|
Liturgia della V Domenica di Quaresima - Anno C * |
Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA |
|
V
DOMENICA DI QUARESIMA
|
LETTURE:
Is
43,16-21; Sal 125;
Fil
3,8-14; Gv 8,1-11 |
Va' non peccare più Questa
domenica trova la sua chiave di lettura nell’acclamazione al
vangelo:
«Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e
viva»
(Ez 33,11). Ancora una
volta Dio si dichiara a favore della vita dei suoi figli, anche quando la
loro insensatezza può averli esclusi da ogni umana considerazione. Un
Dio geloso della vita dei suoi figli al punto tale da restituire loro, con
il suo perdono, la dignità, l’onorabilità, la vita, diventa annuncio
liberante e giudizio su un mondo così spesso spietato e crudele. La
comunità cristiana deve farsi portatrice di questo messaggio, consapevole
di essere stata creata da un gesto di misericordia, che la rende debitrice
nei confronti di Dio e di ogni fratello. Il perdono diventa responsabilità. Una
vita ritrovata Sulla
donna adultera pendono le gravi sanzioni della legge (cf Lv
20,10; Dt 22,22.24). Gesù è interpellato e richiesto di un giudizio da
parte degli zelanti custodi della tradizione nel perfido tentativo di
imbrigliarlo nel vicolo cieco di una risposta in ogni caso compromettente.
Il dilemma si gioca sulla scelta tra la legge mosaica e la misericordia
che Gesù va insegnando e praticando. Gesù allora fa appello alla
coscienza degli accusatori: il loro peccato sta nello sfruttare un caso
umano per poter formulare accuse contro di lui. Ma l’intento di Gesù
resta chiaro: salvare la peccatrice dall’impietoso giudizio e mostrare
il senso della sua missione di messaggero della misericordia divina. Con
realismo ed ironia, il vangelo mette in luce la situazione dell’uomo:
egli è tanto più peccatore, quanto più è avanzato in età! Non può
perciò arrogarsi il diritto di giudicare lo sbaglio di un fratello. Gesù
dà fiducia alla donna che lascia trasparire un umile senso di
gratitudine. Egli non condanna, ma ciò non significa indifferenza morale.
La sua parola suona come un’assoluzione, congiunta
però all’impegno accettato di non peccare più. Il dono della
misericordia gratuita ed impensabile diventa responsabilità per una
conversione permanente, per una decisione che impegna l’avvenire. Alla
donna
«perduta»
per la legge e per gli uomini, il Signore riconsegna
la piena immagine di Dio; da quel momento la vita ritrova il suo
significato; il peso di un passato inquietante è tolto (cf prima lettura)
e si apre il cammino della speranza. Un
passato da dimenticare
L’adultera
esalta l’opera di Dio per quelle che sembrano situazioni disperate.
Anche il popolo d’Israele, oppresso nell’esilio di Babilonia (587-538
a. C.), è raggiunto da un annuncio sorprendente di salvezza: la
liberazione è imminente, ci sarà un nuovo esodo che farà impallidire il
ricordo del primo. Nel deserto dell’umana disperazione, Dio è sempre
capace di far germogliare la speranza:
«Non ricordate più le cose
passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa
nuova...»
(prima lettura). Le
realtà vecchie e mortificanti che esistono in noi sono frutto di peccato.
L’opera di Dio è rendere nuovo il vecchio, sciogliere i legami della
schiavitù, ridare vita a ciò che sembra morto. L’adultera e il popolo
di Israele sono segni eloquenti dell’opera rinnovatrice di Dio:
cantano il miracolo della libertà donata e il riaprirsi della speranza
(cf salmo resp.). Per
la comunità cristiana la quaresima segna l’ora del ritorno e del
rinnovamento: il Signore invita a lasciare dietro le spalle il passato, a
dimenticare le opere di morte che anch’egli ha dimenticato, per tornare
a vivere in pienezza la dignità filiale. Un
cammino nuovo da percorrere Tutta
la nostra esistenza e sotto il segno della misericordia, della
riconciliazione e dell’accoglienza divina. Questa consapevolezza opera
nella vita del cristiano un senso di profonda serenità e promuove una
gioiosa riconoscenza. Ma uno sguardo ammirato sull’opera del Signore
ancora non basta. Se l’azione di Dio ha aperto dinanzi a noi un nuovo
cammino, dobbiamo percorrerlo. La vita battesimale è tensione dinamica,
è esodo sempre nuovo. Coloro che sono stati afferrati da Cristo hanno di
fronte una strada che non si può mai dire conclusa (seconda lettura).
Dice bene s. Agostino:
«Se dirai: basta, sei perduto!». L’obiettivo
sta sempre più in là delle nostre realizzazioni parziali. In concreto si
tratta di camminare verso una comunione sempre più piena con Cristo,
unico vero valore. Tutto ciò che ostacola il bene inestimabile della
«conoscenza»
di Cristo, deve essere smascherato nella sua
inconsistenza. Allora la perdita di tutto ciò che non è Cristo si
risolve in guadagno, contrariamente a quanto può sembrare. Sofferenza e
prove non saranno risparmiate, ma nel destino di Gesù è scritto per
sempre il senso della nostra fedeltà e perseveranza. |
Celebriamo la vicina festa del Signore con autenticità di fede Dalle «Lettere pasquali» di sant'Atanasio, vescovo (Lett. 14, 1-2; PG 26, 1419-1420)
Il Verbo, Cristo Signore, datosi a noi interamente ci fa dono della sua
visita. Egli promette di restarci ininterrottamente vicino. Per questo
dice: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). |
MESSALE Antifona d'Ingresso Sal 42,1-2 Fammi giustizia, o Dio,
e difendi la mia causa
Iúdica me, Deus, et discérne causam meam de gente non sancta; ab hómine iníquo et dolóso éripe me, quia tu es Deus meus et fortitúdo mea.
Colletta Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio...
Quaesumus, Dómine Deus noster, ut in illa caritáte, qua Fílius tuus díligens mundum morti se trádidit, inveniámur ipsi, te opitulánte, alácriter ambulántes. Per Dóminum.
Oppure: Dio di bontà, che rinnovi in Cristo tutte le cose, davanti a te sta la nostra miseria: tu che ci hai mandato il tuo Figlio unigenito non per condannare, ma per salvare il mondo, perdona ogni nostra colpa e fa' che rifiorisca nel nostro cuore il canto della gratitudine e della gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 43,16-21 Ecco,
faccio una cosa nuova e darò acqua per dissetare il mio popolo.
Così dice il Signore,
Salmo
Responsoriale Dal
Salmo 125
Quando il Signore ristabilì la
sorte di Sion,
Seconda
Lettura
A motivo di Cristo, ritengo
che tutto sia una perdita, facendomi conforme alla sua morte.
Fratelli, ritengo che
tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di
Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose
e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in
lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma
quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio,
basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua
risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla
sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Canto al Vangelo Gl 2,12-13 Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Ritornate a me con tutto il
cuore, dice il Signore,
Vangelo Chi
di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.
In quel tempo, Gesù si avviò
verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e
tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare
loro.
Sulle Offerte Esaudisci, Signore, le, nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.
Exáudi nos, omnípotens Deus, et fámulos tuos, quos fídei christiánae eruditiónibus imbuísti, huius sacrifícii tríbuas operatióne mundári. Per Christum. È veramente giusto renderti grazie, Per
questo dono della tua benevolenza, con voce unanime cantiamo l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore...
Antifona alla Comunione Gv 8,10-11 «Donna, nessuno ti ha
condannata?».
Omnis qui vivit et credit in me, non moriétur in aetérnum, dicit Dóminus.
Jn 8,10-11 Nemo te condemnávit, múlier? Nemo, Dómine. Nec ego te condemnábo: iam ámplius noli peccáre.
Jn 12,24-25 Amen, amen dico vobis: Nisi granum fruménti cadens in terram mórtuum fúerit, ipsum solum manet; si autem mórtuum fúerit, multum fructum affert.
Quaesumus, omnípotens Deus, ut inter eius membra semper numerémur, cuius Córpori communicámus et Sánguini. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum. Oratio super populum Bénedic, Dómine, plebem tuam, quae munus tuae miseratiónis exspéctat, et concéde, ut, quod, te inspiránte, desíderat, te largiénte percípiat. Per Christum.
|
|
|
www.maranatha.it | |