Fiducia
in Dio
L'insegnamento del vangelo e duplice: da una parte sottolinea
l’impossibilità di servire a due padroni (le due vie), e dall'altra
mette in risalto l'atteggiamento del cristiano di fronte alle
preoccupazioni e agli affanni della vita. Da una parte il regno di Dio
non consente divisioni, dall'altra la scelta del regno esige una sovrana
e distaccata liberta interiore di fronte a tutto il resto. E’ un invito
a strapparci al culto del denaro, che è una idolatria, e ad aver fiducia
in Dio, del quale ci descrive la attiva sollecitudine verso i suoi
figli. Questa stessa sollecitudine viene espressa dal profeta Isaia
nella prima lettura con un linguaggio di una tenerezza commovente e
senza confini.
Dio e fedele al suo progetto di salvezza
Alla base della fiducia dell'uomo sta la certezza della fedeltà di Dio.
Dio è la «roccia» di Israele (Dt 32,4): questo nome simboleggia la sua
immutabile fedeltà, la verità delle sue parole, la fermezza delle sue
promesse, nonostante le infedeltà dell’uomo e i suoi continui ritorni
all’idolatria. Le sue parole non passano (Is 40,8), le sue promesse
saranno mantenute (Tb 14,4). Dio non mente, ne si ritratta (Nm 23,19).
Il disegno di Dio, disegno di amore, si realizzerà infallibilmente (Sal
32,11; Is 25,1). L'uomo, quindi, può vivere nella fiducia. Dio veglia
sul mondo (Gn 8,22), donando sole e pioggia a tutti, buoni e cattivi (Mt
5,45).
Il volto di Dio nella Bibbia e quello di un Padre che veglia sulle sue
creature e sovviene alle loro necessita: «A tutti tu dai il nutrimento a
suo tempo» (Sal 144,15; 103,27), agli animali come agli uomini. Ma la
provvidenza di Dio si manifesta soprattutto nella storia; non però come
un rigido destino che inchioda l'uomo al fato annullando la libertà, ne
come un intervento magico che si sostituisce all'iniziativa dell’uomo,
ma come disegno o progetto di salvezza nel quale s'incontrano e
collaborano insieme Dio e l'uomo.
Perché Dio, se è l’uomo che conta?
C'è chi da Dio si attende tutto ciò che gli serve, dalla pioggia al bel
tempo, dalla promozione in un esame alla buona riuscita di un affare. Lo
prega solo per ottenere e quietamente attende. Questo è un concetto
errato della fiducia. E’ un servirsi di Dio, invece di servirlo.
C'e invece chi da Dio non si aspetta nulla. C'e anzi chi crede che la
fiducia in Dio sia un impedimento per la buona riuscita dell'uomo:
atteggiamenti di autosufficienza e di salvaguardia.
Ecco un brano che possiamo definire di «antivangelo» utile a penetrare
più a fondo la ricchezza di prospettive della pagina evangelica:
«Credere! A che scopo credere? Voi cristiani mettete in conto a Dio
cose che noi già sappiamo e che viviamo senza di lui. Un tempo quando
andava male: guerre, cataclismi, malattie, insuccessi, lutti, la gente
si rivoltava e si scagliava contro Dio. Ma, anche bestemmiando,
riconosceva la sua divinità... Oggi Dio non può più deluderci, non ci si
attende più nulla da lui. Dio non è che un'idea inutile...
Per 2.000 anni gli uomini hanno pregato, ed hanno tuttavia dovuto
guadagnare con il sudore della fronte un pane insufficiente. Hanno
pregato ed hanno incontrato qualche volta la carestia, spesso la
miseria. Ora essi deviano il corso dei fiumi irrigando così immense
terre incolte, domani il grano spunterà con tale abbondanza che gli
uomini non conosceranno più la fame. L'idea di Dio e uno schermo che
nasconde l'uomo».
Fiducia piena, ma non passiva
Il cristiano, sulla scorta delle parole di Gesù, sfugge alla concezione
ingenua e magica di chi si affida passivamente e quietisticamente a Dio,
e anche alla pretesa orgogliosa dell'ateo che cancella Dio dal suo
orizzonte. La fiducia cristiana in Dio è piena e senza riserve, ma non
per questo passiva ed alienante. Anzi proprio da questa fiducia nasce
l'attivismo del cristiano perché sa che il suo lavoro è continuazione
dell'opera creatrice di Dio. Egli è collaboratore di Dio e come lui
«costruttore per l'eternità». Per questo lavora come se tutto dipendesse
dal suo lavoro, ma si affida anche a Dio come se tutto dipendesse dal
suo intervento.
«Il cosmo, animato da Dio con un interiore dinamismo è lanciato verso
un crescente perfezionamento, di cui Dio solo conosce il termine, è
stato da lui dato all’uomo perché lo domini e ne tragga quanto il suo
genio e la sua inventiva gli ispirano. L'uomo si scopre collaboratore di
Dio, artefice del proprio destino sulla terra, perché tutto è stato
messo a sua disposizione» (RdC 121).
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L'uomo semplice e retto, timorato di Dio
Dal «Commento al libro di Giobbe» di san Gregorio Magno, papa
(Lib. 1, 2. 36; PL 75, 529-530. 543-544)
C'è un genere di semplicità che meglio sarebbe chiamare ignoranza. Essa consiste nel non sapere neppure che cosa sia rettitudine. Molti abbandonano
l'innocenza della vera semplicità, proprio perché non sanno elevarsi alla virtù e
all'onestà. Poiché sono privi della vera prudenza che consiste nella vita buona, la loro semplicità non sarà mai sinonimo di innocenza.
Perciò Paolo ammonisce i discepoli: «Voglio che siate
saggi nel bene e immuni dal male» (Rm 10, 19). E soggiunge: «Non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia (1 Cor 14, 20).
Per questo anche la stessa Verità ingiunge ai discepoli: «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10, 16). Ha unito necessariamente
l'una e l'altra cosa nel suo ammonimento, in modo che l'astuzia del serpente ammaestri la semplicità della colomba, e la semplicità della colomba moderi
l'astuzia del serpente.
Per questo lo Spirito Santo ha manifestato la sua presenza agli uomini sotto forma non soltanto di colomba, ma anche di fuoco. Nella colomba viene indicata la semplicità, nel fuoco
l'entusiasmo per il bene. Si mostra nella forma di colomba e nel fuoco perché quanti sono ricolmi di lui, praticano una forma tale di mitezza e di semplicità da infiammarsi
d'entusiasmo per le cose sante e belle e di odio per il male.
«Uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male» (Gb 1, 1). Chiunque tende alla patria eterna vive indubbiamente con semplicità e rettitudine: è semplice cioè
nell'operare, retto nella fede; semplice nel bene materiale che compie, retto nei beni spirituali che percepisce nel suo intimo. Vi sono infatti certuni che non sono semplici nel bene che fanno, poiché ricercano in esso non la ricompensa
all'interno, ma il plauso all'esterno. Perciò ha detto bene un sapiente: «Guai al peccatore che cammina su due strade!» (Sir 2,12). Ora il peccatore cammina su due strade, quando compie quello che è di Dio, ma desidera e cerca quello che è del mondo.
Bene anche è detto: «Temeva Dio ed era alieno dal male»; perché la santa Chiesa degli eletti
intraprende nel timore le strade della sua semplicità e rettitudine, ma le conduce a termine nella carità. Uno si allontana completamente dal male, quando per amore di Dio comincia a non voler più peccare. Se invece fa ancora il bene per timore, non si è del tutto allontanato dal male; e pecca per questo, perché sarebbe disposto a peccare, se lo potesse fare impunemente.
Perciò quando si dice che Giobbe teme Dio, giustamente è detto anche che si teneva lontano dal male, poiché mentre la carità sostituisce il timore, la colpa che viene abbandonata dalla coscienza, viene pure calpestata dal proposito della volontà.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal 17,19-20
Il Signore è mio sostegno,
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza perché mi vuole bene.
Factus
est Dóminus protéctor meus,
et
edúxit me in latitúdinem,
salvum me fecit, quóniam vóluit me.
Colletta
Concedi, Signore, che il corso degli eventi
nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace,
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con
te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Da
nobis, quæsumus, Dómine, ut et mundi cursus pacífico nobis tuo órdine
dirigátur, et Ecclésia tua tranquílla devotióne lætétur. Per Dóminum.
Oppure:
Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall'avidità e dall'egoismo, ma operiamo con piena
fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Is 49, 14-15
Io non ti dimenticherò mai.
Dal libro del profeta Isaìa
Sion ha
detto: «Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 61
Solo in Dio riposa l’anima
mia.
Solo in Dio
riposa l’anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare.
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore.
Seconda
Lettura
1 Cor 4, 1-5
Il
Signore manifesterà le intenzioni dei cuori.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, ognuno
ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.
Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti
fedele.
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un
tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche
se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono
giustificato. Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il
Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e
manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la
lode.
Canto
al Vangelo
Eb
4,12
Alleluia,
alleluia.
La parola di Dio
è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.
Vangelo
Mt 6, 24-34
Non preoccupatevi del domani.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire
Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che
mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete;
la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né
raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non
valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può
allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli
del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche
Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio
veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno,
non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo?
Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il
Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte
queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di
se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Sulle Offerte
O Dio, da te provengono questi doni e tu li
accetti in segno del nostro servizio sacerdotale: fa' che l'offerta che
ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per
Cristo nostro Signore.
Deus, qui offerénda tuo nómini tríbuis, et obláta devotióni nostræ
servitútis ascríbis, quæsumus cleméntiam tuam, ut, quod præstas unde sit
méritum, profícere nobis largiáris ad præmium. Per Christum.
Antifona
alla Comunione
Sal 12,6
Voglio cantare a Dio per il bene che mi ha fatto,
voglio lodare il nome del Signore Altissimo.
Cantábo Dómino,
qui bona tríbuit mihi,
et psallam nómini Dómini Altíssimi.
Oppure: Mt 28,20
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo », dice il Signore.
Ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus,
usque ad consummatiónem sæculi, dicit Dóminus.
Oppure: Mt 6,33
«Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia
e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta».
Dopo
la Comunione
Padre misericordioso, il pane eucaristico che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.
Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut, hoc
eódem quo nos temporáliter végetas sacraménto, perpétuæ vitæ partícipes
benígnus effícias. Per Christum.
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