Il
perdono
Il
giudaismo conosceva già il dovere del perdono
delle offese, ma si trattava di una conquista recente, che riusciva
ad imporsi soltanto con la compilazione di tariffe
precise. La grettezza umana è sempre sollecita a ricercare una
misura, una norma che le dia soddisfacimento. Perdonare, sì, ma quante
volte? I rabbini, per sottolineare la liberalità di Dio, dicevano che
egli perdona tre volte; le scuole rabbiniche esigevano dai loro
discepoli di perdonare un certo numero di volte alla moglie, ai figli,
ai fratelli, ecc., e questo tariffario variava da scuola a scuola.
Pietro domanda a Gesù quale sia il suo tariffario.
Settanta
volte sette
Gesù
aveva detto di amare i propri nemici, e di pregare per quelli che ci
perseguitano per essere figli del Padre che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni
e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt
5,44-45). Nel Padre nostro aveva
insegnato a pregare: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li
rimettiamo ai nostri debitori». Pietro, che dal contatto con Gesù ha
capito che le misure fino allora
ritenute valide ora non servono più, abbozza una risposta: «Fino
a sette volte?». E più del doppio di tre, ed inoltre è un bel numero
di valore simbolico che richiama la completezza. Gesù formula la sua
risposta riprendendo il bel numero simbolico, ma in una moltiplicazione
tale da proporre una completezza senza limiti. Bisogna
perdonare sempre.
La
parabola che segue dà ragione di questo dovere di perdonare senza
limiti. Il senso della parabola è che Dio perdona gratuitamente
il peccato a chi gli chiede perdono, dimostrando una benevolenza nei
confronti dei peccatori assolutamente disinteressata. In conseguenza di
questa esperienza del perdono di Dio l’uomo deve imparare a perdonare
i propri fratelli, sia perché queste offese sono nulla di fronte alla
gravità del peccato, sia perché per primo egli ha fruito del perdono
di Dio.
Il
perdono cristiano può cambiare il volto della storia
Il
perdono delle offese e l’amore verso i nemici costituiscono una delle
caratteristiche più vistose e più nuove della morale evangelica. Ma,
come spesso capita, quanto più grande è l’esigenza, quanto più alta
è la mèta indicata, tanto più meschina e povera appare la
realizzazione nella vita pratica.
Quanto
ha influito la dottrina evangelica del perdono delle offese sulla vita e
sul comportamento pratico dei cristiani? Bisogna dire che tanti
cristiani lungo la storia della Chiesa hanno preso sul serio la parola
di Gesù, e l’agiografia cristiana è piena di esempi sublimi di amore
e di gesti eroici di perdono e riconciliazione. Se oggi si parla, sempre
più spesso, di pace, di disarmo, di soluzione pacifica delle
controversie internazionali, anzi di cooperazione vicendevole e di aiuto
ai popoli in via di sviluppo... bisogna riconoscere che molti cristiani
hanno contribuito alla diffusione e alla maturazione di questi ideali
del cristianesimo.
Il
Vangelo ha avuto una importanza capitale nella educazione dei popoli
dell’Occidente, e molte idee, istanze e stimoli positivi portati
avanti da sistemi che pure combattono il cristianesimo, sono nati da una
cultura di matrice cristiana e fortemente marcata dallo spirito
evangelico.
Ma
la storia dei popoli, anche di quelli cristiani, è piena di
testimonianze negative: guerre, contese, stragi, vendette, ingiustizie,
guerre di religione, conquiste coloniali; e oggi: l’imperialismo
economico, lo sfruttamento del terzo mondo, l’industria della guerra e
della morte. La responsabilità dei cristiani di fronte al Vangelo e ai
fratelli non ancora illuminati dalla luce della fede è enorme. Le
controtestimonianze smentiscono sul piano dei fatti ogni sforzo di
evangelizzazione e compromettono la credibilità stessa del Vangelo.
Spezzare
la catena dell’odio
L’iniziativa
della riconciliazione viene da Dio, e la Chiesa e i cristiani devono
essere gli operatori della pace nel mondo, devono creare un clima di
riconciliazione, di perdono, di incontro, di fraternità in tutti i
settori e a tutti i livelli, da quello internazionale fino alle piccole
relazioni di vicinato e di lavoro, tra gli sposi, tra i figli, nei
rapporti tra lavoratori e datori di lavoro, tra poveri e ricchi. Non
c’è relazione umana, per piccola che sia, che non possa trovare un
miglioramento attraverso la riconciliazione e il perdono. La spirale
della violenza invoca l’amore cristiano, di cui un momento importante
è il perdono. Solo con l’amore è possibile formare una comunità,
anche quella nazionale.
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Pastori
siamo, ma prima cristiani
Inizio
del «Discorso sui pastori» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 46, 1-2; CCL 41, 529-530)
Ogni nostra speranza è posta in Cristo. E' lui tutta la nostra salvezza
e la vera gloria. E' una verità, questa, ovvia e familiare a voi che vi
trovate nel gregge di colui che porge ascolto alla voce di Israele e lo
pasce. Ma poiché vi sono dei pastori che bramano sentirsi chiamare
pastori, ma non vogliono compiere i doveri dei pastori, esaminiamo che
cosa venga detto loro dal profeta. Voi ascoltatelo con attenzione, noi
lo sentiremo con timore.
«Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell'uomo, profetizza
contro i pastori di Israele predici e riferisci ai pastori d'Israele»
(Ez 34, 1-2). Abbiamo ascoltato or ora la lettura di questo brano,
quindi abbiamo deciso di discorrerne un poco con voi. Dio stesso ci
aiuterà a dire cose vere, anche se non diciamo cose nostre. Se
dicessimo infatti cose nostre saremmo pastori che pascono se stessi, non
il gregge; se invece diciamo cose che vengono da lui, egli stesso vi
pascerà, servendosi di chiunque.
«Dice il Signore Dio: Guai ai pastori di Israele che pascono se stessi!
I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?» (Ez 34, 2), cioè i
pastori non devono pascere se stessi, ma il gregge. Questo è il primo
capo di accusa contro tali pastori: essi pascono se stessi e non il
gregge. Chi sono coloro che pascono se stessi? Quelli di cui l'Apostolo
dice: «Tutti infatti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù
Cristo» (Fil 2, 21).
Ora noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto
in questo ufficio — di cui dobbiamo rendere conto, e che conto! —
dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo
cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Il fatto di essere
cristiani riguarda noi stessi; l'essere posti a capo invece riguarda
voi.
Per il fatto di essere cristiani dobbiamo badare alla nostra utilità,
in quanto siamo messi a capo dobbiamo preoccuparci della vostra
salvezza.
Forse molti semplici cristiani giungono a Dio percorrendo una via più
facile della nostra e camminando tanto più speditamente, quanto minore
è il peso di responsabilità che portano sulle spalle. Noi invece
dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come
cristiani, ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell'esercizio
del nostro ministero, come pastori.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Cf
Sir 36,15-16
Da', o Signore, la pace
a coloro che sperano in te;
i tuoi profeti siano trovati degni di fede;
ascolta la preghiera dei tuoi fedeli
e del tuo popolo, Israele.
Da pacem,
Dómine, sustinéntibus te,
ut prophétæ
tui fidéles inveniántur;
exáudi preces servi tui, et plebis tuæ Israel.
Colletta
O Dio, che hai creato e governi l'universo, fa' che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore...
Réspice nos, rerum ómnium Deus creátor et rector, et, ut tuæ propitiatiónis
sentiámus efféctum, toto nos tríbue tibi corde servíre. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio di giustizia e di amore, che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli, crea in noi un cuore nuovo a immagine del tuo Figlio, un cuore sempre più grande di ogni offesa, per ricordare al mondo come tu ci ami. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sir 27, 30 - 28,
9
Perdona
l'offesa al tuo prossimo e
per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Dal libro del Siràcide
Rancore e
ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 102
Il Signore è buono e grande nell'amore.
Benedici il
Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Seconda
Lettura Rm 14, 7-9
Sia
che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai
Romani
Fratelli,
nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se
noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il
Signore dei morti e dei vivi.
Canto
al Vangelo Gv
13,34
Alleluia,
alleluia.
Vi do un
comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.
Vangelo
Mt 18, 21-35
Non
ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio
fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?
Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette
volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i
conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli
fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui
non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui
con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito.
Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi
pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione
di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva
cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo:
“Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo
pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non
volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato
il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e
andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone
fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho
condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche
tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.
Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse
restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di
cuore, ciascuno al proprio fratello».
Sulle
Offerte
Accogli con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo popolo, e ciò che ognuno offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.
Propitiáre, Dómine, supplicatiónibus nostris, et has oblatiónes
famulórum tuórum benígnus assúme, ut, quod sínguli ad honórem tui
nóminis obtulérunt, cunctis profíciat ad salútem. Per Christum..
Antifona
alla Comunione Sal
35,8
Quanto è preziosa la tua misericordia, o Dio!
Gli uomini si rifugiano all'ombra delle tue ali.
Quam
pretiósa est misericórdia tua,
Deus! Fílii hóminum sub umbra alárum tuárum confúgient.
Oppure:
Cf
1 Cor 10,16
Il
calice della benedizione che noi benediciamo,
è comunione con il sangue di Cristo;
e il pane che spezziamo
è comunione con il corpo di Cristo.
Calix benedictiónis, cui benedícimus,
communicátio Sánguinis Christi est; et panis,
quem frángimus, participátio Córporis Dómini est.
Oppure:
Cf
Mt 18,35
«Il Padre mio non perdonerà a voi,
se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
Dopo
la Comunione
La potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l'azione del tuo Santo Spirito. Per Cristo nostro Signore.
Mentes
nostras et córpora possídeat, quæsumus, Dómine, doni cæléstis operátio, ut
non noster sensus in nobis, sed eius prævéniat semper efféctus. Per Christum..
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