Liturgia San Biagio

 

   

3 FEBBRAIO

SAN BIAGIO

Vescovo e Martire
Memoria facoltativa
 

San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi due candele incrociate, sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola.

Vescovo, dunque. Governava, si ritiene, la comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani: nel 313, sotto Costantino e Licinio, entrambi “Augusti”, cioè imperatori (e pure cognati: Licinio ha sposato una sorella di Costantino). Licinio governa l’Oriente, e perciò ha tra i suoi sudditi anche Biagio. Il quale però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché?
Non c’è modo di far luce. Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325, quando Costantino farà strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco). Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale – forse ad opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo – con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi, tra cui Basilio di Amasea, nella regione del Mar Nero.

Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri.

Dal 1863 ha assunto il nome di Monte San Biagio la cittadina chiamata prima Monticello (in provincia di Latina) e disposta sul versante sudovest del Monte Calvo. Numerosi altri luoghi nel nostro Pæse sono intitolati a lui: San Biagio della Cima (Imperia), San Biagio di Callalta (Treviso), San Biagio Platani (Agrigento), San Biagio Saracinisco (Frosinone) e San Biase (Chieti). Ma poi lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe... Ne ha fatta tanta di strada, il vescovo armeno della cui vita sappiamo così poco.
 

Soffri per le mie pecorelle

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Dìscorso sulla consacrazione episcopale, PLS 2, 639‑640)
«Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Ecco come il Signore ha servito, ecco quali servi esige che noi siamo. Diede la sua vita in riscatto per molti: ci ha redento.
Chi di noi è capace di redimere qualcuno? Noi siamo stati redenti per mezzo del suo sangue e riscattati da morte per mezzo della sua morte e della sua umiltà, noi che eravamo prostrati, siamo stati innalzati; ma anche noi dobbiamo portare la nostra piccola parte alle sue membra, perché siamo diventati sue membra. Egli è la testa, noi il corpo.
Anche l'apostolo Giovanni nella sua lettera ci rivolge l'esortazione a seguire l'esempio del Signore. Cristo aveva detto: «Colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,2728). È questo il modello che l'Apostolo ci consiglia di seguire quando dice: «Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16).
Lo stesso Signore ha rivolto questa domanda dopo la sua risurrezione:
«Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» (Gv 21, 26); e Pietro rispose: «Certo, Signore, tu lo sai chi ti voglio bene» (ivi). Per tre volte Gesù rivolse questa domanda e per tre volte il Signore aggiunse: «Pasci le mie pecorelle» (ivi).
Come mi dimostri che mi ami, se non col pascere le mie pecorelle? Che cosa mi stai per dare, amandomi, quando tutto aspetti da me? Dunque tu devi esprimermi il tuo amore col pascere le mie pecorelle.
Questo una, due, tre volte:
«Mi vuoi bene? – Ti voglio bene. Pasci le mie pecorelle» (Gv 21, 16). Rinnegò tre volte per paura, ma confessò tre volte con amore.
E il Signore, dopo aver espresso a Pietro per la terza volta il mandato di pascere le sue pecorelle, rivolgendosi ancora a lui, che, rispondendo, confessava il suo amore e condannava e ripudiava l'antica sua pusillanimità, aggiunse: «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio» (Gv 21,19). Gli annunziò la sua croce, gli predisse la sua passione.
Continuando il colloquio, il Signore gli disse:
«Pasci le mie pecorelle» (Gv 21,16), cioè soffri per le mie pecorelle.

 

MESSALE

 Antifona d'Ingresso

Questo santo lottò fino alla morte

per la legge del Signore,

non temette le minacce degli empi,

la sua casa era fondata sulla roccia.

 

Iste sanctus pro lege Dei sui certávit usque ad mortem, et a verbis impiórum non tímuit; fundátus enim erat supra firmam petram.

 

Colletta

Esaudisci Signore, la tua famiglia, riunita nel ricordo del martire san Biagio e donale pace e salute nella vita presente, perché giunga alla gioia dei beni eterni. Per il nostro Signore.

 

Exáudi, Dómine, pópulum tuum, cum beáti Blásii mártyris patrocínio supplicántem, ut et temporális vitæ nos tríbuas pace gaudére, et ætérnæ reperíre subsídium. Per Dóminum.   

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Letture del giorno corrente

 
Prima Lettura
 
Eb 12, 1-4
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.

Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, anche noi, circondàti da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. 
Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. 
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. 
Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato 


Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 21
La gloria di Dio è l'uomo vivente.

Sei tu la mia lode nella grande assemblea, 
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. 
I poveri mangeranno e saranno saziati, 
loderanno il Signore quanti lo cercano: 
«Viva il loro cuore per sempre». 

Ricorderanno e torneranno al Signore 
tutti i confini della terra, 
si prostreranno davanti a lui 
tutte le famiglie dei popoli. 

A lui solo si prostreranno 
quanti dormono sotto terra, 
davanti a lui si curveranno quanti 
discendono nella polvere. 
Ma io vivrò per lui, 
lo servirà la mia discendenza. 

Si parlerà del Signore alla generazione che viene; 
annunzieranno la sua giustizia; 
al popolo che nascerà diranno: 
«Ecco l'opera del Signore!».  

Canto al Vangelo 
 2 Tm 1,10 

Alleluia, alleluia.

Il Salvatore nostro Gesù Cristo ha vinto la morte 
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del vangelo.
Alleluia.


Vangelo 
  Mc 5, 21-43
Fanciulla, io ti dico, àlzati!

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E all'istante le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. 
Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male». 
Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagòga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagòga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagòga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 
Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, àlzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

 

Sulle Offerte

Questi doni, Signore, con la potenza della tua benedizione, e accendi in noi la fiamma viva che sostenne san Biagio tra le sofferenze del martirio. Per Cristo...

 

Obláta múnera, quæsumus, Dómine, tua benedictióne sanctífica, quæ, te donánte, nos illa flamma tuæ dilectiónis accéndat, per quam sanctus Blasius torménta sui córporis univérsa devícit. Per Christum.

   

Antifona alla Comunione   Mt 16, 24

Chi vuol venire dietro a me,

rinneghi se stesso,

prenda la sua croce e mi segua,

dice il Signore.

 

Qui vult veníre post me, ábneget semetípsum, et tollat crucem suam, et sequátur me, dicit Dóminus.

   

Dopo la Comunione

La partecipazione ai tuoi santi misteri, ci comunichi, o Padre, lo Spirito di fortezza che rese san Biagio fedele nel servizio e vittorioso nel martirio. Per Cristo nostro Signore.

 

Præstent nobis, quæsumus, Dómine, sacra mystéria quæ súmpsimus eam ánimi fortitúdinem, quæ beátum Blasium mártyrem tuum réddidit in tuo servítio fidélem et in passióne victórem. Per Christum.

 

BENEDIZIONE DELLA GOLA
 

In qualche luogo, il giorno dopo la Festa della Presentazione del Signore, nella memoria di san Biagio, si impartisce la benedizione della gola dei fedeli che la desiderano, con due candele benedette incrociate (eventualmente unite da un nastro rosso).

I due ceri sono benedetti il giorno prima, ma qual’ora non lo fossero, si benedicono in sacrestia secondo le formule del Benedizionale attuale del 1984 o del Benedizionale posteriore del 1952.

Il Sacerdote con le candele unite in croce, al di sotto del mento contro la gola di ogni fedele, posti davanti all’altare (o alla balaustra del coro) dice:

 

PER L'INTERCESSIONE DI SAN BIAGIO, VESCOVO E MARTIRE, IL SIGNORE TI LIBERI DAL MAL DI GOLA E DA OGNI ALTRO MALE.
IN NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO. AMEN.

 

PER INTERCESSIONEM SANCTI BLASII, EPISCOPI ET MARTYRIS, LIBERET TE DEUS A MALO GUTTURIS ET A QUOLIBET ALIO MALO.
IN NOMINE PATRIS ET FILII ET SPIRITUS SANCTI. AMEN.
 

È conveniente tenere le due candele con entrambe le mani durante la preghiera e tenendo poi le candele con la mano sinistra sul nodo rosso che unisce le candele, impartire la benedizione con la mano destra estesa. La formula può essere scritta su un cartoncino mantenuto da un ministrante. 

Benedictionale  1952

Benedictio Candelarum

 

V. Adjutórium nostrum in nómine Dómini.

R. Qui fecit cælum et terram.

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

 

Orémus.

Dómine Jesu Christe, Fíli Dei vivi, béne +   dic candélas istas supplicatiónibus nostris: infúnde eis, Dómine, per virtútem sanctæ Cru +  cis, benedictiónem cæléstem, qui eas ad repelléndas ténebras humáno géneri tribuísti; talémque benedictiónem signáculo sanctæ Cru +   cis accípiant, ut quibuscúmque locis accénsæ, sive pósitæ fúerint, discédant príncipes tenebrárum, et contremíscant, et fúgiant pávidi cum ómnibus minístris suis ab habitatiónibus illis, nec præsúmant ámplius inquietáre, aut molestáre serviéntes tibi omnipoténti Deo: Qui vivis et regnas in sǽcula sæculórum.

R. Amen.

 

Signore Gesù Cristo, Figlio dei Dio vivente, + benedici, Te ne supplichiamo queste candele: infondi su di esse, O Signore, per i meriti della + Santa Crocea la benedizione celeste che hai assegnato loro per respingere le tenebre dal genere umano; esse ricevano nel nome della + Santa Croce la celeste benedizione affinché ovunque vengano accese o siano poste, allontanino i principi delle tenebre, li facciano tremare e fuggire timorosi con tutti i loro servitori da quelle abitazioni. ed essi non pretendano di poter ulteriormente affliggere o molestare i tuoi servi, o Dio Onnipotente che vivi e regni nei secoli dei secoli. - Amen.

 

Et aspergantur aqua benedicta.

 

(Durante la cerimonia religiosa può essere recitato questo inno)


HYMNUS

1) Salutis aram Blasius
Erexit: ægri accurrite,
Languentium quæ vindici
Votiva dona ponite.

4) Quam fortis ille et strennus
Suos dolores pertulit;
Tam mitis et clemens opem
Fert omnium doloribus.

2) Cuicumque tristis obtinet,
Angina fauces gutturis,
Cui semitam meabilem
Obex inquus perstruit.

5) Invicte Martyr servulos
Tuos ab hoste protege,
Infer salutem corpori,
Refer quietem mentibus.

3) Huc farmacis mortalibus,
Curisque spretis advolet,
Potentiore martyris
Lavandus arte, et dextera.

6) Sit summa laus et gloria
Tibi, superna Trinitas:
Dona precante Blasio
Beata nobis gaudia. Amen.


- Gloria et honore coronasti eum, Domine.

- Et constituisti eum super opera manuum tuarum.
 

 

 

Sommario Liturgia


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