Dio
rende giusto chi lo cerca con fede
Gli uomini partecipano tutti della
stessa impotenza e sono solidali nello stesso stato di rottura con Dio:
non possono salvarsi da se stessi, non possono cioè entrare da soli
nella amicizia di Dio. Il primo atto di verità che l’uomo deve
compiere è riconoscersi peccatore, impotente a salvarsi, e aprirsi
quindi all’azione di Dio.
Il
fariseo e il pubblicano: due modi di dialogare con Dio
Nella
parabola ci sono due modi di concepire l’uomo e il suo rapporto con
Dio. La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie a Dio. Solo
apparente però. In realtà è un pretesto per lodare se stesso e non
Dio, compiacersi di sé per la mancanza di ogni peccato e per il merito
delle buone opere, in forza delle quali si ritiene giustificato ed «esige» da Dio la ricompensa. La preghiera del fariseo non è
preghiera, anzi è l’opposto.
Il
pubblicano invece è «nella verità»: è consapevole della sua colpa
e di non avere meriti davanti a Dio. Chiede grazia. La sua è vera
preghiera.
Perciò
dietro i due personaggi della parabola si può scorgere l’opposizione
tra due tipi di giustizia: quella dell’uomo che ritiene di poterla
realizzare col compimento perfetto della legge e quella che Dio concede
al peccatore che si riconosce tale e che si converte. Il tema paolino
della giustificazione mediante la fede si trova già delineato in questa
parabola.
Perché
la fede in Cristo «giustifica» l’uomo
Il
cristiano è un uomo realmente giustificato mediante la fede in Gesù
Cristo, in colui che è ad un tempo il dono sostanziale dei Padre e
quell’uomo fra gli uomini che ha potuto costruire l’unica risposta
umana gradita a Dio.
E’
questo il motivo per cui la fede in Gesù salva. Infatti Gesù inaugura
nella sua persona il regno del Padre in cui si compie il destino
dell’uomo. Per sé, come per i suoi fratelli, Gesù esige la rinuncia
assoluta che implica la fedeltà alla condizione di creatura: la
rinuncia è sino alla morte e, se necessario, sino alla morte in croce.
E’ il salvatore del mondo che parla così.
Come
può quest’uomo che ha spinto sino alle ultime conseguenze la
rivelazione della condizione umana proclamarsi nello stesso tempo il
salvatore dell’umanità? A questa domanda non c’è che una risposta:
veramente quest’uomo è il Figlio di Dio; Dio ha tanto amato il mondo
da dare per esso il suo Figlio unico; e nello stesso tempo egli è uomo
tra gli uomini; la sua fedeltà di creatura è, per identità, una
fedeltà filiale. La risposta attiva di questo uomo raggiunge
perfettamente l’iniziativa divina a salvezza.
La
fede sorgente di una vita nuova di figlio
L’unione
a Cristo ci rende capaci della stessa «fedeltà filiale» fino alla
croce.
L’uomo
è «giustificato» perché la fede in Cristo gli dà accesso al Padre
in qualità di figlio adottivo.
La
salvezza è dono divino, diventa nell’uomo sorgente di una attività
filiale in cui si compie oltre ogni misura la fedeltà alla nuova legge
dell’amore.
Paolo,
l’araldo della giustificazione mediante la fede, è anche il grande
testimone della vita nuova che sboccia dalla fede in Cristo. Ormai
vecchio, in carcere, in attesa della condanna a morte, riflette sulla
sua vita (seconda lettura). La sua esperienza di Cristo si conclude con
un fallimento umano: tutti lo hanno abbandonato, nessuno in giudizio lo
ha difeso. Ma egli ha «conservato la fede», ha gareggiato per Cristo
ed è rimasto fedele fino alla mèta. La sua speranza lo conduce alla
certezza della «ricompensa» che riceverà da Cristo per la sua vita
di dedizione e di amore sull’esempio di Gesù.
Oggi
la sufficienza farisaica non è più l’osservanza di una legge, ma
prende altri nomi.
In
molti c’è la convinzione che l’uomo possa salvarsi come uomo
facendo appello unicamente alle sue risorse. L’uomo salva l’uomo
mediante la scienza, la politica, l’arte...
E’
perciò più che mai necessario che i cristiani annuncino al mondo
Cristo come salvatore. La salvezza che egli porta non è antagonista
della salvezza umana. Anzi la conduce a pienezza. Con la celebrazione
dei sacramenti, specie della Eucaristia, essi testimoniano la necessità
dell’intervento divino sulla vita dell’uomo, si mettono sotto
l’azione di Dio presente con il suo spirito, e fanno l’esperienza
privilegiata della giustificazione ottenuta mediante la fede in Gesù
Cristo. Devono perciò essere continuamente vigilanti per non
partecipare ai sacramenti con spirito farisaico.
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Dio
ordina il mondo con armonia e concordia
e fa del bene a tutti
Dalla
«Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
(Capp. 19, 2 - 20, 12; Funk, 1, 87-89)
Fissiamo lo sguardo sul padre e creatore di tutto il mondo e
immedesimiamoci intimamente con i suoi magnifici e incomparabili doni di
pace e con i suoi benefici. Contempliamolo nella nostra mente e
scrutiamo con gli occhi dell'anima il suo amore così longanime.
Consideriamo quanto si dimostri benigno verso ogni sua creatura.
I cieli, che si muovono sotto il suo governo, gli sono sottomessi in
pace; il giorno e la notte compiono il corso fissato da lui senza
reciproco impedimento. Il sole, la luce e il coro degli astri percorrono
le orbite prestabilite secondo la sua disposizione senza deviare dal
loro corso, e in bell'armonia. La terra, feconda secondo il suo volere,
produce a suo tempo cibo abbondante per gli uomini, le bestie e tutti
gli esseri animati che vivono su di essa, senza discordanza e mutamento
alcuno per rapporto a quanto egli ha stabilito. Gli stessi ordinamenti
regolano gli abissi impenetrabili e le profondità della terra. Per suo
ordine il mare immenso e sconfinato si raccolse nei suoi bacini e non
oltrepassa i confini che gli furono imposti, ma si comporta così come
Dio ha ordinato. Ha detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui si
infrangerà l'orgoglio delle tue onde» (Gb 38, 11). L'oceano
invalicabile per gli uomini e i mondi che si trovano al di là esso sono
retti dalle medesime disposizioni del Signore.
Le stagioni di primavera, d'estate, d'autunno e d'inverno si succedono
regolarmente le une alle altre. Le masse dei venti adempiono il loro
compito senza ritardi e nel tempo assegnato. Anche le sorgenti perenni,
create per il nostro godimento e la nostra salute, offrono le loro acque
ininterrottamente per sostentare la vita degli uomini. Persino gli
animali più piccoli si stringono insieme nella pace e nella concordia.
Tutto questo il grande creatore e Signore di ogni cosa ha comandato che
si facesse in pace e concordia, sempre largo di benefici verso tutti, ma
con maggiore abbondanza verso di noi che ricorriamo alla sua
misericordia per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. A lui la gloria
e l'onore nei secoli dei secoli. Amen.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
104,3-4
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
Lætétur cor
quæréntium Dóminum.
Quærite Dóminum, et
confirmámini,
quærite fáciem eius semper.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa' che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore...
Omnípotens sempitérne Deus, da nobis fídei, spei et caritátis augméntum, et,
ut mereámur ássequi quod promíttis, fac nos amáre quod præcipis. Per Dóminum...
Oppure:
O Dio, tu non fai preferenze di persone e ci dai la certezza che la preghiera dell'umile penetra le nubi; guarda anche a noi come al pubblicano pentito, e
fa' che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sir 35,
15-17.20-22
La
preghiera del povero attraversa le nubi.
Dal libro del
Siràcide
Il Signore è
giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 33
Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirò il
Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.
Seconda
Lettura 2 Tm 4,6-8.16-18
Mi resta solo la corona di giustizia.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a
Timòteo
Figlio mio,
io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io
lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la
corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di
giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel
giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con
amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi
hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore
però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a
compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e
così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel
suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Canto
al Vangelo 2
Cor 5,19
Alleluia,
alleluia.
Dio ha
riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.
Vangelo
Lc 18, 9-14
Il
pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo,
Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima
presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro
pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio
perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e
neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago
le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli
occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me
peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua
giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si
umilia sarà esaltato».
Sulle
Offerte
Guarda, Signore, i doni che ti presentiamo: quest'offerta, espressione del nostro servizio sacerdotale, salga fino a te
e renda gloria al tuo nome. Per Cristo nostro Signore.
Réspice, quæsumus, Dómine, múnera quæ tuæ offérimus maiestáti, ut, quod
nostro servítio géritur, ad tuam glóriam pótius dirigátur. Per Christum..
Antifona
alla Comunione Sal
19,6
Esulteremo per la tua salvezza
e gioiremo nel nome del Signore, nostro Dio.
Lætábimur in
salutári tuo,
et
in nómine Dei nostri magnificábimur.
Oppure:
Ef
5,2
Cristo
ci ha amati:
per noi ha sacrificato se stesso, offrendosi a Dio
in sacrificio di soave profumo.
Christus diléxit nos,
et trádidit
semetípsum pro nobis,
oblatiónem Deo in odórem suavitátis.
Oppure:
Lc
18,13-14
Il pubblicano diceva:
«O Dio, abbi pietà di me peccatore».
E tornò a casa sua giustificato.
Dopo
la Comunione
Signore, questo sacramento della nostra fede compia in noi ciò che esprime e ci ottenga il possesso delle realtà eterne, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Perfíciant in nobis, Dómine, quæsumus, tua sacraménta quod cóntinent, ut,
quæ nunc spécie gérimus, rerum veritáte capiámus. Per Christum..
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