Scegliere una strada impegnativa implica
coraggio e sacrificio. Nella famiglia, nel lavoro, nella professione o in
una missione non si raggiungono obiettivi senza pagare un prezzo in
sacrificio e in generosa dedizione. A poco prezzo, a breve scadenza, senza
sforzo non si ottiene e non si costruisce molto. Su ogni realizzazione
autenticamente umana c’è il marchio della croce. Ma quando il risultato
non ripaga lo sforzo si è tentati di abbandonare il progetto e di
lasciarsi prendere dalla sfiducia.
Un’alleanza che impegna
Quando Dio irrompe nella vita di un uomo
sconvolge piani, sradica sicurezze, domanda la rinuncia a progetti e
ambizioni personali, chiede incrollabile fiducia nelle sue proposte. Ma ciò
che egli prospetta supera ampiamente ogni attesa e previsione umana.
Abramo e Cristo, non a caso scelti come personaggi-chiave di questa
domenica, nella loro disponibilità e obbedienza sperimentano la risposta
di Dio: la luminosa teofania incoraggia entrambi ad affrontare il cammino
che resta da percorrere fino al possesso della terra (prima lettura), fino
alla gloria della risurrezione (vangelo). A coloro che accettano con
fiducia il suo piano, Dio si lega con un solenne vincolo di alleanza, apre
un futuro di luce e di speranza. La Chiesa di fronte all’impegno di
rinnovamento ne intravede le modalità è il traguardo. La fede e la
fiducia nelle promesse di Dio sono condizione indispensabile per arrivare
alla meta della trasfigurazione pasquale che anticipa e prefigura la
trasfigurazione di tutto l’uomo nella gloria finale (seconda lettura).
La preghiera
fonte di luce
Dio lascia all’uomo la fatica di scoprire il
suo disegno, di cercare il senso della sua volontà nello svolgersi
dell’esistenza. Per la vita cristiana l’esperienza della preghiera
diventa momento illuminante. Luca annota come la trasfigurazione di Gesù
avvenga durante la preghiera, ne sia quasi la conseguenza. Tutta la vita
di Gesù è intessuta di preghiera, e Luca registra il fatto soprattutto
nei momenti decisivi: al battesimo (3,12), prima della scelta dei dodici
(6,12), prima della confessione di Pietro (9,18), al monte della
trasfigurazione (vangelo), nel Getsemani (22,39-46), sulla croce
(23,34.46).
Il significato e l’orientamento della vita di
Gesù sono inequivocabili: Mosè ed Elia parlano con lui del prossimo «esodo» che dovrà sostenere a Gerusalemme; la voce del Padre lo
indica Figlio che, come il Servo di Iahvè (cf Is
42,1-8), è destinato al sacrificio. Ma oltre la sofferenza ci sarà
l’epilogo della risurrezione.
Questa luminosa manifestazione, scaturita dalla
preghiera, suggerisce qualche spunto sul significato che la preghiera
assume nella nostra vita. L’orazione cristiana non può essere
l’ultima spiaggia o l’estremo rimedio dei disperati, né una specie di
contratto sindacale. Essa è invece «espressione di un’esistenza
debitrice»
(W. Kasper), momento in cui si approfondisce la comunione con
il Padre e si esprime la relazione filiale nell’ascolto e nel dialogo;
momento di confronto, di decisioni coraggiose e di conversione. Il
cristiano che prega, infatti, prende le distanze dall’autosufficienza
del mondo, consente a Dio di trasformargli il cuore, si lascia guidare
dallo Spirito per essere plasmato a immagine del Figlio. Se si confronta
con disponibilità la propria vita con la logica che ha guidato Cristo
alla solidarietà con gli uomini e con la sua obbedienza al Padre, senza
malinconici ripiegamenti su se stessi, si esce cambiati e si ritorna ai
fratelli con il segno dell’incontro con Dio. Può essere che non si
ottengano risultati tangibili. L’unico risultato, che però non è
matematicamente misurabile, è un più profondo senso di fiducia nel Padre
con la certezza che egli guida la nostra storia in senso positivo.
Verso in trasfigurazione finale.
«Il tuo volto, Signore, io cerco. Non
nascondermi il tuo volto... Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non
abbandonarmi, Dio della mia salvezza...» (salmo
responsoriale). La preghiera di
chi rinuncia alla propria sufficienza diventa accorata invocazione, aperta
alla speranza. Solo chi non ha nulla da difendere è in grado di affidarsi
a Dio. Chi invece ripone fiducia solo nei propri mezzi e nella propria
potenza non ha né futuro, né speranza e conoscerà il giudizio negativo
di Dio, ossia il proprio fallimento (seconda lettura).
Il cristiano, consapevole del
proprio inserimento in Cristo, se vive la propria vocazione senza
sottostare alla tentazione di installarsi nel possesso delle cose e si
apre all’attesa fedele e perseverante, conoscerà la sorte gloriosa
del risorto, la trasfigurazione totale della persona. Un anticipo della
condizione finale è offerto alla comunità nell’eucaristia che è
assimilazione al Corpo risorto del Signore e partecipazione alla sua
gloria.
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La
legge fu data per mezzo di Mosè,
la
grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo
Dai
«Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 51, 3-4. 8; PL 54,
310-311. 313)
Il Signore manifesta la sua gloria alla presenza di molti testimoni e fa
risplendere quel corpo, che gli è comune con tutti gli uomini, di tanto
splendore, che la sua faccia diventa simile al fulgore del sole e le sue
vesti uguagliano il candore della neve.
Questa trasfigurazione, senza dubbio, mirava soprattutto a rimuovere
dall'animo dei discepoli lo scandalo della croce, perché l'umiliazione
della Passione, volontariamente accettata, non scuotesse la loro fede,
dal momento che era stata rivelata loro la grandezza sublime della
dignità nascosta del Cristo.
Ma, secondo un disegno non meno previdente, egli dava un fondamento
solido alla speranza della santa Chiesa, perché tutto il Corpo di
Cristo prendesse coscienza di quale trasformazione sarebbe stato soggetto, e
perché anche le membra si ripromettessero la partecipazione a quella
gloria, che era brillata nel Capo.
Di questa gloria lo stesso Signore, parlando della maestà della sua
seconda venuta, aveva detto: «Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro» (Mt 13, 43). La stessa cosa affermava anche l'apostolo
Paolo dicendo: «Io ritengo che le sofferenze del momento presente non
sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi»
(Rm 8, 18). In un altro passo dice ancora: «Voi infatti siete morti e
la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà
Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui
nella gloria» (Col 3, 3. 4).
Ma, per confermare gli apostoli nella fede e per portarli ad una
conoscenza perfetta, si ebbe in quel miracolo un altro insegnamento.
Infatti Mosè ed Elia, cioè la legge e i profeti, apparvero a parlare
con il Signore, perché in quella presenza di cinque persone di
adempisse esattamente quanto è detto: «Ogni cosa sia risolta sulla
parola di due o tre testimoni» (Mt 18, 16).
Che cosa c'è di più stabile, di più saldo di questa parola, alla cui
proclamazione si uniscono in perfetto accordo le voci dell'Antico e del
Nuovo Testamento e, con la dottrina evangelica, concorrono i documenti
delle antiche testimonianze?
Le pagine dell'uno e dell'altro Testamento si trovano vicendevolmente
concordi, e colui che gli antichi simboli avevano promesso sotto il velo
viene rivelato dallo splendore della gloria presente. Perché, come dice
san Giovanni: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la
verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1, 17). In lui si sono
compiute le promesse delle figure profetiche e ha trovato attuazione il
senso dei precetti legali: la sua presenza dimostra vere le profezie e
la grazia rende possibile l'osservanza dei comandamenti.
All'annunzio del Vangelo si rinvigorisca dunque la fede di voi tutti, e
nessuno si vergogni della croce di Cristo, per mezzo della quale è
stato redento il mondo.
Nessuno esiti a soffrire per la giustizia, nessuno dubiti di ricevere la
ricompensa promessa, perché attraverso la fatica si passa al riposo e
attraverso la morte si giunge alla vita. Avendo egli assunto le
debolezze della nostra condizione, anche noi, se persevereremo nella
confessione e nell'amore di lui, riporteremo la sua stessa vittoria e
conseguiremo il premio promesso.
Quindi, sia per osservare i comandamenti, sia per sopportare le
contrarietà, risuoni sempre alle nostre orecchie la voce del Padre, che
dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
26, 8-9
Di te dice il mio cuore: «Cercate il suo volto».
Il tuo volto io cerco, o Signore.
Non nascondermi il tuo volto.
Tibi
dixit cor meum quaesívi vultum tuum,
vultum
tuum, Dómine, requíram.
Ne avértas fáciem tuam a me.
Oppure: Sal
24,6.3-22
Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà,
le tue misericordie che sono da sempre.
Non trionfino su di noi i nostri nemici;
libera il tuo popolo, Signore,
da tutte le sue angosce.
Reminíscere miseratiónum tuárum,
Dómine,
et misericórdiae tuae,
quae a
saeculo sunt.
Ne
umquam dominéntur nobis inimíci nostri;
líbera
nos, Deus Israel, ex ómnibus angústiis nostris.
Colletta
O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito perché possiamo godere la visione della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...
Deus,
qui nobis diléctum Fílium tuum audíre praecepísti, verbo tuo intérius
nos páscere dignéris, ut, spiritáli purificáto intúitu, glóriae tuae
laetémur aspéctu. Per Dóminum.
Oppure:
Dio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero, rinsalda la nostra fede nel mistero della croce e donaci un cuore docile, perché nell'adesione amorosa alla tua volontà seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn
15,5-12.17-18
Dio
stipula l'alleanza con Abramo fedele.
Dal
libro
del Gènesi
In quei giorni,
Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le
stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua
discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come
giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei
Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come
potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una
giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una
tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni
metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli
rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco
terrore e grande oscurità lo assalirono.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere
fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In
quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».
Salmo
Responsoriale Dal
Salmo 26
Il
Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è
mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda
Lettura Fil
3,17-4,1
Cristo
ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso.
Dalla
lettera di
san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, fatevi
insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo
l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e
ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici
della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il
ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e
non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come
salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero
corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che
egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia
corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Canto
al Vangelo
Mc 9,7
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio l'amato: ascoltatelo».
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Vangelo
Lc
9,28b-36
Mentre
Gesù pregava, il suo volto cambio d'aspetto.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo,
Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne
candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano
Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava
per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si
svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è
bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè
e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra.
All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che
diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni
non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Sulle
Offerte
Questa
offerta, Signore misericordioso, ci ottenga il perdono dei nostri peccati
e ci santifichi nel corpo e nello spirito, perché possiamo celebrare
degnamente le feste pasquali. Per Cristo nostro Signore.
Haec
hóstia, Dómine, quaesumus, emúndet nostra delícta, et ad celebránda
festa paschália fidélium tuórum córpora mentésque sanctíficet. Per
Christum.
Prefazio
La
trasfigurazione annunzio della beata passione.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, dopo aver dato ai discepoli
l’annunzio della sua morte,
sul santo monte manifestò la sua gloria
e chiamando a testimoni la legge e i profeti
indicò agli apostoli che solo attraverso la passione
possiamo giungere al trionfo della risurrezione.
E noi, uniti agli angeli del cielo,
acclamiamo senza fine la tua santità,
cantando l’inno di lode:
Santo,
Santo, Santo il Signore...
Vere dignum et
iustum est, aequum et salutáre,
nos tibi semper
et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
per Christum
Dóminum nostrum.
Qui, própria
morte praenuntiáta discípulis,
in
monte sancto suam eis apéruit claritátem,
ut
per passiónem, étiam lege prophetísque testántibus,
ad
glóriam resurrectiónis perveníri constáret.
Et
ídeo cum caelórum virtútibus in terris te iúgiter celebrámus,
maiestáti tuae sine fine clamántes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...
Antifona
alla Comunione
Mt
17,5
«Questo è il mio Figlio prediletto
nel quale mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo».
Hic est Fílius
meus diléctus,
in quo mihi bene
complácui; ipsum audíte.
Dopo
la Comunione
Per la
partecipazione ai tuoi gloriosi misteri ti rendiamo fervide grazie,
Signore, perché a noi ancora pellegrini sulla terra fai pregustare i beni
del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Percipiéntes, Dómine, gloriósa mystéria, grátias tibi reférre satágimus,
quod, in terra pósitos, iam caeléstium praestas esse partícipes. Per
Christum.
Oratio
super populum
Bénedic,
Dómine, fidéles tuos benedictióne perpétua, et fac eos Unigéniti tui
Evangélio sic adhaerére, ut ad illam glóriam, cuius in se spéciem
Apóstolis osténdit, et suspiráre iúgiter et felíciter váleant perveníre.
Per Christum.
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