Un Dio salvatore e redentore viene spesso in mente quando le cose
vanno male o una situazione sembra insolubile. Ma è corretta una simile
concezione di Dio e della sua manifestazione in mezzo a noi? E giusto
chiedere alla sua onnipotenza di risolvere i nostri guai? Non è più
dignitoso per l’uomo accettare la propria sconfitta e sfidare un
destino avverso con le proprie forze, anziché ricorrere alla forza di
Dio? Certo, una purificazione dell’immagine che abbiamo di Dio
s’impone: ma l’affermazione della sua trascendenza non porta a
concludere che egli non si interessi di noi in modo caldo, concreto,
imprevedibile come l’amore. Egli è un «Dio degli uomini», non il
Dio cosmico lontano e perfetto nel suo essere divino. Egli ha posto in
noi la sua immagine e perciò la nostra identità non può prescindere
dalla sua fisionomia: egli, che ci ha dato la vita, fa parte della
nostra storia, e perciò il nostro avvenire non si compie che attuando i
suoi progetti; egli ci ha creati liberi, e perciò non forza le nostre
decisioni, ma interviene con dolcezza e aspetta con pazienza che
accettiamo di dialogare con lui come persone.
Squarcerà i cieli
e compirà prodigi
Se Dio è «padre», se è «redentore», perché permette
circostanze così dolorose e tollera figli così disubbidienti? (v. 17). E’ l’eterna domanda della libertà umana sull’origine
del male, che il profeta (prima lettura) non risolve; egli annuncia
l’intervento di un Dio che squarcerà i cieli e compirà sulla terra
prodigi e meraviglie che rimetteranno ogni cosa al suo posto castigando
i nemici. Bisogna dunque affidarsi a Dio per uscire dalla sventura.
Troppe volte la nostra crescita si compie senza un riferimento
esplicito a lui, la cui presenza discreta e piena di amore ci avvolge
completamente; è sintomatico che siano soprattutto le situazioni di
fallimento, di angoscia e di rimorso a condurci a lui, riconoscendolo
creatore, padre e redentore. Al contrario, la prima richiesta che la
liturgia di oggi presenta al Padre, richiama il fedele ad assumere un
atteggiamento nuovo: «Suscita in
noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo
Cristo...» (colletta). Nella persona di Cristo, Dio si è manifestato
a noi (seconda lettura) come colui che ha tanto a cuore gli uomini da
partecipare al nostro destino dall’interno, e così diventare il Dio
vicino e familiare (col rischio di non essere riconosciuto dai suoi),
per rivelarci la nostra dignità. L’uomo-Dio «Cristo Gesù» ci
riscatta accettando di essere totalmente disponibile al progetto di Dio,
di non contare su di sé, di vivere il distacco da ogni sicurezza per
lasciarsi invadere dal mistero di Dio ed essere in piena comunione con
lui.
Verrà a salvarci per mezzo del Figlio
«Il mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace
di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada
della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della
fraternità o dell’odio» (GS 9). Forse qualcuno può ancora pensare
che il cervello elettronico celi nei suoi lobi meccanici la soluzione
dei problemi che oggi angustiano la nostra civiltà: i rapporti
lavoro-tempo libero, produzione-consumo, ricchezza-povertà, fecondità-mortalità,
progresso tecnico-progresso sociale, autorità-libertà... Che bisogno
c’è allora di un Redentore? Da che cosa dobbiamo essere redenti?
Pensare così è il risultato di un ingenuo ottimismo: ogni giorno
l’uomo si accorge di rinnovare la costruzione della torre di Babele:
un frenetico edificare sulle sabbie mobili della divisione, del peccato,
della morte.
Il cristiano riconosce Dio come Padre e Redentore, e afferma che
la liberazione dal peccato e dal male non è possibile senza l’intervento
di Dio. Ma da quando il Padre ha mandato suo Figlio fra gli uomini, il
cristiano non aspetta più i prodigi di un Dio che ristabilisca
l’ordine come dal di fuori. Egli sa che Dio agisce attraverso il
Figlio; sa che il «Redentore» collabora con l’uomo e dà al suo
inserimento nel mondo un significato di salvezza. Perché, come afferma
Paolo (seconda lettura), «in lui (Gesù) siete stati arricchiti di
tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza».
Vigilanti, nell’attesa della sua venuta
Se è così che Dio viene, è
chiaro allora quale deve essere il nostro giusto atteggiamento: fidarci
di Dio, disporre la nostra vita nella linea del servizio e della
collaborazione al suo progetto; non arroccarci in ciò che è vecchio e
collaudato; essere pronti alla perenne novità di Dio; non dormire, ma
vegliare con amore per riconoscerlo nella sua continua venuta (vangelo).
«Quando verrà di nuovo nello splendore della sua gloria» (I pref.
dell’avvento), quando avrà termine la nostra avventura di «poveri», ci sarà svelato il vero volto e ci sarà data la piena comunione di
vita con il nostro Dio, il Padre del Signore Gesù Cristo.
|
Le
due venute di Cristo
Dalle
«Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo
(Cat. 15, 1. 3; PG 33, 870-874)
Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma
ve n'è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della
precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l'altra
porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che quasi
sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice
è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo, e l'altra, la
nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi.
Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in
modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta
verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti.
Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella
seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la
croce senza rifiutare il disonore, nell'altra avanzerà scortato dalle
schiere degli angeli e sarà pieno di gloria.
Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in
attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato: «Benedetto
colui che viene nel nome del Signore» (MT 21, 9), la stessa lode
proclameremo nella seconda. Così andando incontro al Signore insieme
agli angeli e adorandolo canteremo: «Benedetto colui che viene nel nome
del Signore» (MT 21, 9).
Il Salvatore verrà non per essere di nuovo giudicato, ma per farsi
giudice di coloro che lo condannarono. Egli, che tacque quando subiva la
condanna, ricorderà il loro operato a quei malvagi, che gli fecero
subire il tormento della croce, e dirà a ciascuno di essi: Tu hai agito
così, io non ho aperto bocca (cfr. Sal 38, 10).
Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli
uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no,
dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale.
Il profeta Malachia preannunzia le due venute del Signore: «E subito
entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3, 1). Ecco la
prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: «Ecco l'angelo
dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene... Chi sopporterà il
giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il
fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere
e purificare» (Ml 3, 1-3).
Anche Paolo parla di queste due venute scrivendo a Tito in questi
termini: «E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per
tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri
mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,
nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del
nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2, 11-13). Vedi come ha
parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della seconda invece fa
capire che è quella che aspettiamo.
Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è
salito al cielo e siede alla destra Padre. Egli verrà nella gloria a
giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine.
Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà
nella gloria alla fine del mondo creato, nell'ultimo giorno. Vi sarà
allora la fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo.
|
MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
24,1-3
A te, Signore, elèvo l'anima mia,
Dio mio, in te confido: che io non sia confuso.
Non trionfino su di me i miei nemici.
Chiunque spera in te non resti deluso.
Ad te levávi
ánimam meam,
Deus meus,
in te confído, non erubéscam.
Neque
irrídeant me inimíci mei,
étenim univérsi qui te exspéctant non confundéntur.
Colletta
O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore...
Da, quæsumus,
omnípotens Deus, hanc tuis fidélibus voluntátem, ut, Christo tuo veniénti
iustis opéribus occurréntes, eius déxteræ sociáti, regnum mereántur
possidére cæléste. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio,
nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi,
opera delle tue mani, e donaci l'aiuto della tua grazia, perché
attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del
nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna
con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7
Se tu squarciassi i cieli e
scendessi!
Dal libro
del profeta Isaia
Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 79
Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvati.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda
Lettura 1 Cor 1, 3-9
Aspettiamo la manifestazione
del Signore nostro Gesù Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù
Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di
Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati
arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della
conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che
non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del
Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine,
irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede
è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo
Gesù Cristo, Signore nostro!
Canto al Vangelo Sal 84,8
Alleluia,
alleluia.
Mostraci,
Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Alleluia.
Vangelo
Mc
13, 33-37
Vegliate:
non sapete quando il padrone di casa ritornerà.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È
come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il
potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al
portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se
alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo
che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Sulle
Offerte
Accogli, Signore, il pane e il vino, dono della tua benevolenza, e fa' che l'umile espressione della nostra fede sia per noi di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera quæ de tuis offérimus colláta
benefíciis, et, quod nostræ devotióni concédis éffici temporáli, tuæ
nobis fiat præmium redemptiónis ætérnæ. Per Christum.
Prefazio
dell'Avvento I
La
duplice venuta del Cristo
È
veramente cosa buona e giusta,
nostro
dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre e in ogni luogo
a
te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per
Cristo nostro Signore.
Al
suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e
ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà
di nuovo nello splendore della gloria,
e
ci chiamerà a possedere il regno promesso
che
ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
E
noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo
....
Vere dignum
et iustum est,
æquum et
salutáre,
nos tibi
semper et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per
Christum Dóminum nostrum.
Qui, primo
advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,
dispositiónis antíquæ munus implévit,
nobísque
salútis perpétuæ trámitem reserávit:
ut, cum
secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,
manifésto
demum múnere capiámus,
quod
vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.
Et ídeo cum
Angelis et Archángelis,
cum Thronis
et Dominatiónibus,
cumque omni
milítia cæléstis exércitus,
hymnum
glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Oppure:
Prefazio dell’Avvento I/A
Cristo, Signore e giudice della storia
È veramente giusto renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose.
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,
apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.
In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova.
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.
Nell’attesa del suo ultimo avvento,
insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo
....
Antifona
alla Comunione Sal
84,13
Il Signore elargirà il suo bene
e la nostra terra produrrà il suo frutto.
Dóminus dabit
benignitátem,
et terra nostra dabit
fructum suum.
Oppure:
Cf Mc 13,33
« State
attenti, vegliate,
perché non sapete il momento e l'ora »,
dice il Signore.
Dopo
la Comunione
La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni. Per Cristo nostro Signore.
Prosint nobis,
quæsumus, Dómine, frequentáta mystéria, quibus nos, inter prætereúntia
ambulántes, iam nunc instítuis amáre cæléstia et inhærére mansúris. Per
Christum.
|