe il pericolo di contagio. È meglio intingere il pollice per ciascuna delle singole unzioni.

 

4. Si può e deve compiere un' unica unzione sulla fronte, pronunciando la formula breve Per istam sanctam unctionem indulgeat tibi Dominus quidquid deliquisti. Amen in caso di necessità, salvo l'obbligo di compiere le altre unzioni se la causa cessa e il malato è ancora vivo.

 

Tali cause possono essere:

 

a) per l'infermo, il pericolo di morte immediata o la probabilità che non sia ancora morto;

b) per il sacerdote, il pericolo di contagio o di essere scoperto dai nemici della Religione;

c) per il Sacramento, il pericolo che sia esposto all'irriverenza.

 


Preparativi

 

1. Il sacerdote porterà con se il vasetto dell'olio degli infermi, chiuso in sacchetto di seta violacea, che potrà portare appeso al collo per mezzo di cordoncini, se il cammino fosse lungo. Deve recarsi alla casa dell'infermo in modo privato, senza lumi e senza alcuna veste sacra, senza il suono del campanello. Non è però vietato qualche tocco di campana come segnale per invitare i fedeli alla preghiera.

 

2. Sia accompagnato da qualche ministrante o almeno da uno solo, che porti la cotta, la stola violacea, il rituale, la croce senz'asta, l'acqua benedetta, sei batuffoletti di cotone, una candela spenta; queste cose possono essere preparate in precedenza in casa dell'infermo.

 

3. Nella stanza dell'infermo, ben pulita e ornata, sia preparato un tavolino coperto da una tovaglia bianca, mollica di pane o fette di limone con cui il sacerdote si possa pulire le dita al termine del rito, un catino d'acqua e un asciugamano. Inoltre si cerchi di pulire, per quanto è possibile, le parti del malato che devono essere unte, specialmente le mani e i piedi.

 

4. Durante le unzioni gli astanti preghino; il ministrante o i ministranti sostengano il libro, la candela, il vassoio col cotone; se ci fosse un altro Sacerdote può egli stesso astergere le unzioni. Il cotone, il pane e il limone vengono alla fine bruciati; le ceneri e l'acqua con cui il sacerdote si è lavate le mani vengono gettate entro il sacrario o, se non fosse possibile, sul fuoco.

 


Casi speciali

 

A) Pericolo di morte.

 

1) Se si teme che l'infermo abbia a morire prima che il rito sia terminato, si comincia subito dal Confiteor o addirittura dalle unzioni; terminate però queste, se il malato è ancora vivo, prima di procedere si dicono le preghiere precedenti omesse.

 

2) Se si teme che abbia a mancare il tempo per le unzioni, si compie senz'altro un'unica unzione sulla fronte con la formula breve: Per istam sanctam unctionem indulgeat tibi Dominus quidquid deliquisti.  Amen, salvo sempre l'obbligo di supplire, se il malato è ancora vivo, le orazioni e unzioni omesse.

 

3) Se il malato venisse a morire durante il rito, questo si sospende e si dice senz'altro il Subvenite (cfr. il rituale: in exspiratione) nel dubbio però le unzioni si terminano usando la formula condizionata Si vivis, per istam.

 

B) Malati contagiosi.

 

1) Si separi prima del rito una piccola quantità di olio dal rimanente, che serva esclusivamente per quel caso.

 

2) Per le unzioni si usi un pennellino o altro strumento adatto, il quale verrà poi accuratamente disinfettato o bruciato.

 

3) Si può usare, se il pericolo di contagio è grave, una sola unzione; però si dicano possibilmente le altre preghiere, stando lontano dal malato.

 

C) Estrema Unzione e Viatico.

 

1) Generalmente il Viatico si amministra prima dell'Estrema Unzione e separatamente da questa.

 

2) Però se il malato fosse talmente grave o distante, che si tema di non fare a tempo a tornare un'altra volta, l'Estrema Unzione si amministra immediatamente dopo il Viatico in una stessa funzione. In questo caso il vasetto dell'olio sia possibilmente portato nascosto da un altro Sacerdote che segue il Sacerdote recante il SS. Sacramento; diversamente lo porta lo stesso Sacerdote che porta il SS. Sacramento.

 

Però la borsa col vasetto dell'olio dev’essere nascosta; né è lecito collocare nella stessa borsa la teca col SS. Sacramento, il vasetto dell'olio e le altre cose occorrenti. Nella stanza dell'infermo il vasetto dell'olio si porrà sulla mensa ove si pone il SS. Sacramento, però fuori del corporale.

 

3) Data la Comunione e detta l'orazione Domine sancte, il Sacerdote (deposto il piviale), cambia la stola bianca con quella violacea; omesso il Pax huic domui e l'aspersione, porge a baciare al malato il Crocifisso e inizia il rito, senza che si ometta il Confiteor. Se sulla mensa ci fosse ancora il SS. Sacramento, si deve genuflettere ogni volta che ci si allontana o ci si volge da essa e quando si ritorna e ci si rivolge a essa. Terminato il rito, può dare subito la Benedizione Papale. Al termine, se ci fosse ancora il SS. Sacramento, depone la stola violacea, riassume quella bianca (il piviale) e il velo omerale e dà la benedizione col SS. Sacramento.

 

D) Più infermi

 

Se si trovano nello stesso locale, il Sacerdote a ciascuno dà a baciare il Crocifisso e per ciascuno compie le unzioni; tutte le preghiere vanno dette una volta sola al plurale. Se fossero molti, nell'ultima orazione Respice si omettono i nomi.
 

 

ASSISTENZA AI MORIBONDI

 

1. Il codice fa un espresso obbligo ai parroci, non solo di amministrare i Sacramenti ai moribondi, ma anche di visitarli e aiutarli spiritualmente seduta cura et effusa caritate, specialmente negli ultimi momenti. Il Rituale contiene poi al riguardo bellissime norme e propone varie preghiere per le quali occorre l'acqua benedetta.

 

2. Quando poi la morte è imminente, il sacerdote in cotta e stola violacea, premesso il saluto Pax huic domui, l'aspersione con l'antifona Asperges e il bacio del Crocifisso da parte del moribondo, accesa una candela, dica in ginocchio le litanie dei moribondi; giunti gli ultimi istanti, reciti il Proficiscere e le altre preghiere riportate dal Rituale, secondo il tempo e l'opportunità. Suggerisca al morente opportune giaculatorie e si diano, ove c'è la consuetudine, dei tocchi di campana.

 

3. Avvenuta la morte, il sacerdote reciti il responsorio Subvenite, e l'orazione seguente. Si dia poi il segnale con la campana. Si componga il cadavere; tra le mani si ponga una croce o almeno le mani si compongano in forma di croce; accanto si pongano dei lumi e l'acqua benedetta con cui gli astanti possano aspergere il cadavere.

 

4. Se il defunto è chierico (seminarista) sia sempre rivestiti di talare e cotta, con la tonsura (se è prescritta) e la berretta. Per quanto è possibile, i chierici in sacris siano rivestiti, oltre che di amitto, camice, cingolo, manipolo: i sacerdoti della stola e pianeta; i diaconi della stola e dalmatica; i suddiaconi della tunicella. Il colore degli indumenti sia violaceo oppure nero, ove tale fosse la consuetudine. Gli indumenti possono essere tolti prima che il cadavere sia chiuso entro il feretro, secondo la consuetudine. I membri dei terzordini e delle confraternite possono essere rivestiti dell'abito relativo. Ai sacerdoti si possono porre tra le mani il calice e la patena, purché non servano per la Messa. I sacerdoti non si possono esporre su una sedia.

 

°°°

Si consiglia la lettura del
Compendio di Liturgia Pratica
di Ludovico Trimelloni
 ed. Marietti 2007
da dove abbiamo preso questa accurata descrizione del Sacramento


 

 

 b
 

RITUALE ROMANUM
 

ORDO MINISTRANDI SACRAMENTUM EXTREMÆ UNCTIONIS

 

 

1. Il Sacerdote che sta per amministrare il sacramento dell’unzione dei malati (o Estrema Unzione) fa preparare, possibilmente, presso il malato una mensa coperta da una tovaglia bianca, e sei battufoli di cotone per astergere i sensi, quando sono stati unti. Procura inoltre mollica di pane per pulirsi le dita, ed acqua per l’abluzione delle mani ed una candela di cera, in modo che questo sacramento si conferito con il più grande decoro.

 

2. Quindi radunati i Chierici o i ministri, o almeno un Chierico, che porta la croce senza l’asta, l’acqua benedetta con l’aspersorio  e il Rituale, mentre il Parroco con rispetto porta il vasetto con l’olio degli infermi posto in un sacchetto di seta violacea, con attenzione perché non si versi. Se il cammino fosse troppo lungo, con il pericolo di rovesciare l’olio, il sacchetto o la borsa con l’olio lo porti appeso al collo per maggiore comodità e sicurezza. Procedono senza il suono della campanella.

 

3. Arrivato presso il luogo dove giace il malato, entrando nella stanza, dice:

 

V. Pax huic dómui.

R. Et ómnibus habitántibus in ea.

 

4. Quindi deposto l’olio sulla mensa ed indossata la cotta e la stola viola, presenta al malato il crocifisso da baciare piamente. Asperge con l’acqua benedetta il malato, la camera e gli astanti, dicendo l’Antifona:

 

Aspérges me, Dómine,

hyssópo et mundábor:

Lavábis me, et super nivem dealbábor.

Miserére mei, Deus, 

secúndum magnam misericórdiam tuam.
 

Glória Patri et Fílio, et Spirítui Sancto,
Aspérges me, Dómine, hyssópo et mundábor.

 

V. Adiutórium nostrum in nómine Dómini. 
R. Qui fécit cœlum et terram.

V. Domine, exaudi orationem meam.

R. Et clamor meus ad te veniat.

V. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.

 

Oremus:

Exaudi nos, Domine, sanctae Pater, omnipotens aeterne Deus et mittere digneris sanctuum Angelum tuum de caelis, qui custidiat, foveat, protegat, vistet, atque defendat omnes habitantes in hoc habitaculo. Per Christum Dominum nostrum.

 

R. Amen.

 

Poi il sacerdote ascolta il malato, se vuole confessarsi e lo assolve. Se c’è tempo, il sacerdote ricordi brevemente al malato il senso e l’efficacia del sacramento che sta per ricevere, lo conforti, lo incoraggi a sperare la vita eterna.

 

5. Poi dice:

 

V. Adjutórium nostrum in nómine Dómini.

R. Qui fecit cælum et terram.

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

 

Orémus.

Intróeat, Dómine Jesu Christe, domum hanc sub nostræ humilitátis ingréssu, ætérna felícitas, divína prospéritas, seréna lætítia, cáritas fructuósa, sánitas sempitérna: effúgiat ex hoc loco accéssus dæmonum: adsint Angeli pacis, domúmque hanc déserat omnis malígna discórdia. Magnífica, Dómine, super nos nomen sanctum tuum; et béne+dic nostræ conversatióni: sanctífica nostræ humilitátis ingréssum, qui sanctus et qui pius es, et pérmanes cum Patre et Spíritu Sancto in sæcula sæculórum.

R. Amen.

 

Orémus, et deprecémur Dóminum nostrum Jesum Christum, ut benedicéndo bene+dicat hoc tabernáculum, et omnes habitántes in eo, et det eis Angelum bonum custódem, et fáciat eos sibi servíre ad considerándum mirabília de lege sua: avértat ab eis omnes contrárias potestátes: erípiat eos ab omni formídine, et ab omni perturbatióne, ac sanos in hoc tabernáculo custodíre dignétur: Qui cum Patre et Spíritu Sancto vivit et regnat Deus in sæcula sæculórum.

R. Amen.

 

Orémus.

Exáudi nos, Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérnæ deus: et míttere dignéris sanctum Angelum tuum de cælis, qui custódiat, fóveat, prótegat, vísitet, atque deféndat omnes habitántes in hoc habitáculo. Per Christum Dóminum nostrum.

R. Amen.

 

6. Se non c’è tempo, le preghiere precedenti si possono omettere in parte o anche del tutto.

 

Confesso a Dio onnipotente, [alla beata Maria sempre Vergine, a san Michele Arcangelo, a san Giovanni Battista, ai santi Apostoli Pietro e Paolo, a tutti i Santi] e a voi, fratelli, che ho molto peccato con pensieri, parole e opere (ed omissioni): (si batte il petto tre volte dicendo) per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre Vergine Maria, (gli Angeli) [san Michele Arcangelo, san Giovanni Battista, i santi Apostoli Pietro e Paolo, tutti] i Santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro.

 

Oppure:

 

Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Ioánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo, et ópere: (si batte il petto tre volte dicendo) mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Ioánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum Deum nostrum.

 

Quindi, recitato il Confiteor, in latino o in lingua volgare, il sacerdote, dice al singolare:

 

Misereátur tui omnípotens Deus, et dimíssis peccátis tuis, perdúcat te ad vitam ætérnam.

R. Amen.

 

Indulgéntiam, absolutiónem, + et remissiónem peccatórum tuórum tríbuat tibi omnípotens, et miséricors Dóminus.

R. Amen.

 

Quando dice: Indulgéntiam, etc., con la mano destra estesa fa un segno di croce sul malato

 

7. Prima di iniziare l’Unzione del malato, il parroco esorta i fedeli a pregare per lui. Dove si può, per il luogo e per il tempo, per il numero dei presenti e in rapporto alla loro preparazione, essi recitano i sette salmi penitenziali con le litanie dei Santi od altre preghiere, mentre il sacerdote amministra il sacramento dell’Unzione.

Il sacerdote stende la mano destra sulla testa del malato e dice:

 

In nómine Pa+tris, et Fí+lii, et Spíritus + Sancti, extinguátur in te omnis virtus diáboli per impositiónem mánuum nostrárum, et per invocatiónem gloriósæ et sanctæ Dei Genitrícis Vírginis Maríæ, ejúsque ínclyti Sponsi Joseph, et ómnium sanctórum Angelórum, Archangelórum, Mártyrum, Confessórum, Vírginum, atque ómnium simul Sanctórum. Amen.

 

8. Il sacerdote intinge il pollice destro nell’olio santo, e fa delle unzioni in forma di croce nei punti indicate, dicendo ogni volta, la formula richiesta:


  

Sugli occhi

 

Per istam sanctam Unctió + nem, et suam piíssimam misericórdiam, indúlgeat tibi Dóminus quidquid per visum deliquísti. Amen.

 

9. Dopo ogni unzione, il Sacerdote stesso, deterge il luogo che è stato unto con un battufolo di cotone (se c’è, lo farà il Sacerdote accompagnatore), o simile, che metterà in apposito recipiente. Questo si porterà in chiesa, e il cotone sarà bruciato e le ceneri messe nel sacrario.

 

Sulle orecchie

 

Per istam sanctam Unctió + nem, et suam piíssimam misericórdiam, indúlgeat tibi Dóminus quidquid per audítum deliquísti. Amen.

 

Sulle narici

 

Per istam sanctam Unctió + nem, et suam piíssimam misericórdiam, indúlgeat tibi Dóminus quidquid per odorátum deliquísti. Amen.

 

Sulla bocca, a labbra chiuse

 

Per istam sanctam Unctió + nem, et suam piíssimam misericórdiam, indúlgeat tibi Dóminus quidquid per gustum et locutiónem deliquísti. Amen.

 

Sulle mani

 

Per istam sanctam Unctió + nem, et suam piíssimam misericórdiam, indúlgeat tibi Dóminus quidquid per tactum deliquísti. Amen.

 

10. Si ricordi che l’unzione ai Sacerdoti non si fa sulla palma, ma sul dorso delle mani.

 

Sui piedi

 

Per istam sanctam Unctió + nem, et suam piíssimam misericórdiam, indúlgeat tibi Dóminus quidquid per gressum deliquísti. Amen.

 

11. Per un qualunque ragionevole motive l’unzione sui piedi si può omettere.

 

12. Finite le unzioni, il sacerdote si pulisce il pollice con mollica di pane, si lava le mani e le asciuga. L’acqua e la mollica di pane saranno messe nel sacrario o, se manca, sul fuoco. Quindi dice:

 

Kýrie eléson.

Christe, eléison.

Kýrie eléson.

 

Pater noster sottovoce fino a:

V. Et ne nos indúcas in tentatiónesm.

R. Sed líbera nos a malo.

 

V. Salvum (-am) fac servum tuum (ancíllam tuam).

R. Deus meus, sperántem in te.

V. Mitte ei, Dómine, auxílium de sancto.

R. Et de Sion tuére eum (eam).

V. Esto ei, Dómine, turris fortitúdinis.

R. A fácie inimíci.

V. Nihil profíciat inimícus in eo (ea).

R. Et fílius iniquitátis non appónat nocére ei.

V. Dómine, exáudi oratiónem meam.

R. Et clamor meus ad te véniat.

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

 

Orémus.

Dómine Deus, qui per Apóstolum tuum Jacóbum locútus es: Infirmátur quis in vobis? indúcat presbýteros Ecclésiæ et orent super eum, ungéntes eum óleo in nómine Dómini: et orátio fídei salvábit infírmum, et alleviábit eum Dóminus: et si in peccátis sit, remitténtur ei; cura, quæsumus, Redémptor noster, grátia Sancti Spíritus languóres istíus infírmi (infírmæ), ejúsque sana vúlnera, et dimítte peccáta, atque dolóres cunctos mentis et córporis ab eo (ea) expélle, plenámque intérius et extérius sanitátem misericórditer redde, ut, ope misericórdiæ tuæ restitútus (-a), ad prístina reparétur offícia: Qui cum Patre et eódem Spíritu Sancto vivis et regnas Deus, in sæcula sæculórum.

R. Amen.

 

Orémus.

Réspice, quæsumus, Dómine fámulum tuum N. (fámulam tuam N.) in infirmitáte sui córporis fatiscéntem, et ánimam réfove, quam creásti: ut, castigatiónibus emendátus (-a), se tua séntiat medicína salvátum (-am). Per Christum Dóminum nostrum.

R. Amen.

 

Orémus.

Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus, qui, benedictiónis tuæ grátiam ægris infundéndo corpóribus, factúram tuam multíplici pietáte custódis: ad invocatiónem tui nóminis benígnus assíste; ut fámulum tuum (fámulam tuam) ab ægritúdine liberátum (-am), et sanitáte donátum (-am), déxtera tua érigas, virtúte confírmes, potestáte tueáris, atque Ecclésiæ tuæ sanctæ, cum omni desideráta prosperitáte, restítuas. Per Christum Dóminum nostrum.

R. Amen.

 

13. Alla fine, secondo la preparazione delle persone, può brevemente dare utili consigli per mezzo dei quali il malato sia aiutato ad affidarsi al Signore e rafforzato nel respingere le tentazioni del demonio.

 

14. Quindi lasci l’acqua benedetta e la croce, se non ce n’è un’altra, presso il malato, perché possa guardarla frequentemente, baciarla ed abbracciarla, secondo la sua devozione.

 

15. Ricordi ai familiari e agli infermieri che, appena la malattia precipita o inizia l’agonia del malato, avvertano subito il parroco perché egli possa aiutare il morente e raccomandare la sua anima a Dio. Ma se la morte è imminente, il parroco raccomanderà l’anima Dio ancora prima di allontanarsi.

 

 

Rituale Romanum


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