Vogliamo
vedere Gesù
«Vogliamo vedere Gesù!». La richiesta espressa con tanta speranza dal
gruppo dei Greci traduce un'aspirazione che percorre i secoli. La figura
di Gesù domina l'orizzonte della storia ed esercita un fascino
indiscutibile. Anche chi vorrebbe cancellarne la memoria, ne confessa
implicitamente la grandezza. Ma il mistero di Gesù sfugge a chi vuole
accostarlo mosso da curiosità, da interesse storico o etico. Per
Giovanni «vedere Gesù» indica lo sguardo della fede e l'apertura
del cuore: condizioni indispensabili per cogliere l'identità di Gesù
ed entrare in comunione con lui.
Chicco
di grano che muore...
Con
una metafora Gesù spiega il contenuto e il significato dell' « ora »
che ormai incombe sulla sua vita: come il chicco di grano egli deve
morire perché tutti abbiano la possibilità di entrare in comunione di
vita con il Padre. È la logica che permea l'esistenza cristiana:
incontrare Gesù implica seguirlo in una scelta di vita che si fa dono
per gli altri.
C'è chi pensa che la fede sia una garanzia, una specie di polizza di
assicurazione contro gli infortuni della vita, una dottrina che insegna
a « comportarsi bene» e a non far male a nessuno. Gesù presenta un
quadro radicalmente diverso e una legge molto più esigente: essere
cristiani implica seguire Gesù... Che significano infatti quelle parole
paradossali: «Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in
questo mondo la conserverà per la vita eterna»? Chi si aggrappa al
proprio egoismo e alle illusioni umane (potere, successo, sensualità...),
conoscerà un'esistenza sterile, chiusa. Chi invece sa dimenticare se
stesso e offrire con amore la propria vita, se la ritroverà in
pienezza. Il valore di una persona è legato a ciò che dona.
Pieno
compimento dell'alleanza
La
prospettiva della gloria e della pienezza della vita non toglie nulla
alla drammaticità della croce. L'ora segnata dal Padre e
liberamente accolta da Gesù è anche l'ora della sofferenza che
egli non vive in modo imperturbabile. Il progetto omicida del potere che
Gesù intravede con sempre maggiore lucidità, produce un profondo
turbamento nel suo animo (vangelo e seconda lettura) insieme alla
tentazione di sottrarsi a una morte disumana e infamante.
Tuttavia si affida senza riserve all'amore del Padre, con un gesto di
totale abbandono che è donazione libera e perciò feconda di vita. Il
frutto che scaturisce dall'offerta incondizionata di Gesù è il
pieno compimento della promessa divina espressa dal profeta Geremia
(prima lettura): la nuova alleanza. Nuova perché il rapporto di
comunione che Dio stabilisce con l'uomo è senza precedenti, non è
condizionato alla fedeltà dell'uomo, ma unicamente fondato sulla
gratuita iniziativa di Dio. Il vincolo di amore che Dio aveva da sempre
progettato finalmente si realizza perché in Gesù l'umanità ha
pronunciato il suo « sì » più pieno. «Un vincolo così saldo che
nulla potrà mai spezzare» (Pregh. euc. della riconciliazione I),
perché nel donarsi obbediente di Gesù si instaura una relazione di
conoscenza e di amore così intima da togliere il peccato e da far
coincidere volontà di Dio e volontà dell'uomo.
Scoprire
il volto di Cristo
Se
ieri era Filippo che portava a Cristo e questi al Padre, oggi la
missione di indicare agli uomini di buona volontà il volto di Cristo
tocca alla comunità dei redenti. Tocca a noi che, amando e credendo,
cresciamo nell'amore di Dio e del prossimo, indicare dove Cristo è
realmente presente: anzitutto tra noi e in noi,
nella misura in cui ci amiamo e viviamo nell'amore (ma gli increduli,
incontrandoci, vedono in noi la testimonianza dell'amore?); nella
gerarchia che, se di Gesù continua la missione docente, di lui deve
anche sempre più scoprire l'inebriante fortezza della povertà reale; nell'Eucaristia,
dove il pane è il segno di una fraternità ritrovata davanti a un Corpo
immolato per amore.
«Vogliamo vedere Gesù»: è il grido inconsapevole del giovane drogato
che cerca una salvezza nella illusione della droga; è il grido della
ragazzina troppo presto vendutasi per un pezzo di pane o per l'ebbrezza
di un'avventura più grande di lei; del disoccupato che cerca lavoro;
del prete che vorrebbe lavorare senza troppe formalità; del vescovo e
del papa che vorrebbero sentire attorno a sé il calore umano di un
presbiterio che si riscopre luogo di comunione per un annuncio che non
sia solo professionale, ma esistenziale.
La partecipazione all'Eucaristia è comunione al corpo e sangue del
Cristo, è inserimento sempre più profondo in lui; il desiderio di «vedere il Signore» diventa così intima e gioiosa esperienza che fa
esclamare: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25).
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Celebriamo la vicina festa del Signore
con autenticità di fede
Dalle «Lettere pasquali» di sant'Atanasio, vescovo (Lett. 14, 1-2; PG 26, 1419-1420)
Il Verbo, Cristo Signore, datosi a noi interamente ci fa dono della sua
visita. Egli promette di restarci ininterrottamente vicino. Per questo
dice: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Egli è pastore, sommo sacerdote, via e porta e come tale si rende
presente nella celebrazione della solennità. Viene fra noi colui che
era atteso, colui del quale san Paolo dice: «Cristo, nostra Pasqua, è
stato immolato» (1 Cor 5, 7). Si verifica anche ciò che dice il
salmista: O mia esultanza, liberami da coloro che mi circondano (cfr.
Sal 31, 7). Vera esultanza e vera solennità è quella che libera dai
mali. Per conseguire questo bene ognuno si comporti santamente e dentro
di sé mediti nella pace e nel timore di Dio.
Così facevano anche i santi. Mentre erano in vita si sentivano nella
gioia come in una continua festa. Uno di essi, il beato Davide, si
alzava di notte non una volta sola ma sette volte e con la preghiera si
rendeva propizio Dio. Un altro, il grande Mosè, esultava con inni,
cantava lodi per la vittoria riportata sul faraone e su coloro che
avevano oppresso gli Ebrei. E altri ancora, con gioia incessante
attendevano al culto sacro, come Samuele ed il profeta Elia.
Per questo loro stile di vita essi raggiunsero la libertà e ora fanno
festa in cielo. Ripensano con gioia al loro pellegrinaggio terreno,
capaci ormai di distinguere ciò che era figura e ciò che è divenuto
finalmente realtà.
Per prepararci, come si conviene, alla grande solennità che cosa
dobbiamo fare? Chi dobbiamo seguire come guida? Nessun altro certamente,
o miei cari, se non colui che voi stessi chiamate, come me, «Nostro
Signore Gesù Cristo». Egli per l'appunto dice: «Io sono la via»
(Gv 14, 6). Egli è colui che, al dire di san Giovanni, «toglie il
peccato del mondo» (Gv 1, 29). Egli purifica le nostre anime, come
afferma il profeta Geremia: «Fermatevi nelle strade e guardate, e
state attenti a quale sia la via buona, e in essa troverete la
rigenerazione delle vostre anime» (cfr. Ger 6, 16).
Un
tempo era il sangue dei capri e la cenere di un vitello ad aspergere
quanti erano immondi. Serviva però solo a purificare il corpo. Ora
invece, per la grazia del Verbo di Dio, ognuno viene purificato in modo
completo nello spirito.
Se seguiremo Cristo potremo sentirci già ora negli altri della
Gerusalemme celeste e anticipare e pregustare anche la festa eterna. Così
fecero gli apostoli, costituiti maestri della grazia per i loro coetanei
ed anche per noi. Essi non fecero che seguire il Salvatore: «Ecco, noi
abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito »(Mt 19, 27).
Seguiamo anche noi il Signore, cioè imitiamolo, e così avremo trovato
il modo di celebrare la festa non soltanto esteriormente, ma nella
maniera più fattiva, cioè non solo con le parole, ma anche con le
opere.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
42,1-2
Fammi giustizia, o Dio,
e difendi la mia causa
contro gente senza pietà;
salvami dall'uomo ingiusto e malvagio,
perché tu sei il mio Dio e la mia difesa.
Iúdica me,
Deus,
et discérne
causam meam de gente non sancta;
ab hómine
iníquo et dolóso éripe me,
quia tu es
Deus meus et fortitúdo mea.
Colletta
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio...
Quaesumus,
Dómine Deus noster, ut in illa caritáte, qua Fílius tuus díligens mundum
morti se trádidit, inveniámur ipsi, te opitulánte, alácriter ambulántes. Per
Dóminum.
Oppure:
Ascolta, o Padre, il grido del
tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto
obbediente fino alla morte di croce; fa' che nelle prove della vita
partecipiamo intimamente alla sua passione redentrice, per avere la
fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel regno
dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Ger
31, 31-34
Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato.
Dal libro del profeta Geremìa
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa
d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come
l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per
farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché
io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni
– oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul
loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non
dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché
tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore
–, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 50
Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Seconda
Lettura
Eb 5,7-9
Imparò
l'obbedienza e divenne causa di salvezza
eterna.
Dalla lettera agli
Ebrei
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche,
con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il
suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso
perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli
obbediscono.
Canto
al Vangelo Gv 12,26
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,
e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
Gv
12,20-33
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto
frutto.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In
quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa
c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di
Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a
Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia
glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto
in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi
ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la
conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove
sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo
onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da
quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica
il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò
ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono.
Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è
venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il
principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da
terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte
doveva morire.
Sulle
Offerte
Esaudisci, Signore, le, nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.
Exáudi nos,
omnípotens Deus, et fámulos tuos, quos fídei christiánae eruditiónibus
imbuísti, huius sacrifícii tríbuas operatióne mundári. Per Christum.
Prefazio
La
penitenza dello spirito
È veramente giusto renderti grazie,
è bello cantare la tua gloria, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno:
Tu hai stabilito per i tuoi figli
un tempo di rinnovamento spirituale,
perché si convertano a te con tutto il cuore,
e liberi dai fermenti del peccato
vivano le vicende di questo mondo,
sempre orientati verso i beni eterni
Per
questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime cantiamo l'inno della tua lode:
Santo, Santo, Santo il
Signore...
Antifona
alla Comunione
Gv
12,24-25
«Se il chicco di grano caduto in terra non muore,
rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto» .
Omnis qui
vivit et credit in me,
non moriétur in
aetérnum, dicit Dóminus.
Jn 8,10-11 Nemo te
condemnávit, múlier?
Nemo, Dómine. Nec ego
te condemnábo: iam ámplius noli peccáre.
Jn 12,24-25 Amen,
amen dico vobis:
Nisi granum fruménti
cadens in terram mórtuum fúerit,
ipsum solum manet; si autem mórtuum fúerit, multum fructum affert.
Dopo
la Comunione
Dio onnipotente, concedi a noi tuoi fedeli di essere sempre inseriti come membra vive nel Cristo, poiché abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue. Per Cristo nostro Signore.
Quaesumus, omnípotens Deus, ut inter eius membra semper numerémur,
cuius Córpori communicámus et Sánguini. Qui vivit et regnat in saecula
saeculórum.
Oratio super
populum
Bénedic,
Dómine, plebem tuam, quae munus tuae miseratiónis exspéctat, et concéde, ut,
quod, te inspiránte, desíderat, te largiénte percípiat. Per Christum.
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