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Liturgia della V Domenica del Tempo Ordinario - Anno C * |
Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA |
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V
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
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LETTURE:
Is
6,1-2,3-8; Sal 137;
1
Cor 15,1-11;
Lc
5,1-11 |
Una Comunità di Inviati |
Per annunciare Dio bisogna averlo «conosciuto». Per conoscere Dio bisogna che lui si «riveli». Dio non possiamo raggiungerlo con i nostri sillogismi, rinchiuderlo nei nostri ragionamenti. La rivelazione di Dio e un suo atto sovranamente libero, è una sua iniziativa totalmente gratuita. L’uomo non ha potere su Dio. Ora in quanto il profeta non annuncia una dottrina astratta, puramente umana, ma il Dio vivente, è profeta unicamente se Dio gli si rivela, se lo chiama, lo manda. Rivelazione, vocazione e missione sono strettamente collegate. Rivelazione:
vocazione per una missione Le tre letture di questa domenica propongono un identico concetto di vocazione. Isaia ha visto la gloria di Dio prima di essere inviato in missione; gli apostoli hanno dovuto vedere il corpo del Cristo risuscitato prima di percorrere il mondo. I dodici, impressionati dalla pesca miracolosa, hanno abbandonato le reti per diventare pescatori di uomini. La vocazione di Isaia è davvero tipica. Dio si rivela come il «Santo», cioè il totalmente diverso. Di fronte a lui l’uomo prende coscienza di essere «peccatore» (anche Pietro, di fronte alla rivelazione di Gesù nella pesca miracolosa, dice a Cristo: «Allontanati da me che sono un peccatore»: Lc 5,8). Contemporaneamente sente la «chiamata» ad annunciare a tutti gli uomini la santità di Dio e la sua gloria universale. Ma ciò vuol dire predicare ad essi la conversione per conformarsi alla santità di Dio ed al suo disegno universalista.
Dio si rivela, chiama e manda in Cristo Nel Nuovo Testamento è ancora Dio che si rivela e che chiama; ma questa chiamata divina prende corpo nelle chiamate ripetute che Gesù di Nazaret rivolge agli uomini durante la vita terrena (vangelo) e poi come risorto (prima lettura). In bocca a Gesù Ia chiamata assume il vero significato. Gesù chiama al suo seguito. E’ lui l’iniziatore del Regno. E in lui che gli uomini accedono alla condizione filiale e che sono liberati dal peccato. E’ in lui che gli nomini diventano collaboratori di Dio nel compimento della salvezza. E’ attorno a lui, come pietra angolare, che si organizza la riuscita dell’avventura umana. Perciò più che mai la chiamata divina e legata ad una missione. Ma ogni missione affidata da Dio i collegata con la missione personale di Gesù e trova il suo vero senso solo in essa. Fin dall’inizio le prime comunità cristiane si chiamarono «chiese». II termine greco «ekklesia» vuol dire «adunanza, assemblea» di persone convocate, chiamate. Secondo Paolo, i discepoli del Signore devono avere la convinzione di essere stati chiamati da Dio in Gesù Cristo. Chiamati per un servizio, un compito da svolgere nella edificazione del Regno; ed è il riconoscimento da parte dell’assemblea che costituisce il criterio privilegiato per il discernimento di questa chiamata. I compiti sono diversi, ma «chi» chiama e il fine per cui chiama è unico. Tra la chiamata di Dio e la missione c’è in mezzo la libera risposta dell’uomo. La chiamata è una libera proposta di Dio fatta a un uomo libero. Nella Chiesa la rivelazione, la «chiamata» e la missione non sono privilegio di alcuni, ma un dono fatto a tutti. Così la «missione» non è rivolta solo ad alcuni uomini, ma a tutti.
Missione
come liberazione totale L’umanità si trova sulla corda tesa: basta poco perché sprofondi da sola, tanto e il suo egoismo e il suo gusto di potenza. Essere pescatori di uomini significa oggi partecipare a tutte le imprese che vogliono evitare all’uomo questa perdizione e che concorrono attraverso una maggiore uguaglianza, una pace più stabile, una possibilità più ampia per i piccoli di promuoversi da sé, a trarre l’umanità dall’oceano che la minaccia. Una Chiesa non potrà mai far credere alla sua vocazione di «pescare uomini» se i suoi membri staranno fuori da questi movimenti di salvezza o si accontenteranno di intervenire all’alba, senza faticare tutta la notte con gli altri uomini. La Chiesa non può rivelare l’amore di Dio se non condividendo questo amore per gli uomini. In questo contesto si rivela più chiaro il senso della missione che il vangelo manifesta con l’espressione «pescatori di uomini». L’ebreo considerava spesso l’acqua del mare come l’abitazione delle forze opposte a Dio: pescare gli uomini voleva anche dire liberarli dal male. Per Luca la Chiesa e l’istituzione incaricata di salvare l’umanità dall’inghiottimento che la minaccia. |
MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal 94,6-7
qui fecit nos; quia ipse est Dóminus Deus noster.
Prima Lettura Is 6,1-2.3-8 Eccomi, manda me!
Nell’anno in cui morì il re
Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del
suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini;
ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
Ti rendo grazie, Signore, con
tutto il cuore: Così predichiamo
e così avete creduto.
Vi proclamo, fratelli,
il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale
restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho
annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! Alleluia, alleluia.
Venite dietro a me, dice
il Signore, Alleluia.
Vangelo
Lc 5,1-11 Lasciarono tutto
e lo seguirono.
In quel tempo, mentre la folla gli
faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il
lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano
scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò
di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Sulle
Offerte
et mirabília eius fíliis hóminum, quia satiávit ánimam inánem, et ánimam esuriéntem satiávit bonis.
Beáti qui esúriunt et sítiunt iustítiam, quóniam ipsi saturabúntur.
Dopo
la Comunione Deus, qui nos de uno pane et de uno cálice partícipes esse voluísti, da nobis, quæsumus, ita vívere, ut, unum in Christo effécti, fructum afferámus pro mundi salúte gaudéntes. Per Christum.
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