Il
regno di Dio
Esiste
uno stridente contrasto tra la ricchezza dell’insegnamento biblico sul
«regno» e la povertà dell’idea che se ne formano i cristiani.
L’immagine di regno non richiama quasi più nulla alle nostre menti. E
anche se alcune espressioni continuano a persistere a livello di
vocabolario ecclesiale corrente (edificazione del regno, avvento del
regno...), esse sembrano aver perso il loro dinamismo interiore e un
solido e chiaro contenuto.
Eppure
il regno costituisce l’oggetto primario della predicazione
neotestamentaria. Giovanni Battista e Gesù iniziano la loro
predicazione con l’annuncio di gioia: « Il regno di Dio è vicino ».
La Buona Novella proclamata da Gesù è, in definitiva, la venuta del
regno. Che cosa ci vuol dire Gesù?
Il
progetto salvifico di
Dio
Usando
una espressione altamente evocatrice per il popolo eletto (l’Antico
Testamento contiene già in abbozzo la dottrina del regno!), il Messia
vuole annunciare ad Israele che la lunga attesa è ormai compiuta; le
promesse che costituivano la sostanza e il fondamento della sua speranza
sono diventate ora realtà. Ma nello stesso tempo Gesù vuol correggere
tutta una mentalità che si era sedimentata per secoli nella coscienza
di Israele: il regno di Dio non consiste nella restaurazione della
monarchia davidica, né in una rivalsa di tipo nazionalistico.
Gesù
si inserisce nella linea dei profeti quando paragona il regno da lui
annunciato al tesoro o alla perla preziosa (vangelo), di fronte ai quali
tutto il resto è privo di valore; quando afferma che la Buona Novella
è annunciata ai poveri e si accede a questo regno soltanto assolvendo
ad esigenze assai precise che si riassumono nella parola: conversione,
penitenza.
Paragonando
il regno al seme, al granello, al lievito, Gesù vuol dire che questo
regno è già presente, ma è ancora lontano dalla sua attuazione
definitiva. Il regno si edificherà gradualmente grazie alla fedeltà
dei discepoli al comandamento nuovo dell’amore senza confini.
Si tratta di un regno che non è di questo mondo, anche se la sua
costruzione comincia quaggiù. E’ un regno universale aperto a tutti,
perché è il regno del Padre, comune a tutti gli uomini.
Regno
di Dio e Chiesa
I
temi del regno di Dio e della Chiesa appaiono strettamente legati, ma
non indicano la stessa realtà.
Nella
prospettiva del suo compimento
finale, la Chiesa coincide veramente con il regno; ma nella sua realtà storica e sociologica sulla terra, la Chiesa è soltanto il
terreno privilegiato — e sempre ambiguo a causa del peccato — in cui
il regno lentamente si edifica; questo non si lascia imprigionare in
nessuna realtà sociologica, neppure di carattere religioso, va sempre
al di là di ogni realizzazione concreta in cui si manifesta.
Il
regno di Dio è già presente, come un seme, ma è necessario che
cresca; instaurato da Gesù esso è certamente il compimento
dell’antica speranza, ma è anche una realtà che deve edificarsi
progressivamente su tutta la faccia della terra.
E’
compito dei cristiani essere gli artefici di questa costruzione sotto
l’impulso dello Spirito; essi, come Chiesa, sono prima di tutto a
servizio del regno. Dopo i primi tempi la Chiesa ha capito che il regno
non è oggetto di attesa passiva, ma che per diventare la realtà
definitiva, di cui si possiede la caparra, esige l’impegno costante ed
attivo di tutti. Nel regno di Dio tutto è già
compiuto, ma tutto deve ancora
compiersi e si compie ogni giorno con l’intervento congiunto, in
Cristo Gesù, di Dio e degli uomini.
La
Chiesa, germe e inizio dei regno
Un
pericolo per i cristiani di ieri è stato quello di identificare il
regno di Dio con l’istituzione-Chiesa; oggi sembra verificarsi il
pericolo contrario, quello cioè di dimenticare che la Chiesa, che
certamente non si identifica col regno, tuttavia «di questo regno
costituisce in terra il germe e l’inizio» (LG
5).
Una
certa evangelizzazione, sensibile ai valori umani, si sforza di
inserirsi sempre più profondamente nella vita, nella situazione e
cultura umana; ma inclina a rimandare ad un futuro, non facilmente
prevedibile, l’invito alla conversione, la predicazione del messaggio,
la proposta di un inserimento pieno nella Chiesa, per rispetto ai tempi
di maturazione e ai ritmi lenti della conversione. Il pericolo è in una
falsa concezione della missione della Chiesa e nell’inconscio
tentativo riduttivo del cristianesimo. Certa catechesi, per esempio, per
essere fedele all’uomo, non è più fedele a Dio, e tradisce così la
radicale fedeltà all’uomo la cui vocazione coincide con il progetto
di Dio.
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Sovrabbondo
di gioia in ogni tribolazione
Dalle
«Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo,
vescovo (Om. 14, 1-2; PG 61, 497-499)
Paolo riprende il discorso sulla carità, moderando l'asprezza del
rimprovero. Dopo avere infatti biasimato e rimproverato i Corinzi per il
fatto che, pur amati, non avevano corrisposto all'amore, anzi erano
stati ingrati e avevano dato ascolto a gente malvagia, mitiga il
rimprovero dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori» (2 Cor 7, 2), cioè
amateci. Chiede un favore assai poco gravoso, anzi più utile a loro che
a lui. Non dice «amate», ma con squisita delicatezza: «Fateci posto
nei vostri cuori». Chi ci ha scacciati, sembra chiedere, dai vostri
cuori? Chi ci ha espulsi? Per quale motivo siamo stati banditi dal
vostro spirito? Dato che prima aveva affermato: «E' nei vostri cuori
invece che siete allo stretto» (2 Cor 6, 12), qui esprime lo stesso
sentimento dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori». Così li attira
di nuovo a sé. Niente spinge tanto all'amore chi è amato quanto il
sapere che l'amante desidera ardentemente di essere corrisposto.
«Vi ho già detto poco fa, continua, che siete nel nostro cuore per
morire insieme e insieme vivere» (2 Cor 7, 3). Espressione massima dell'amore di Paolo: benché disprezzato, desidera vivere e morire con
loro. Siete nel nostro cuore non superficialmente, in modo qualsiasi, ma
come vi ho detto. Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del
pericolo: non è così per me.
«Sono pieno di consolazione» (2 Cor 7, 4). Di quale consolazione? Di
quella che mi viene da voi: ritornati sulla buona strada mi avete
consolato con le vostre opere. E' proprio di chi ama prima lamentarsi
del fatto che non è amato, poi temere di recare afflizione per
eccessiva insistenza nella lamentela. Per questo motivo aggiunge: «Sono
pieno di consolazione, pervaso di gioia».
In altre parole: sono stato colpito da grande dispiacere a causa vostra,
ma mi avete abbondantemente compensato e recato gran sollievo; non avete
solo rimosso la causa del dispiacere, ma mi avete colmato di più
abbondante gioia.
Paolo manifesta la sua grandezza d'animo non fermandosi a dire
semplicemente «sovrabbondo di gioia», ma aggiungendo anche «in ogni
mia tribolazione». E' così grande il piacere che mi avete arrecato che
neppure la più grande tribolazione può oscurarlo, anzi è tale da
farmi dimenticare con l'esuberanza della sua ricchezza, tutti gli
affanni che mi erano piombati addosso e ha impedito che io ne rimanessi
schiacciato.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
67,6-7.36
Dio sta nella sua santa dimora;
ai derelitti fa abitare una casa,
e dà forza e vigore al suo popolo.
Deus in loco sancto
suo;
Deus qui inhabitáre
facit unánimes in domo,
ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.
Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...
Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum,
multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis
transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...
Oppure:
O Padre, fonte di sapienza, che ci hai rivelato in Cristo il tesoro nascosto e la perla preziosa, concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo apprezzare fra le cose del mondo il valore inestimabile del tuo regno, pronti ad ogni rinunzia per l'acquisto del tuo dono. Per il nostro Signore...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
1 Re 3, 5. 7-12
Hai
domandato per te di comprendere.
Dal primo libro dei Re
In
quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la
notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al
posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come
regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo
numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo
servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e
sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo
popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa.
Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te
molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita
dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare,
ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e
intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 118
Quanto amo la tua legge, Signore!
La mia parte
è il Signore:
ho deciso di osservare le tue parole.
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.
Il tuo amore sia la mia consolazione,
secondo la promessa fatta al tuo servo.
Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,
perché la tua legge è la mia delizia.
Perciò amo i tuoi comandi,
più dell’oro, dell’oro più fino.
Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti
e odio ogni falso sentiero.
Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici.
Seconda
Lettura Rm 8, 28-30
Ci
ha predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai
Romani
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio,
per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a
essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito
tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati;
quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha
giustificato, li ha anche glorificati.
Canto
al Vangelo
Cf
Mt 11,25
Alleluia,
alleluia.
Ti
rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.
Vangelo Mt 13, 44-52
(Forma breve
13, 44-56)
Vende
tutti i suoi averi e compra quel campo.
Dal
vangelo secondo Matteo
[
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo
trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e
compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi
averi e la compra.
]
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che
raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a
riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e
buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli
angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace
ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse
loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è
simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose
antiche».
Sulle
Offerte
Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità
senza fine. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus,
ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis
vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant.
Per Christum.
Antifona
alla Comunione
Sal
102.2
Anima mia, benedici il Signore:
non dimenticare tanti suoi benefici.
Bénedic,
ánima mea, Dómino,
et noli oblivísci omnes retributiónes eius.
Oppure: Mt
5,7-8
Beati
i misericordiosi:
essi troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore:
essi vedranno Dio.
Beáti
misericórdes,
quóniam ipsi
misericórdiam consequéntur.
Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.
Oppure:
Mt
13,49
«Alla fine del mondo verranno gli angeli
e separeranno i cattivi dai buoni», dice il Signore.
Dopo
la Comunione
O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio,
fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Súmpsimus, Dómine, divínum sacraméntum, passiónis Fílii tui memoriále
perpétuum; tríbue, quæsumus, ut ad nostram salútem hoc munus profíciat, quod
ineffábili nobis caritáte ipse donávit. Qui vivit..
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