Pio XII istituì nel 1955 la festa di «san Giuseppe artigiano» per dare un protettore ai lavoratori e un senso
cristiano alla «festa dei lavoro». Poiché non tutte le nazioni celebrano tale festa il 1° maggio, la
celebrazione d’oggi è una memoria facoltativa. La figura di san
Giuseppe, l’umile e grande lavoratore di Nazaret, orienta verso Cristo,
il Salvatore dell’uomo, il Figlio di Dio che ha condiviso in tutto la
condizione umana (cf GS 22; 32). Così viene innanzitutto affermato che il
lavoro dà all’uomo il meraviglioso potere di partecipare all’opera
creatrice di Dio e di portarla a compimento; che possiede un autentico
valore umano. L’uomo moderno ha preso coscienza di questo valore da
quando rivendica, a volte con violenza, il rispetto dei suo diritto e
della sua personalità. Tropo sovente alcuni cristiani, disturbati nelle
loro abitudini e nel tranquillo possesso dei loro beni dalle lotte
sociali, si sono opposti alle rivendicazioni sociali dei lavoratori; ciò
spiega perché il primo maggio richiama alla mente di molti contemporanei
la lotta del mondo del lavoro contro la Chiesa stessa.
La Chiesa «battezza» oggi la festa del lavoro per proclamare il valore reale dei lavoro, per approvare e benedire
l’azione delle classi lavoratrici nella lotta che esse continuano, in
alcuni paesi, per ottenere maggiore giustizia e libertà. La Chiesa fa
questo anche per domandare a tutti i suoi fedeli di riflettere sugli
insegnamenti dati dalla gerarchia ecclesiastica soprattutto con le
Encicliche «Mater et Magistra» di papa Giovanni XXIII, «Populorum progressio» di Paolo VI e « Laborem exercens» di Giovanni Paolo II.
In questo
giorno della «festa dei lavoro», sotto il patrocinio di san Giuseppe lavoratore, ci
riuniamo in assemblea eucaristica, segno di salvezza, non per mettere
l’Eucaristia al servizio di un valore naturale, sia pure nobilissimo, ma
perché Dio, che ha lavorato nella creazione «per sei giorni » (Gen 1-2), aggiunge alla sua opera un «settimo giorno» per la creazione di un mondo nuovo (Gv 5,17), e perché questa
nuova creazione, alla quale collaborano coloro che sono ormai i figli di
Dio, si compie principalmente nell’Eucaristia. L’Eucaristia trova il
suo posto in una festa del lavoro, perché essa rivela al mondo tecnico il
valore soprannaturale delle sue ricerche e delle sue iniziative.
Questo lavoro «nuovo», destinato a stabilire la nuova creazione, obbedisce alle leggi naturali
di ogni lavoro, ma è compiuto «in Gesù Cristo», il quale ci rende figli di Dio senza distoglierci dalla nostra condizione
di creature. Parlando di un lavoro compiuto «per Dio» (cf Gv 6,27-29; Col 3,23-4,1; 1 Cor 10,31-33), oppure in «azione di grazie» a Dio (si dovrebbe dire «in eucaristia », per conservare l’eco del testo originale), il Nuovo Testamento domanda
con insistenza che il lavoro umano rifletta già lo spirito del «mondo nuovo», mediante la carità e il senso sociale che lo deve animare (cf Atti 18,3; 20,33-35; Ef 4,28).
La nostra
partecipazione. all’Eucaristia, mentre ci permette di collaborare di
più e meglio al lavoro iniziato da Dio per creare il mondo nuovo,
santifica pure il contributo che noi diamo al lavoro umano, insegnandoci
che esso è collaborazione all’azione creatrice di Dio e che il vero
obiettivo di ogni lavoro è la costruzione dei Regno nuovo (cf GS 33-39;
57-72). Leggere il Messaggio del Concilio ai lavoratori (8 Dic. 1965).
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L'attività
umana nell'universo
Dalla
Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano
II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Nn.
33-34)
Con
il suo lavoro e con l'ingegno l'uomo ha sempre cercato di sviluppare
maggiormente la sua vita. Oggi poi specialmente con l'aiuto della scienza
e della tecnica ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi
tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all'intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si
riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero.
Da qui viene che molti beni che l'uomo si aspettava soprattutto dalle
forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria iniziativa. Di
fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano,
sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il
valore dell'attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle
sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei
singoli che delle collettività?
La
Chiesa, che custodisce il deposito della parola di Dio, fonte dei principi
religiosi e morali, anche se non ha sempre pronta la risposta alle singole
questioni, desidera unire la luce della rivelazione alla competenza di
tutti, perché sia illuminata la strada che l'umanità ha da poco
imboccato. Per i credenti è certo che l'attività umana individuale e
collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli
cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno
divino. L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di
sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di
governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio
come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui stesso e
tutti l'universo, di modo che, assoggettate all'uomo tutte le cose, il
nome di Dio sai glorificato su tutta le terra.
Questo
vale pienamente anche per il lavoro di ogni giorno.
Quando
uomini e donne per procurare il sostentamento a sé e alla famiglia,
esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono
giustamente pensare che con la loro attività prolungano l'opera del
Creatore, provvedono al benessere dei fratelli e concorrono con il
personale contributo a compiere il disegno divino nella storia. I
cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro ingegno
e forza non si oppone alla potenza di Dio, né creatura razionale sia
quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano
sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
Quanto
più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si amplia la
responsabilità, sia individuale che collettiva. Gli uomini non sono
distolti dalla edificazione del mondo dal messaggio cristiano, né sono
spinti a disinteressarsi del bene dei loro simili, ma anzi ad operare più
intensamente per questo scopo.
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MESSALE
Antifona d'Ingresso
Sal
127,1-2
Beato chi
teme il Signore, e cammina nelle sue vie.
Mangerai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene. Alleluia.
Beátus
omnis qui timet Dóminum,
qui ámbulat
in viis eius.
Labóres
mánuum tuárum manducábis, beátus es, et bene tibi erit, allelúia.
Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l'uomo a cooperare con il
lavoro al disegno della creazione, fa' che per l'intercessione e l'esempio
di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e
riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore...
Rerum
cónditor, Deus, qui legem labóris humáno géneri statuísti, concéde propítius,
ut, beáti Ioseph exémplo et patrocínio, ópera perficiámus quæ præcipis, et
preámia consequámur quæ promíttis. Per Dóminum.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn 1,26 - 2,3
Dio vide quanto
aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
Dal libro della Gènesi
Dio disse:
«Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini
sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli
animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogàtela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la
terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A
tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli
esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo
ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era
cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro
schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva
fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio
benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da
ogni lavoro che egli aveva fatto creando.
Oppure: Col
3,14-15.17.23-24
Qualunque
cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli
uomini.
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Colossési
Fratelli, sopra
tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto.
E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché a essa siete stati
chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del
Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per
gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità.
Servite il Signore che è Cristo!
Salmo Responsoriale Dal Salmo 89
Rendi
salda, Signore, l’opera delle nostre mani.
Prima che
nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Canto al Vangelo Sal 67,20
Alleluia, alleluia.
Di giorno in
giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Alleluia.
Vangelo
Mt 13,
54-58
Non
è costui il figlio del falegname?
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo
Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente
rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si
chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le
sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte
queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua
patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece
molti prodigi.
Sulle
Offerte
O Dio, fonte di ogni bene, guarda i doni che ti presentiamo nel ricordo di san Giuseppe, e
fa' che la nostra umile offerta pegno della tua protezione. Per Cristo nostro Signore.
Fons totíus misericórdiæ, Deus, réspice ad múnera nostra, quæ in
commemoratióne beáti Ioseph maiestáti tuæ deférimus, et concéde
propítius, ut obláta dona fiant præsídia supplicántium. Per Christum.
Prefazio
di San Giuseppe
La
missione di San Giuseppe
E'
veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
nella memoria di san Giuseppe.
Egli, uomo giusto, da te fu prescelto
come sposo di Maria, Vergine e Madre di Dio;
servo saggio e fedele fu posto a capo della santa famiglia,
per custodire, come padre, il tuo unico Figlio,
concepito per opera dello Spirito Santo,
Gesù Cristo nostro Signore.
E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:
Santo,
Santo, Santo ...
Vere dignum
et iustum est,
æquum et
salutáre,
nos tibi
semper et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
Et te in
sollemnitáte beáti Ioseph
débitis
magnificáre præcóniis, benedícere et prædicáre.
Qui et vir
iustus, a te Deíparæ Vírgini Sponsus est datus,
et fidélis
servus ac prudens,
super
Famíliam tuam est constitútus,
ut
Unigénitum tuum,
Sancti
Spíritus obumbratióne concéptum,
patérna
vice custodíret,
Iesum
Christum Dóminum nostrum.
Per quem
maiestátem tuam laudant Angeli,
adórant
Dominatiónes, tremunt Potestátes.
Cæli
cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne
dicéntes:
Antifona
alla Comunione
Col
3,17
Tutto ciò che fate in parole e opere,
tutto si compia nel nome del Signore Gesù,
rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Alleluia.
Omne
quodcúmque fácitis
in verbo
aut in ópere,
ómnia in
nómine Dómini, grátias agéntes Deo, allelúia.
Dopo
la Comunione
O Dio, nostro Padre, che ci hai accolti alla tua mensa, fa' che nella nostra vita, sull'esempio di san Giuseppe, rendiamo testimonianza al tuo amore, e godiamo i frutti della giustizia e della pace. Per Cristo nostro Signore.
Cæléstibus,
Dómine, pasti delíciis, súpplices te rogámus, ut, exémplo beáti Ioseph,
caritátis tuæ in córdibus nostris testimónia geréntes, perpétuæ pacis fructu
iúgiter perfruámur. Per Christum.
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