Liturgia della III Domenica di Avvento - Anno B *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

   

III DOMENICA DI AVVENTO
Anno B

MISSALE  ROMANUM VETUS  ORDO
  

LETTURE: Is 61,1-2.10-11; Lc 1,46-54; 1 Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28
 

Dio viene per la gioia dei poveri

Il  Dio che viene vuole essere «povero»: contesta le immagini che spontaneamente ci facciamo di lui, e ci incontra in una dimensione inconsueta per una religione. Ma questo Dio «diverso» diventa molto più credibile per ogni persona che cerchi una religione autentica. Tutta una linea profetica aveva presentato agli Ebrei il Messia secondo le categorie della potenza, della vittoria, del dominio universale: ciò dei resto corrispondeva all’esperienza dell’Esodo, che rimane il punto di riferimento necessario per il Dio dell’alleanza. Ma soprattutto con l’esilio, che favorisce la riflessione sull’alleanza e la sua interiorizzazione, il Dio d’Israele e Colui che egli consacra per la missione di salvatore del popolo vengono guardati sotto una luce nuova, più spirituale (più simbolica, anche); e allo stesso modo viene guardata la missione e i suoi destinatari (prima lettura).

I  privilegiati de
l Regno
I  «poveri» sono i più disponibili al lieto annuncio della salvezza: sono coloro che non si fanno forti della propria sufficienza personale o della sicurezza materiale, che sono attenti all’ascolto della parola di Dio e capaci di una fedeltà semplice e solida alla sua legge.
Certo, c’è il pericolo di idealizzare la sorte dei miserabili della terra (mentre noi stiamo bene) e di non fare nulla per cambiare le sorti della povera gente bisognosa di tutto; sarebbe comodo limitarsi a parlare della gioia messianica di fronte a persone che stentano a trovare il pane quotidiano, mentre Cristo ha avuto viscere di compassione guarendo infermità e moltiplicando il pane. In realtà per questi fratelli più bisognosi la speranza messianica si concretizzerà in una presenza fraterna di chi tende una mano per soccorrere, e ancor più in una condivisione della loro sorte, rendendo, così, credibile e tangibile l’annuncio di un mondo migliore. Ma non solo con questo si soddisfa l’attesa.
Il  precursore dell’annuncio di gioia ai poveri si autodefinisce «voce di uno che grida»; non è lui «la luce». Egli vuole «rendere testimonianza alla luce» (vangelo). Il portatore della «Buona Novella» — il Cristo — sta già in mezzo ai suoi, eppure «non lo conoscono»; egli è la «Parola», è la «Luce» e non è ascoltato, non è visto.
Egli sta in mezzo a noi e noi rischiamo di non riconoscerlo se ci limitiamo a vedere in lui l’eroe di un messianismo umano, il teorico di una fratellanza o di una felicità terrestre, il taumaturgo straordinario. Il segreto della personalità dell’Uomo-Dio rivela un’attenzione speciale ai poveri e agli umili che hanno fede e si abbandonano a Dio, e sottolinea il capovolgimento che l’arrivo del «giorno del Signore» porterà con sé nelle strutture umane.

Testimoni della gioia di Cristo
L’intervento di Gesù nella storia genera attorno a sé un’atmosfera di entusiasmo e di gioia. Gesù è l’iniziatore definitivo di questa gioia che viene dall’alto e che è dono dei Padre: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1 Gv 4,10). Il «magnificat» della Vergine Maria esprime meravigliosamente la tonalità fondamentale della gioia cristiana (salmo responsoriale). Però occorre non ingannarsi: il rendimento di grazie non è l’atteggiamento passivo di uno che riconosca soltanto che tutto gli viene dall’alto; è la gioia di chi scopre di essere chiamato a contribuire all’edificazione dei mondo, nella prospettiva stupendamente sintetizzata dal II prefazio dell’avvento: «Lo stesso Signore, che ci dona di prepararci con gioia al mistero del suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode». Il cristiano sente di vivere sulla terra un’esistenza uguale a quella di qualsiasi altro uomo, ma di avere in più una certezza di salvezza ed un senso della storia che gli permettono di riconoscere in tutti gli avvenimenti il Regno che viene. Questo gli procura una gioia profonda che egli testimonia non fuggendo la propria condizione ma considerandola come una tappa della venuta del Signore. Diventa così il segno reale della venuta del Signore.


Mi ha mandato a portare il lieto annuncio
Cosa significa questa frase per noi, per la nostra comunità?
Il cristiano, rinnovando il memoriale del sacrificio della croce, è convinto che il suo comportamento di mitezza e di bontà manifesta la venuta del Signore nel mondo; rinuncia perciò a dare testimonianza di Dio nella potenza e nel trionfalismo delle istituzioni. La celebrazione eucaristica inoltre non può dar luogo solo ad una gioia puramente umana di un incontro fra uomini già fratelli per affinità di razza, di ambiente sociale o di interessi comuni; occorre aprire le nostre comunità eucaristiche alle ricchezze della diversità umana. La gioia allora sarà forse meno spontanea, ma più vera.

Giovanni è la voce, Cristo la Parola

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo  (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio.  
Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio. 
Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: «Ma tu allora chi sei?» «Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore» (cfr. Gv 1, 20-23). «Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio».
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia.

 

MESSALE

Antifona d'Ingresso   Fil 4,4.5
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino.

 
Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Dóminus enim prope est.

 
Colletta

Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e f
a' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
Deus, qui cónspicis pópulum tuum nativitátis domínicæ festivitátem fidéliter exspectáre, præsta, quæsumus, ut valeámus ad tantæ salútis gáudia perveníre, et ea votis sollémnibus álacri semper lætítia celebráre. Per Dóminum..

 

Oppure:
O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gloria del tuo regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene. Egli è Dio...
   
LITURGIA DELLA PAROLA
    
Prima Lettura  Is 61, 1-2.10-11
Gioisco pienamente nel Signore..
 

Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.

    
Salmo Responsoriale  Lc 1, 46-54
La mia anima esulta nel mio Dio.
    

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.

 
Seconda Lettura   1 Ts 5, 16-24
Spirito, anima e corpo, si conservino irreprensibili per la venuta del Signore.
 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi.
Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

  
Canto al Vangelo   Is 61,1
Alleluia, alleluia.
Lo spirito del Signore è su di me,
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri.

Alleluia.
  

   

Vangelo  Gv 1, 6-8. 19-28
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.
 

Dal vangelo secondo Giovanni
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

   
Sulle Offerte
Sempre si rinnovi, Signore, l'offerta di questo sacrificio, che attua il santo mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda efficace in noi l'opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore.

 
Devotiónis nostræ tibi, Dómine, quæsumus, hóstia iúgiter immolétur, quæ et sacri péragat institúta mystérii et salutáre tuum nobis poténter operétur. Per Christum.

  

Prefazio dell'Avvento I  
La duplice venuta del Cristo
 

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana 
egli portò a compimento la promessa antica, 
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria, 
e ci chiamerà a possedere il regno promesso 
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.

E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti, 
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo ....
 

Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre,

nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

per Christum Dóminum nostrum.

 

Qui, primo advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,

dispositiónis antíquæ munus implévit,

nobísque salútis perpétuæ trámitem reserávit:

ut, cum secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,

manifésto demum múnere capiámus,

quod vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.

 

Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

cum Thronis et Dominatiónibus,

cumque omni milítia cæléstis exércitus,

hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

 

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 

Oppure:
Prefazio dell’Avvento I/A
Cristo, Signore e giudice della storia

È veramente giusto renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose.
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,
apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.

In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova.
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.
Nell’attesa del suo ultimo avvento,
insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria:
 

Santo, Santo, Santo ....

Oppure:

Prefazio dell’Avvento II
L’attesa gioiosa del Cristo

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare il suo Natale
ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime
cantiamo l’inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ....

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Quem prædixérunt cunctórum præcónia prophetárum, Virgo Mater ineffábili dilectióne sustínuit, Ioánnes cécinit affutúrum et adésse monstrávit.
Qui suæ nativitátis mystérium tríbuit nos præveníre gaudéntes, ut et in oratióne pervígiles et in suis invéniat láudibus exsultántes. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.


Oppure:
Prefazio dell’Avvento II/A
Maria nuova Eva

È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo ....

   
Antifona alla Comunione  Is 35,4
Dite agli sfiduciati: « Coraggio non abbiate timore:
ecco, il nostro Dio viene a salvarci ».


Dícite: Pusillánimes, confortámini et nolíte timére: ecce Deus noster véniet et salvábit nos.

 

Oppure:  Cf Gv 1,26-27
«In mezzo a voi sta uno che non conoscete,
al quale io non sono degno di sciogliere i calzari».

   
Dopo la Comunione
O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore.


Tuam, Dómine, cleméntiam implorámus, ut hæc divína subsídia, a vítiis expiátos, ad festa ventúra nos præparent. Per Christum.

 

  

Sommario Liturgia


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