Chi
accoglie voi accoglie me
Due
sono i temi presentati alla riflessione dalla parola di Dio questa
domenica: le condizioni del
seguire Gesù: distacco, croce, disponibilità totale (prima parte
del vangelo); il tema
dell’accoglienza e dell’ospitalità (seconda parte del vangelo).
Seguire
Cristo è accettare la croce
Nella
lettera ai Romani Paolo non
descrive soltanto un rito sacramentale: il gesto del rito è segno e
iniziazione ad uno stato di esistenza battesimale. Il cristiano
prolunga, in ogni momento della sua vita, il significato e la realtà
del battesimo, nel dinamismo pasquale di morte-risurrezione. Egli muore,
ogni momento, al peccato, all’egoismo, alla carne, all’uomo vecchio,
per risorgere alla vita nuova di amore e di grazia, allo Spirito,
all’uomo nuovo. Alla base dell’esistenza cristiana c’è, quindi,
una tensione dialettica, un conflitto tra un sì
alle esigenze della grazia, agli appelli incessanti dello Spirito, e
un no alle seduzioni della
carne, al peso dell’egoismo e della pigrizia. E tutto questo è croce.
Prendere la croce, operare dolorosi distacchi, perdere la propria vita
(vangelo), sono sinonimi di morte al peccato e di apertura agli appelli
della grazia. Il cristianesimo « pasquale» non è sinonimo di facilità
e di fuga dalla sofferenza. Lo splendore del mattino di Pasqua è sempre
preceduto dalle tenebre del Venerdì santo... Per seguire Gesù bisogna
passare inevitabilmente per la via stretta. Ma è solo percorrendo
questa via che si giunge alla vita, come soltanto chi avrà gettato la
sua vita per Cristo la ritroverà.
Come
l’accettazione della croce è condizione essenziale per seguire il
Signore, così accogliere gli
altri (siano gli apostoli, come i poveri e i piccoli) con generosa
ospitalità, è segno di fedeltà al comandamento nuovo dell’amore
fraterno senza frontiere. Non solo l’accoglienza del compagno, del
familiare o dell’amico — i pagani non fanno forse altrettanto? —
ma l’accoglienza del forestiero, del lontano, del povero, di colui che
non può ricambiare. Un’accoglienza che invita alla rinuncia, alla
disponibilità, alla gratuità, perché vede nell’ospite, nel
forestiero, nel povero specialmente, il divino Forestiero che non ha una
pietra dove posare il capo (Mt 8,20).
Nell’affamato, nell’assetato, nel pellegrino, nell’ignudo,
nell’ammalato, nel prigioniero.., è sempre Gesù che bussa alla porta
del cristiano e chiede ospitalità e aiuto (Mt
25,35-36).
Accoglienza
fatta di dialogo e di simpatia
Ma
l’accoglienza e l’ascolto si manifestano e ci interpellano anche in
altre situazioni: nell’attenzione all’altro, nella capacità di
dialogo, nello sforzo di « comprendere » le ragioni dell’altro.
E’
un atteggiamento, una disposizione di fondo che sa accogliere senza
spirito ipercritico, senza animo diffidente e sospettoso, ma con
attenzione ed amore i gesti e gli interventi del Magistero, anche se ne
vediamo i limiti o gli aspetti manchevoli; sa ascoltare e « non
spegnere » lo Spirito che si manifesta in certi movimenti ecclesiali,
che anima gruppi e istituzioni dei quali non condividiamo le scelte o i
metodi; fa più assegnamento sulle persone che sull’organizzazione e
sull’istituzione.
Ospitalità:
misura dei nostro cristianesimo
Presso
gli antichi l’ospitalità era sacra. Ancora oggi, presso i popoli
poveri, l’ospite è accolto e rispettato con spontaneità ed umanità.
I poveri si aiutano e spartiscono volentieri il poco che hanno. Oggi,
specialmente nei paesi ricchi ed opulenti dell’Occidente, lo straniero
è considerato come un intruso; l’ospitalità si pratica ancora, ma
condizionata dall’interesse; è diventata un’industria, una sorgente
di guadagno. Il turista è ricevuto perché porta valuta pregiata e
quindi ricchezza.
Anche
i lavoratori stranieri, gli immigrati da altre regioni della stessa
nazione trovano posto nella nostra società in quanto forniscono la mano
d’opera di cui si ha bisogno. Ma più che « accolti » sono spesso «
sopportati » come un male necessario, come uno scotto da pagare. In
molti casi vivono in ghetti, in situazioni infraumane, con condizioni di
lavoro spesso ingiuste. E quando la loro presenza comincia a mettere in
pericolo la sicurezza delle regioni ospitanti, o compromette i privilegi
acquisiti, allora lo straniero viene riaccompagnato alla frontiera...
Comunque
resta vero (e per i cristiani dev’essere un motivo di un serio esame
di coscienza!) che l’ospitalità, il senso dell’accoglienza, è uno
dei segni per misurare la reale fedeltà al vangelo delle nostre comunità
cristiane. Le manifestazioni xenofobe, i gesti di intolleranza nei
confronti degli stranieri rivelano il volto anticristiano e
antievangelico di comunità apparentemente cristiane e praticanti.
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Noi predichiamo Cristo a tutta la terra
Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa
(Manila, 29 novembre 1970)
«Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). Io sono mandato da lui, da Cristo stesso per
questo. Io sono apostolo, io sono testimone. Quanto più è lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più urgente è
l'amore che a ciò mi spinge. Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo (cfr. Mt 16, 16). Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito
d'ogni creatura (cfr. Col 1, 15). E' il fondamento d'ogni cosa (cfr. Col 1, 12). Egli è il Maestro
dell'umanità, e il Redentore. Egli è nato, è morto, è risorto per noi. Egli è il centro della storia e del mondo. Egli è colui che ci conosce e che ci ama. Egli è il compagno e
l'amico della nostra vita. Egli è l'uomo del dolore e della speranza. E' colui che
deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, come noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di lui. Egli è la luce, è la verità, anzi egli è «la via, la verità, la vita» (Gv 14, 6). Egli è il pane, la fonte
d'acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete, egli è il pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore e paziente nella sofferenza. Per noi egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore e i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli.
Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare, anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete
cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annunzio: Gesù Cristo è il principio e la fine;
l'alfa e l'omega. Egli è il re del nuovo mondo. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antonomasia il Figlio
dell'uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annunzio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
46,2
Popoli tutti,
battete le mani,
acclamate a Dio con voci di gioia.
Omnes gentes, pláudite mánibus,
iubiláte Deo in
voce exsultatiónis.
Colletta
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione,
fa' che non ricadiamo nelle tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...
Deus, qui, per adoptiónem grátiæ, lucis nos esse fílios voluísti, præsta,
quæsumus, ut errórum non involvámur ténebris, sed in splendóre veritátis
semper maneámus conspícui. Per Dóminum.
Oppure:
Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della croce, pronti a far dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
2 Re 4,8-11.14-16a
Costui
è un uomo di Dio, un santo; rimanga qui.
Dal secondo libro del Re.
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era una donna facoltosa, che l'invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Essa disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare».
Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e vi si coricò.
Eliseo chiese a Giezi suo servo: «Che cosa si può fare per questa donna?».
Il servo disse: «Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; essa si fermò sulla porta. Allora disse: «L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 88
Canterò per sempre la tua misericordia.
Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto: «La mia grazia rimane per sempre» ;
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
Seconda
Lettura Rm 6, 3-4. 8-11
Per
mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte,
perché possiamo camminare in una vita nuova.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte.
Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
Canto
al Vangelo 1
Pt 2,9
Alleluia,
alleluia.
Voi siete
stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa;
proclamate le grandezze di Dio, che vi ha chiamato
dalle tenebre
all'ammirabile sua luce.
Alleluia.
Vangelo
Mt 10, 37-42
Chi
non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me.
Chi accoglie voi, accoglie me.
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Sulle
Offerte
O Dio, che per mezzo dei segni sacramentali compi l'opera della redenzione,
fa' che il nostro servizio sacerdotale sia degno del sacrificio che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.
Deus, qui mysteriórum tuórum dignánter operáris efféctus, præsta,
quæsumus, ut sacris apta munéribus fiant nostra servítia. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
102,1
Anima mia, benedici il Signore:
tutto il mio essere benedica il suo santo nome.
Bénedic,
ánima mea, Dómino,
et ea quæ intra me sunt nómini sancto eius..
Oppure:
Gv
17,20-21
«Padre,
prego per loro,
perché siano una cosa sola,
e il mondo creda che tu mi hai mandato»,
dice il Signore.
Pater,
pro eis rogo, ut ipsi in nobis unum sint,
ut credat mundus quia tu me misísti, dicit Dóminus.
Oppure:
Mt
10,39
«Chi avrà perduto la sua vita a causa mia, la troverà» ,
dice il Signore.
Dopo
la Comunione
La divina
Eucaristia, che abbiamo offerto e ricevuto, Signore, sia per noi principio di vita nuova, perché, uniti a te nell'amore, portiamo frutti che rimangano per sempre. Per Cristo nostro Signore.
Vivíficet nos, quæsumus, Dómine, divína quam obtúlimus et súmpsimus
hóstia, ut, perpétua tibi caritáte coniúncti, fructum qui semper máneat
afferámus. Per Christum.
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