Gesù
luce del mondo
La luce è uno
dei bisogni primordiali dell’uomo. Essa non è solo un elemento
necessario alla sua vita, ma quasi l’immagine della vita stessa.
Questo ha influito profondamente sul linguaggio, per cui «vedere la
luce», «venire alla luce» significa nascere, «vedere la luce del
sole» è sinonimo di vivere...
Al contrario,
quando un uomo muore, si dice che si è «spento», che «ha
chiuso gli occhi alla luce»... La Bibbia usa questa parola come
simbolo di salvezza. Il salmo responsoriale pone la luce in stretto
rapporto con la salvezza, mostrandone l’equivalenza: «Il Signore è
mia luce e mia salvezza».
«Dio è luce
e in lui non ci sono tenebre» (1
Gv 1,5). Egli «abita una luce inaccessibile» (1
Tm 6,16). In Gesù la luce di Dio viene a risplendere sulla terra:
«Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv
1,9). «Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in
me non rimanga nelle tenebre» (Gv
12,46).
Passare dalle tenebre alla luce
Strappato alle
tenebre del peccato e immerso nella luce di Cristo attraverso il
battesimo, il cristiano deve
compiere le opere della luce: «Se un tempo eravate tenebra, ora
siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce» (Ef 5,8). Il passaggio dalle tenebre alla luce è la conversione,
l’entrata nel regno di Dio (vangelo). Sappiamo cosa vuol dire
convertirsi e fare penitenza. Sta ad indicare un radicale cambiamento
della nostra vita, un ribaltamento nella scala dei valori che il mondo
propone e delle nostre quotidiane preoccupazioni che non sono certamente
quelle proposte dal vangelo nel discorso della montagna. Il regno di Dio
è presente o scompare, s’avvicina o s’allontana in rapporto alla
nostra volontà di conversione. La conversione, a sua volta, non è mai
una operazione compiuta una volta per tutte, bensì una tensione
quotidiana, come la fedeltà non è un dato che si possa acquisire con
una promessa, ma una realtà da vivere minuto per minuto.
D’altra
parte il cristiano, anche dopo il battesimo, non è mai pura luce: è un
impasto di luce e di tenebre; per questo la sua vita è lotta. Ma Cristo
lo riveste delle armi della luce
(Ef 6,11-17). Così il cristiano è sicuro che dopo aver «quaggiù
partecipato alla sorte del santi nella luce» (Col
1,12) «splenderà come il sole nel regno del Padre» (Mt
13,43) e «alla sua luce vedrà la luce» (cf Sal
35,10).
Giovanni
Battista e Cristo sintetizzano la loro predicazione con l’invito alla
conversione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»
(vangelo). Gli Ebrei che ascoltavano questo appello formulavano spesso
delle obiezioni: noi siamo figli di Abramo, viviamo nella sicurezza di
un popolo scelto da Dio, abbiamo le istituzioni religiose che ci
garantiscono la possibilità di osservare la Legge; non abbiamo bisogno
di convertirci (cf Mt 3,9s).
L’evangelizzazione è luce
Simile, anche
se spesso in una forma inconscia, è l’atteggiamento di molti
cristiani, per i quali la parola conversione
risuona estranea, lontana, applicabile solo a chi «vive nelle
tenebre dell’errore e del peccato»... L’evangelizzazione cristiana
inizia a Cafarnao con l’appello di Gesù: «Convertitevi».
E’ questo
annuncio del regno che chiama alla conversione che deve risuonare
continuamente anche nelle nostre comunità. Una volta si riteneva di
fatto evangelizzato il nostro popolo, cui era sufficiente una comune
catechesi. Oggi si riscopre la necessità
di un ritorno all’evangelizzazione, al primo annuncio.
La conversione è luce
Oggi, come sempre, la Chiesa è
chiamata a impegnarsi come Cristo nella liberazione
dell’uomo dal peccato: l’annuncio della conversione è il fine
primario che giustifica la sua stessa esistenza. In essa deve
manifestarsi costantemente la libertà dello Spirito nel servizio
reciproco, nel riconoscimento e nel coordinamento dei doni che Dio fa a
ciascun credente e dovrebbe essere, in tal modo, davanti al mondo il
segno visibile del regno di Dio sulla terra. Per questo, anche la Chiesa
è continuamente interpellata e giudicata dalla parola di Dio.
Anch’essa è in stato di conversione
permanente. Il cristiano che «mosso dallo Spirito si fa attento e
docile alla parola di Dio, segue un itinerario di conversione a Lui...
che può comportare, nello stesso tempo, la letizia dell’incontro e la
continua esigenza di ulteriore ricerca; la compunzione per l’infedeltà
e il coraggio per la ripresa; la pace della scoperta e l’ansia di
nuove conoscenze; la certezza della verità e il costante bisogno di
nuova luce» (RdC 17b).
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Cristo è sempre presente nella sua Chiesa
Dalla Costituzione «Sacrosanctum Concilium» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla sacra Liturgia
(Nn. 7-8. 106)
Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e soprattutto nelle azioni liturgiche.
E' presente nel Sacrificio della Messa tanto nella persona del ministro, «Egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti», tanto, e in sommo grado, sotto le specie eucaristiche.
E' presente con la sua virtù nei sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo che battezza.
E' presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura.
E' presente infine quando la Chiesa prega e canta i santi, lui che ha promesso: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro» (Mt 18, 20).
In quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono
santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo prega come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto
all'Eterno Padre.
Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione
dell'uomo, e viene esercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico e integrale.
Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e
nessun'altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia
l'efficacia.
Nella Liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini e dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo. Insieme con la moltitudine dei cori celesti cantiamo al Signore
l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di condividere in qualche misura la loro condizione e aspettiamo, quale salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli apparirà, nostra vita, e noi appariremo con lui nella gloria.
Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare
all'Eucaristia, e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che li «ha rigenerati nella speranza viva della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pt 1, 3). La domenica è dunque la festa primordiale che
dev'essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le vengano anteposte altre celebrazioni, a meno che siamo di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il
nucleo di tutto l'anno liturgico.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
95,1.6
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà dinanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario.
Cantáte Dómino
cánticum novum,
cantáte Dómino, omnis
terra.
Conféssio et
pulchritúdo in conspéctu eius,
sánctitas et magnificéntia in sanctificatióne eius.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore...
Omnípotens
sempitérne Deus, dírige actus nostros in beneplácito tuo, ut in nómine
dilécti Fílii tui mereámur bonis opéribus abundáre. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, che hai fondato la tua Chiesa sulla fede degli Apostoli, fa' che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola e unite nel vincolo del tuo amore, diventino segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Is 8,23b -
9,3
Nella
Galilea delle genti, il popolo vide una grande luce.
Dal libro del profeta
Isaia
In
passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in
futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle
genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Mádian.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 26
Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il
Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda
Lettura
1 Cor 1,10-13. 17
Siate
tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Vi
esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti
unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in
perfetta unione di pensiero e di sentire.
Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di
Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di
voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa»,
«E io di Cristo».
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete
stati battezzati nel nome di Paolo?
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo,
non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Canto
al Vangelo
Cf
Mt 4,23
Alleluia,
alleluia.
Gesù predicava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo
Alleluia.
Vangelo
Mt 4, 12-23
(Forma breve Mt 4, 12-17)
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta Isaìa.
Dal vangelo secondo
Matteo
[
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel
territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato
detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno
dei cieli è vicino». ]
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano
infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di
uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre,
vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo
fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro
reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo
seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe,
annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di
infermità nel popolo.
Sulle
Offerte
Accogli i nostri doni, Padre misericordioso, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, perché diventino per noi sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Múnera nostra, Dómine,
súscipe placátus, quæ sanctificándo nobis, quæsumus, salutária fore concéde.
Per Christum.
Antifona
alla Comunione
Sal
33,6
Guardate al Signore e sarete raggianti,
e il vostro volto non sarà confuso.
Accédite ad
Dóminum et illuminámini,
et fácies vestræ non confundéntur.
Oppure:
Gv
8,12
«Io sono la luce del mondo», dice il Signore;
«chi segue me, non cammina nelle tenebre,
ma
avrà la luce della vita».
Ego sum lux
mundi, dicit Dóminus;
qui
séquitur me,
non ámbulat
in ténebris,
sed habébit lumen vitæ.
Oppure:
Mt
4,16
Il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce.
Dopo
la Comunione
O Dio, che in questi santi misteri ci hai nutriti col corpo e col sangue del tuo Figlio,
fa' che ci rallegriamo sempre del tuo dono, sorgente inesauribile di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
Præsta
nobis, quæsumus, omnípotens Deus, ut, vivificatiónis tuæ grátiam
consequéntes, in tuo semper múnere gloriémur. Per Christum.
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