Dio
non fa preferenze di persone
La promessa dello Spirito Santo fatta da Gesù ai discepoli si attua
continuamente nella Chiesa. Ma lo Spirito
di Cristo agisce liberamente come dimostra l'episodio narrato nella
prima lettura: il dono dello Spirito si effonde anche in casa di un
pagano, Cornelio. Pietro allora si convince che «Dio non fa preferenze
di persone», e battezza i primi pagani.
Ciò che conta è l'amore
Chi prende l'iniziativa di chiamare gli uomini a far parte del popolo
dei battezzati è sempre Dio; la sua iniziativa si chiama amore (cf
seconda lettura) e vuoi raggiungere tutti gli uomini. Questa è la
consegna che anche Gesù ha lasciato ai suoi discepoli (cf vangelo). E
in questa linea deve svolgersi l'opera della Chiesa.
Il senso della libertà religiosa è stata un'acquisizione importante
del Concilio Vaticano II. In vari documenti viene affermato il rispetto
della credenza religiosa (e dello stesso ateismo) di ogni persona,
l'esecrazione di «qualsiasi discriminazione... per motivi di religione»
(NAe 5), e il significato positiva delle diverse religioni del mondo
come imperfetta rivelazione del Dio vero destinate dunque ad una
pienezza, ma già effettivo bene spirituale, morale, socio-culturale di
un popolo. Non sono per questo cessate intolleranze, diffidenze e
incomprensioni a livello pratico e quotidiano...
La distinzione non passa più nel campo del sacro (o del culto), ma in
quello dell'amore fraterno e dell'impegno per la liberazione dell'uomo.
Il servizio degli altri può veramente costituire un linguaggio «religioso»
di base che accentua ciò che è comune tra chiunque accoglie Cristo nei
piccoli e nei poveri, anche senza riconoscerne il volto. È proprio
della libertà dello Spirito suscitare nei non cristiani le «meraviglie
di Dio».
Dio vede nel cuore dell'uomo
Là Chiesa non ha voluto solo per sé l'inalienabile diritto alla
libertà religiosa; fondandolo sulla dignità della persona umana, lo ha
sottratto ad ogni sfera pubblica, di qualsiasi tipo; il che vuoi dire
che per i credenti in religioni non cristiane, per gli atei, per gli
agnostici, per gli indifferenti, per gli scettici, vale il sistema
dell'immunità da coercizioni da parte della pubblica autorità, anche
nel caso che essi professino pubblicamente le loro idee. La Chiesa ha
accettato lealmente di rinunciare a una situazione di cristianità dalla
quale era escluso il
pluralismo.
Senza optare minimamente per un liberalismo dottrinale che pretenda
l'uguaglianza di tutte le religioni, senza rinunciare ad evangelizzare,
ma rifiutando di identificare apostolato e crociata, la Chiesa riconosce
nel pluralismo della società moderna una situazione che non è opposta
al Vangelo.
Il Concilio parla esplicitamente di necessità per l'uomo di una «libertà
psicologica», oltre che di «immunità dalla coercizione esterna». E
ciò è affermato per impedire metodi contrari alla libertà e alla
responsabilità umana, come sarebbero intimidazioni, lavaggi di
cervello, persuasori occulti, torture fisiche e psichiche che tolgono
all'individuo la libertà di scelta e il senso di responsabilità.
Anche i responsabili dei grandi organi d'informazione (stampa,
televisione, cinema) sono tenuti al fondamentale rispetto della
coscienza umana. È la verità stessa che lo esige.
Eucaristia: «per voi e per tutti»
La preoccupazione di Giovanni per la giovane Chiesa a cui rivolgeva
la sua lettera era quella che la carità regnasse tra i vari membri
perché fosse conosciuto da tutti l'amore di Dio manifestato nell'invio
del Figlio. Questa rimane, in ogni tempo, la condizione per la
espansione della Chiesa: gli uomini saranno attirati ad essa dal segno
nell'amore fraterno. Le nostre comunità, le nostre assemblee devono
dunque essere aperte a tutti: i non cristiani, i poco convinti, gli
indifferenti, chi è in situazione di ricerca... Da una parte,
l'appartenenza visibile dei cristiani alla Chiesa mediante il battesimo,
la loro esplicita professione di fede nel Signore Gesù che raggiunge il
suo vertice nella celebrazione eucaristica, devono mostrare a tutti
l'oggetto della loro ricerca e il termine della loro avventura
spirituale. D'altra parte i credenti, gli «impegnati» debbono
rinnovare continuamente la loro disponibilità a vincere la tentazione
di non dialogare con chi è fuori dell'area cristiana, a ricordare che
«chi teme Dio e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è
a lui accetto» (prima lettura). Chiunque incontra assemblee cristiane
dovrebbe sentirsi accolto come in casa propria, in una famiglia a cui già
virtualmente appartiene, fino a che giunga alla piena conoscenza del Dio
di Gesù Cristo. Solo così acquisteranno concretezza e credibilità le
invocazioni al Paraclito «perché diventiamo in Cristo un solo corpo e
un solo spirito» (Preghiera eucaristica III).
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Dio
ci ha riconciliati per mezzo di Cristo
e ci ha affidato il ministero della riconciliazione
Dal
«Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di
Alessandria, vescovo (Cap.
5, 5 - 6; PG 74, 942-943)
Chi
ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione,
tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione
di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè, fin d'ora
partecipe della condizione del Cristo glorioso. Ciò vale per tutti noi
che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti,
brillando a noi l'Unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che
tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle
catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di
Cristo, ci siamo liberati dall'antico stato di decadenza.
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a
quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l'altro,
la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando
dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora
non lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). In altre parole: «Il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e
per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede
prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto,
ma vivo; vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il
Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi
che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la
morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua
morte egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto
che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6, 8-9).
Pertanto
se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di
vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme,
ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale
della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se
uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate,
ecco ne sono nate di nuove!» (2 Cor 5, 17). Fummo infatti giustificati
in Cristo per mezzo della fede, e la forza della maledizione è venuta
meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i
piedi la potenza della morte, noi
conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto
in spirito e verità, con la mediazione del Figlio, il quale dona al
mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò
molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci
ha riconciliati con sé mediante in Cristo» (2 Cor 5, 18). In realtà
il mistero dell'incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono
al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo
abbiamo acquistato l'accesso al Padre, dal
momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per
mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha
riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della
riconciliazione» (2 Cor 5, 18).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Cf
Is 48,20
Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.
Vocem iucunditátis
annuntiáte,
et audiátur,
annuntiáte usque ad
extrémum terræ: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúia.
Colletta
Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...
Fac nos, omnípotens Deus, hos lætítiæ dies, quos in honórem Dómini
resurgéntis exséquimur, afféctu sédulo celebráre, ut quod recordatióne
percúrrimus semper in ópere teneámus. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, che
ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la
vita per mezzo di lui, fa' che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni
agli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. Per
il nostro Signore...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
At 10, 25-27. 34-35. 44-48
Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo.
Dagli Atti degli Apostoli
Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio],
questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio.
Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non
fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la
giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese
sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che
erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse
effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in
altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua
questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che
fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di
fermarsi alcuni giorni.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Seconda Lettura 1 Gv 4, 7-10
Dio è amore.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque
ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto
Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel
mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di
lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha
amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i
nostri peccati.
Canto al Vangelo Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.
Vangelo
Gv 15, 9-17
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri
amici.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me,
anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i
comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste
cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho
amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita
per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo
padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal
Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto
quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi
comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Sulle
Offerte
Accogli Signore, l'offerta del nostro sacrificio, perché, rinnovati nello Spirito, possiamo rispondere sempre meglio all'opera della tua redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Ascéndant ad te, Dómine, preces nostræ cum oblatiónibus hostiárum, ut, tua
dignatióne mundáti, sacraméntis magnæ pietátis aptémur. Per Christum.
Prefazio Pasquale V
Cristo
sacerdote e vittima
E'
veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e
soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo ...
Vere dignum
et iustum est, æquum et salutáre:
Te quidem,
Dómine,
omni
témpore confitéri,
sed in
hoc potíssimum gloriósius prædicáre,
cum Pascha
nostrum immolátus est Christus.
Qui, oblatióne
córporis sui,
antíqua sacrifícia in
crucis veritáte perfécit,
et, seípsum
tibi pro nostra salúte comméndans,
idem
sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.
Quaprópter,
profúsis paschálibus gáudiis,
totus in
orbe terrárum mundus exsúltat.
Sed et
supérnæ virtútes atque angélicæ
potestátes
hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,
sine fine
dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona
alla Comunione Gv
15,5
«Chi rimane in me e
io in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete
far nulla».
Alleluia.
Si dilígitis
me,
mandáta mea
serváte,
dicit
Dóminus.
Et ego
rogábo Patrem,
et álium
Paráclitum dabit vobis,
ut máneat
vobíscum in ætérnum, allelúia.
Dopo
la Comunione
Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l'umanità alla speranza eterna, accresci in noi l'efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens
sempitérne Deus, qui ad ætérnam vitam in Christi resurrectióne nos réparas,
fructum in nobis paschális multíplica sacraménti, et fortitúdinem cibi
salutáris nostris infúnde pectóribus. Per Christum.
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