24
NOVEMBRE
Ss.
ANDREA DUNG-LAC e C. MARTIRI
Memoria
- Sec. XVIII e XIX
LETTURE:
1
Mac 6, 1-13;
Sal 9; Lc
20, 27-40
Il calendario
liturgico ricorda oggi 117 martiri vietnamiti canonizzati da Giovanni
Paolo II nel 1988 e già beatificati in quattro riprese: 64 nel 1900 da
Leone XIII, 8 nel 1906 e 20 nel 1909 da san Pio X, 25 nel 1951 da Pio XII.
Le varie epoche
storiche dal primo annuncio del Vangelo nel sec. XVI alla grande
persecuzione che infuriò nel sec. XIX in Tonchino, Annam e Cocincina
(oggi Vietnam) furono contrassegnate dalla comunione nel martino che
vide associati europei e indigeni.
Nella canonizzazione
e nella Liturgia delle Ore vengono segnalati all’attenzione della
Chiesa questi nomi: i vietnamiti
Andrea Dung-Lac, presbitero (+ 1839), Tommaso Tran-Van-Thien,
seminarista (+ 1838), Emanuele Le-Van-Phung, catechista e padre di
famiglia (+ 1859), i domenicani della provincia spagnola del Santo
Rosario: Girolamo Hermosilla,
Vicario apostolico del Tonchino Orientale (+ 1861), Valentino Berrio
Ochoa, vescovo (+ 1861) il cui epistolario ispirò santa Terena di
Lisieux a pregare e offrirsi per le missioni.
Inoltre viene riportata
nell’Ufficio delle letture una lettera del presbitero Paolo
Le-Bao-Tihn (+ 1857) che rende in modo mirabile l’esperienza e la
grazia dei martirio.
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La
partecipazione dei martiri alla
vittoria del Cristo capo
Dall’epistolario
di San Paolo Le-Bao-Tihn agli alunni del Seminario di Ke-Vinh nel 1843.
(Launay
A., Le clergé tonkinois et ses prêtres martyrs, MEP, Paris 1925,
pp.80-83).
Io,
Paolo, prigioniero per il nome di Cristo, voglio farvi conoscere le
tribolazioni nelle quali quotidianamente sono immerso, perché
infiammati dal divino amore, innalziate con me le vostre lodi a Dio:
eterna è la sua misericordia (Sal 135,3).
Questo
carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli
supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si
aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse,
cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e
tristezza. Dio, che liberò i tre giovani dalla fornace ardente, mi è
sempre vicino; e ha liberato anche me da queste tribolazioni,
trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia.
In
mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per
la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo,
ma Cristo è con me. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della
croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso
combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e
perfezionatore di ogni battaglia.
Sul
suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano
anche le sue membra.
Come
sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori,
mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il tuo santo nome,
Signore, che siedi sui Cherubini (cf. Sal 79,2) e i Serafini?
Ecco,
la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria?
Vedendo tutto questo preferisco, nell’ardore della tua carità, aver
tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore.
Mostrami,
Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia
debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle
genti; e i tuoi nemici non possano alzare orgogliosamente la testa, se
io dovessi vacillare lungo il cammino.
Fratelli
carissimi, nell’udire queste cose, esultate e innalzate un perenne
inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene, e beneditelo con me: eterna è
la sua misericordia. L’anima mia magnifichi il Signore e il mio
spirito esulti nel mio Dio, perché ha guardato l’umiltà del suo
servo e d’ora in poi le generazioni future mi chiameranno beato (cf. Lc 1,46-48).
Lodate
il Signore, popoli tutti; voi tutte, nazioni, dategli gloria (Sal
116,1), poiché Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per
confondere i potenti (cf. 1 Cor 1,27). Con la mia lingua e il mio
intelletto ha confuso i filosofi, discepoli dei saggi di questo mondo:
eterna è la sua misericordia.
Vi
scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa
sola. Mentre infuria la tempesta getto l’ancora fino al trono di Dio:
speranza viva, che è nel mio cuore.
E
voi, fratelli carissimi, correte in modo da raggiungere la corona (cf. 1
Cor 9,24); indossate la corazza della fede (cf. 1 Tess 5,8), brandite
le armi del Cristo, a destra e a sinistra (cf. 2 Cor 6,79), come insegna
san Paolo, mio patrono. E’ bene per voi entrare nella vita zoppicanti
o con un occhio solo (cf. Mt 18,8-9), piuttosto che essere gettati fuori
con tutte le membra.
Venite
in mio soccorso con le vostre preghiere, perché possa combattere
secondo la legge, anzi sostenere sino alla fine la buona
battaglia, per concludere felicemente la mia corsa (cf. 2 Tim 4,7).
Se
non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità
nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell’Agnello immacolato e
canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della
vittoria. Amen.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Cf
Gal 6,14; 1 Cor 1,1
Non ci sia per noi altra gloria
che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
La parola della croce per noi
che siamo stati salvati è potenza di Dio.
Nobis absit gloriári nisi in cruce Dómini nostri Iesu Christi.
Verbum enim crucis nobis, qui salvi facti sumus, virtus Dei est.
Colletta
O Dio, origine e fonte di ogni paternità, che hai reso fedeli alla croce
del tuo Figlio fino all'effusione del sangue, i santi Andrea Dung-Lac e
compagni martiri, per la loro comune intercessione fa' che diventiamo
missionari e testimoni del tuo amore fra gli uomini, per chiamarci ad
essere tuoi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
Dio
...
Deus, omnis paternitátis fons et orígo, qui beátos mártyres Andréam et
sócios eius Cruci Fílii tui usque ad sánguinis effusiónem fidéles
effecísti, eórum intercessióne concéde, ut amórem tuum inter fratres
propagántes fílii tui nominári et esse valeámus. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
1
Mac 6, 1-13
Per
i mali che ho commesso in Gerusalemme ora muoio nella più nera
tristezza.
Dal
primo libro dei Maccabei
In
quei giorni, il re Antioco percorreva le regioni settentrionali e seppe
che c'era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza e argento
e oro; che c'era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro,
corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re
macedone, che aveva regnato per primo sui Greci.
Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla,
ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della
città, che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette
partire di là con grande tristezza e tornare in Babilonia.
Venne poi un messaggero in Persia ad annunciargli che erano state
sconfitte le truppe inviate contro Giuda, che Lisia si era mosso con un
esercito tra i più agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e
che quelli si erano rinforzati con armi e truppe e bottino ingente,
riportato dagli accampamenti che avevano distrutti; che inoltre avevano
demolito l'idolo da lui innalzato sull'altare in Gerusalemme, che avevano
circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur, che era
una sua città.
Il re, sentendo queste novità, rimase sbigottito e scosso terribilmente;
si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era
avvenuto secondo i suoi desideri.
Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte
depressione e credeva di morire.
Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei
occhi e ho l'animo oppresso dai dispiaceri; ho pensato: in quale
tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto io che
ero sì fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali che
ho fatto in Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento
che vi erano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione.
Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed ecco
muoio nella più nera tristezza in paese straniero».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 9
Il
Signore ha manifestato la sua giustizia.
Loderò
il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono.
Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
Canto
al Vangelo
Cf
1 Cor 15,42.49
Alleluia,
alleluia.
Si
semina un corpo corruttibile e risorge incorruttibile;
come
abbiamo portato l'immagine dell'uomo terrestre,
così
porteremo l'immagine dell'uomo celeste.
Alleluia.
Vangelo
Lc
20, 27-40
Non
è Dio dei morti, ma dei vivi.
Dal
vangelo secondo Luca
In
quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi
sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha
prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli,
suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio
fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie,
morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti
e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna
morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché
tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono
marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della
risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono
più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della
risurrezione, sono figli di Dio.
Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del
roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di
Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per
lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano
più fargli alcuna domanda.
Sulle
Offerte
Accogli,
o Padre, i doni che ti presentiamo nel ricordo della passione dei santi
martiri vietnamiti; dona anche noi fra le avversità del mondo la grazia
di una fortezza intrepida e trasformaci in offerta a te gradita.
Per Cristo nostro
Signore.
Súscipe, sancte Pater, múnera quæ offérimus, passiónem venerántes
sanctórum mártyrum, ut inter advérsa vitæ nostræ, fidéles tibi semper
inveníri mereámur et hóstiam tibi acceptábilem nosmetípsos exhibére. Per
Christum.
Antifona
alla Comunione
Cf
Mt 5,10
Beati
i perseguitati
per
causa della giustizia,
perché
di essi è il regno dei cieli.
Beáti qui persecutiónem patiúntur propter iustítiam, quóniam ipsórum est
regnum cælórum.
Dopo
la Comunione
Signore
Dio nostro, che nella celebrazione dei santi martiri Andrea e compagni ci
hai nutriti dell'unico pane eucaristico, concedi di perseverare unanimi
nella tua carità per ottenere il premio eterno riservato a quanti
soffrono per la fede. Per Cristo nostro Signore.
Uníus panis alimónia refécti, in commemoratióne sanctórum mártyrum, te,
Dómine, supplíciter deprecámur, ut, in tua dilectióne unánimes manéntes,
patiéntiæ præmium mereámur cónsequi ætérnum. Per Christum.
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