La
Pazienza
Una
tendenza spontanea degli uomini è quella di ripartire l’umanità in due
grandi categorie: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra.
Questa tendenza è presente anche sul piano religioso. Si invocano
benedizioni su di sé, sulla propria famiglia, sulla propria nazione; le
maledizioni colpiscano gli altri, i nemici, quelli che si oppongono.
La
pazienza di Dio...
Da
una lettura superficiale della Bibbia (dei salmi specialmente) si
potrebbe ricavare, forse, l’impressione di un Dio impaziente, che «brucia le tappe». Gli appelli alla vendetta sono assai frequenti (1 Re 18,40; Sal 82 e
108). Ma i passi più notevoli della Bibbia smentiscono questa
impressione. Elia, pieno di zelo geloso, comprende, a sue spese, che Dio
non sta nell’uragano o nel terremoto, ma nella brezza leggera, nel
soffio del vento più delicato (1
Re 19,9.13). Giacomo e Giovanni si sentono rimproverare per il loro
desiderio di far cadere la folgore sui Samaritani che non accolgono Gesù
(Lc 9,51.55; Mt
26,51). La Scrittura è il libro della pazienza divina che sempre
differisce il castigo del suo popolo (Es
32,7-14). I profeti parlano di collera di Dio. Ma la collera non è
l’ultimo e definitivo momento della manifestazione divina: il perdono
vince sempre. Dio è ricco di grazia e di fedeltà ed è sempre
sollecito a ritirare le sue minacce quando Israele si incammina
nuovamente sulla via della conversione (prima lettura).
Gesù
inaugura il regno degli «ultimi tempi», non come giudice che separa i
buoni dai cattivi, ma come pastore universale, venuto prima di tutto per
i peccatori. Non esclude nessuno dal regno: tutti vi sono convocati,
tutti vi possono entrare. In ogni atteggiamento della sua vita, Gesù
incarna la pazienza divina. Nessun peccato può tagliare
irrimediabilmente i ponti con la potenza misericordiosa di Dio
(vangelo).
La
Chiesa, corpo di Cristo, ha per missione di incarnare tra gli uomini la
pazienza di Gesù. Il suo compito quaggiù è di rivelare il vero volto dell’amore. Qui in terra, al grano è
sempre mescolata la zizzania, e la linea di demarcazione tra l’uno e
l’altra non passa attraverso le pagine dei registri parrocchiali o per
i confini delle nazioni, ma nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. Si
deve sempre ricordare che la separazione fra i buoni e i cattivi non si
farà che al di là della morte.
…
di
un Dio misericordioso
Non
c’è dubbio che l’idea che uno si fa di Dio condiziona il suo
comportamento nei confronti di Dio (adorazione, preghiera...), e nei
suoi rapporti col prossimo. Si è portati, cioè, a prolungare verso gli
altri i rapporti che si sono instaurati con Dio. La parola di Dio (prima
lettura e vangelo) porta avanti un discorso molto chiarificatore sul
concetto e sull’immagine di Dio. Dio accetta lo scandalo dell’uomo
limitato, cattivo, e Cristo sembra addirittura provocano con il suo
comportamento, trattando liberamente con buoni e con cattivi, con giusti
e peccatori. Egli non annuncia una comunità di puri e di santi. E
paziente con tutti e lascia ai peccatori il tempo di maturare la propria
conversione.
Anche
lo scandalo di una Chiesa mediocre, peccatrice, compromessa, lontana
dall’ideale evangelico della purezza, della santità, del
disinteresse, non deve turbare. Essendo fatta di uomini e vivendo
immersa nel mondo, la Chiesa corre continuamente il rischio di
contaminarsi col mondo e di veder crescere, all’interno delle sue
file, le piante della zizzania accanto al grano buono. Alcuni cristiani
vorrebbero ricorrere ai mezzi violenti e risolutivi: scomunicare i
membri più deboli, bruciare gli eretici, gettare con violenza le
esigenze del Vangelo in faccia a cristiani e non cristiani con la
politica dell’aut-aut, o con
me o contro di me...
Alla
base di questi atteggiamenti ci sono due distorsioni. Una errata idea di
Dio: un Dio geloso degli uomini, pronto a scagliare i suoi fulmini;
quindi un Dio gretto, meschino, non il Dio Padre misericordioso; una
mancanza di fiducia in Dio e quindi di speranza, che genera paura e
insicurezza.
…
che rispetta i ritmi di crescita e di maturazione
Invece
il regno di Dio tollera i malvagi e i peccatori, perché ha una
incrollabile fiducia nell’azione di Dio che sa attendere la libera
decisione dell’uomo. Papa Giovanni ha scritto: «La dolcezza è
la pienezza della forza».
Non
dunque una accettazione passiva degli avvenimenti e neppure una
qualunquistica bonomia, ma un atteggiamento costruttivo di tolleranza,
di pazienza e di rispetto dei tempi e dei ritmi della crescita, sia
all’interno della vita delle comunità come delle singole persone, ed
una attenzione attiva ai momenti di grazia e ai segni dei tempi che
puntualmente faranno la loro comparsa.
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Non
basta essere chiamati cristiani,
ma bisogna esserlo davvero
Dalla
«Lettera ai cristiani di Magnesia» di sant'Ignazio di Antiochia,
vescovo e martire (Intr.; Capp. 1, 1 5, 2; Funk 1, 191-195)
Ignazio, detto anche Teoforo, alla chiesa benedetta dalla grazia di Dio
Padre, in Cristo Gesù nostro Salvatore: in lui saluto questa chiesa che
è a Magnesia sul Meandro e le auguro di godere ogni bene in Dio Padre e
in Gesù Cristo.
Ho appreso che la vostra carità è perfettamente ordinata secondo Dio.
Ne ho provato grande gioia e ho deciso di rivolgere a voi la parola
nella fede di Gesù Cristo. Insignito di un'altissima onorificenza, cioè
delle catene che porto ovunque con me, canto le lodi delle chiese e
auguro loro l'unione con la carne e lo spirito di Gesù Cristo, nostra
vita eterna, nella fede e nella carità, più desiderabile e preziosa d'ogni bene. Auspico per loro soprattutto
l'unione con Gesù e il Padre.
In lui resisteremo a ogni assalto del principe di questo mondo,
sfuggiremo dalle sue mani e giungeremo a Dio.
Ho avuto la grazia di vedervi nella persona del vostro vescovo Damas,
uomo veramente degno di Dio, dei santi presbiteri Basso e Apollonio e
del diacono Sozione, mio compagno nel servizio del Signore. Possa io
trarre profitto dalla presenza di Sozione, perché è sottomesso al
vescovo come alla grazia di Dio e al collegio dei presbiteri come alla
legge di Gesù Cristo.
Non dovete approfittare della giovane età del vescovo, ma avere per lui
ogni rispetto, considerando l'autorità che gli è stata conferita da
Dio Padre. So che fanno così anche i venerandi presbiteri, che non
abusano della sua evidente età giovanile, ma, da uomini prudenti in
Dio, gli stanno soggetti vedendo in lui non la sua persona, ma il Padre
di Gesù Cristo, vescovo di tutti. Ad onore di colui che ci ama conviene
ubbidire senza ombra di finzione perché altrimenti non si inganna
questo vescovo visibile, ma si cerca di ingannare quello invisibile. Qui
non si tratta di cose che riguardano la carne, ma Dio, che conosce i
segreti dei cuori.
Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero. Ci sono
alcun che hanno si il nome del vescovo sulle labbra, ma poi fanno tutto
senza di lui. Mi pare che costoro non agiscano con retta coscienza,
perché le loro riunioni non sono legittime, secondo il comando del
Signore.
Tutte le cose hanno fine, e due termini ci stanno davanti la vita e la
morte. Ciascuno andrà al posto che gli spetta. Vi sono, per così dire,
due monete, quella di Dio e quella del mondo, e ciascuna porta impresso
il proprio contrassegno. I non credenti hanno l'impronta di questo
mondo, ma i fedeli che sono nella carità portano impressa l'immagine di
Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo. Se noi, con la grazia sua, non
siamo pronti a morire per partecipare alla sua passione, la sua vita non
è in noi.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso
Sal
53,6.8
Ecco, Dio viene in mio aiuto,
il Signore sostiene l'anima mia.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono.
Ecce Deus
ádiuvat me,
et Dóminus
suscéptor est ánimæ meæ.
Voluntárie
sacrificábo tibi, et confitébor nómini tuo,
Dómine, quóniam bonum est.
Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua
grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre
fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Propitiáre, Dómine, fámulis tuis, et clémenter grátiæ tuæ super eos dona
multíplica, ut, spe, fide et caritáte fervéntes, semper in mandátis tuis
vígili custódia persevérent. Per Dóminum.
Oppure:
Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore;
fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della tua Chiesa,
perché si ravvivi la speranza di veder crescere l'umanità nuova, che
il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sap 12,
13. 16-19
Dopo i peccati, tu concedi il pentimento.
Dal libro
della Sapienza
Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose,
perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto.
La tua forza infatti è il principio della giustizia,
e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti.
Mostri la tua forza
quando non si crede nella pienezza del tuo potere,
e rigetti l’insolenza di coloro che pur la conoscono.
Padrone della forza, tu giudichi con mitezza
e ci governi con molta indulgenza,
perché, quando vuoi, tu eserciti il potere.
Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo
che il giusto deve amare gli uomini,
e hai dato ai tuoi figli la buona speranza
che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 85
Tu sei buono, Signore, e perdoni.
Tu
sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.
Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.
Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà.
Seconda Lettura Rm 8, 26-27
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo
infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con
gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo
Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
Canto al Vangelo Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti
rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.
Vangelo
Mt
13, 24-43 (Forma
breve Mt 13,24-30)
Lasciate
che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.
Dal vangelo secondo Matteo
[
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il
regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo
campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della
zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e
fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal
padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme
nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un
nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a
raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la
zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e
l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della
mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in
fasci per bruciarla; il grano invece ri! ponètelo nel mio granaio”». ]
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a
un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è
il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande
delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli
del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito,
che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu
tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad
esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per
mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si
avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel
campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio
dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno.
La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il
diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli.
Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così
avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli,
i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli
che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà
pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Sulle Offerte
O Dio, che nell'unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e
compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica
questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò
che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti.
Per Cristo nostro Signore.
Deus, qui legálium differéntiam hostiárum uníus sacrifícii perfectióne
sanxísti, áccipe sacrifícium a devótis tibi fámulis, et pari
benedictióne, sicut múnera Abel, sanctífica, ut, quod sínguli obtulérunt
ad maiestátis tuæ honórem, cunctis profíciat ad salútem. Per Christum.
Antifona
alla Comunione
Sal 110,4-5
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
buono è il Signore e misericordioso,
egli dà cibo a coloro che lo temono.
Memóriam
fecit mirabílium
suórum
miséricors et miserátor Dóminus;
escam dedit timéntibus se.
Oppure: Ap 3,20
«Ecco, sto alla porta e busso» dice il Signore.
«Se uno ascolta la mia voce e mi apre,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».
Ecce sto ad
óstium et pulso, dicit Dóminus:
si quis
audíerit vocem meam,
et aperúerit
mihi iánuam, intrábo ad illum,
et cenábo
cum illo, et ipse mecum.
Oppure:
Cf Mt 13,38.43
Il buon seme sono i figli del regno,
che alla fine splenderanno come il sole.
Dopo la
Comunione
Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi
santi misteri, e fa' che passiamo dalla decadenza del peccato alla
pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis
cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per
Christum..
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