La
fede si fa' azione di grazie
L’annuncio
del regno di Dio è annuncio di salvezza fatto non soltanto con la parola
ma anche con azioni.
«I miracoli suggellano il trionfo dello
Spirito su satana, ed è per questo che Gesù, investito dallo Spirito,
entra in lotta con satana nel deserto. Il Cristo è l’uomo forte che,
con dura lotta, ritoglie allo spirito del male ciò che ha usurpato. Gesù
inaugura il regno messianico distruggendo l’impresa del suo
avversario.
I miracoli s’iscrivono dunque nella
prospettiva dell’inaugurazione del regno messianico. Per il suo
contenuto, il miracolo è una anticipazione del regno escatologico.
Questo non sarà definitivamente rivelato che quando l’ultimo nemico,
la morte, sarà vinto. I miracoli che sono, a parte alcune eccezioni e
per ragioni che è facile capire, delle vivificazioni, profetizzano la
vivificazione definitiva: la vita eterna.
Per mezzo del miracolo, la potenza
vivificatrice di Dio fa irruzione nel tempo. Essa s’inserisce in un
mondo che declina verso la morte. Il miracolo è una rottura
nell’orientamento normale delle cose, e questa rottura ci tocca come
il segno di una trascendenza. I miracoli, nel tempo intermedio, sono i
pegni della realtà futura. Essi sottolineano concretamente
l’efficacia invisibile della Parola di Salvezza» (Ch. Duquoc).
Manifestano la essenziale gratuità; dicono in
forma evidente che la salvezza non è una conquista umana, ma un dono di
Dio; mirano a suscitare la fede per la persona di Gesù e a far
prorompere l’azione di grazie.
L’azione di
grazie non è semplice riconoscenza umana...
Il messaggio delle letture di questa domenica
non è un semplice insegnamento sul dovere morale della riconoscenza
umana. Naaman Siro passa dalla guarigione alla fede: egli non riconosce
più altro Dio se non il Dio di Israele (prima
lettura).
Il lebbroso del vangelo torna indietro «lodando Dio a gran voce».
Il miracolo gli ha aperto gli occhi sul
significato della missione e della persona di Gesù. Egli rende grazie a
Dio non tanto perché il suo desiderio di guarire è stato soddisfatto,
ma perché capisce che Dio è presente e attivo in Gesù. Egli riconosce
che Cristo è il Salvatore in cui Dio è presente ed opera non solo la
salute del corpo ma la salvezza totale dell’uomo. E questa è fede. In
Gesù egli vede manifestarsi la gloria di Dio (vangelo).
Perciò Luca conclude il racconto con la parola
di Gesù: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato».
Salvato non già dalla lebbra, ma salvato nel
senso cristiano del termine. La salvezza dalla lebbra è solo il segno
di un’altra salvezza.
… ma un atto di fede
Il rendimento di grazie del lebbroso guarito
nasce dunque prima di tutto dalla fede e non dalla utilità: è
contemplazione gioiosa e gratuita dell’amore salvatore di Dio prima
che contentezza per la salute riacquistata.
Solo in un secondo tempo include la
riconoscenza, ma non il semplice cortese ringraziamento per un beneficio
ricevuto.
Il vangelo non vuole darci una lezione di
galateo ma vuole dirci che l’azione di grazie è l’atteggiamento
fondamentale dell’uomo che nella fede ha scoperto che la sua salvezza
proviene solo dall’azione di Dio in Cristo.
Gratitudine ed Eucaristia
Se gratitudine umana e azione di grazie a Dio
non si identificano, è anche vero che fra loro c’è continuità.
Quando i rapporti personali sono tutti basati
sull’utile e sul piacere, è ben difficile aprirsi alla contemplazione
dell’amore gratuito di Dio. Anzi la mentalità utilitaristica ed
egocentrica snatura gli atti religiosi. Se abbiamo perso il senso del
gratuito, se le azioni che compiamo hanno il movente nella speranza o
nel diritto alla ricompensa, molto probabilmente non possiamo avere
l’esperienza della Eucaristia.
L’uomo d’oggi deve scoprire il senso del «ricevuto» per aprirsi al ringraziamento.
L’Eucaristia non è tanto una
legge da osservare per avere la coscienza a posto, e neppure soltanto il
nutrimento della comunione fraterna. Ma è, come dice il termine, azione
di grazie senza altra utilità, senz’altro scopo che se stessa: è la
gioia che fiorisce dalla contemplazione dei Dio grande nell’amore, che
nasce dalla scoperta di essere salvati gratuitamente.
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Il
mio nome è glorificato tra le genti
Dal
«Commento su Aggeo» di san Cirillo d'Alessandria, vescovo
(Cap. 14; PG 71, 1047-1050)
Al tempo della venuta del nostro Salvatore apparve un tempio divino
senza alcun confronto più glorioso, più splendido ed eccellente di
quello antico. Quanto superiore era la religione di Cristo e del Vangelo
al culto dell'antica legge e quanto superiore è la realtà in confronto
alla sua ombra, tanto più nobile è il tempio nuovo rispetto all'antico.
Penso che si possa aggiungere anche un'altra cosa. Il tempio era unico,
quello di Gerusalemme, e il solo popolo di Israele offriva in esso i
suoi sacrifici. Ma dopo che l'Unigenito si fece simile a noi, pur
essendo «Dio e Signore, nostra luce» (Sal 117, 27), come dice la
Scrittura, il mondo intero si è riempito di sacri edifici e di
innumerevoli adoratori che onorano il Dio dell'universo con sacrifici ed
incensi spirituali. E questo, io penso, è ciò che Malachia profetizzò
da parte di Dio: Io sono il grande Re, dice il Signore: grande è il mio
nome fra le genti, e in ogni luogo saranno offerti l'incenso e l'oblazione
pura (cfr. Ml 1, 11).
Da ciò risulta che la gloria dell'ultimo tempio, cioè della Chiesa,
sarebbe stata più grande. A quanti lavoravano con impegno e fatica alla
sua edificazione, sarà dato dal Salvatore come dono e regalo celeste
Cristo, che è la pace di tutti. Noi allora per mezzo di lui potremo
presentarci al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2, 18). Lo dichiara
egli stesso quando dice: Darò la pace in questo luogo e la pace dell'anima
in premio a chiunque concorrerà a innalzare questo tempio (cfr. Ag 2,
9). Aggiunge: «Vi do la mia pace» (Gv 14, 27). E quale vantaggio
questo offra a quanti lo amano, lo insegna san Paolo dicendo: La pace di
Cristo, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i
vostri pensieri (cfr. Fil 4, 7). Anche il saggio Isaia pregava in
termini simili: «Signore, ci concederai la pace, poiché tu dai
successo a tutte le nostre imprese» (Is 26, 12).
A quanti sono stati resi degni una volta della pace di Cristo è facile
salvare l'anima loro e indirizzare la volontà a compiere bene quanto
richiede la virtù.
Perciò a chiunque concorre alla costruzione del nuovo tempio promette
la pace. Quanti dunque si adoperano a edificare la Chiesa o che sono
messi a capo della famiglia di Dio (cfr. Ef 2, 22) come mistagoghi, cioè
come interpreti dei sacri misteri, sono sicuri di conseguire la
salvezza. Ma lo sono anche coloro che provvedono al bene della propria
anima, rendendosi roccia viva e spirituale (cfr. 1 Cor 10, 4) per il
tempio santo, e dimora di Dio per mezzo dello Spirito (cfr. Ef 2, 22).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
129,3-4
Se consideri le nostre colpe, Signore,
chi potrà resistere?
Ma presso di te è il perdono,
o Dio di Israele.
Si
iniquitátes observáveris, Dómine, Dómine,
quis sustinébit? Quia apud te propitiátio est, Deus Isræl.
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore...
Tua nos, quæsumus, Dómine, grátia semper et prævéniat et sequátur, ac bonis
opéribus iúgiter præstet esse inténtos. Per Dóminum..
Oppure:
O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fa' che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello in questo giorno santo torni a renderti gloria per il dono della fede, e la Chiesa intera sia testimone della salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
2 Re 5, 14-17
Tornato
Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.
Dal secondo libro dei Re
In quei giorni,
Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si
immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di
Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era
purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette
davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra
se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse:
«Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò».
L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di
caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il
tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri
dèi, ma solo al Signore».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 97
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al
Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Seconda
Lettura 2 Tm 2, 8-13
Se
perseveriamo, con lui anche regneremo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per
quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è
in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Canto
al Vangelo
1
Ts 5,18
Alleluia,
alleluia.
In ogni cosa
rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Alleluia.
Vangelo
Lc 17, 11-19
Non si è
trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,
all’infuori di questo straniero.
Dal
vangelo secondo Luca
Lungo il cammino
verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si
fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà
di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai
sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce,
e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un
Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove
dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere
gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e
va’; la tua fede ti ha salvato!».
Sulle
Offerte
Accogli, Signore, le nostre offerte e preghiere, e fa' che questo santo sacrificio, espressione perfetta della nostra fede, ci apra il passaggio alla gloria del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe, Dómine, fidélium preces cum oblatiónibus hostiárum, ut, per hæc piæ
devotiónis offícia, ad cæléstem glóriam transeámus. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
33,11
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Dívites
eguérunt et esuriérunt;
quæréntes autem Dóminum non minuéntur omni bono.
Oppure:
1
Gv 3,2
Quando
il Signore si manifesterà,
saremo simili a lui,
perché lo vedremo così come egli è.
Cum
apparúerit Dóminus,
símiles ei érimus, quóniam vidébimus eum sícuti est.
Oppure:
Lc
17,17.19
«Non sono dieci quelli guariti?
E gli altri nove dove sono?
Alzati e va', la tua fede ti ha salvato».
Dopo
la Comunione
Padre santo e misericordioso, che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio, per questa partecipazione al suo sacrificio donaci di comunicare alla sua stessa vita. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Maiestátem tuam, Dómine, supplíciter deprecámur, ut, sicut nos Córporis et
Sánguinis sacrosáncti pascis aliménto, ita divínæ natúræ fácias esse
consórtes. Per Christum..
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