Le
armi della carità
Dai
«Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo. Disc. 3, 1-3. 5-6
Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re
eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Ieri infatti il
nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine,
si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato uscendo dalla tenda
del corpo, è entrato trionfante nel cielo.
Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non
poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati,
con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li
rinvigorì perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della
carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.
Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire
menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria del suoi fedeli, ed
egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità dunque che fece scendere Cristo dal cielo sulla
terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel
Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome
significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva ovunque. Per mezzo
della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la
carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano.
Con la carità confutava gli erranti perché si
ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero
puniti.
Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che
infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe
in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di
conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le
parole.
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano
gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove
Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha
seguito per le preghiere di Stefano. Quanto è verace quella vita,
fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma
Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in
tutt’e due. Si, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei
giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine del peccati, per la
carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i
beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella
carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge,
essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci
ha dato la scala della carità per mezzo della quale ogni cristiano può
giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità,
dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.
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MESSALE
Antifona d'Ingresso
Si aprirono le porte del cielo per santo Stefano;
egli è il primo della schiera dei martiri
per questo ha ricevuto in cielo la corona di gloria.
Apértæ sunt iánuæ cæli beáto Stéphano, qui in número Mártyrum
invéntus est primus, et ídeo triúmphat in cælis coronátus.
Colletta
Donaci, o Padre, di esprimere con la vita il mistero che celebriamo nel
giorno natalizio di santo Stefano primo martire e insegnaci ad amare
anche i nostri nemici sull'esempio di lui che morendo pregò per i suoi
persecutori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio
...
Da nobis, quæsumus, Dómine, imitári quod cólimus, ut discámus et
inimícos dilígere, quia eius natalícia celebrámus, qui novit étiam pro
persecutóribus exoráre. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura Atti
6,8-10; 7,54-60
Ecco,
comtemplo i cieli aperti.
Dagli
Atti degli Apostoli
In quei giorni,
Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra
il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei,
degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a
discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e
allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli
anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo
condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano
furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli,
pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù
che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e
il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono
tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si
misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di
un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva:
«Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a
gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo,
morì.
Salmo
Responsoriale Dal
Salmo 30
Alle tue mani, Signore, affido
il mio spirito.
Sii per me
una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria.
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori:
sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Canto
al Vangelo
Cf
Sal 117,26.27
Alleluia,
alleluia.
Benedetto colui
che viene nel nome del Signore;
il Signore è Dio, egli ci illumina.
Alleluia.
Vangelo
Mt
10,17-22
Non
siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo,
Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi
flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a
governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai
pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa
direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti
non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in
voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si
alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da
tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà
salvato».
Sulle Offerte
Accogli, Signore, i doni che ti offriamo nel glorioso ricordo di santo
Stefano e confermaci nella fede che egli testimoniò col suo martirio.
Per Cristo nostro Signore.
Múnera, quæsumus, Dómine, tibi sint hodiérnæ devotiónis accépta,
quæ beáti Stéphani mártyris commemorátio gloriósa deprómit. Per Christum.
Prefazio di Natale I
Cristo Luce
E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nel mistero dei Verbo incarnato
è apparsa agli occhi della nostra mente
la luce nuova del tuo fulgore,
perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo …
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et
ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quia
per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ óculis lux tuæ
claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in
invisibílium amórem rapiámur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum
Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Quando si recita il Canone Romano si recitano i “Communicantes” propri.
Antifona alla Comunione
Atti 7,59
Lapidavano Stefano, mentre pregava e diceva:
Signore Gesù, accogli il mio spirito.
Lapidábant Stéphanum, invocántem et dicéntem: Dómine Iesu,
súscipe spíritum meum.
Dopo la Comunione
O Dio, che nella celebrazione di santo Stefano prolunghi la gioia del
Natale, conferma in noi l'opera della tua misericordia e trasforma la
nostra vita in perenne rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore.
Grátias ágimus, Dómine, multiplicátis circa nos
miseratiónibus tuis, qui et Fílii tui nativitáte nos salvas, et beáti
mártyris Stéphani celebratióne lætíficas. Per Christum.
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