Cristo
Signore dei Tempi e degli Uomini
Dal
vangelo e dalla prima lettura emerge la figura di Cristo come pastore e
re, e quindi la sua regalità che si estende e si esercita sull’umanità.
L’universo di cui egli è re è costituito dalla totalità degli uomini. La
seconda lettura allarga la prospettiva: l’universo comprende ogni cosa
che sarà sottomessa a Dio Padre e viene redenta in rapporto a Cristo. Si
ha qui una visione cosmica della regalità di Cristo.
Cristo, punto
focale dei desideri della storia
Questa prospettiva è fatta propria dal Vaticano II, che conclude
il capitolo «La missione della Chiesa nel mondo contemporaneo» della
«Gaudium et Spes» con un
paragrafo (n. 45) intitolato appunto «Cristo alfa e omega»:
«Infatti il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è
stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui,
l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale.
Il Signore è il fine della storia umana, “il punto focale dei
desideri della storia e della civiltà”, il centro del genere umano,
la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è
colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla
sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Nel suo Spirito
vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale
perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del
suo amore: “Ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo
come quelle della terra” (Ef 1,10).
Dice il Signore stesso: “Ecco, io vengo presto, e porto con me
il premio, per retribuire ciascuno secondo le opere sue. Io sono
l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine” (Ap 22, 12-13)».
Ma questa convergenza di tutto l’universo in Cristo Signore, non
è un fatto meccanico: è il
frutto di una intensa attività degli uomini per la costruzione
dell’umanità e del mondo, attività che viene sollecitata
dall’amore divino mostrato in Cristo. Il regno di Dio si è
manifestato in Cristo come amore che libera i «poveri dinanzi a Dio»
(Mt 5,3), vale a dire i
peccatori, gli emarginati, i disperati del corpo e dello spirito. Questo
amore reso contemporaneo e attuale nella pratica delle opere di
misericordia (vangelo) non si esaurisce nel presente, ma lo trascende,
proiettandosi nel futuro come «giudizio finale». Di fronte al Padre,
Gesù salva, per la vita eterna, coloro che lo hanno testimoniato (Mt
10,32), gli ubbidienti a lui (Mt
7,21s), coloro che sono vissuti come veri discepoli in una carità
sempre disponibile al perdono (Mt 6,l4ss)
e alla misericordia (Mt 5,7),
e perseveranti sino alla fine (Mt 24,13).
Cristo, pienezza
delle aspirazioni dell’uomo
L’uomo moderno è un uomo sempre più conscio delle sue
possibilità e del suo dominio sul mondo. Come far comprendere a
quest’uomo che senza Gesù non può fare nulla? E in che senso e su
che piano questo va inteso? A tali domande c’è un’unica risposta: i
cristiani, che convivono con gli altri uomini, devono dare testimonianza
dell’intimo legame che unisce concretamente la consistente verità
delle realtà umane e la fede vivente in Gesù Cristo. Ubbidendo fino
alla morte sulla croce, mettendo in pratica le beatitudini, entrando
nella corrente universale dell’amore operoso (espresso nel vangelo
dalle opere di misericordia) il cristiano lavora direttamente a
restituire le realtà create alla loro verità e alla loro consistenza
di creature.
La regalità di Cristo raggiunge direttamente le coscienze degli
uomini e, per esse, si esercita su tutte le realtà create, rendendo
l’uomo più libero di quanto lo era prima, meno gravato dal peccato e
dalla schiavitù, più capace di esercitare rettamente sull’universo
il dominio che egli detiene.
Cristo, capo
dell’umanità nuova
Bisogna che il cristiano stesso cominci a percepire e ad
approfondire l’intimo legame di cui si è parlato. Su questo piano
c’è tutta una educazione da rifare, perché numerosi cristiani oggi
non vedono più a quale titolo Gesù Cristo intervenga nella loro vita,
come la animi dall’interno con una carica di amore e di servizio.
Quando questo sarà fatto, la testimonianza che i cristiani, che
convivono con gli altri uomini, rendono a Gesù Cristo, riprenderà
tutta la sua forza.
Il cristiano apparirà al non
cristiano come un uomo appassionato della verità dell’uomo, della sua
integrale promozione; e riflettendo su questo forse il non cristiano
scoprirà che il cristiano ha ricevuto da Gesù Cristo questa passione
per l’uomo.
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Venga
il tuo regno
Dall'opuscolo
«La preghiera» di Origène, sacerdote (Cap. 25; PG 11, 495-499)
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non
viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o
eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché
assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore
(cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il
regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e
giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna
nell'anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio
che in lui abita. Così l'anima del santo diventa proprio come una
città ben governata. Nell'anima dei giusti è presente il Padre e col
Padre anche Cristo, secondo quell'affermazione: «Verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere
giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma
l'Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i
suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in
tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci.
Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata
dalla presenza del
Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo
nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio
non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto
tra la giustizia e l'iniquità né unione tra la luce e le tenebre né
intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2 Cor 6, 14-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il
peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre
« membra che appartengono alla terra» ( Col 3, 5). Facciamo frutti
nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso
spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi
Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi
desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si
trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e
così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso.
Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima
nemica sarà distrutta la morte» (1 Cor 25, 26). Allora Cristo potrà
dire dentro di noi: «Dov'è , o morte, il tuo pungiglione? Dov'è , o
morte, la tua vittoria? » ( Os 13, 14; 1 Cor 15, 55). Fin d'ora perciò
il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di «
incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra
dell'immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54). Così regnando Dio in noi,
possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Ap
5,12; 1,6
L'Agnello immolato
è degno di ricevere potenza
e ricchezza e sapienza e forza e onore:
a lui gloria e potenza nei secoli, in eterno.
Dignus est
Agnus, qui occísus est,
accípere
virtútem et divinitátem
et
sapiéntiam et fortitúdinem et honórem.
Ipsi glória et impérium in sæcula sæculórum.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell'universo,
fa' che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per il nostro Signore...
Omnípotens sempitérne Deus, qui in dilécto Fílio tuo, universórum Rege,
ómnia instauráre voluísti, concéde propítius, ut tota creatúra, a servitúte
liberáta, tuæ maiestáti desérviat ac te sine fine colláudet. Per Dóminum...
Oppure:
O Padre, che hai posto il tuo Figlio come unico re e pastore di tutti gli uomini, per costruire nelle tormentate vicende della storia il tuo regno d'amore, alimenta in noi la certezza di fede, che un giorno, annientato anche l'ultimo nemico, la morte, egli ti consegnerà l'opera della sua redenzione, perché tu sia tutto in tutti. Egli è
Dio, e vive e regna con te ...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Ez
34,11-12.15-17
Voi
siete mio gregge: io giudicherò tra pecora e pecora.
Dal libro del
profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le
passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando
si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò
in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano
disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo
del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile
quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura
della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e
pecora, fra montoni e capri.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non
manco di nulla..
Il
Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda
Lettura 1 Cor 15,20-26a.28
Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai
Corinzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà
anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così
in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua
venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà
il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni
Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici
sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà
sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in
tutti.
Canto
al Vangelo
Mc 11,9.10
Alleluia,
alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.
Vangelo
Mt
25,31-46
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli
con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno
radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il
pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra
e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite,
benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi
avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero
in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da
bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo
e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e
siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi
dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi
angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto
sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto,
nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete
visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto
affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti
abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico:
tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non
l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita
eterna».
Sulle
Offerte
Accetta, o Padre, questo sacrificio di riconciliazione, e per i meriti del Cristo tuo Figlio concedi a tutti i popoli il dono dell'unità e della pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Hóstiam tibi, Dómine, humánæ reconciliatiónis offeréntes, supplíciter
deprecámur, ut ipse Fílius tuus cunctis géntibus unitátis et pacis dona
concédat. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.
Prefazio
Cristo sacerdote e re dell'universo.
E’
veramente cosa buona e giusta,
nostro
dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre e in ogni luogo
a
te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Tu
con olio di esultanza
hai
consacrato Sacerdote eterno
e
Re dell’universo il tuo unico Figlio,
Gesù
Cristo nostro Signore.
Egli,
sacrificando se stesso
immacolata
vittima di pace sull’altare della Croce,
operò
il mistero dell’umana redenzione;
assoggettate
al suo potere tutte le creature,
offrì
alla tua maestà infinita il regno eterno e universale:
regno
di verità e di vita, regno di santità e di grazia,
regno
di giustizia, di amore e di pace.
E
noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai
Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo
con voce incessante l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo il Signore ...
Vere dignum
et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et
ubíque grátias ágere: Dómine,
sancte
Pater, omnípotens ætérne Deus:
Qui Unigénitum Fílium
tuum,
Dóminum nostrum Iesum
Christum,
Sacerdótem
ætérnum et universórum Regem,
óleo
exsultatiónis unxísti:
ut, seípsum
in ara crucis hóstiam immaculátam
et pacíficam ófferens,
redemptiónis humánæ
sacraménta perágeret:
et, suo subiéctis
império ómnibus creatúris,
ætérnum et universále
regnum imménsæ tuæ tráderet maiestáti:
regnum veritátis et
vitæ;
regnum sanctitátis et
grátiæ; regnum iustítiæ, amóris et pacis.
Et ídeo cum
Angelis et Archángelis,
cum Thronis
et Dominatiónibus,
cumque omni
milítia cæléstis exércitus,
hymnum
glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona
alla Comunione
Sal
28,10-11
Re in eterno siede il Signore:
benedirà il suo popolo nella pace.
Sedébit
Dóminus Rex in ætérnum;
Dóminus benedícet pópulo suo in pace.
Oppure:
Cf
Mt 25,31-32
«Il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria
per giudicare tutte le genti».
Dopo
la Comunione
O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane della vita immortale,
fa' che obbediamo con gioia a Cristo, Re dell'universo, per vivere senza fine con lui nel suo regno glorioso. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Immortalitátis alimóniam consecúti, quæsumus, Dómine, ut, qui Christi Regis
universórum gloriámur obodíre mandátis, cum ipso in cælésti regno sine fine
vívere valeámus. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.
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