La
formazione intellettuale e la conversione
Edith
Stein nasce a Breslavia, nella Slesia tedesca, il 12 ottobre 1891,
undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa. Fin
dall’infanzia Edith manifesta un’intelligenza vivace e brillante,
che nell’adolescenza l’inclina a una visione razionalistica da cui
deriverà il distacco dalla religione. Subito dopo gli esami di maturità,
nel 1911, s’iscrive alla facoltà di Germanistica, Storia e Psicologia
dell’università di Breslavia.
In
questo periodo scopre la corrente fenomenologica di Edmund Husserl
(1859-1938) e nel 1913 si trasferisce all’università di Gottinga per
seguirne le lezioni. Fra i due possibili esiti della fenomenologia,
quello idealista e quello realista, Husserl sceglierà la strada
dell’idealismo, mentre Edith Stein — come afferma Papa Giovanni
Paolo II nel motu proprio del 1° ottobre 1999, in cui la
proclama compatrona d’Europa insieme a santa Brigida di Svezia (1303
ca.-1373) e a santa Caterina da Siena (1347-1380) —, "[...]
avviatasi sulla strada della corrente fenomenologica, [...]
seppe cogliervi l’istanza di una realtà oggettiva che, lungi dal
risolversi nel soggetto, ne precede e misura la conoscenza, e va dunque
esaminata con un rigoroso sforzo di obbiettività".
A
Gottinga incontra il filosofo Max Scheler (1875-1928), convertito al
cattolicesimo, e il filosofo del diritto Adolf Reinach (1883-1917),
protestante, ed entra quindi in contatto con un mondo che ne scuote i
pregiudizi razionalistici. Non si chiude a questi stimoli culturali ma,
vera amante della sapienza, accetta la fatica della ricerca e del
"pellegrinaggio" esistenziale, per cui è ricordata dallo
stesso Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio,
circa i rapporti tra fede e ragione, del 1998. Nel 1915 presta servizio
come crocerossina volontaria all’ospedale di malattie infettive di
Mahrisch-Weisskirchen, e nel 1916 discute la dissertazione di laurea su Il
problema dell’empatia all’università di Friburgo in Brisgovia,
dove ha seguito Husserl come assistente. Gli anni dal 1916 all’estate
del 1921, momento della sua conversione al cattolicesimo, sono segnati
dall’approfondirsi della crisi interiore. Il padre gesuita Erich
Przywara (1889-1972) racconta che Edith gli confidò di aver trovato,
quando ancora era atea, una copia degli esercizi di sant’Ignazio di
Loyola (1491-1556) e di averne seguito le indicazioni da sola,
uscendone, dopo i trenta giorni, decisa a convertirsi. Sarà però la
lettura della Vita di santa Teresa d’Avila (1515-1582) a por
fine alla sua ricerca, facendole compiere l’esperienza della
verità a seguito della quale chiede il battesimo e la cresima, che
riceverà nel 1922.
L’ingresso
nell’ordine carmelitano
Nel
motu proprio citato, Papa Giovanni Paolo II ricorda che "l’incontro
col cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche, ma
piuttosto gliele fece riscoprire in pienezza. Questo tuttavia non le
risparmiò l’incomprensione da parte dei suoi famigliari. Soprattutto
le procurò un dolore indicibile il dissenso della madre. In realtà
tutto il suo cammino di perfezione cristiana si svolse all’insegna non
solo della solidarietà umana con il suo popolo d’origine, ma anche di
una vera condivisione spirituale con la vocazione dei figli di Abramo,
segnati dal mistero della chiamata e dei doni irrevocabili di Dio (cfr. Rm.
11, 29)". Edith, dunque, si separa dalla cultura della sua
famiglia solo per farla propria a un livello più profondo.
Dopo
la conversione, segue l’invito di padre Przywara a occuparsi in modo
sistematico della dottrina e dell’opera di san Tommaso d’Aquino
(1225 ca.-1274), di cui tradurrà in tedesco le Questioni sulla verità.
L’incontro con i mistici l’orienta verso la vita contemplativa
nell’ordine carmelitano; potrà tuttavia realizzare la propria
vocazione solo nel 1933 quando, allontanata dall’insegnamento
dall’introduzione delle leggi razziali di Norimberga, non sarà più
trattenuta dal suo padre spirituale, dom Raphael Walzer O.S.B.
(1886-1966), arciabate di Beuron, che aveva voluto mettesse a frutto,
come docente, le sue grandi capacità intellettuali. L’incontro con
san Tommaso l’induce al tentativo di applicare il metodo
fenomenologico al tomismo: nel 1932 abbozza il grande studio Atto e
potenza e lascia la scuola domenicana di Spira per dedicarsi agli
studi filosofici e per insegnare all’Istituto Superiore di Pedagogia
Scientifica di Münster. In quegli anni scrive, studia e svolge
un’intensa attività di conferenziera su temi filosofici e pedagogici
e, in modo particolare, sulla questione femminile, impegnandosi per la
promozione umana, sociale e religiosa della donna. L’attività
d’insegnante termina nel 1933, quando, il 14 ottobre, entra nel
Carmelo di Koln-Lindenthal, dove, il Venerdì di Passione dello stesso
anno, aveva intuito il suo destino: "Mi rivolsi al Redentore —
si legge nella biografia scritta da Teresia Renata de Spiritu Sancto —
e gli dissi che sapevo bene che era la sua croce che veniva posta in
quel momento sulle spalle del popolo ebraico; la maggior parte di esso
non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia d’intenderlo,
avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi
sentivo pronta e domandavo soltanto al Signore che mi facesse vedere
come dovevo farlo. Terminata l’Ora Santa ebbi l’intima certezza di
essere stata esaudita, sebbene non sapessi ancora in cosa consistesse
quella croce che mi veniva imposta".
La
persecuzione
Il
15 aprile 1934 Edith Stein veste l’abito carmelitano e ottiene di
aggiungere al nome di battesimo di Teresa quello di Benedetta della
Croce. In convento prosegue l’attività di studio, ampliando lo
scritto d’abilitazione alla docenza, Atto e potenza, nel
tentativo di unire il tomismo con la fenomenologia, e concludendolo nel
1936 con il titolo Essere finito ed essere eterno.
Il
14 marzo 1937 Papa Pio XI (1922-1939) pubblica l’enciclica Mit
brennender Sorge, sulla situazione della Chiesa cattolica nel Reich
germanico, in cui il nazionalsocialismo viene definito come dottrina
neo-pagana che eleva la razza e lo Stato a norma suprema, sostituisce
alla Provvidenza un fato impersonale e falsifica l’ordine voluto da
Dio. Proibito in Germania, il documento, dopo la lettura datane nelle
chiese il 21 marzo 1937, circola solo clandestinamente. Dopo le
manifestazioni antisemitiche della notte fra l’8 e il 9 novembre 1938
— la Notte dei Cristalli —, Edith viene trasferita al Carmelo di
Echt, in Olanda, paese neutrale, ed è raggiunta dalla sorella Rosa,
pure convertitasi al cattolicesimo. La priora le affida la stesura di
un’opera sulla vita e sull’insegnamento di san Giovanni della Croce
(1542-1591), Scientia crucis. Studio su san Giovanni della
Croce, incompiuta a causa dell’arresto e della deportazione.
Ancor
prima dello scoppio della seconda guerra mondiale (1939-1945), suor
Teresa Benedetta della Croce giudica senza esitazioni gli avvenimenti, e
interviene in essi, seguendo la logica di Dio, quella della croce. In
una lettera a madre Giovanna van Weersth, del Carmelo di Beek, in
Olanda, scrive: "[...] prima è venuto dall’oriente il
Bolscevismo, con la lotta contro Dio, poi il Nazionalsocialismo, con la
lotta contro la Chiesa. Ma né l’uno né l’altro vincerà. Vincerà
alla fine Cristo". Alla sua priora, nel marzo del 1939, chiede
di poter offrire la propria vita per la pace: "Cara madre, [...]
mi permetta di offrirmi [...] in sacrificio di espiazione per
la vera pace: perché il regno dell’anticristo sprofondi, se possibile
senza un nuovo conflitto mondiale, e che un nuovo ordine
s’impianti".
Il
martirio
Il
10 maggio 1940 l’esercito tedesco invade il Lussemburgo, il Belgio e
l’Olanda. Le Chiese cristiane olandesi, quando iniziano in Olanda le
carcerazioni e le deportazioni di cittadini ebrei, chiedono con
insistenza alle autorità tedesche di recedere da tali azioni. L’11
luglio 1942 l’episcopato olandese inoltra un telegramma di protesta
contro la persecuzione degli ebrei; il commissario generale per gli
affari con le Chiese risponde comunicando che gli ebrei battezzati prima
del 1° gennaio 1941 dovevano essere esclusi dalle deportazioni. In
Olanda vivevano più di 100.000 ebrei e di questi solo una minoranza,
circa 700, era costituita da ebrei cattolici; peraltro, nessuna delle
comunità cristiane aveva richiesto tale eccezione, come scrive la
carmelitana Maria Amata Neyer, commentando il manoscritto della santa Come
giunsi al Carmelo di Colonia: "[...] per le Chiese si
trattava [...] di una questione che riguardava tutti, non solo
gli ebrei battezzati. Per questo decisero di far leggere, nella domenica
del 26 luglio 1942, una lettera pastorale nella quale doveva essere resa
pubblica la posizione delle Chiese". Ma le autorità tedesche
intercettano la lettera pastorale, a cui è allegato il testo del
telegramma dell’11 luglio, e fanno pressione perché non sia letta dal
pulpito; le comunità evangeliche, nonostante alcune perplessità,
accettano, invece i vescovi cattolici non ritengono di poter fare
altrettanto. In seguito alla lettura della lettera pastorale e del
telegramma viene revocato lo stato di libertà degli ebrei cattolici ed
emanato l’ordine di cattura nei loro confronti. Alle cinque
pomeridiane del 2 agosto 1942, Edith Stein viene prelevata insieme alla
sorella Rosa dal convento, e una testimone la sente dire alla sorella: "Vieni,
andiamo per il nostro popolo".
Quel
giorno vengono arrestati e deportati 244 ebrei cattolici, come atto di
rappresaglia contro l’episcopato olandese. Le sorelle Stein sono
condotte all’ufficio distrettuale di Maastricht e di lì al campo di
transito di Amersfoort; il 4 agosto vengono prelevate, con altri 95
prigionieri, e trasferite a Westerbork; il 7 agosto sono assegnate a un
trasporto in partenza quel giorno stesso per Auschwitz-Birkenau, che
giunge a destinazione due giorni dopo. Non è stato possibile stabilire
con certezza il momento della morte di Edith dopo l’arrivo ad
Auschwitz, ma è probabile che sia stata subito destinata alla camera a gas.
In ogni caso l’aspetto esemplare della vicenda di Edith Stein sta
nell’eroica adesione a una vocazione maturata negli anni che seguono
la conversione: far propria la sofferenza del suo popolo d’origine,
introducendola nel sacrificio di Cristo attraverso l’offerta della sua
stessa vita. Tale adesione non viene meno nel momento in cui diventa
vittima della violenza, com’è testimoniato dal messaggio che riesce a
inviare dal campo di raccolta di Westerbork alla priora di Echt: "Sono
contenta di tutto. Una Scientia crucis si può acquistare solo se
la Croce si sente pesare in tutta la sua gravezza. Di questo sono stata
convinta fin dal primo momento, e ho detto di cuore: "Ave crux,
spes unica"". A ragione dunque Papa Giovanni Paolo II,
proclamando la santità di Edith Stein, l’11 ottobre 1998, ne ha fatto
memoria come di una "eminente figlia d’Israele e fedele figlia
della Chiesa". In occasione della sua elevazione a compatrona
d’Europa il Papa ricorda: "La sua immagine di santità resta
per sempre legata al dramma della sua morte violenta":
"Dichiarare oggi Edith Stein compatrona d’Europa significa porre
sull’orizzonte del vecchio Continente un vessillo di rispetto, di
tolleranza, di accoglienza", "[...] ma è
necessario far leva [...] sui valori autentici, che hanno il loro
fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni
uomo. Un’Europa che scambiasse il valore della tolleranza e del
rispetto universale con l’indifferentismo etico e lo scetticismo sui
valori irrinunciabili, si aprirebbe alle più rischiose avventure e
vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più
paurosi della sua storia".
Commento di Laura
Boccenti Invernizzi www.alleanzacattolica.org
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"Ave
Crux, Spes unica"
Dagli
scritti spirituali di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein,
Vita, Dottrina, Testi inediti. Roma, pp. 127-130.)
«Ti
salutiamo, Croce santa, nostra unica speranza!» Così la Chiesa ci
fa dire nel tempo di passione dedicato alla contemplazione delle amare
sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il
mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita
apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche
il sacrificio della vita.
Contempla
il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente
fino alla morte di Croce. Egli venne nel mondo non per fare la sua
volontà, ma quella del Padre. Se vuoi essere la sposa del Crocifisso
devi rinunciare totalmente alla tua volontà e non avere altra
aspirazione che quella di adempiere la volontà di Dio.
Di
fronte a te il Redentore pende dalla Croce spogliato e nudo, perché ha
scelto la povertà. Chi vuole seguirlo deve rinunciare ad ogni possesso
terreno. Stai davanti al Signore che pende dalla Croce con il cuore
squarciato: Egli ha versato il sangue del suo Cuore per guadagnare il
tuo cuore. Per poterlo seguire in santa castità, il tuo cuore dev'essere
libero da ogni aspirazione terrena; Gesù Crocifisso dev'essere
l'oggetto di ogni tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo
pensiero.
Il
mondo è in fiamme: l'incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra
casa, ma al di sopra di tutte le fiamme si erge la Croce che non può
essere bruciata. La Croce è la via che dalla terra conduce al cielo.
Chi l'abbraccia con fede, amore. speranza viene portato in alto, fino al
seno della Trinità.
Il
mondo è in fiamme: desideri spegnerle? Contempla la Croce: dal Cuore
aperto sgorga il sangue del Redentore, sangue capace di spegnere anche
le fiamme dell'inferno. Attraverso la fedele osservanza dei voti rendi
il tuo cuore libero e aperto; allora si potranno riversare in esso i
flutti dell'amore divino, sì da farlo traboccare e renderlo fecondo
fino ai confini della terra.
Attraverso
la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del
dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità
che attingi dal Cuore divino e che ti rende capace di spargere ovunque
il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere.
Gli
occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi
stringere di nuovo con ogni serietà l'alleanza con Lui? Quale sarà la
tua risposta? "Signore, dove andare? Tu solo hai parole di
vita".
Ave Crux, spes unica!
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso
Gv 15,13
Nessuno
ha un amore più
grande di questo:
dare la vita per i propri amici.
Beáta virgo, quæ ábnegans semetípsam et tollens crucem suam, Dóminum
æmuláta est, vírginum sponsum martyrúmque príncipem.
Colletta
Dio
dei nostri padri, donaci la scienza della Croce, di cui hai mirabilmente
arricchito Santa Teresa Benedetta della Croce, nell’ora del martirio ,
e fa' che per sua intercessione cerchiamo sempre te, Somma Verità,
fedeli fino alla morte all’eterna alleanza d’amore, sigillata nel
sangue del Tuo Figlio per la salvezza del mondo. Egli è Dio, e vive e
regna con te...
Deus patrum nostrórum, qui beátam Terésiam Benedíctam mártyrem ad
cognitiónem Fílii tui crucifíxi eiúsque imitatiónem usque ad mortem
perduxísti, ipsa intercedénte, concéde, ut omnes hómines Christum
Salvatórem agnóscant et per eum ad perpétuam tui visiónem advéniant. Qui
tecum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura
Os 2,16.17.21-22
Ti farò
mia sposa per sempre.
Dal libro del profeta Osèa
Così dice il Signore:
«Ecco, la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Là mi risponderà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto.
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza,
ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore».
Salmo
Responsoriale
Dal Salmo 44
Ecco lo
sposo: andate incontro a Cristo Signore.
Ascolta, figlia,
guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.
Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.
Canto
al Vangelo
Alleluia,
alleluia.
Vieni, sposa
di Cristo, ricevi la corona,
che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo
Mt 25,1-13
Ecco lo sposo!
Andategli incontro!
Dal
vangelo secondo Matteo.
In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro
lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e
cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé
l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio
in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si
addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le
nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a
mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le
vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu
chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a
dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi
dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Sulle
Offerte
Signore,
che hai portato a compimento i diversi sacrifici dell’antica alleanza
nell’unico e perfetto sacrificio, offerto dal tuo Figlio nel suo sangue,
accetta benigno e trasforma i doni che ti offriamo nella festa della tua
santa martire Teresa Benedetta. Per Cristo nostro Signore.
Múnera, quæsumus, Dómine, quæ in celebritáte beátæ Terésiæ Benedíctæ
deférimus, ita grátiæ tuæ efficiántur accépta, sicut eius tibi plácitum
éxstitit passiónis certámen. Per Christum.
Prefazio
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre ed in ogni luogo a te Signore,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
A imitazione del Cristo tuo Figlio
la santa martire Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein,
ha reso gloria al tuo nome
e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi,
o Padre, che riveli nei deboli la tua potenza
e doni agli inermi la forza del martirio,
per Cristo nostro Signore.
E noi con tutti gli angeli del cielo
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:
Santo, Santo, Santo...
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque
grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quóniam tu
magnificáris in tuórum laude Sanctórum, et quidquid ad eórum pértinet
passiónem, tuæ sunt ópera miránda poténtiæ: qui huius fídei tríbuis
cleménter ardórem, qui súggeris perseverántiæ firmitátem, qui largíris
in agóne victóriam, per Christum Dóminum nostrum. Propter quod cæléstia
tibi atque terréstria cánticum novum cóncinunt adorándo, et nos cum omni
exércitu Angelórum proclamámus, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Comunione
Cf
Mt 16,24
Chi
vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso,
prenda
la sua croce e mi segua, dice il Signore.
Ap 7,17
Agnus, qui in médio throni est, dedúcet eos ad vitæ fontes aquárum.
Dopo
la Comunione
Padre
misericordioso, a noi, che veneriamo santa Teresa Benedetta, concedi che
i frutti dell’albero della croce infondano forza nei nostri cuori,
affinché, aderendo fedelmente a Cristo sulla terra, possiamo gustare
dell’albero della vita in paradiso. Per Cristo nostro Signore.
Deus, qui beátam Terésiam Benedíctam pro gémina virginitátis et martyrii
victória inter Sanctos coronásti, da, quæsumus, per huius virtútem
sacraménti, ut, omne malum fórtiter superántes, cæléstem glóriam
consequámur. Per Christum.
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