Il
cammino della fede
La
descrizione profetica del ritorno gioioso degli esuli in patria (1a
lettura) è letta dalla liturgia in chiave evangelica. È Gesù Cristo
che chiama tutti, anche i deboli, gli zoppi, i ciechi al grande ritorno
e li colma di consolazione e di gioia.
Tra le righe della 1a lettura diventa, così, facile leggere, come in
filigrana, i tratti della conversione alla quale siamo noi pure chiamati
continuamente. Essa è un ritorno: si tratta di fare a ritroso il
cammino percorso nell’allontanarci da Dio. È la liberazione da una
schiavitù umiliante, la riscoperta di una gioia, prima dimenticata:
quella di sentirci circondati dalle braccia amorose del Padre che ci
accoglie di nuovo nel suo amore.
Se la 1a lettura mette in evidenza un aspetto dell'itinerario della
conversione, quello della gratuita e preveniente iniziativa di Dio, il
vangelo sottolinea la partecipazione e la risposta attiva dell'uomo,
proponendo la guarigione del cieco nel quadro di un rituale catecumenale,
del quale descrive le tappe successive.
L'iniziazione alla fede
Questa incomincia con una manifestazione di Gesù nella vita dell'uomo:
è necessario che Cristo passi di là
(cf Mt 20,30). Ma questa manifestazione è misteriosa: il cieco
che rappresenta l'uomo sulla via della fede, non vede Gesù; intuisce
soltanto la presenza del Signore negli avvenimenti (v. 47a), ma esprime
già la sua fede rimettendosi alla iniziativa salvifica di Dio (v. 47b).
Questa apertura a Dio è subito contestata dal mondo che lo circonda (v.
48a) ed è necessario tutto il coraggio per mantenere il proposito di
apertura all'uomo-Dio (v. 48b).
Il candidato alla fede si sente così oggetto della attenzione di alcuni
che gli rivelano la chiamata di Dio, lo incoraggiano e lo invitano a
convertirsi («alzarsi» o risuscitare, e «gettare via il mantello» o
spogliarsi del vecchio uomo: vv. 49 e 50). Allora si intreccia il
dialogo finale: «Che vuoi?...» (v. 51). Si tratta dell'impegno
definitivo, presentato sotto forma di domanda e di risposta, per mettere
bene in risalto la libertà totale delle due parti che contraggono
l'alleanza.
Infine, la vista è restituita al cieco come una visione della fede (vv.
51-52) che lo impegna immediatamente a «seguire» Cristo
«per la strada».
Il
cammino della fede non è mai facile
Seguire la chiamata di Dio ha sempre voluto dire lasciare qualcosa
dietro di sé, andare verso l'ignoto (Abramo), rinnegare la logica della
carne e delle sicurezze umane per affidarsi totalmente al Dio delle
promesse.
Questo diventa più difficile oggi. Se nel passato la fede poteva
costituire una spiegazione o una interpretazione dell'universo, un luogo
di sicurezza di fronte alle assurdità della storia e al mistero del
mondo, oggi non è più così. «I movimenti di idee, il progresso
tecnologico, la espansione dei consumi, la mobilità migratoria e
turistica, l'urbanizzazione crescente e caotica con le conseguenti
enormi difficoltà di integrazione comunitaria, l'aggressione della
pubblicità, l'instabilità politica, economica e sociale, con tutti i
problemi connessi, concorrono ad acuire la lacerazione interiore, ancor
più sensibile negli uomini di cultura. In questo quadro la carenza di
una fede cosciente e robusta, favorisce il dissolversi della religiosità,
sino ad una rottura totale con la pratica religiosa» (Documento
dell'Episcopato Italiano, La fede oggi, 1971).
Non c'è più posto per una fede anonima
In un mondo come il nostro non c'è più posto per una fede anonima,
formalistica, ereditaria. È necessaria una fede fondata sull'
approfondimento della parola di Dio, sulla scelta e sulle convinzioni
personali. Una fede consapevolmente abbracciata e non passivamente
ricevuta in eredità.
Tutto questo comporta un nuovo modo di affrontare il problema della
iniziazione cristiana, un nuovo modo di considerare l'evangelizzazione e
la sacramentalizzazione.
Un immenso campo di azione si apre alla pastorale in genere e a quella,
catechistica in particolare. Il cristiano dovrà percorrere (o
ripercorrere, se si tratta di un adulto) non tanto un cammino fatto di
tappe e di gesti sacramentali, quanto piuttosto un itinerario di fede,
un catecumenato restaurato, senza del quale non hanno senso né
efficacia i gesti sacramentali donati a scadenze fisse.
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Dio
ordina il mondo con armonia e concordia
e fa del bene a tutti
Dalla
«Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
(Capp. 19, 2 - 20, 12; Funk, 1, 87-89)
Fissiamo lo sguardo sul padre e creatore di tutto il mondo e
immedesimiamoci intimamente con i suoi magnifici e incomparabili doni di
pace e con i suoi benefici. Contempliamolo nella nostra mente e
scrutiamo con gli occhi dell'anima il suo amore così longanime.
Consideriamo quanto si dimostri benigno verso ogni sua creatura.
I cieli, che si muovono sotto il suo governo, gli sono sottomessi in
pace; il giorno e la notte compiono il corso fissato da lui senza
reciproco impedimento. Il sole, la luce e il coro degli astri percorrono
le orbite prestabilite secondo la sua disposizione senza deviare dal
loro corso, e in bell'armonia. La terra, feconda secondo il suo volere,
produce a suo tempo cibo abbondante per gli uomini, le bestie e tutti
gli esseri animati che vivono su di essa, senza discordanza e mutamento
alcuno per rapporto a quanto egli ha stabilito. Gli stessi ordinamenti
regolano gli abissi impenetrabili e le profondità della terra. Per suo
ordine il mare immenso e sconfinato si raccolse nei suoi bacini e non
oltrepassa i confini che gli furono imposti, ma si comporta così come
Dio ha ordinato. Ha detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui si
infrangerà l'orgoglio delle tue onde» (Gb 38, 11). L'oceano
invalicabile per gli uomini e i mondi che si trovano al di là esso sono
retti dalle medesime disposizioni del Signore.
Le stagioni di primavera, d'estate, d'autunno e d'inverno si succedono
regolarmente le une alle altre. Le masse dei venti adempiono il loro
compito senza ritardi e nel tempo assegnato. Anche le sorgenti perenni,
create per il nostro godimento e la nostra salute, offrono le loro acque
ininterrottamente per sostentare la vita degli uomini. Persino gli
animali più piccoli si stringono insieme nella pace e nella concordia.
Tutto questo il grande creatore e Signore di ogni cosa ha comandato che
si facesse in pace e concordia, sempre largo di benefici verso tutti, ma
con maggiore abbondanza verso di noi che ricorriamo alla sua
misericordia per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. A lui la gloria
e l'onore nei secoli dei secoli. Amen.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
104,3-4
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
Lætétur cor
quæréntium Dóminum.
Quærite Dóminum, et
confirmámini,
quærite fáciem eius semper.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa' che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore...
Omnípotens sempitérne Deus, da nobis fídei, spei et caritátis augméntum, et,
ut mereámur ássequi quod promíttis, fac nos amáre quod præcipis. Per Dóminum...
Oppure:
O Dio, luce ai ciechi e gioia ai tribolati, che nel tuo Figlio unigenito ci hai dato il sacerdote giusto e compassionevole verso coloro che gemono nell'oppressione e nel pianto, ascolta il grido della nostra preghiera:
fa' che tutti gli uomini riconoscano in lui la tenerezza del tuo amore di Padre e si mettano in cammino verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Ger 31, 7-9
Riporterò tra le
consolazioni il cieco e lo zoppo.
Dal libro del profeta Geremia
Così
dice il
Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
"Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d'Israele".
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d'acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».
Salmo
Responsoriale
Dal Salmo 125
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte
di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Seconda
Lettura
Eb 5, 1-6
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchìsedek.
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni
sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito
tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i
peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono
nell'ignoranza e nell'errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A
causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se
stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio,
come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di
sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho
generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote
per sempre, secondo l'ordine di Melchìsedek».
Canto
al Vangelo Gv 8,12
Alleluia,
alleluia.
Il salvatore nostro Cristo
Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.
Vangelo Mc 10, 46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo!
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù partiva
da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo,
Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che
era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù,
abbi pietà di me! ».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».
Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli,
gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli
rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua
fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Sulle
Offerte
Guarda, Signore, i doni che ti presentiamo: quest'offerta, espressione del nostro servizio sacerdotale, salga fino a te
e renda gloria al tuo nome. Per Cristo nostro Signore.
Réspice, quæsumus, Dómine, múnera quæ tuæ offérimus maiestáti, ut, quod
nostro servítio géritur, ad tuam glóriam pótius dirigátur. Per Christum..
Antifona
alla Comunione Sal
19,6
Esulteremo per la tua salvezza
e gioiremo nel nome del Signore, nostro Dio.
Lætábimur in
salutári tuo,
et
in nómine Dei nostri magnificábimur.
Oppure:
Ef
5,2
Cristo
ci ha amati:
per noi ha sacrificato se stesso, offrendosi a Dio
in sacrificio di soave profumo.
Christus diléxit nos,
et trádidit
semetípsum pro nobis,
oblatiónem Deo in odórem suavitátis.
Oppure:
Mc
10,51-52
«Signore, fa' che io veda!».
«Và: la tua fede ti ha salvato».
Dopo
la Comunione
Signore, questo sacramento della nostra fede compia in noi ciò che esprime e ci ottenga il possesso delle realtà eterne, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Perfíciant in nobis, Dómine, quæsumus, tua sacraménta quod cóntinent, ut,
quæ nunc spécie gérimus, rerum veritáte capiámus. Per Christum..
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