Cristo:
acqua per la nostra sete
Vivere da
cristiani è assimilare progressivamente l’esperienza di Cristo
sintetizzata nelle prime due domeniche di quaresima: camminare nella
fedeltà al Padre per raggiungere la meta della trasfigurazione
gloriosa. L’itinerario è reso possibile a una condizione: ascoltare
la Parola di Dio, radicarsi in essa, accettarne le esigenze. La liturgia
di questa domenica e delle due successive fa rivivere, nel mistero, al
cristiano le grandi tappe attraverso cui i catecumeni erano (e sono)
aiutati a scoprire le esigenze profonde della conversione a Cristo, nei
segni dell’acqua, della luce, della vita.
L’uomo
assetato di valori
Al centro della liturgia odierna sta
l’acqua come punto di convergenza e di incontro di due interlocutori:
l’uomo e Dio. L’acqua diventa il simbolo che compendia ed esprime la
richiesta dell’uomo e la risposta di Dio (vangelo).
L’esistenza umana rivela aspirazioni
sconfinate: sete di amore, ricerca della verità, sete di giustizia, di
libertà, di comunione, di pace... Sono desideri spesso inappagati; la
domanda di totalità riceve in risposta solo piccoli frammenti; piccoli
sorsi che lasciano inappagata la sete. Dal profondo del suo essere
l’uomo muove verso un «di più», un assoluto capace di acquietare
e di estinguere la sua sete in modo definitivo. Ma dove trovare
un’acqua che plachi ogni inquietudine e appaghi ogni desiderio?
L’acqua
che disseta per sempre
La risposta è data da Gesù
nell’incontro con la Samaritana. Nella tradizione biblica Dio stesso
è la fonte dell’acqua viva. Allontanarsi da Lui e dalla sua Legge é
conoscere la peggiore siccità (cf Ger
2,12-13; 17,13). Nel difficile cammino verso la libertà Israele,
arso dalla sete, tenta Dio, esige il suo intervento come un diritto e
contesta l’operato di Mosè che sembra il responsabile di
un’avventura senza sbocchi. Il popolo rimpiange il passato e rifiuta
il futuro, denunciato come illusorio. Vorrebbe impadronirsi di Dio per sciogliere in
modo miracolistico le sue difficoltà (prima lettura). Ma Dio si sottrae
a questo tipo di richiesta. Tuttavia Egli dà prova di non abbandonare il suo popolo: gli assicura l’acqua che disseta perché riconosca in
Lui il Salvatore e impari ad
affidarsi a Lui.
La roccia da cui Mosè fa scaturire
l’acqua è segno della Provvidenza divina che segue il suo popolo e
gli dà vita. Paolo spiegherà (cf I
Cor 10,4) che quella roccia era Cristo, misteriosamente all’opera
già in quegli eventi. Cristo è anche il Tempio dal quale, secondo la
visione dei profeti (cf Ez 47;
Zc 13,1), sgorgherà l’acqua, segno dello Spirito, che dona
fertilità e vita. Chi ha sete può attingere gratuitamente a Lui (cf Gv
7,37-39) e non avrà più sete; egli stesso anzi, diverrà una
sorgente d’acqua zampillante per sempre (vangelo).
Generati dall’acqua e dallo Spirito
La promessa dell’acqua viva
è divenuta realtà nella Pasqua di Gesù; dal suo costato squarciato
sono usciti «sangue ed acqua» (cf Gv
19,34). La persona di Gesù diventa la sorgente da cui scaturisce
l’acqua dello Spirito, cioè l’amore di Dio riversato nei nostri
cuori (seconda lettura) nel giorno del battesimo. E’ questo amore che
ci ha purificati e generati a vita nuova prima ancora che potessimo
consapevolmente rispondere. Il Padre ci ha ammessi alla comunione con
Lui. Per opera dello Spirito siamo diventati una sola cosa con Cristo,
figli nel Figlio, veri adoratori del Padre. L’esistenza cristiana
animata dallo Spirito è un’esperienza filiale. Non è altro che
vivere nell’amore, irradiando ciò che abbiamo ricevuto.
L’eucaristia è accostarsi alla fonte dell’acqua viva per ricevere
la piena effusione dello Spirito, l’alimento sempre nuovo
dell’amore: «Chi beve dell’acqua che io gli darò... avrà in sé
una sorgente che zampilla fino alla vita eterna» (ant. di com.). Ma il
dono ricevuto diventa compito di annuncio e di testimonianza. Come la
Samaritana, bisogna raccontare ai fratelli ciò che Dio ha compiuto in
noi perché essi, come i compaesani della donna, arrivino a confessare
che Gesù è «il Salvatore del mondo». La fede deve diventare
contagiosa. I battezzati, generati a vita nuova, radicalmente rinnovati
nel cuore e nello spirito, devono rendere ragione della vita e della
speranza che è in loro. Se la ricerca e la sete dell’uomo trovano in
Cristo pieno appagamento è necessario testimoniare come la salvezza non
sta nelle «cose» che accendono nuovi desideri ed inquietudini, ma
nell’unico valore a cui abbiamo aderito: Gesù Salvatore dell’uomo.
Non c’è altra acqua che faccia fiorire il nostro deserto e che
definitivamente plachi il nostro cercare: «Ci hai fatti per te,
Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in te» (s.
Agostino).
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Arrivò
una donna di Samaria ad attingere acqua
Dai
«Trattati su Giovanni» di sant'Agostino, vescovo
(Trattato 15, 10-12. 16-17; CCl 36, 154-156)
«E
arrivò intanto una donna» (Gv 4, 7): figura della Chiesa, non ancora
giustificata, ma ormai sul punto di esserlo. E' questo il tema della
conversione.
Viene senza sapere, trova Gesù che inizia il discorso con
lei.
Vediamo su che cosa, vediamo perché «Venne una donna di Samaria ad
attingere acqua». I samaritani non appartenevano al popolo giudeo:
erano infatti degli stranieri. E' significativo il fatto che questa
donna, la quale era figura della Chiesa, provenisse da un popolo
straniero. La Chiesa infatti sarebbe venuta dai pagani, che, per i
giudei erano stranieri.
Riconosciamoci in lei, e in lei ringraziamo Dio per noi. Ella era una
figura non la verità, perché anch'essa prima rappresentò la figura
per diventare in seguito verità. Infatti credette in lui, che voleva
fare di lei la nostra figura.
«Venne, dunque, ad attingere acqua». Era semplicemente venuta ad
attingere acqua, come sogliono fare uomini e donne.
«Gesù le disse: Dammi da bere. I suoi discepoli infatti erano andati
in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: Come mai
tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?
I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani» (Gv
4, 7-9).
Vedete come erano stranieri tra di loro: i giudei non usavano neppure i
recipienti dei samaritani. E siccome la donna portava con sé la brocca
con cui attingere l'acqua, si meravigliò che un giudeo le domandasse da
bere, cosa che i giudei non solevano mai fare. Colui però che domandava
da bere, aveva sete della fede della samaritana.
Ascolta
ora appunto chi è colui che domanda da bere. «Gesù le rispose: Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu
stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv
4, 10).
Domanda da bere e promette di dissetare. E' bisognoso come uno che
aspetta di ricevere, e abbonda come chi è in grado di saziare. «Se tu
conoscessi», dice, «il dono di Dio». Il dono di Dio è lo Spirito
Santo. Ma Gesù parla alla donna in maniera ancora velata, e a poco a
poco si apre una via al cuore di lei. Forse già la istruisce. Che c'è
infatti di più dolce e di più affettuoso di questa esortazione: «Se
tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere,
tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva»?
Quale acqua, dunque, sta per darle, se non quella di cui è scritto: «E'
in te sorgente della vita»? (Sal 35, 10).
Infatti
come potranno aver sete coloro che «Si saziano dell'abbondanza della
tua casa»? (Sal 35, 9).
Prometteva una certa abbondanza e sazietà di Spirito Santo, ma quella
non comprendeva ancora, e, non comprendendo, che cosa rispondeva? La
donna gli dice: «Signore dammi di quest'acqua, perché non abbia più
sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4, 15). Il
bisogno la costringeva alla fatica, ma la sua debolezza non vi si
adattava volentieri. Oh! se avesse sentito: «Venite a me, voi tutti,
che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò»! (Mt 11, 28).
Infatti Gesù le diceva questo, perché non dovesse più faticare, ma la
donna non capiva ancora.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
24,15-16
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,
perché libera dal laccio i miei piedi.
Volgiti a me e abbi misericordia, Signore,
perché sono povero e solo.
Oculi mei semper ad Dóminum,
quia ipse
evéllet de láqueo pedes meos.
Réspice in
me et miserére mei,
quóniam únicus et pauper sum ego.
Oppure: Ez
36,23-26
«Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo», dice il Signore.
Cum sanctificátus
fúero in vobis,
congregábo vos de
univérsis terris;
et effúndam super vos
aquam mundam,
et mundabímini ab
ómnibus inquinaméntis vestris,
et dabo vobis spíritum novum, dicit Dóminus.
Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Deus, ómnium misericordiárum et totíus bonitátis auctor, qui peccatórum
remédia in ieiúniis, oratiónibus et eleemósynis demonstrásti, hanc
humilitátis nostrae confessiónem propítius intuére, ut, qui inclinámur
consciéntia nostra, tua semper misericórdia sublevémur. Per Dóminum.
Oppure:
O Dio, sorgente della vita, tu offri all'umanità riarsa dalla sete l'acqua viva della grazia che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore; concedi al tuo popolo il dono dello Spirito, perché sappia professare con forza la sua fede, e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Es 17, 3-7
Dacci acqua da bere.
Dal libro dell'Èsodo.
In
quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo
mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far
morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo?
Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni
anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e
va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai
sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo
Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla
prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 94
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».
Seconda
Lettura
Rm 5, 1-2. 5-8
L'amore
di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato dato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del
Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la
fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi
nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per
gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse
qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore
verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto
per noi.
Canto
al Vangelo Cf
Gv 4,42.15
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo;
dammi dell'acqua viva, perché non abbia più sete.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Gv 4, 5-42 (forma breve:
Gv 4,5-15.19-26)
Sorgente
di acqua che zampilla per la vita eterna.
Dal vangelo secondo
Giovanni
[
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar,
vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui
c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio,
sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna
samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi
discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la
donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere
a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno
rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti
dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato
acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo
è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più
grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui
con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma
chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi,
l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che
zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi
quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua». ]
Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la
donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho
marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo
marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore,
[
vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo
monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna
adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo
monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non
conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai
Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che
siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano
devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve
venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni
cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». ]
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che
parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o:
«Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora,
andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha
detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla
città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro:
«Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si
domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».
Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha
mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi
e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e
guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve
il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina
gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il
proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò
per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati
nella loro fatica».
[
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della
donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E
quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed
egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e
alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma
perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il
salvatore del mondo». ]
Sulle
Offerte
Per questo sacrificio di riconciliazione perdona, o Padre, i nostri debiti e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.
His sacrifíciis, Dómine, concéde placátus, ut, qui própriis orámus absólvi
delíctis, fratérna dimíttere studeámus. Per Christum.
Prefazio
La Samaritana e l’acqua viva.
È
veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli chiese alla Samaritana l'acqua da bere,
per farle il grande dono della fede,
e di questa fede ebbe sete così ardente
da accendere in lei la fiamma del tuo amore.
E noi ti lodiamo e ti rendiamo grazie
e, uniti agli angeli, celebriamo la tua gloria:
Santo, Santo, Santo il Signore...
Vere dignum et iustum
est,
aequum et salutáre,
nos tibi semper et
ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
per Christum Dóminum
nostrum.
Qui, dum aquae sibi
pétiit potum a Samaritána praebéri,
iam in ea fídei donum
ipse creáverat,
et ita eius fidem
sitíre dignátus est,
ut ignem in illa
divíni amóris accénderet.
Unde et nos
tibi grátias ágimus,
et tuas
virtútes cum Angelis praedicámus,
dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona
alla Comunione
Gv
4,13-14
«Chi beve dell'acqua che io gli darò».
dice il Signore, «avrà in sé una sorgente
che zampilla
fino alla vita eterna».
Qui bíberit
aquam, quam ego dabo ei,
dicit
Dóminus, fiet in eo fons
aquae saliéntis in vitam aetérnam.
Oppure: Sal
83,4-5
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre
i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi.
Passer invénit sibi
domum,
et turtur
nidum, ubi repónat pullos suos:
altária
tua, Dómine virtútum, Rex meus,
et Deus
meus!
Beáti qui hábitant in
domo tua,
in saeculum saeculi laudábunt te.
Dopo
la Comunione
O Dio, che ci nutri in questa vita con il pane del cielo, pegno della tua gloria,
fa' che manifestiamo nelle nostre opere la realtà presente nel sacramento che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.
Suméntes pignus caeléstis arcáni, et in terra pósiti iam supérno
pane satiáti, te, Dómine, súpplices deprecámur, ut, quod in nobis mystério
géritur, ópere impleátur. Per Christum.
Oratio super populum
Rege, Dómine, quaesumus, tuórum corda fidélium, et servis tuis
hanc grátiam largíre propítius, ut in tui et próximi dilectióne manéntes
plenitúdinem mandatórum tuórum adímpleant. Per Christum.
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