La
preghiera grido che nasce dalla nostra povertà
Il
tempo dell’attesa dell’ultima venuta di Cristo è il tempo della fede e
della preghiera. «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede
sulla terra?» (Lc
18,8). C’è una circolarità tra fede e preghiera. Se è vero che
per pregare bisogna credere è anche vero che per credere bisogna
pregare. La preghiera perseverante è espressione e nutrimento della
fede in Dio.
«Una via privilegiata per recuperare la
dimensione più autentica della propria vita è costituita dal tempo
dedicato alla preghiera. Pregare è stabilire un dialogo intimo con Dio
e con noi stessi; è ascoltare una parola “per noi” che ci
trasforma; è immettere, nella nostra vita la forza di rinnovamento
dello Spirito» (CdA, pag. 389).
Pregare è fare silenzio per ascoltare Dio
La preghiera cristiana prima che parola
implorante è silenzio profondo per ascoltare e accogliere in sé la
parola di Dio. Le persone entrano in comunione ascoltandosi. Noi
entriamo in comunione con Dio e ci disponiamo a fare la sua volontà
ascoltandolo. Come la fede, anche la preghiera nasce dall’ascolto: è
una risposta vitale, ma anche verbale. Questa assumerà varie forme:
un’azione di grazie, una contemplazione piena di ammirazione, una
professione di fede, una dichiarazione di impegno, una domanda.
Anche la preghiera di domanda è una risposta
all’invito di Cristo a «pregare sempre, senza stancarsi» (Lc 18,1). Ma qual è il significato della preghiera di domanda? Non
è certamente quello di pretendere che egli faccia al nostro posto
quello che dovremmo fare noi.
La preghiera di domanda è riconoscere il
limite della condizione umana, è costatare che la liberazione totale e
la piena realizzazione di sé non dipendono unicamente dall’uomo.
L’uomo non può salvare se stesso. Manifestare a Dio «tutti» i
propri bisogni e desideri è sottoporli alla sua luce, è vedere se sono
legittimi o no. L’uomo è veramente ciò che domanda; le richieste gli
vengono spontanee: dirle a Dio è vagliarle e purificarle.
La preghiera di
domanda: un atto di verità e di fede
La preghiera
di domanda è
segno di fiducia in Dio. Quando siamo certi che una persona ci vuole
veramente bene, con spontaneità le chiediamo tutto ciò di cui abbiamo
bisogno e che è buono. San Giovanni definisce la fede come «credere
all’amore di Dio per noi». Ebbene, il credente ha una fiducia così
grande nel suo Dio, che a lui domanda tutto con semplicità e a lui si
rimette. La parabola del giudice iniquo e della vedova ostinata richiama
la necessità di pregare senza disarmare, anche se il Signore tarda e
sembra sordo a tutte le nostre suppliche. L’argomento di Gesù è
semplice: se un giudice iniquo finisce per darla vinta alla vedova,
quanto più Dio che è giusto ascolterà il nostro grido d’aiuto.
Pregare non è
forzare Dio a fare la nostra volontà
La preghiera cristiana non è una richiesta di
intervento immediato di Dio, non è una formula magica che risolve i
problemi, ma aderisce ed accetta la libertà e la pazienza di Dio.
Altrove, nel vangelo di Luca, Gesù ci dice che
Dio ci darà non tanto quello che chiediamo, ma lo Spirito Santo per
comprendere il significato di quello che ci capita e per essere suoi
testimoni. «Se voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri
figli, quanto più il Padre vostro darà lo Spirito Santo a coloro che
glielo chiedono!» (Lc 11,13).
La preghiera di domanda «esemplare» è quella di Gesù nel Getsemani:
«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta
la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Il credente non vuole «piegare» Dio a fare la
propria volontà, utilizzarlo per compiere i propri desideri, ma
ottenere la grazia di conformare la propria volontà alla sua. Lui solo
sa ciò che è veramente nostro bene.
La preghiera di domanda, quando è autentica,
è sorgente di impegno per cominciare a fare quello che chiediamo.
Pregare per la pace, spinge ad impegnarci per la pace; pregare perché
cessino le sofferenze, spinge ad aiutare chi soffre... Per questo non
deresponsabilizza mai l’uomo, anzi lo responsabilizza maggiormente.
«Chi prega si fa prima di
tutto attento alla parola di Dio, per rendersi disponibile nella fede ad
accogliere la chiamata che viene da lui. Manifesta al tempo stesso la
speranza nel futuro di Dio che la preghiera in qualche modo anticipa e
promuove. Dà anche una testimonianza di carità tanto è stretto il
legame che unisce colui che prega a Dio. Partecipa infine alla vita del
mondo, perché si sente impegnato in tutto ciò che fa venire il Regno.
In tal modo la preghiera è l’atto più significativo del vivere
cristiano»(CdA, pag. 392).
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Le
aspirazioni del cuore, anima della preghiera
Dalla
«Lettera a Proba» di sant'Agostino, vescovo
(Lett. 130, 8, 15. 17 - 9, 18; CSEL 44, 56-57. 59-60)
Quando preghiamo non dobbiamo mai perderci in tante considerazioni,
cercando di sapere che cosa dobbiamo chiedere e temendo di non riuscire
a pregare come si conviene. Perché non diciamo piuttosto col salmista:
«Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella
casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza
del Signore e ammirare il suo, santuario»? (Sal 26, 4). Ivi infatti non
c'è successione di giorni come se ogni giorno dovesse arrivare e poi
passare. L'inizio dell'uno non segna la fine dell'altro, perché vi si
trovano presenti tutti contemporaneamente. La vita, alla quale quei
giorni appartengono, non conosce tramonto.
Per conseguire questa vita beata, la stessa vera Vita in persona ci ha
insegnato a pregare, non con molte parole, come se fossimo tanto più
facilmente esauditi, quanto più siamo prolissi. Nella preghiera infatti
ci rivolgiamo a colui che, come dice il Signore medesimo, già sa quello
che ci è necessario, prima ancora che glielo chiediamo (cfr. Mt 6,
7-8).
Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste
quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci
è necessario. Dobbiamo però riflettere che a lui non importa tanto la
manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto
bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la
domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a
concederci. Questo dono, infatti, è assai grande, mentre noi siamo
tanto piccoli e limitati per accoglierlo. Perciò ci vien detto: «Aprite
anche voi il vostro cuore! Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli
infedeli» (2 Cor 6, 13-14).
Il dono è davvero grande, tanto che né occhio mai vide, perché non è
colore; né orecchio mai udì, perché non è suono; né mai è entrato
in cuore d'uomo (cfr. 1 Cor 2, 9), perché è là che il cuore dell'uomo
deve entrare. Lo riceviamo con tanta maggiore capacità, quanto più
salda sarà la nostra fede, più ferma la nostra speranza, più ardente
il nostro desiderio.
Noi dunque preghiamo sempre in questa stessa fede, speranza e carità,
con desiderio ininterrotto. Ma in certe ore e in determinate
circostanze, ci rivolgiamo a Dio anche con le parole, perché, mediante
questi segni, possiamo stimolare noi stessi e insieme renderci conto di
quanto abbiamo progredito nelle sante aspirazioni, spronandoci con
maggiore ardore a intensificarle. Quanto più vivo, infatti, sarà il
desiderio, tanto più ricco sarà l'effetto. E perciò, che altro
vogliono dire le parole dell'Apostolo: «Pregate incessantemente» (1 Ts
5, 17) se non questo: Desiderate, senza stancarvi, da colui che solo può
concederla quella vita beata, che niente varrebbe se non fosse eterna?
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
16,6.8
Io t'invoco, mio Dio:
dammi risposta,
rivolgi a me l'orecchio e ascolta la mia preghiera.
Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali.
Ego clámavi, quóniam
exaudísti me,
Deus;
inclína aurem tuam, et exáudi verba mea.
Custódi me,
Dómine, ut pupíllam óculi;
sub umbra alárum tuárum prótege me.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele,
perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore...
Omnípotens sempitérne Deus, fac nos tibi semper et devótam gérere voluntátem,
et maiestáti tuæ sincéro corde servíre. Per Dóminum...
Oppure:
O Dio, che per le mani alzate del tuo servo Mosè hai dato la vittoria al tuo popolo, guarda la tua Chiesa raccolta in preghiera;
fa' che il nuovo Israele cresca nel servizio del bene e vinca il male che minaccia il mondo, nell'attesa dell'ora in cui farai giustizia ai tuoi eletti, che gridano giorno e notte verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Es 17, 8-13
Quando
Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.
Dal libro dell'Èsodo
In quei
giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm.
Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia
contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano
il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per
combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima
del colle.
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava
cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero
una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre
Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue
mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.
Salmo
Responsoriale Dal
Salmo 120
Il
mio aiuto viene dal Signore.
Alzo gli occhi
verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Seconda
Lettura 2 Tm 3, 14-4, 2
L’uomo di
Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a
Timoteo
Figlio mio, tu
rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci
coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin
dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene
mediante la fede in Cristo Gesù.
Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare,
convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio
sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi
e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola,
insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera,
esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
Canto
al Vangelo Ebr
4,12
Alleluia,
alleluia.
La parola di Dio
è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.
Vangelo
Lc 18, 1-8
Dio
farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo,
Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare
sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo
per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e
gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non
temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà
tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a
importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E
Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte
verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro
giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la
fede sulla terra?».
Sulle
Offerte
Donaci, o Padre, di accostarci degnamente al tuo altare perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
Tríbue nos,
Dómine, quæsumus, donis tuis líbera mente servíre, ut, tua purificánte nos
grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum..
Antifona
alla Comunione
Sal
32,18-19
Gli occhi del Signore sono su quanti lo temono,
su quanti sperano nella sua grazia,
per salvare la loro vita dalla morte,
per farli sopravvivere in tempo di fame.
Ecce óculi Dómini super timéntes eum,
et in eis
qui sperant super misericórdia eius;
ut
éruat a morte ánimas eórum, et alat eos in fame.
Oppure:
Lc
18,7
«Dio renderà giustizia ai suoi eletti»,
dice il Signore.
Mc 10,45
Fílius
hóminis venit,
ut
daret ánimam suam redemptiónem pro multis.
Dopo
la Comunione
O Signore, questa celebrazione eucaristica, che ci hai fatto pregustare la realtà del cielo, ci ottenga i tuoi benefici nella vita presente e ci confermi nella speranza dei beni futuri. Per Cristo nostro Signore.
Fac nos,
quæsumus, Dómine, cæléstium rerum frequentatióne profícere, ut et
temporálibus benefíciis adiuvémur, et erudiámur ætérnis. Per Christum.
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