Mentre il paese è nella massima miseria
morale, Sofonia proclama il suo messaggio e predica al popolo drammi
dolorosi a cui sfuggirà solo un piccolo resto. Tuttavia annuncia anche
giorni migliori per Gerusalemme (prima lettura).
E Dio che si rivela, si fa presente e preserva
il popolo dalla guerra; è lui che, col suo amore, permette all’alleanza
di riprendere nuovo vigore.
Anche san Paolo (seconda lettura) conferma
questa realtà ed esorta a saper leggere negli avvenimenti questa presenza
di Dio. Egli, prigioniero, ha ricevuto il soccorso di Dio e quello dei
cristiani di Filippi, e perfino una vaga promessa di liberazione (Fil 2,24).
La vicinanza del Signore è una presenza di Dio
nella vita cristiana di ogni giorno, fino al compiersi della Parusìa.
Vivendo in questa vicinanza, il cristiano vive nella calma (v. 6), nella
pace (v. 7), nella preghiera (v. 6), nella gioia (v. 4).
Che cosa
dobbiamo fare?
Questa vicinanza di Dio rende il cristiano
aperto e solidale con tutto ciò che i suoi fratelli, gli uomini, fanno di
buono e di sincero (v. 8). Egli non si rinchiude in una morale tutta sua,
e sa invece fare sue le virtù proprie di una generazione, gli slanci
propri di una mentalità, i valori inseriti nei modi di pensare. Vedere ed
apprezzare tutto ciò che vi è di buono negli altri, con uno sguardo e
con un giudizio positivi, è l’altro aspetto dell’ottimismo che viene
dalla certezza di vivere con Dio.
L’apertura agli altri dipende sempre dalla
comunione gioiosa e personale con Dio. Se
il Signore è tra noi,
se è così vicino, noi
«che cosa dobbiamo fare?»
(vangelo).
Alle tre categorie di persone che incontra
(folla, pubblicani, soldati), Giovanni impone un comportamento preciso in
segno di conversione: non fare dell’egoismo il criterio del proprio
agire, non approfittare del mestiere o della professione per arricchirsi
ingiustamente. Qui i segni di
conversione sono elementari e si è ancora lontani dal discorso della
montagna. Ma il non fare del proprio
«io»
la ragion d’essere della
propria vita è già un segno sufficiente di conversione al Regno, è un
inizio.
Comunicare la gioia
Il fatto di avere nei cieli un Padre comune che
ci ama e che possiamo incontrare, non può non essere una sorgente di
gioia per i cristiani: una gioia che va comunicata, riversata sui
fratelli.
Troppi hanno trasformato il cristianesimo in
musoneria, troppi soffocano tra gli sbadigli l’assemblea eucaristica.
Questa nostra era, eccessivamente problematica, ha deteriorato il gusto
della festività e della fantasia. Celebriamo ancora delle feste, ma
mancano spesso di brio e di emozione. Anche le feste più tradizionali
hanno qualcosa di vacuo e frenetico. Sembriamo ansiosamente, perfino
ossessivamente decisi a divertirci, ma sotto la superficie avvertiamo la
mancanza di qualcosa di autentico.
Anche la nostra fantasia è diventata anemica:
cinema e televisione hanno malamente surrogato i nostri sogni. Per sua
natura l’uomo è una creatura che non soltanto lavora e pensa, ma canta,
danza, prega, racconta, celebra. Insieme, festività e fantasia permettono
all’uomo di sperimentare il presente in modo più ricco, gioioso e
creativo. Il Dio che continuamente
«viene»
è colui che dà inizio
alla
«festa»
e ne costituisce la ragione ultima.
Oggi stiamo forse assistendo ad una rinascita
di queste facoltà che l’èra della industrializzazione aveva
mortificato; anche nelle chiese il canto, il colore, il movimento e nuove
forme di musica sottolineano la riscoperta di altri elementi della
celebrazione.
La felicità di stare ventiquattro ore con
Lui
Sono parole di una donna che consuma la sua
vita per gli altri, i più poveri del mondo.
«La gioia è preghiera, la
gioia è fortezza, la gioia è amore, la gioia è una rete d’amore, con
la quale voi potete arrivare alle anime. Dio ama chi dona con gioia. Dona
di più chi dona con gioia. La miglior via per mostrare la nostra
gratitudine a Dio e alla gente è di accettare tutte le cose con gioia. Un
cuore contento è il risultato normale di un cuore che brucia d’amore.
Non lasciate entrare in voi nulla di triste che possa farvi dimenticare la
gioia di Cristo Risorto.
Tutti aneliamo al cielo dove
abita Dio, ma noi abbiamo in nostro potere di stare in cielo con lui anche
adesso, di essere felici con lui in questo preciso momento. Ma l’essere
felici con lui adesso significa: amare come ama lui, aiutare come aiuta
lui, dare come dà lui, servire come serve lui, salvare come salva lui,
stare ventiquattro ore con lui, raggiungere lui nel suo doloroso
travestimento»
(Madre Teresa di Calcutta).
|
Giovanni
è la voce, Cristo la Parola
Dai
«Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il
Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo
eterno che era in principio.
Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso
intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce
senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera
della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel
cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo
posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do
suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca
il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo
significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo
cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio.
Non
ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti
dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono
della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è
andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29).
Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è
ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il
battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in
Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso
Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce
si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse,
il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: «Ma tu allora chi
sei?» «Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate
la via del Signore» (cfr. Gv 1, 20-23). «Voce di chi grida nel deserto,
voce di chi rompe il silenzio».
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui
nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non
gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che
significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete
esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere
colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore
degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse
detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si
credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo
semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne
nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere
che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia.
|
MESSALE
Antifona
d'Ingresso Fil
4,4.5
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino.
Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Dóminus enim prope est.
Colletta
Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e
fa' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Deus, qui cónspicis pópulum tuum nativitátis domínicæ festivitátem
fidéliter exspectáre, præsta, quæsumus, ut valeámus ad tantæ salútis
gáudia perveníre, et ea votis sollémnibus álacri semper lætítia
celebráre. Per Dóminum..
Oppure:
O
Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo
Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a
tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura
Sof
3,14-18a
Il
Signore esulterà per te con grida di gioia.
Dal
libro del profeta Sofonìa
Rallegrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il
Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.
Re d'Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente.
Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».
Salmo
Responsoriale Is
12,2-6
Canta ed esulta, perché
grande
in mezzo a te è il Santo d'Israele.
Ecco, Dio è la mia
salvezza;
io avrò fiducia, non
avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le
conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.
Seconda
Lettura
Fil
4,4-7
Il
Signore è vicino!
Dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La
vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio
le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori
e le vostre menti in Cristo Gesù.
Canto
al Vangelo Is
61,1
Alleluia,
alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Alleluia.
Vangelo
Lc
3,10-18
E
noi che cosa dobbiamo fare?
Dal
vangelo secondo Luca
In
quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo
fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e
chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero:
«Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete
nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo
interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?».
Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno;
accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si
domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a
tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte
di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la
sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la
paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Sulle
Offerte
Sempre
si rinnovi, Signore, l'offerta di questo sacrificio, che attua il santo
mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda efficace in noi
l'opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Devotiónis nostræ tibi, Dómine, quæsumus, hóstia iúgiter immolétur, quæ
et sacri péragat institúta mystérii et salutáre tuum nobis poténter
operétur. Per Christum.
Prefazio
dell'Avvento I
La
duplice venuta del Cristo
È
veramente cosa buona e giusta,
nostro
dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre e in ogni luogo
a
te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per
Cristo nostro Signore.
Al
suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e
ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà
di nuovo nello splendore della gloria,
e
ci chiamerà a possedere il regno promesso
che
ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
E
noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo
....
Vere dignum
et iustum est,
æquum et
salutáre,
nos tibi
semper et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per
Christum Dóminum nostrum.
Qui, primo
advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,
dispositiónis antíquæ munus implévit,
nobísque
salútis perpétuæ trámitem reserávit:
ut, cum
secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,
manifésto
demum múnere capiámus,
quod
vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.
Et ídeo cum
Angelis et Archángelis,
cum Thronis
et Dominatiónibus,
cumque omni
milítia cæléstis exércitus,
hymnum
glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Oppure:
Prefazio dell’Avvento I/A
Cristo, Signore e giudice della storia
È veramente giusto renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose.
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,
apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.
In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova.
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.
Nell’attesa del suo ultimo avvento,
insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo
....
Oppure:
Prefazio dell’Avvento
II
L’attesa gioiosa del Cristo
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare il suo Natale
ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime
cantiamo l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo
....
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque
grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per
Christum Dóminum nostrum. Quem prædixérunt cunctórum præcónia
prophetárum, Virgo Mater ineffábili dilectióne sustínuit, Ioánnes
cécinit affutúrum et adésse monstrávit.
Qui suæ nativitátis mystérium tríbuit nos præveníre gaudéntes, ut et in
oratióne pervígiles et in suis invéniat láudibus exsultántes. Et ídeo
cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni
milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Oppure:
Prefazio dell’Avvento II/A
Maria nuova Eva
È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo
....
Antifona
alla Comunione Is
35,4
Dite
agli sfiduciati: «Coraggio non abbiate timore:
ecco, il nostro Dio viene a salvarci».
Dícite: Pusillánimes, confortámini et nolíte timére: ecce Deus noster
véniet et salvábit nos.
Oppure:
Lc 3,17
«Egli
ha in mano il ventilabri per ripulire la sua aia
e per raccogliere il suo frumento
nel suo granaio».
Dopo
la Comunione
O
Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e
ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore.
Tuam, Dómine, cleméntiam implorámus, ut hæc divína subsídia, a vítiis
expiátos, ad festa ventúra nos præparent. Per Christum.
|