Il
denaro: una falsa sicurezza
Uno dei bisogni fondamentali
dell’uomo è la sicurezza. Egli ricerca appassionatamente e
necessariamente un fondamento stabile su cui poggiare la propria
esistenza. Ora un movimento antico quanto l’uomo è quello di chi
sceglie come pietra angolare nella propria vita le cose, il denaro.
Quando il denaro diventa dio
Il denaro è tutto, si dice. Il denaro
è potere, è il
potere. Senza denaro non si può far nulla. Il denaro dà
all’uomo il senso della sicurezza, della possibilità di fare tutto.
Scatta allora il meccanismo dell’accumulazione: il denaro non è mai
troppo, diventa idolatria. Quando il denaro diventa il proprio dio,
per averlo si è disposti a tutto. La sete del denaro oppone l’uomo
all’uomo. Se uno cerca di avere la parte maggiore, l’altro diventa
un concorrente da superare o da eliminare. La divisione dell’eredità
è sempre stata un momento difficile per le famiglie. Fare le parti
giuste è quasi impossibile. La divisione dell’eredità diventa la
divisione della famiglia.
Il denaro è la sorgente di tutte le
gerarchie sociali, di tutte le discriminazioni: chi ha di più è più
in alto; gli uomini non sono più uguali, si distinguono per quello
che hanno. L’uomo del denaro diventa un uomo «solo», un uomo
alienato, schiavo. Il denaro diventa una prigione. L’uomo del denaro
è l’uomo vecchio.
Cristo non ha scelto la via del
potere per fare giustizia
Il problema della divisione della
ricchezza è uno dei più gravi a tutti i livelli. Come interviene
Cristo in questa situazione? Perché Cristo rifiuta di farsi giudice
fra i due? Perché non è la sua missione fare giustizia mediante la
via del potere. Il potere si giustifica moralmente quando si mette a
servizio della giustizia. Cristo non lo condanna in quanto potere.
Solamente che il potere non è la via che egli ha scelto per «fare
giustizia».
Cristo innanzi tutto riprende
l’insegnamento della saggezza umana, espresso già nell’Antico
Testamento, traducendolo nella parabola del ricco insensato (Le
12,16-21). Le cose sono una falsa sicurezza. Il possesso è in
realtà illusorio: il ricco è posseduto dalle cose, ma in fondo non
le possiede. La morte rivela in modo evidente questa verità. La
meditazione della morte compie nell’uomo la liberazione da
un’illusione, una prima liberazione dalle cose.
Non è però una meditazione di tipo
moralistico. Gesù non vuole inculcare nei suoi ascoltatori abbienti
il timore di una morte improvvisa e individuale che manderebbe in fumo
le loro speranze. In realtà la visione che si ha qui della morte è
escatologica ed è collegata col giudizio di Dio.
Il fondamento sicuro dell’esistenza
è Dio solo. In lui acquista significato anche l’uso delle cose, in
sé buone. Non saranno più strumento di divisione, ma di comunione.
L’uomo non le tiene egoisticamente per sé, ma le trasforma in «segno» d’amore.
« Dio ha destinato la terra e tutto
quello che essa contiene, all’uso di tutti gli uomini e popoli,
così che i beni creati debbono secondo un equo criterio essere
partecipati a tutti, avendo come guida la giustizia e compagna la
carità. Pertanto, quali che siano le forme della proprietà, adattate
alle legittime istituzioni dei popoli, in vista delle diverse e
mutevoli circostanze, si deve sempre ottemperare a questa destinazione
universale dei beni» (GS 69).
Ricchezza e povertà nella Chiesa
«“Conosco la tua tribolazione, la
tua povertà, tuttavia sei ricco” (Ap
2,9): così lo Spirito esalta la Chiesa di Smirne. Alla Chiesa di
Laodicea, invece, rinfaccia: “Tu dici: ‘Sono ricco, mi sono
arricchito; non ho bisogno di nulla ’, ma non sai di essere un
infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap
3,17).
Il giudizio dello Spirito — si legge
nel Catechismo degli adulti (pagg.
183-184) — riporta in primo piano l’insegnamento della croce. La
Chiesa è “ricca “, quando, materialmente povera di risorse, è
pronta a ricevere nella fede quelle risorse che provengono dallo
Spirito di Cristo, suo Capo e Signore. È in realtà “povera” cioè “infelice, miserabile, cieca e nuda“,
quando più che nello Spirito, confida nei mezzi umani di cui dispone.
La Chiesa influisce sul potere, ma ne
viene contemporaneamente influenzata, a volte strumentalizzata. E non
mancano le voci che denunziano il pericolo che la minaccia.
“Combattiamo contro un
persecutore insidioso — scrive sant’Ilario di Poitiers nel IV
secolo — un nemico che lusinga... non ferisce la schiena ma carezza
il ventre; non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per
darci la morte; non ci spinge verso la libertà imprigionandoci, ma
verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzo; non colpisce i
fianchi, ma prende possesso del cuore“».
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La
speranza della vita
è il principio e il termine
della nostra fede
Dalla
«Lettera», detta di Barnaba (Capp. 1, 1 - 2, 5; Funk 1, 3-7)
Salute a voi nella pace, figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha
amato. Grandi e copiosi sono i favori che Dio vi ha concesso. Per questo
molto mi rallegro sapendo quanto le vostre anime siano belle e liete per
la grazia e i doni spirituali che hanno ricevuto. Ma ancora maggiore è
la mia gioia sentendo nascere in me una viva speranza di salvezza nel
vedere con quanta generosità la sorgente divina abbia effuso su di voi
il suo Spirito. Davvero splendido lo spettacolo che avete offerto alla
mia vista!
Persuaso di essermi avvantaggiato, molto nella via santa del Signore
parlando con voi, mi sento spinto ad amarvi più della mia stessa vita,
anche perché vedo in voi grande fede e carità per la speranza della
vita divina.
Per l'amore che vi porto voglio mettervi a parte di quanto ho avuto,
sicuro di ricevere beneficio dal servizio che vi rendo. Vi scrivo dunque
alcune cose perché la vostra fede arrivi ad essere conoscenza perfetta.
Tre sono le grandi realtà rivelate dal Signore: la speranza della vita,
inizio e fine della nostra fede; la salvezza, inizio e fine del piano di
Dio; il suo desiderio di farci felici, pegno e promessa di tutti i suoi
interventi salvifici.
Il Signore ci ha fatto capire, per mezzo dei profeti, le cose passate e
presenti, e ci ha messo in grado di gustare le primizie delle cose
future. E poiché vediamo ciascuna di esse realizzarsi proprio come ha
detto, dobbiamo procedere sempre più sulla via del santo timore di Dio.
Per parte mia vi voglio indicare alcune cose che giovino al vostro bene
già al presente. Vi parlo però non come maestro, ma come fratello.
I tempi sono cattivi e spadroneggia il Maligno con la sua attività
diabolica. Badiamo perciò a noi stessi e ricerchiamo accuratamente i
voleri del Signore. Timore e pazienza devono essere il sostegno della
nostra fede, longanimità e continenza le nostre alleate nella lotta. Se
praticheremo queste virtù e ci comporteremo come si conviene dinanzi al
Signore, avremo la sapienza, l'intelletto, la scienza e la conoscenza.
Queste sono le cose che Dio vuole da noi. Il Signore infatti ci ha
insegnato per mezzo di tutti i profeti che egli non ha bisogno di
sacrifici, né di olocausti, né di offerte. Che m'importa, dice, dei
vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e
del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io
non lo gradisco. Non presentatevi nemmeno davanti a me per essere visti.
Infatti chi ha mai richiesto tali cose dalle vostre mani? Non osate più
calpestare i miei atri. Se mi offrirete fior di farina, sarà vano; l'incenso
è un abominio per me. I vostri noviluni e i vostri sabati non li posso
sopportare (cfr. Is 1, 11-13).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
69,2.6
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto, in mio aiuto.
Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
Signore, non tardare.
Deus, in adiutórium
meum inténde; Dómine,
ad adiuvándum me
festína.
Adiútor
meus et liberátor meus es tu;
Dómine, ne moréris.
Colletta
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...
Adésto, Dómine, fámulis tuis, et perpétuam benignitátem largíre poscéntibus,
ut his, qui te auctórem et gubernatórem gloriántur habére, et creáta
restáures, et restauráta consérves. Per Dóminum..
Oppure:
O Dio, principio e fine di tutte le cose, che in Cristo tuo Figlio ci hai chiamati a possedere il regno,
fa' che operando con le nostre forze a sottomettere la terra non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall'egoismo, ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a te. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Qo 1,2; 2,21-23
Quale
profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?
Dal libro
del Qoèlet
Vanità delle
vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare
la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è
vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle
preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi
giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore
riposa. Anche questo è vanità!
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 89
Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai
ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.
Seconda
Lettura Col 3,1-5. 9-11
Cercate
le cose di lassù, dove è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai
Colossèsi
Fratelli, se
siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto
alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle
della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!
Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete
con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità,
passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio
con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena
conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro,
Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Canto
al Vangelo
Mc
1,15
Alleluia,
alleluia.
Beati i poveri
in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli..
Alleluia.
Vangelo
Lc 12,13-21
Quello
che hai preparato, di chi sarà?
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno
della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me
l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o
mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia
perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò
che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un
raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho
dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei
magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il
grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione
molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio
gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E
quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori
per sé e non si arricchisce presso Dio».
Sulle
Offerte
Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Propítius,
Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne
suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum..
Antifona
alla Comunione
Sap
16,20
Ci hai mandato, Signore,
un pane dal cielo,
un pane che porta in sé ogni dolcezza
e soddisfa ogni desiderio.
Panem de
cælo dedísti nobis,
Dómine, habéntem omne delectaméntum.
Oppure:
Lc 12,33
«Fatevi un tesoro inesauribile nei cieli».
dice il Signore.
Jn 6,35
Ego sum
panis vitæ, dicit Dóminus.
Qui venit ad me non esúriet, et qui credit in me non sítiet.
Dopo
la Comunione
Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.
Quos cælésti
récreas múnere, perpétuo, Dómine, comitáre præsídio, et, quos fovére non
désinis, dignos fíeri sempitérna redemptióne concéde. Per Christum..
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