PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum

e traduzione italiana delle letture secondo

la traduzione proposta dalle CEI

 

3 LUGLIO

 

SANT’IRENEO

Vescovo e Martire

 

Il Messale di San Pio V colloca originariamente la Festa liturgica il 28 giugno, la riforma del calendario apportata la Beato Giovanni XXIII, lo colloca invece il 3 di Luglio, per fa posto solennemente alla Vigilia del Santi Pietro e Paolo il 28 giugno.

 

Ireneo nacque a Smirne verso il 130 e venne educato da san Policarpo, discepolo di san Giovanni: per questo è considerato l’ultimo uomo della generazione « apostolica »; ed è il primo teologo della Chiesa, l’uomo della Scrittura e della Tradizione apostolica, attestata dai vescovi del mondo in comunione col Vescovo di Roma. Ben informato sulla letteratura e la filosofia classica, è eminentemente positivo. Perspicace, sa capire l’avversario e mettersi sul suo terreno, ma soprattutto ha un profondo sentire cristiano. Appartenne alla colonia greca stabilitasi in Gallia; a Lione divenne sacerdote e poi vescovo, successore di san Potino martire, nel 177. La sua azione fu intensa contro le aberrazioni del sincretismo e dello gnosticismo, rivendicando il Cristo storico, sommo rivelatore del Padre e Salvatore, il Cristo vissuto dalla Chiesa: tutto si incentra e si restaura in Cristo, il nuovo Adamo. E Maria è la nuova Eva. Fedele al suo nome (Ireneo = Pacifico) esercitò mediazione fra l’Oriente e Roma. Più che martire meriterebbe di essere onorato come «dottore».

Ogni celebrazione eucaristica rappresenta un anello della ininterrotta catena che risale agli Apostoli, alla Cena del Signore. Il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, entrano nella Messa per esservi cambiati nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sono le primizie della nuova creazione, segni del dominio che il Risorto esercita sulla materia e sullo spirito e che sarà rivelato quando appariranno «cieli nuovi e mondi nuovi».


 

L'uomo vivente è gloria di Dio; vita dell'uomo è la visione di Dio

Dal «Trattato contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo

(Lib. IV, 20, 5-7; SC 100, 640-642. 644-648)


La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. E' impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà.


Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioè Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosè afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita (cfr. Dt 5, 24).


Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli essere da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18).


Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c'è ordine c'è anche armonia, e dove c'è armonia c'è anche tempo giusto, e dove c'è tempo giusto c'è anche beneficio.


Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l'utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l'«economia» della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a Dio. Ha salvaguardato però l'invisibilità del Padre, perché l'uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l'uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l'uomo vivente è gloria di Dio e vita dell'uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio.

 

MESSALE

 

INTRÓITUS          

Malach. 2, 6. Lex veritátis fuit in ore ejus, et iníquitas non est invénta in lábiis ejus: in pace et in æquitáte ambulávit mecum, et multos avértit ab iniquitáte. Ps. 77, 1. Atténdite, pópule meus, legem meam: inclináte aurem vestram in verba oris mei. Glória Patri.  

 

La legge della verità fu nella sua bocca e sulle sue labbra non si trovò la menzogna; camminò con me nella pace e nella giustizia e molti ritrasse da peccato Ascolta o popolo, la mia legge; porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

 

ORÁTIO          

Deus, qui beáto Irenǽo Mártyri tuo atque Pontifici tribuísti, ut et veritate doctrínæ expugnáret hǽreses, et pacem Ecclésiæ felíciter confirmáret: da, quǽsumus, plebi tuæ in sancta religióne constántiam; et pacem tuam nostris concéde tempóribus. Per Dóminum.  

 

O dio che hai concesso la Beato Ireneo, Martire tuo e Vescovo, di trionfare delle eresie con la vera dottrina e di dare felice stabilità alla pace della Chiesa, accorda al tuo popolo la costanza nella santa religione e da’ al nostro tempo la pace. Per il nostro Signore.

 

EPISTOLA          

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum. 2. Tim. 3, 14-16; 4, 1-5.

 

Caríssime: Permane in iis, quæ didicísti et crédita sunt tibi: sciens, a quo didíceris; et quia ab infántia sacras; lítteras nosti, quæ te possunt instrúere ad salútem, per fidem, quæ est in Christo Jesu. Omnis Scriptúra divínitus inspiráta útilis est ad docéndum, ad arguéndum, ad corripiéndum, ad erudiéndum in justítia: ut perféctus sit homo Dei, ad omne opus bonum instrúctus. Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: prǽdica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístæ, ministérium tuum ímpie.
M. - Deo grátias.      

 

Carissimo: rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno i maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.
M. - Deo grátias.       

 

GRADUALE         

Ps. 121, 8. Propter fratres meos et próximos meos loquébar pacem de te. Ps. 36, 37. Custódi innocéntiam et vide æquitátem: quóniam sunt relíquiæ hómini pacífico.  

 

Per amore dei miei fratelli e dei miei amici, io invocherò la pace sopra di te. Custodisci l’innocenza e osserva la rettitudine: perché l’uomo pacifico sopravvive.

 

ALLELÚIA       

Allelúja, allelúja.  Eccli. 6, 35. In multitúdine presbyterórum prudéntium sta, et sapiéntiæ illórum ex corde conjúngere, ut omnem narratiónem Dei possis audíre. Allelúja.    

 

Allelúja, allelúja. Frequenta le adunanze dei sacerdoti prudenti, unisciti di cuore alla loro sapienza e ascolta tutto quello che si racconta delle opere di Dio. Allelúja.    

 

EVANGÉLIUM        

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum. Matth. 10, 28-33.

 

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Nolíte timére eos, qui occídunt corpus, ánimam autem non possunt occídere; sed pótius timéte eum, qui potest et ánimam et corpus pérdere in gehénnam. Nonne duo pásseres asse véneunt: et unus ex illis non cadet super terram sine Patre vestro? Vestri autem capílli cápitis omnes numeráti sunt. Nolíte ergo timére: multis passéribus melióres estis vos. Omnis ergo, qui confitébitur me coram homínibus, confitébor et ego eum coram Patre meo, qui in coelis est. Qui autem negáverit me coram homínibus, negábo et ego eum coram Patre meo, qui in coelis est.
M. – Laus tibi Christe.
    

 

In quel tempo disse Gesù: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
M. – Laus tibi Christe.
     

 

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM        

Eccli. 24, 44. Doctrínam quasi ante lucánum illúmino ómnibus, et enarrábo illam usque ad longínquum.  

 

Simile all’aurora, io faccio risplendere la dottrina per tutti e la tramanderò alle generazioni lontane.

 

SECRÉTA        

Deus, qui credéntes in te pópulos nullis sinis cóncuti terróribus: dignáre preces et hóstias dicátæ tibi plebis suscípere; ut pax, a tua pietáte concéssa, christianórum fines ab omni hoste fáciat esse secúros. Per Dóminum nostrum.  

 

O Dio che non permetti che siano scosse da lacune minaccia le nazioni in Te credenti, degnati di accogliere le preghiere e le offerte di questo popolo a Te consacrato, affinché la pace, dono della tua misericordia, renda sicure contro ogni nemico le frontiere della cristianità.

 

PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ 

 

COMMÚNIO        

Eccli. 24, 47. Vidéte, quóniam non soli mihi laborávi, sed ómnibus exquiréntibus veritátem.  

 

Eccli. 24, 47. Osserva come non ho lavorato per me solo, ma per tutti quelli cercano la verità.

 

POSTCOMMÚNIO        

Deus, auctor pacis et amátor, quem nosse vívere, cui servíre regnáre est: prótege ab ómnibus impugnatiónibus súpplices tuos; ut, qui in defensióne tua confídimus, beáti Irenǽi Mártyris tui atque Pontíficis intercessióne, nullius hostilitátis arma timeámus. Per Dóminum.

 

O Dio autore e d amico della pace, Tu che conoscerti è vita e servirti è regnare, proteggi contro ogni assalto quanti Ti invocano, affinché, confidando nella tua protezione, per intercessione del Beato Ireneo, Martire tuo e Vescovo, non temiamo le armi di alcuna forza avversa. Per il nostro Signore.
 

 

Sommario Liturgia


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