Liturgia di San Ireneo, vescovo e martire

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

 

   

28 GIUGNO
SAN IRENEO, VESCOVO E MARTIRE
Memoria  (130 - 200)

  

LETTURE: 2 Tim 2,22b-26; Sal 118; Gv 17,20-26

  

Ireneo nacque a Smirne verso il 130 e venne educato da san Policarpo, discepolo di san Giovanni: per questo è considerato l’ultimo uomo della generazione « apostolica »; ed è il primo teologo della Chiesa, l’uomo della Scrittura e della Tradizione apostolica, attestata dai vescovi del mondo in comunione col Vescovo di Roma. Ben informato sulla letteratura e la filosofia classica, è eminentemente positivo. Perspicace, sa capire l’avversario e mettersi sul suo terreno, ma soprattutto ha un profondo sentire cristiano. Appartenne alla colonia greca stabilitasi in Gallia; a Lione divenne sacerdote e poi vescovo, successore di san Potino martire, nel 177. La sua azione fu intensa contro le aberrazioni del sincretismo e dello gnosticismo, rivendicando il Cristo storico, sommo rivelatore del Padre e Salvatore, il Cristo vissuto dalla Chiesa: tutto si incentra e si restaura in Cristo, il nuovo Adamo. E Maria è la nuova Eva. Fedele al suo nome (Ireneo = Pacifico) esercitò mediazione fra l’Oriente e Roma. Più che martire meriterebbe di essere onorato come «dottore».

Ogni celebrazione eucaristica rappresenta un anello della ininterrotta catena che risale agli Apostoli, alla Cena del Signore. Il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, entrano nella Messa per esservi cambiati nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sono le primizie della nuova creazione, segni del dominio che il Risorto esercita sulla materia e sullo spirito e che sarà rivelato quando appariranno «cieli nuovi e mondi nuovi».

 

L'uomo vivente è gloria di Dio; 
vita dell'uomo è la visione di Dio

Dal «Trattato contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo
(Lib. IV, 20, 5-7; SC 100, 640-642. 644-648)

La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. E' impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà.
Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioè Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosè afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita (cfr. Dt 5, 24).
Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli essere da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18).
Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c'è ordine c'è anche armonia, e dove c'è armonia c'è anche tempo giusto, e dove c'è tempo giusto c'è anche beneficio.
Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l'utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l'«economia» della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a Dio. Ha salvaguardato però l'invisibilità del Padre, perché l'uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l'uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l'uomo vivente è gloria di Dio e vita dell'uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio.
  

MESSALE

Antifona d'Ingresso  Ger 3,15
Darò a voi dei pastori secondo il mio cuore,
essi vi guideranno con sapienza e dottrina.
 

Lex veritátis fuit in ore eius

et iníquitas non est invénta in lábiis eius;

in pace et in æquitáte ambulávit mecum,

et multos avértit ab iniquitáte.

 
Colletta

O Dio, che al vescovo sant'Ireneo hai dato la grazia di confermare la tua Chiesa nella verità e nella pace, f
a' che per sua intercessione ci rinnoviamo nella fede e nell'amore, e cerchiamo sempre ciò che promuove l'unità e la concordia. Per il nostro Signore...
 
Deus, qui beáto Irenæo epíscopo tribuísti, ut veritátem doctrínæ pacémque Ecclésiæ felíciter confirmáret, concéde, quæsumus, eius intercessióne, ut nos, fide et caritáte renováti, ad unitátem concordiámque fovéndam semper simus inténti. Per Dóminum.

 
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura  2 Tm 2, 22b-26
Il servo del Signore deve essere mite con tutti, dolce nel riprendere.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese. 
Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà. 

Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 118
Mia gioia, Signore, è la tua parola.

Come potrà un giovane tenere pura la sua via? 
Custodendo le tue parole. 
Con tutto il cuore ti cerco: 
non farmi deviare dai tuoi precetti. 

Conservo nel cuore le tue parole 
per non offenderti con il peccato. 
Benedetto sei tu, Signore; 
mostrami il tuo volere. 

Con le mie labbra ho enumerato 
tutti i giudizi della tua bocca. 
Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia 
più che in ogni altro bene. 


Canto al Vangelo   Gv 15,4.5
Alleluia, alleluia.

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluia.
   

   

Vangelo  Gv 17, 20-26
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, alzati gli occhi al cielo, Gesù pregò dicendo: «Padre santo, non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. 
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. 
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». 


Sulle Offerte
Il sacrificio che ti offriamo, o Padre, nel ricordo della nascita al cielo di sant'Ireneo, glorifichi il tuo nome e ci ispiri l'amore alla verità, perché custodiamo intatta la fede, e salda l'unità della Chiesa. Per Cristo nostro Signore.

 
Glóriam tibi, Dómine, cónferat sacrifícium, quod in natáli beáti Irenæi tibi lætánter offérimus, et præbeat nobis dilígere veritátem, ut et inviolátam Ecclésiæ fidem teneámus, et stábilem unitátem. Per Christum.

 
Antifona alla Comunione  Gv 15,15
«Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa
quello che fa il suo padrone;
vi ho chiamati amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
l'ho fatto conoscere a voi».

 
Jn 15,4-5 Manéte in me, et ego in vobis, dicit Dóminus.

Qui manet in me et ego in eo, hic fert fructum multum.

 
Dopo la Comunione
La partecipazione a questi santi misteri, o Padre, ci comunichi la fede viva, che sant'Ireneo testimoniò fino alla morte, perché diventiamo anche noi veri discepoli del Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 
Per hæc sacra mystéria, quæsumus, Dómine, da nobis fídei miserátus augméntum, ut, quæ beátum Irenæum epíscopum usque ad mortem reténta gloríficat, nos étiam iustíficet veráciter hanc sequéntes. Per Christum.

 

 

Sommario Liturgia


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