Povertà
volontaria segno del regno
L’uomo nella sua riflessione morale
ha sempre visto nell’avere, nella ricchezza, un pericolo di
alienazione. In tutta la storia del pensiero e delle religioni c’è
un appello al distacco dai beni materiali in vista della liberazione e
della realizzazione della persona. La povertà evangelica non è su
questa linea; non la nega, ma la trascende. Non è moralistica né
centrata sull’uomo, ma sulla persona di Gesù. La povertà
evangelica è una conseguenza della fede in Gesù e nell’avvento del
regno di Dio.
Gesù ha voluto essere povero e ha
predicato la povertà non soltanto come liberazione spirituale o
morale, ma come condizione della incarnazione redentrice, passaggio
necessario verso la risurrezione e preparazione al suo ritorno (Fi!
2,5-11; 2 Cor 8,9.13).
L’appello di Gesù alla povertà è radicato nella sua persona. Egli
sa e dichiara che con lui ed in lui è giunto il regno di Dio. Questo
fatto, quando è conosciuto attraverso l’annuncio, invita a prendere
posizione, costringe a una decisione assoluta. Non si tratta
semplicemente della scelta tra il bene e il male di fronte a cui la
coscienza dell’uomo si trova in ogni istante, e neppure
dell’affermazione o negazione di Dio. Si tratta di una realtà ben
più profonda e decisiva: in Gesù, Dio fa all’uomo la suprema e
definitiva offerta della salvezza, e perciò con la sua iniziativa lo
spinge a prendere una decisione definitiva.
La ricchezza, un ostacolo per
l’accettazione del regno
Ora la ricchezza, secondo Gesù, mette
l’uomo nel pericolo più minaccioso di non accorgersi della sua
venuta, di non percepire l’ultima chiamata di Dio, di non possedere
quella radicale libertà di cuore e di tutte le sue energie che è
necessaria per l’accettazione piena del regno di Dio.
Per questo egli chiede a coloro che
vogliono accogliere il regno di Dio e seguire lui più da vicino, di
dare in elemosina i propri beni e diventare poveri essi stessi. Il
termine della donazione sono i poveri. L’uomo per «avere» è
disposto a tutto, anche a derubare il fratello: la donazione libera e
gratuita è il segno di una «inversione» di marcia.
È il segno della venuta del regno che è «comunione degli uomini fra loro e
con Dio» e non opposizione.
Il denaro, dice un proverbio, «è un
sangue che si cava difficilmente». La lotta per il denaro è uno dei
segni rivelatori più evidenti dell’egoismo umano e della divisione.
La povertà, segno della nuova
fraternità
La povertà volontaria, la donazione
libera e gratuita dei beni è una « novità assoluta », il segno della
nuova fraternità. Infatti chi ascolta l’appello di Cristo non dà i
suoi beni al prossimo come a uno privato dei suoi diritti e che
rivendica il diritto politico-sociale alla ricchezza, ma come a un
fratello nel regno di Dio.
La donazione libera e gratuita dei
beni è una risposta al vangelo; è un atto di fede nell’avvento del
regno e nella unità fra gli uomini per opera della grazia di Dio; è un
atto d’amore per l’uomo in risposta all’atto di grazia e d’amore
di Dio.
«Seguire Cristo significa incontrare
i poveri sulla propria strada. L’aver dato da mangiare all’affamato,
vestito l’ignudo, visitato il malato o il carcerato, sarà titolo
determinante al momento del giudizio definitivo. E quel giudizio finale
è già in atto oggi su ogni nostra giornata. Con esempi tratti dal suo
ambiente, Gesù ha voluto far capire che solo chi sente la fame, la
nudità, la ristrettezza, il bisogno, l’abbandono sofferto dagli altri
e fa di tutto perché ne siano liberati, è l’uomo del Regno.
Ma decidersi per i poveri non basta.
Gesù chiede di più, e cioè che ciascuno di noi si faccia
volontariamente “povero”. È il programma di vita proposto da lui e che i suoi seguaci dovranno vivere
nello spirito delle beatitudini» (CdA, pag. 32).
La povertà per poter veramente
amare
La povertà, il distacco dai beni
impegna tutto l’uomo, chiama in gioco tutte le sue forze e tutti i
suoi legami. Ciò ha come conseguenza una diminuzione della sicurezza e
della protezione oggettiva situata fuori dell’uomo.
Solo l’uomo che è capace di dare
gratuitamente, senza protezione e senza dubbi, può veramente amare e
mantenere questa donazione solitaria e dolorosa, fedelmente, per tutta
la vita. Ogni autentico incontro umano avviene nella povertà, perché
dobbiamo saperci dimenticare e tirarci da parte affinché l’altro
venga veramente a noi nella sua unicità.
La povertà evangelica
volontaria perciò non è tanto un programma di «giustizia sociale»
e nemmeno una pratica ascetica, anche se non esclude questi valori, ma
è un atto di fede e d’amore.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
73,20.19,22.23
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.
Réspice, Dómine, in
testaméntum tuum,
et ánimas
páuperum tuórum ne derelínquas in finem.
Exsúrge,
Dómine, et iúdica causam tuam,
et ne obliviscáris voces quæréntium te.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre,
fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...
Omnípotens
sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre
præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut
promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.
Oppure:
Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sap 18, 6-9
Come
punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.
Dal libro della
Sapienza
La notte
[della
liberazione]
fu preannunciata ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 32
Beato il popolo
scelto dal Signore.
Esultate, o
giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
Seconda
Lettura Eb 11, 1-2.8-19
(Forma breve 11,1-2.8 12)
Aspettava
la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Dalla lettera agli
Ebrei
[
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che
non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da
Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che
doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione
straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe,
coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle
salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità
di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva
promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte,
nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la
sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
]
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi,
ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere
stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere
alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano
usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi
aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio
non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per
loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che
aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era
stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava
infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo
riebbe anche come simbolo.
Canto
al Vangelo
Mt 24,42.44
Alleluia,
alleluia.
Vegliate e
tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
Vangelo
Lc 12, 32-48 (Forma breve 12,35-40
Anche
voi tenetevi pronti.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a
voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non
invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo
non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro
cuore.
[
Siate pronti,
con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a
quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo
che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in
verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a
tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o
prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora
viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi
pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
]
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche
per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente,
che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di
cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà
ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi
averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a
ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se
l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà
la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o
agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece
che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne
riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto,
sarà richiesto molto di più».
Sulle
Offerte
Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors
offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre
mystérium. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
147,12.14
Gerusalemme, loda il Signore,
egli ti sazia con fiore di frumento.
Lauda,
Ierúsalem,
Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.
Oppure: Lc
12,35-36
«Siate sempre pronti:
simili a coloro
che aspettano il padrone quando torna dalle nozze».
Jn 6,51
Panis, quem
ego dédero,
caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus
Dopo
la Comunione
La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.
Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ
veritátis luce confírmet. Per Christum.
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